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Fateci caso: quando si toccano le donne l'Europa riscopre i suoi "valori"

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freethinker:

--- Citazione da: Vicus - Gennaio 09, 2016, 19:23:42 pm ---Bingo. Uno degli scopi potrebbe essere la dissoluzione degli Stati nazionali e la creazione di realtà territoriali (anche mussulmane) "a macchia d'olio".

--- Termina citazione ---

Si, lo credo anch'io. Mi pare che cose simili siano già una realtà in alcune città inglesi, dove ormai ci sono zone dove di fatto vige la sharia.

Vicus:
Non solo inglesi, è la situazione di diverse realtà europee al punto che in Olanda e Svizzera hanno dovuto varare leggi speciali. Un Occidente che si fa colonizzare dai mussulmani è - per ora - una civiltà in pieno declino che non ha più nulla da dire.

Piazzare una nazione (o regione) "fondamentalista" accanto a un'altra è il modo migliore per tenerla sotto scacco, come il Pakistan (alleato degli USA) con l'India (vicina alla rivale Inghilterra), o Cuba vicino agli USA. Per non parlare della Turchia, storico grimaldello d'Europa, in pieno revival ottomano.

Frank:
http://www.rischiocalcolato.it/2015/09/immigrazione-svezia-e-islam-qualche-cifra-per-ragionare-e-capire.html


--- Citazione ---Il Blog di Economia, Politica e Finanza più letto in Italia
Immigrazione, Svezia e Islam: qualche cifra per ragionare e capire
Di Mauro Bottarelli , il 23 settembre 2015 88 Comment   

Il tema dell’immigrazione non cessa di riempire le pagine dei giornali e i servizi dei telegiornali e, in effetti, la sua proporzione e il suo impatto sono di quelli storici, tanto che oggi a Bruxelles si terrà l’ennesimo – inutile – vertice europeo di emergenza (talmente urgente che è stato indetto una settimana fa). Al di là delle ideologie e delle convinzioni di ognuno, un tema così va affrontato con freddezza e razionalità ma anche scevri da buonismi emotivi, perché guardando a poche centinaia di chilometri da casa nostra alcuni esempi ci fanno capire che se non gestiti – anche con dei “no” poco politicamente corretti – alcuni fenomeni possono diventare pericolosi.

Partiamo da questi due grafici, che mettono in prospettiva nel primo caso le rotte delle migrazioni dall’Africa e nel secondo – seppur con dati della fine del 2013 – le destinazioni principali degli immigrati in Europa. Come vedete, ai primi due posti ci sono Germania e Francia ma al terzo compare la Svezia, un Paese che alla fine del 2013 contava 9.644.864 abitanti, in aumento dello 0,93% rispetto al 2012. Poca roba direte voi, invece è il maggior incremento per il Paese dal 1946, stando all’Istituto di statistica. E chi ha garantito questo movimento demografico? Gli immigrati, arrivati in 115.845 in Svezia nel 2013, il numero più alto mai registrato nel Paese su base annua. Stando a dati OCSE, gli stranieri pesano per il 14% della popolazione totale svedese e il 19% di loro sono arrivati negli ultimi 5 anni.
Un percentuale alta per un Paese con una popolazione così ridotta ma la cosa peggiore è che solo il 62% di loro lavora (67% uomini e 57% donne), il livello più basso della media OCSE, in compenso nel 2010 il 5,5% della popolazione straniera era stata naturalizzata, contro la media OCSE del 2,9%.

Ecco alcuni grafici che mostrano il trend e le motivazioni degli arrivi. Il primo

mostra appunto la serie storica delle letture del dato sull’immigrazione dal 1945 al 2009, mentre il secondo

ci mostra qualcosa di più interessante, ovvero che l’anno in corso dovrebbe essere quello di picco massimo per l’immigrazione, in area 125mila unità e poi dovrebbe scendere prima gradatamente e poi a picco dal 2020. In compenso, la linea grigia ci mostra come nel medesimo periodo il trend dell’emigrazione dalla Svezia all’estero continuerà senza sosta, arrivando al picco massimo previsto di oltre 65mila unità nel 2040. Arrivano immigrati, se ne vanno gli svedesi. Il terzo grafico

ci mostra invece le principali motivazioni dell’immigrazione in Svezia già nel 2008, ovvero prima della crisi finanziaria e delle disastrose primavere arabe. La voce maggiore, 33%, era già quella dei ricongiungimenti familiari, grazie al munifico welfare svedese, mentre la seconda, 31%, è “altre ragioni”, ovvero l’arrivo di cittadini europei o il ritorno in patria di svedesi. Seguono nell’ordine, motivi di lavoro, rifugiati e studenti universitari. Ripeto, era il 2008, ora quel trend è amplificato al massimo sul lato dei rifugiati e degli immigrati economici.

E sapete a cosa hanno portato questi anni di immigrazioni di massa in Svezia, oltre a pesanti fenomeni di tensione e instabilità sociale? A questo,

ovvero all’impennata del tasso di disoccupazione giovanile svedese, l’accelerante dell’incendio sociale culminato nell’estate del 2013 nei violentissimi scontri a Stoccolma e Goteborg tra giovani immigrati e polizia e a questo,

ovvero la tabella che tiene sveglia la Banca centrale svedese ogni notte per trovare il modo di difendere i propri obiettivi inflazionistici. La mancanza di abitazioni, infatti, è stata esacerbata in maniera spaventosa dall’immigrazione di massa e ora l’aumento continuo dei prezzi sta gettando benzina sul fuoco di una situazione esplosiva, tanto che la scorsa settimana la Banca centrale nel suo report ha scritto che “la combinazione del già alto debito privato e di tassi negativi potrebbe essere molto costosa per l’economia”. La Svezia ha bisogno di almeno 76.500 nuove case entro il 2020 per stare al passo con la crescita della popolazione, stando a dati del National Board of Building and Housing. Solo a Stoccolma, ci sono più di mezzo milione di persone in cerca di un appartamento in affitto, 30mila in più solo da inizio di quest’anno, a fronte di una legislazione molto stringente che lo scorso anno ha visto solo 12mila persone sottoscrivere un contratto.

E con la Banca centrale impegnata in un QE rivelatosi finora fallimentare e con i tassi repo in negativo, ecco che i prezzi delle case sono saliti del 14% su base annua a luglio e i prestiti ai privati del 7,1%: detto fatto, l’Istituto centrale si attende che la ratio tra debito privato e reddito salirà al 190% entro il 2018 dall’attuale 170%. Immigrazione di massa, significa anche questo in determinati contesti.

C’è poi il dato religioso, visto che la gran parte degli immigrati che stanno arrivando è di religione musulmana. Stando a uno studio del Pew Research Center, questo grafico

ci mostra la percentuale di musulmani sul totale della popolazione delle nazioni europee nel 2010. In testa la Francia con il 7,5%, mentre la Germania ha il record in termini assoluti con oltre 4,7 milioni. Quest’altro grafico,

invece, ci mostra le città europee con maggior concentrazione di cittadini di fede islamica, mentre questo ancora

paragona i Paesi europei tra chi ha l’opinione migliore o peggiore verso i musulmani: guardate chi sono i “cattivi” in base a questo studio.. Ancora più interessante questo grafico,

il quale ci mostra la percezione dell’Islam attraverso le spettro dell’opinione e dello schieramento politico: quel 50% di persone di sinistra con una visione negativa dell’Islam nella loro nazione penso non sia molto presente nei talk-show, soprattutto su La7. E guardate poi la differenza netta, destra-sinistra, nei due principali Paesi ospitanti, Francia e Germania.

E veniamo ora a questo grafico,

sempre del Pew Research Center, il quale lo scorso anno ha dato vita a una proiezione dell’evoluzione della popolazione di fede islamica come percentuale degli abitanti delle nazioni europee e della Russia nelle prossime decadi, a cui sono stati aggiunti anche Usa e Canada come pietra di paragone. Bene, entro il 2050 proprio la Russia avrà la più ampia popolazione musulmana tra le nazioni più grandi al mondo. Quindi ora il coinvolgimento russo nella guerra in Siria potrà essere visto anche da un’altra angolazione: certo, interessi commerciali, competizione con altri produttori energetici e accesso al Mediterraneo ma forse anche la lungimiranza di capire che o si agisce adesso, anche duramente, o entro qualche decade il nemico sarà da combattere proprio in casa.

E guardate in casa europea: chi sarà ad avere la popolazione musulmana maggiore? Guarda caso, la Svezia, seguita da vicino dal Regno Unito del Londonistan e poi dalle solite Francia e Germania. Ed è proprio di ieri la notizia dell’approvazione da parte del Vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue delle quote di ripartizione dei 120mila migranti arrivati in Italia e Grecia, suscitando le ire di Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania che si oppongono a quello che definiscono un diktat europeo. Questi grafici

mostrano quali dovrebbero essere i Paesi più e meno interessati dalla cosiddetta “relocation” degli immigrati, Ma siccome l’attuale crisi migratoria potrebbe cambiare sostanzialmente le proiezioni di cui abbiamo parlato poco fa, la Sinclair and Co. ha rimesso mano allo studio del Pew Research Center partendo da ciò che stanno proponendo e promettendo i vari governi a livelli di flussi da integrare negli anni a venire per cercare di governare il fenomeno. Ovvero, da qui al 2020 arriveranno 6 milioni di immigrati e la Germania ne prenderà 800mila quest’anno più 500mila all’anno per i seguenti. Insomma, la Germania da qui a cinque anni prenderà il 50% del totale, il resto andrà in altri Paesi europei e per proiettare il dato è stato utilizzato lo stesso tasso di crescita della popolazione musulmana tra il 2020 e il 2050 dello studio del Pew Reserach Center. Ecco a voi il risultato.

Ovvero, Danimarca e Norvegia vedrebbero la percentuale di popolazione di fede islamica raddoppiata rispetto alle previsioni ufficiali e la Svezia passerebbe dal 12% al quasi 18% del totale. Sostenibile, vista le differenze abissali degli stili di vita tra occidentali e islamici e la poca propensione all’integrazione e all’accettazione dei valori liberali di questi ultimi? Vedete e leggete questi dati come volete, tranquillizzandovi o preoccupandovi ma non restate indifferenti. Perché l’indifferenza può portare a questo nei casi più estremi ma anche sempre più frequenti in Europa,

ovvero alle “sharia patrols” in servizio nell’East End londinese, soprattutto nell’area di Whitechapel, Shoreditch e Bethnal Green. Sono gruppi di giovani islamici estremisti che controllano che le “loro” zone vedano rispettata la sharia e lo fanno prendendo di mira prostitute, persone che bevono alcolici, coppie che si tengono la mano o si baciano, donne vestite in modo non conforme alle loro visioni e omosessuali. E lo scorso anno, bande simili hanno creato problemi anche a Wuppertal in Germania, tanto che la polizia del Nord Reno-Westfalia ha dovuto ammettere che dei circa 1800 salafiti presenti nella regione, oltre il 10% è da considerarsi come estremisti violenti. Ancora pochi. Per ora. Attenti quindi a cosa vogliamo, potremmo ottenerlo se lasceremo che buonismo e logica dell’emergenza dettino l’agenda di un tema epocale che potrebbe cambiare la radice stessa dell’Europa. Per sempre.
--- Termina citazione ---

COSMOS1:
a dir la verità è da almeno un anno che assistiamo alla riscoperta dei valori tradizionali da parte di emerite zucche vuote

il crocifisso nelle aule e nei tribunali
il presepio
le canzoni di natale
la parità uomo-donna (ma che c'azzecca?)

Vicus:

--- Citazione da: COSMOS1 - Gennaio 11, 2016, 19:31:18 pm ---a dir la verità è da almeno un anno che assistiamo alla riscoperta dei valori tradizionali da parte di emerite zucche vuote

il crocifisso nelle aule e nei tribunali
il presepio
le canzoni di natale
la parità uomo-donna (ma che c'azzecca?)

--- Termina citazione ---
Tutto procede come da copione: assistiamo ovunque al ritorno di tradizioni semicancellate da una modernità in declino.
La tecnologia telematica, che abolisce le distanze in un tutto simultaneo, produce decentramento sul piano sociale, e favorisce il sorgere di comunità radicate in tradizioni ancestrali su base etnica e linguistica.
In tale contesto la violenza è il sintomo di una ricerca di identità, che si potrebbe evitare o mitigare se si considerassero opzioni diverse da quella del pensiero unico livellatore.
Queste collettività diversificate non rimarranno però campi armati ostili o rivali ma alla fine scopriranno che i loro vincoli tribali trascendono le loro differenze e perciò da questo momento in poi vivranno in armonia, godendo di una fecondazione reciproca.
La nuova società sta crescendo così velocemente dalle ceneri della vecchia che potrebbe essere possibile evitare nel momento di transizione l'anarchia che molti predicono. L'automazione e la cibernetica potrebbero giocare un ruolo essenziale nel rendere più fluido il passaggio verso la nuova società.

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