Autore Topic: il mondo dei robot: cos’è la quarta rivoluzione industriale e che impatto avrà s  (Letto 9308 volte)

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Il mondo dei robot: cos?è la quarta rivoluzione industriale e che impatto avrà sul lavoro | Left


Il mondo dei robot: cos’è la quarta rivoluzione industriale e che impatto avrà sul lavoro

MARTINO MAZZONIS GENNAIO 22ND, 2016 PRIMO PIANO, SOCIETÀ


Sota è un piccolo robot Made in Japan, parla, e muove le braccia. Di mestiere fa l’aiuto infermiere: è in grado di misurare la pressione, ricordare ai pazienti quali medicine prendere e a che ora, svolgere altre piccole funzioni accessorie nell’assistenza di routine ai pazienti di una casa di cura per anziani. Palro invece dimostra gli esercizi di ginnastica ai pazienti, può leggere loro le notizie da un tablet e cantare delle canzoncine. I video dimostrativi, le foto dei robot sono carine, divertenti e simpatiche. Il fatto che siano condite dall’estetica giapponese ce li rende divertenti. Sota e Palro sono l’esemplificazione alta 50 centimetri del mondo che verrà. Non sappiamo come sarà, ma sappiamo per certo che il progresso tecnologico prodigioso di questi anni sta cambiando le nostre vite, la società e il modo in cui ci relazioniamo tra noi e con le cose. E che nei prossimi anni assisteremo ad altre novità.
Nel freddo di Davos, in questi giorni, si discute anche e soprattutto di questo. Certo, c’è la preoccupazione enorme per la frenata dell’economia cinese, la caduta del petrolio, il rischio che le paure degli investitori rendano difficile trovare fondi con cui avviare le start-up della Silicon Valley – anche i titoli di giganti in buona salute come Netflix e Facebook hanno perso molto nei giorni passati. Ma un tema su cui gli appartenenti alle elites mondiali di ogni ambito possibile discuteranno è quello che gli organizzatori del World Economic Forum definiscono, in un rapporto titolato The future of Jobs, la “Quarta rivoluzione industriale”. Si tratta di un tema grande, e sia Foreign Affairs, la più importante rivista di questioni internazionali del pianeta, che il Financial Times, dedicano degli speciali alla questione proprio in questi giorni di Davos.
Di che parliamo? La quarta rivoluzione industriale è tale, come l’introduzione del vapore, dell’elettricità e dei computer nella produzione perché, scrive Klaus Schwab, direttore esecutivo del WEF su Foreign Affairs, il progresso tecnologico è veloce ed esponenziale come mai in passato, l’impatto della trasformazione riguarda ogni settore industriale e ogni Paese e la portata delle trasformazioni riguarda la produzione, il management, la governance. Il progresso tecnologico, inoltre, abbatte le barriere tra la sfera fisica, digitale e biologica. Ci sono aspetti positivi e negativi in questa quarta rivoluzione industriale: «gli scenari più pessimistici dicono che abbia il potenziale di robottizzare l’umanità, ma potrebbe anche portare l’umanità a una nuova e collettiva coscienza basata su un senso di destino comune. Molto dipende da noi e dai governi», scrive Schwab.

Robot e questioni etiche

Come quando passammo dalle campagne alle fabriche o da queste all’automazione e all’economia dei servizi, le questioni che la Quarta rivoluzione industriale apre sono enormi, di ordine economico, sociale e persino etico. Nel nostro banale quotidiano. Se persone come Elon Musk, il padrone di Tesla che vive e guadagna con tecnologie avanzate, mette in guardia sul fatto che l’intelligenza artificiale è «potenzialmente pericolosa più del nucleare», come ci ricorda il Financial Times, c’è di che osservare, studiare, capire e inventare politiche e regole. Facciamo un esempio etico che è quello dell’articolo del FT in cui si parla di Musk: l’auto senza pilota, qualcosa che è molto vicino dal diventare un prodotto di consumo. Mettiamo che un auto senza conducente si trovi di fronte alla scelta di fare un incidente andandosi a schiantare contro un muro, colpendo una bicicletta con a bordo un bambino, scontrandosi con un auto.
Il pilota umano avrà un millesimo di secondo per decidere quale opzione vagliare e si baserà sull’istinto di sopravvivenza o sulla compassione umana (o magari sulla propria età e stato di salute). Cosa farà il computer? Chi lo programma per compiere una scelta del genere? Se il programma compierà sempre la scelta razionale (salvare il contenuto dell’auto che guida), potrebbe fare scelte etiche sbagliate. Dove, come e fino a che punto l’intelligenza artificiale (o la medicina bionica o l’invasione della privacy) deve, può andare? E chi impone regole su temi così enormi? Al momento i governi sembrano più interessati a incentivare qualsiasi cosa sia investimento su un terreno che diventerà di competizione internazionale. Enormi pericoli riguardano il possibile uso aggressivo o malevolo di queste tecnologie: ci sono voluti anni di diplomazia per trovare un accordo sul nucleare civile iraniano che evitasse la possibilità per Teheran di dotarsi di una bomba, decine di questioni simili si porranno su molti dei progressi portati dalla Quarta rivoluzione industriale: dall’uso dei Big Data alla questione dei rischi legati alla dipendenza dalle macchine. (continua sotto la scheda)
Come cambierà il lavoro da qui al 2020? Cosa dice “The future of jobs”

Il rapporto è il frutto di una ricerca che ha interpellato manager di imprese che impiegano 15 milioni di persone, nelle 15 economie più importanti del Pianeta e nove settori industriali, sostiene che i cambiamenti legati all’intelligenza artificiale, nanotecnologie, stampanti 3D, genetica e biotecnologia determineranno da qui al 2020 la perdita di 5 milioni di posti di lavoro.
Anzi, per la precisione i posti persi saranno 7,1 milioni, ma in alcuni settori industriali (computer, ingegneria, matematica, architettura, servizi professionali, Media & Entertainement) se ne guadagneranno 2,1 milioni.
I posti persi saranno in ambienti white collar: banche, finanza, sanità.
Le donne subiranno il contraccolpo peggiore perché più spesso impiegate nelle occupazioni destinate a essere rimpiazzate dalla Quarta rivoluzione industriale e soprattutto dalla poca presenza nei settori destinati a crescere (notoriamente nella silicon valley non ci sono donne o quasi).
Dal punto di vista geografico, i Paesi in cui l’occupazione aumenterà sono quelli dell’Asean, Messico, Stati Uniti e Regno Unito, dove, sostengono i ricercatori, per ragioni ovviamente diverse e in stadi di sviluppo diversi, la formazione dei lavoratori sui settori destinati a produrre nuova occupazione è più avanzata. Turchia, Cina, India e Italia sono tra le grandi economie che richiederanno un maggiore re-training per la forza lavoro inadeguata.

E cosa succederà al lavoro?

Nella scheda qui sopra ci sono le previsioni per i prossimi anni contenute nel rapporto del World Economic Forum. Torniamo ai due piccoli robot giapponesi: quante assistenti infermiere e assistenti domiciliari smetteranno di lavorare per causa loro? E quanti autisti di autobus, camion, treno, hostess e steward di aerei verranno rispediti a casa? La digitalizzazione dei servizi finanziari e bancari ha già reso desuete le agenzie bancarie alle quali siamo abituati. E un’enorme massa di bancari.

Le analisi sul futuro del lavoro divergono. Chi è più sereno su questi temi ci spiega che grida di dolore e spavento sul futuro del lavoro si sono ascoltate ad ogni passaggio tecnologico epocale, dalla spinning jenny – la spoletta meccanica che ha cambiato il modo di produrre nel tessile – alla robotizzazione dei primi anni 80. Eppure l’occupazione non è crollata. Altri, come gli economisti del Massachusetts Institute of Technology, Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, autori di Race against the machine eThe second machine age, restano ottimisti, ma ci ricordano che la rivoluzione tecnologica produrrà anche un aumento potenziale delle diseguaglianze, renderà desuete molte mansioni oggi affidate ai colletti bianchi stravolgendo il mercato del lavoro e, come ha scritto Martin Wolf, «creare una divisione tra coloro che possiedono i robot e gli altri, qualcosa di simile a quanto capitò tra proprietari terrieri e i contadini senza terra». Una lettura confermata in un libro bianco di UBS pubblicato anch’esso in occasione di Davos: che prevede una probabile polarizzazione della forza lavoro, nella quale i più ricchi e connessi diventeranno rapidamente più ricchi. «Coloro nella posizione migliore dal punto di vista delle competenze per sfruttare l’automazione e laconnettività, che in genere hanno già elevati tassi di risparmio, potranno beneficiare del fatto di possedere più beni il cui valore sarà spinto verso l’alto dalla quarta rivoluzioneindustriale», si dice nel rapporto.
Gli anni seguiti alla crisi finanziaria del 2008 hanno contribuito ad un aumento delle diseguaglianze nel pianeta e nelle società a capitalismo avanzato. Le tecnologie – che pure possono essere strumenti di avanzamento su mille fronti, a partire dal cambiamento climatico – accompagnano e accelerano questo processo aumentando la ricchezza di investitori e portatori di saperi collocati nei gradini alti del mercato del lavoro e tutti gli altri. In altre rivoluzioni industriali i cambiamenti hanno prodotto sconquassi nella società e generato risposte politiche (i sindacati, il welfare, le regole). In passato ci sono voluti decenni e passaggi traumatici non da poco. Stavolta le cose sono andate a una velocità enorme e sarà il caso di ragionare, osservare e governare questi processi. Si tratta di una delle grandi sfide dei prossimi anni. Non dei prossimi decenni.
@minomaz
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Offline Vicus

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E' una tematica essenziale, molto più importante dell'UE e della finanza globale. E' questa la vera rivoluzione.
L'intelligenza artificiale per quanto perfezionata, non può riprodurre ma al più imitare alcuni aspetti della mente umana.
Sono favorevole all'automazione, che cambierà per sempre il mondo del lavoro. La nuova ricchezza sono le informazioni e la sfida del futuro sarà formare l'umanità per elaborarle e dar loro un senso (invece di ingoiarle predigerite come vuole la società dei consumi), il che avrà anche implicazioni economiche.
Il mestiere di domani non sarà più lavorare in fabbrica o in un call center, ma avere nuove idee.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Altri, come gli economisti del Massachusetts Institute of Technology, Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, autori di Race against the machine eThe second machine age, restano ottimisti, ma ci ricordano che la rivoluzione tecnologica produrrà anche un aumento potenziale delle diseguaglianze, renderà desuete molte mansioni oggi affidate ai colletti bianchi stravolgendo il mercato del lavoro

Questo è più che sicuro.

Offline Vicus

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Questo è più che sicuro.
Non intendo negare queste problematiche, ma sono effetti di corto periodo dovuti all'affrontare nuove tecnologie con le soluzioni applicate alle vecchie.
Successe lo stesso quando le carrozze sostituirono le automobili.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Successe lo stesso quando le carrozze sostituirono le automobili.

Sì, è chiaro, ma per tutti i milioni di lavoratori non qualificati, che si troveranno a vivere questi cambiamenti (come è già accaduto in passato), sarà dura e anche traumatico.

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Il mestiere di domani non sarà più lavorare in fabbrica o in un call center, ma avere nuove idee.

In certi settori, sicuramente, ma non in altri, tipo quello in cui lavoro io (edilizia).
Lì seguiteranno a servire le braccia e i muscoli maschili.


Offline Vicus

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Sì, è chiaro, ma per tutti i milioni di lavoratori non qualificati, che si troveranno a vivere questi cambiamenti (come è già accaduto in passato), sarà dura e anche traumatico.
Purtroppo sì, ma è un problema politico non tecnologico. Probabilmente un giorno sarà automatizzato anche il lavoro edile (già lo è quello in magazzino), ma per lungo tempo resterà prerogativa umana.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Il mestiere di domani non sarà più lavorare in fabbrica o in un call center, ma avere nuove idee.
Bella frase, ma traducila i pratica: sono disoccupato, quale idea mi dai per avere un lavoro?

E poi: non tutti possono essere ingegnieri o informatici, esiste tanta gente che non  riuscira' mai a qualificarsi per professioni in cui serve una mente brillante.
Che facciamo con queste persone? Tutte a vivere di sussidio? O tutte in poverta'?
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline Vicus

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La frase è soprattutto per chi il lavoro lo dà.
Chiamatelo sussidio, ma se le macchine producono da sole quanto serve all'uomo, non c'è una stretta necessità di lavorare. Chiaro che la produzione non può sempre cercare il profitto immediato.
Molti lavori manuali, di artigianato e di servizio alla persona rimarranno sempre.
Ogni nuova tecnologia crea un nuovo ambiente di servizi che a sua volta crea lavoro, si pensi all'indotto creato dall'automobile (strade, benzina, ecc.).
Oggi il bene principale è l'informazione, e ciascuno diventa produttore, fuori dalla logica del consumo. Già ora la molta gente prima esclusa dal circuito mediatico che vendeva spettacoli confezionati a pacchetti, guadagna non poco pubblicando video su Youtube, non sempre di contenuto "intellettuale".
Le più grandi idee le hanno sempre avute persone non specializzate (es. Leonardo da Vinci), spesso con poche qualifiche ma curiose verso il mondo.
In Giappone gli operai partecipano alle decisioni dell'azienda, lavorare nell'informazione non implica la "laurea".
« Ultima modifica: Gennaio 23, 2016, 11:38:48 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline nonmorto

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Non sono così sicuro che i lavori persi verranno rimpiazzati da nuovi lavori. In genere le statistiche sull'occupazione sono più chiare di quelle sulla disoccupazione, che usa mille artifici. Anzi il numero di occupati è il numero più chiaro di tutti.

=76&cHash=4bfe71c8f8d8dbbea538a85dfc11b137]http://seriestoriche.istat.it/index.php?id=7&user_100ind_pi1[id_pagina]=76&cHash=4bfe71c8f8d8dbbea538a85dfc11b137
http://seriestoriche.istat.it/fileadmin/allegati/Mercato_del_lavoro/Tavole/Tavola_10.9.1.xls

In italia dal 1977 al 2011 il numero di occupati è salito da 20 milioni a 22 milioni. Diciamo che questo è più o meno il massimo dei lavoratori che l'italia può permettersi senza fare troppi danni.

Non so quanti di questi 22 milioni di posti di lavoro sono inutili o dannosi. Credo che una parte sempre più grande dei lavoratori faccia lavori inutili o dannosi.

https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_food_energy_intake

Basta vedere la tabella delle calorie consumate per paese. In italia consumiamo 3650 kilocalorie a testa contro le 2500 kilocalorie consigliate. Per tenere basso il tasso di disoccupazione dobbiamo essere pochi ma consumare tantissimo, tutto l'eccesso di produzione.

Abbiamo creato una burocrazia enorme per creare posti di lavoro.
Ci stanno facendo ammalare tutti per vendere più medicine.
Abbiamo un consumo di cibo molto più alto del necessario, complici cibi pensati ad arte per mangiarne il più possibile senza saziare.
Anche all'interno della famiglia i rapporti ormai sono regolati da avvocati.

Il lavoro ci sta uccidendo tutti. Ben venga un altro sistema basato sull'automazione e non sul posto di lavoro. Ogni volta che sento un politico che promette posti di lavoro inorridisco. Capisco che ci sono milioni di persone in Italia che sono disoccupate e che vorrebbero un lavoro, ma va ripensato il sistema, non reso ancora più perverso.

Alla fine c'è un numero massimo di pillole, avvocati, cibo, burocrazia ed ore di fila in macchina che possiamo sopportare senza esplodere.

Offline nonmorto

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Le macchine elettriche faranno perdere molti posti di lavoro. Una macchina elettrica dura molto di più di una macchina a combustione interna. A parte la batteria, che ogni tanto va cambiata, praticamente non si usura quasi per nulla con i kilometri percorsi. Chi ha visto il film "chi ha ucciso l'auto elettrica" che parla della general motors e del suo modello di auto elettrica degli anni '90 lo sa.

L'auto fu ritirata dal mercato e distrutta, letteralmente distrutta, tutte le auto prodotte vennero ritirate in segreto da furgoni scuri e distrutte di nascosto su un'isola deserta. Il regista del film però riuscì a fare una ripresa del cimitero delle auto elettriche con un elicottero.

Questo non perché ci fosse una cospirazione dell'industria del petrolio ma perché il mercato delle automobili è un mercato saturo, tutti hanno un'automobile, quindi l'industria dell'auto vive di pezzi di ricambio e di auto nuove quando le vecchie sono troppo usurate.

Se si crea un'auto che non si rompe o usura è la fine del mercato dell'auto. E l'auto elettrica per sua stessa natura non si usura quasi per nulla.


L'auto che guida da sola a sua volta non solo eliminerà autisti, tassisti, camionisti, ma eliminerà anche un gran numero di automobili dalla circolazione. Una automobile si sposta insieme a noi, è ferma la maggior parte del suo tempo. Ci serve ferma, parcheggiata a pochi passi da dove siamo. Un'auto che guida da sola può essere richiamata senza parcheggiarla. Ci viene incontro lei. Quindi prima le famiglie capiranno che non serve un'auto a testa, ma che ne basta una per tutta la famiglia, visto che basta richiamarla per farla venire.

In seguito capiranno che non occorre comprarla, vedranno l'auto come un servizio, basta chiamare un taxi automatico per farsi venire a prendere.

In pratica ci saranno pochissime auto in circolazione ma sempre attive, a differenza di oggi, con tante auto ferme la maggior parte del loro tempo.

Offline nonmorto

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Per non parlare delle ordinazione automatiche, con un touch screen, delle macchine per cucinare il cibo da fast food in modo automatico. Dei droni per le consegne degli oggetti.

Altro che aborto ed eutanasia, servirà sterilizzazione di massa per mantenere in vita il sistema capitalistico basato sul lavoro.

Da tanti anni ormai non esistono più problemi legati alla produzione o alle risorse, ma legati ai sempre minori posti di lavoro disponibili. Infatti tutti i politici parlano di "creare posti di lavoro" non di creare prodotti.

Online Frank

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Ci stanno facendo ammalare tutti per vendere più medicine.

Trovo questa tesi abbastanza forzata, non fosse altro per il fatto che "chi di dovere" vive sul nostro stesso pianeta, mangia e beve le stesse cose, respira la stessa aria, ecc.
Idem per i loro familiari.
Poi, intendiamoci, ognuno è libero di pensarla come vuole.


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Il lavoro ci sta uccidendo tutti. Ben venga un altro sistema basato sull'automazione e non sul posto di lavoro. Ogni volta che sento un politico che promette posti di lavoro inorridisco.

Il lavoro ci sta uccidendo tutti ?
nonmorto, guarda che allo stato brado, cioè in natura, non è che si campa meglio, eh...
Purtroppo, per campare, qualcosa bisogna pur fare.


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Capisco che ci sono milioni di persone in Italia che sono disoccupate e che vorrebbero un lavoro, ma va ripensato il sistema, non reso ancora più perverso.

Le persone disoccupate ci sono in Italia come altrove, ma a parte questo, quale sarebbe l'alternativa reale ?
Quali idee precise hai al riguardo ?
Perché, vedi, parlare è facile: molto più difficile è fare.

@@

ps: nonmorto, scusa se mi impiccio, ma tu che lavoro fai ?

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Ben venga un altro sistema basato sull'automazione e non sul posto di lavoro.

Io, un sistema del genere, lo chiamo Utopia.

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Purtroppo sì, ma è un problema politico non tecnologico. Probabilmente un giorno sarà automatizzato anche il lavoro edile (già lo è quello in magazzino), ma per lungo tempo resterà prerogativa umana.

Anche in magazzino c'è bisogno di qualcuno che aziona le macchine.
Per quanto riguarda il lavoro edile, dubito fortissimamente che un giorno potranno esistere dei robot in grado di fare i muratori, i carpentieri, gli elettricisti, i mattonatori, ecc. Questa, allo stato attuale, è roba da fantascienza.
Poi è chiaro che né io, né qualcun altro, può prevedere come sarà l'umanità dell'anno 2500 o 3000 - ammesso e concesso che quel giorno la specie umana non sia già estinta - e quindi come si sarà evoluta.