Autore Topic: il mondo dei robot: cos’è la quarta rivoluzione industriale e che impatto avrà s  (Letto 9050 volte)

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Offline Vicus

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Prima di continuare, voglio chiarire ad eventuali lettori scettici che il cinema è insegnamento camuffato da svago ("education is war") e che il miglioramento della condizione maschile e umana passa per un'attenta analisi della cultura popolare (libri, cinema, canzoni, videogiochi).
Tutte le saghe dell'uomo contro le macchine hanno nella trama un salto indietro nel tempo per cambiare il futuro.
Appoggiandomi su testi "seri", lo interpreto così:
- non esiste un futuro inevitabile, o una "direzione della storia", il destino dell'uomo è nelle sue mani;
- l'uomo tende a giudicare in modo moralistico le novità (la stampa, la TV, i robot), ma questo approccio è inefficace di fronte ai cambiamenti tecnologici;
- la sopravvivenza dell'umanità dipende dalla capacità di anticipare le tendenze del futuro ("feed-forward") e modificarle prima che gli eventi si verifichino.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Sardus_Pater

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Appoggiandomi su testi "seri", lo interpreto così:
- non esiste un futuro inevitabile, o una "direzione della storia", il destino dell'uomo è nelle sue mani;
- l'uomo tende a giudicare in modo moralistico le novità (la stampa, la TV, i robot), ma questo approccio è inefficace di fronte ai cambiamenti tecnologici;
- la sopravvivenza dell'umanità dipende dalla capacità di anticipare le tendenze del futuro ("feed-forward") e modificarle prima che gli eventi si verifichino.

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Il femminismo è l'oppio delle donne.

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http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/12/05/lindustria-4-0-e-il-futuro-delloccupazione-ovvero-un-uomo-e-un-cane/?uuid=96_1VfE7cJh

L’industria 4.0 e il futuro dell’occupazione, ovvero un uomo e un cane

 scritto da Enrico Verga il 05 Dicembre 2016
DISTRUZIONE CREATIVA
“L’industria del futuro avrà solo 2 dipendenti: un uomo e un cane. L’uomo sarà li per nutrire il cane. Il cane sarà lì per evitare che l’uomo tocchi qualcosa” (Warren Bennis).

Il termine industria 4.0 si riferisce a una combinazione di numerose innovazioni, nell’ambito della tecnologia digitale, che stanno raggiungendo la maturità evolutiva in questo tempo.

Tra le tecnologie che fanno parte di questo ecosistema possiamo includere: robotica avanzata, intelligenza artificiale, sensori evoluti, cloud computing, internet delle cose, acquisizione e analisi dei dati, fabbricazione digitale (includendo la stampa 3d) software Saas (software-as-a-service), nuovi modelli di marketing, smartphone e simili piattaforme mobili, piattaforme che utilizzano algoritmi per guidare veicoli a motore (strumenti di navigazione, app di condivisione di guida, servizi di consegna /pony express, e veicoli autonomi) e la conseguente integrazione di tutti questi fattori nella catena del valore, condivisa da più compagnie sparse in differenti in differenti nazioni e continenti.

Sulla carta l’industria 4.0 è il balsamo per tutti i mali della società moderna occidentale (in ordine sparso):

1- Miglioramento dei processi produttivi,

2- Aumento dell’interazione tra cliente/consumatore e produttore (sia sulla filiera B2b che B2c),

3- Efficientamento energetico,

4- Aumento dell’occupazione (sic!) & vittoria elettorale assicurata per i politici che creano occupazione in questo modo,

5- Velocizzazione del reshoring (il processo per cui le aziende occidentali torneranno nei loro paesi di origine),

6- Diminuzione dei costi produttivi, aumento dei margini,

7- Moltiplicazione dei P&P (Pani e Pesci, attività svolta in passato, si dice, da una sola persona, ora sarà messa a sistema) etc…

Prima di eviscerare i singoli punti di cui sopra, facciamo un breve riassunto esemplificativo per i non addetti al lavori: 3 sono gli elementi principali sulla industria 4.0

1- Completa digitalizzazione di tutte le operazioni della azienda: sia verticalmente (l’intera gerarchia) sia orizzontalmente quindi l’intera filiera (collegando fornitori, partner, distributori che trasmettono e condividono dati tra di loro senza frizioni o blocchi).

2- Ridefinizione di prodotti e servizi: integrati con software e hardware traccianti per migliorare l’esperienza del cliente (la famosa Internet of Things che parte dai più “primitivi” chip Rfid passivi fino alle soluzioni blockchain).

3- Interazioni simbiotiche con il cliente. Sviluppando nuovi processi, prodotti e servizi viene a crearsi un’intera catena del valore altamente reattiva e spesso proattiva che permette un rapporto quasi simbiotico di scambio dati tra il consumatore e il produttore (ancor più sinergico nel B2b). In pratica il cliente (o consumatore nella catena consumer) esprimendo opinioni, giudizi e in generale feedback (o autorizzando gli strumenti soft/hard di tracciamento in modo che facciano reportistica automatica) sarà generatore di dati (moltiplicati su scala mondo parliamo di Big Data) per “aiutare” le aziende a definire meglio i prodotti, aggiungere aggiornamenti etc.

C’è un anello debole in questa nuova rivoluzione industriale: l’uomo (del cane parleremo dopo). I dati che ogni azienda deve acquisire, valutare e valorizzare sono in continua crescita. Una volta innescata la industry 4.0 saranno ancora di più. In uno studio della PWC si evidenzia come il fattore umano nell’analisi e valorizzazione dei dati sia uno delle voci più importanti di ritardi, errori o perdite di quote mercato.

La buona notizia è che grazie a questo nuovo ecosistema (la industry 4.0 come spiegherò tra poco è un ambiente digitale integrato che ingloba l’azienda, non uno strumento che viene inglobato nell’azienda) il rischio di danni, incidenti o generalmente problemi derivati dall’uomo potranno essere drasticamente diminuiti (potrebbe preoccuparvi sapere il come…)

Vi sono delle sfide, rischi e opportunità che il tessuto imprenditoriale italiano delle Pmi, ma anche delle grandi aziende, deve valutare (in effetti questo ragionamento vale per il resto del mondo).

A) Miglioramento dei processi produttivi

Perché la industria 4.0 divenga realtà deve evolversi un intero ecosistema. La prima sfida è la creazione del sistema. Ecosistemi giganti, digitalmente parlando, che ospiteranno ogni utente che voglia “fondersi/integrarsi” con esse. Due realtà già in movimento sono GE e Siemens. Entrambi attive a creare delle piattaforme che possano permettere ad ogni singolo utente (industria/compagnia) di fare plug & play (concetto mutuato dal settore gaming, in pratica inserisci la spina e gioca).

La creazione di questi ecosistemi implica un’intera realtà (quelli che sono i vecchi distretti industriali, per esempio) che possa entrare in simultanea nello stesso ambiente. Senza non funziona. Immaginate, per semplificare, l’ecosistema creato da Apple dove i Mac Air, gli iPhone, Watch, imiononnoincariola sono perfettamente sincronizzati. Se siete fuori, oppure, mio dio, osate usare un altro device (tipo i fumanti Note 7 di Samsung, quelli che “accendi un caminetto in aereo senza fiammiferi”) siete fuori e stop.

La sfida?

E qui si pone un potenziale scoglio legato all’italianità.

L’individualismo che connota le aziende italiane, ancor di più le Pmi, è elemento manifesto nel tessuto industriale italiano. Conoscendo quanto è forte la mentalità italiana del “faccio tutto io” oppure del “so tutto io”, che pervade ampiamente le Pmi della penisola, viene difficile pensare che tutte queste realtà siano pronte a “entrare” in un sistema di totale condivisione.

Specialmente con la crisi attuale, dove, inutile negarlo, ogni azienda cerca di fare le scarpe al suo fornitore, al suo cliente o al suo competitor (ritardo dei pagamenti, tentativi di acquisizione di fonti di prodotto scavalcando l’intermediario/fornitore, acquisizione coatta di clienti tramite acquisto dei commerciali etc..) è veramente sfidante pensare che un imprenditore sia disposto a cedere, bene inteso in una teorica sicurezza dei dati, tutte le sue informazioni sensibili ad un ecosistema.

B) Aumento dell’interazione tra cliente/consumatore e produttore (sia sulla filiera B2b che B2c)

Chiunque decida (come cliente B2b o consumatore finale) di comprare prodotti o servizi industry 4.0 sarà nel sistema.

Non parlo di cose stupide alla grande fratello (quello di Orwell non quello dei tizi chiusi in casa!). Parlo di sistemi che sapranno tutto quello che il cliente vuole in tempo reale. Una cosa simile in piccola scala già succede con le piattaforme social: come credete che Facebook sappia che pubblicità mettervi sotto il naso (in gergo retargeting)?

Il futuro del retail sarà quello immaginato da Minority report (se volete un film) o dalla stragrande maggioranza di scrittori di fantascienza Hard (inteso come tecnica, non parlo di porno). Facebook lancerà una banca perché possiederà abbastanza dati per decider se darvi prestiti o meno.

Già nel 2014 si discuteva che tipo di banche saranno Facebook, ma anche Amazon, Apple etc. Integrando questa visione a quello che spiego della industry 4.0 immaginate cosa significa. Per le aziende un fattore di previsione di trend, interessi, manutenzione mai eguagliati nella storia dell’uomo. Per le aziende clienti (se B2b) o consumatori, una totale apertura verso l’esterno (pur, come promettono i guru dell’industry 4.0, seriamente vigilata!). Non vi preoccupate dei vostri dati. Non è mai accaduto che un’organizzazione complessa sia stata violata e i suoi/vostri dati più intimi rubati (beh, oddio se escludiamo Talk talk per la telefonia, Yahoo per le ricerche in rete, Apple per i vostri ricordi, National security agency per le agenzie di intelligence etc..).

C) Efficientamento energetico

Questo in vero è uno dei punti che preferisco (sul serio). Con una minor entropia (causata da operai e personale umano, sic!) ogni impianto aumenterà la precisione nella distribuzione e utilizzo delle risorse energetiche. Ergo una decrescita della domanda di energia e una perfetta prevedibilità (ergo un impatto positivo per l’ambiente, posto che la totalità dell’energia prodotta provenga da fonti rinnovabili, che abbondano).

D) Aumento dell’occupazione e politica elettorale

Qui abbiamo qualche criticità. Andiamo con ordine. La potenzialità di produzione a basso costo (per unità) ed elevata precisione (grazie al sistema) porterà molte aziende, stando a quello che spiega una analisi di Boston Consulting (BCG), ad aprire impianti nel mondo occidentale. Un tema questo che si lega al concetto di reshoring, che spiegherò tra poco. La cosa è positiva? Certamente per i cittadini occidentali significa posti di lavoro e, con un potenziale tempo di addestramento della forza lavoro più breve, un raggio di potenziali persone assumibili più amplio (ovvio si parla ancora in linea teorica dato che dobbiamo vedere come la industry 4.0 si evolverà concretamente).

Questi aspetti sono positivi? Certamente, ammesso che le associazioni di categoria o sindacati (operai, metalmeccanici etc..) siano pronti ad accettare che i posti di lavoro creati saranno molti meno che in passato, con un mercato del lavoro fluido (tempo indeterminato scordatevelo).

La industry 4.0 implica una valorizzazione delle risorse umane disponibili e una loro ricollocazione su soluzioni maggiormente performanti che permettano una minor formazione (grazie, come menzionato, all’evoluzione dei sistemi 4.0). Questo aspetto appare positivo per l’industria ma apre una serie di critiche posizioni nella forza lavoro. Scalzata da una posizione di “rendita” derivate dal know-how personale c’è il rischio che i maggiormente consci, tra le risorse umane, possano opporsi a questa rivoluzione (luddismo 4.0?).

È quindi plausibile che dall’interno della azienda possa aver inizio una serie di “sabotaggi” da parte del personale, che ritiene questa nuova tecnologia nemica. Uno scenario questo molto plausibile, che già in altre nazioni, ha visto i dipendenti di aziende “combattere” contro l’automazione delle catene di produzione (battaglia persa dagli umani a favore dei robot).

Un’analisi interessante in merito è quella di Elizabeth Rosenzweig “Your Employees’ User Experience Should Be a Strategic Priority”.

E) Velocizzazione del reshoring

Trump ha annunciato che riporterà le aziende americane in America. Del tipo chi è scappato a produrre in Cina, India o altre nazioni a basso costo del lavoro (offshoring), avrà la possibilità/dovrà tornare. L’idea è intrigante e non nascondo che possa aver avuto un grande impatto sulle elezioni. Tuttavia, come spiega chiaramente questa analisi, parlando di industry 4.0 le cose non stanno come Trump immagina. Ci saranno industrie americane (o europee) che tornano nei loro paesi di origine? Sicuramente, magari con qualche facilitazione fiscale che non guasta mai. Saranno garantiti i livelli occupazionali che erano presenti in precedenza? Nemmeno per sogno. Diciamo tra il 10 e il 15% di quello che era l’occupazione prima che l’azienda migrasse all’estero.

La domanda di beni è decresciuta? Anche. La crisi, dei consumi non l’ho inventata io. Ma soprattutto le aziende vorranno ottimizzare i costi, ergo industry 4.0 benvenuta. Questa cosa la sanno i politici italiano europei o americani? Io direi di no. Lo sanno tuttavia le agenzie di management consulting, come A.T. Kearney, che in questa breve analisi chiarisce il rischio occupazionale (più che rischio uno scenario sicuro se andiamo verso la industry 4.0).

F) Diminuzione dei costi produttivi e aumento dei margini

Di questo tema inutile parlarne diffusamente. È l’unica storia di cui si scrive ampiamente in ogni opuscolo, volantino, conferenza. Il concetto è piuttosto semplice. Maggior disponibilità di dati + minor interazione umana (che secondo PWC è un danno alla produzione) + efficienza dei processi produttivi = risparmi nella produzione e aumento dei margini.

G) Moltiplicazione dei P&P (pani e pesci)

Ecco su questo punto vorrei soffermarmi un attimo.

La industry 4.0 è sicuramente una soluzione per competere con i paesi emergenti (a mio avviso emersi da un bel po’) come la Cina.

Competizione, bene inteso, creata dalle scelte delle multinazionali occidentali che hanno deciso, a beneficio di trimestrali più positive, di fare offshoring in nazioni dove il costo della manodopera era visibilmente più bassa.

Nella Trump vision riporteremo il lavoro qui. Il mondo delle aziende, a partire dalle grandi corporation, vive di trimestrali. I politici mediamente vivono in un arco temporale di 4 anni (parliamo dei governi democraticamente eletti ovvio), gli uomini hanno il brutto vizio di avere un arco temporale breve (se parliamo di memoria storica) ma tendono a vivere sempre più a lungo.

Una recente analisi del Guardian affronta il tema della futura disoccupazione nei paesi in via di sviluppo che si troveranno a fronteggiare una competizione da parte delle industrie 4.0 occidentali. Di sicuro uno scenario che potrebbe far gioire Trump, tuttavia non dimentichiamoci che la Cina ha la volontà, l’abilità, e le risorse per adattare, con maggior lentezza ma maggior decisione (diciamo che là tendono a risolvere alcune problematiche sociale in modo efficiente…) le fabbriche verso una soluzione 4.0.

In tutto questo mi domando se i politici sono a conoscenza delle ricadute negative (leggasi disoccupazione) che la industry 4.0 porterà.

Io direi no.

Ci sarebbe da discutere sul reddito di cittadinanza. Un tema che sembra molto populista ma se ci aspettiamo che i prodotti creati grazie a una soluzione 4.0 vengano acquistati, i consumatori dovrebbero avere soldi con cui pagare questi beni.

Ci sarà un perché se Elon Musk (uno che vuole portare gli uomini su Marte e ha i soldi per farlo, non esattamente l’ultimo degli sprovveduti) ha cominciato seriamente a parlare di reddito di cittadinanza come necessità, non come scelta populista di qualche politico.

E così come promesso dopo aver finito di parlare dell’uomo (il primo dipendente della nuova fabbrica 4.0) parliamo del cane.

Il cane sarà un dipendente modello, efficiente, a basso costo di mantenimento (acqua e cibo energetico). Sarà necessario, perché, parafrasando l’analisi PWC, l’uomo è una risorsa pericolosa, per le aziende del futuro.

@EnricoVerga
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Offline Reanimator

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io sono giovane e per me quando uscirò dall'università la vedo molto difficile.
L'automazione ci toglierà lavoro inevitabilmente.Non è come quando inventarono l'automobile che creo molti posti di lavoro ma perchè influenzava un vasto territorio:bisognava costruire strade su un enorme territorio,il materiale che serve per l'autostrade è molto di più rispetto a quello che serve per un robot.
Nel breve termine l'automazione fotterà molta gente,nel lungo raggio qual è la previsione:i lavori saranno tutti concentrati nell'ambito informatico-robotico e medico.Ma non tutti possiamo fare questi lavori anche per una questione di numeri:ci sarebbe un sovrannumero di persone per quelle occupazioni e dunque ci sarebbero persone che inevitabilmente ne rimarebbero fuori.
L'automazione ci libererà dal lavoro?Forse,probabilmente ma cosa è l'uomo senza lavoro?La pigrizia ci fa male e in ogni caso servirebbe la supervisione umana sui robot nel caso si guastassero.E a chi dovrebbe essere affidato questo compito?E gli altri che dovrebbero fare?Magari un modo per evitare che l'umanità regredisca sarebbe quella di costruire un sistema meritocratico dei servizi in base alle conoscenze:ad esempio,se hai conoscenze di quel genere hai accesso a un tot reddito.
p.s.Non fa mai male ricordare che a concorrere nel peggiorare la crisi economica e dell'occupazione c'è il femminsmo che ha distrutto le famiglie e pertanto la natalità.

Offline Vicus

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Magari un modo per evitare che l'umanità regredisca sarebbe quella di costruire un sistema meritocratico dei servizi in base alle conoscenze:ad esempio,se hai conoscenze di quel genere hai accesso a un tot reddito.
L'ho scritto qualche post fa: non sarà un reddito passivo di cittadinanza, la gente sarà pagata per imparare.
p.s.Non fa mai male ricordare che a concorrere nel peggiorare la crisi economica e dell'occupazione c'è il femminsmo che ha distrutto le famiglie e pertanto la natalità.
Benvenuto nel club degli utenti che non fanno che dire qui, come me, che la popolazione è una risorsa e una forza che permette di perseguire l'interesse nazionale invece di farci colonizzare commercialmente ed etnicamente.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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L'ho scritto qualche post fa: non sarà un reddito passivo di cittadinanza, la gente sarà pagata per imparare.

Vicus, sarà pagata con i soldi di chi?

Online Frank

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io sono giovane e per me quando uscirò dall'università la vedo molto difficile.
L'automazione ci toglierà lavoro inevitabilmente.

Sicuro al 100%.

Offline Vicus

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Vicus, sarà pagata con i soldi di chi?
Lo Stato, le aziende per esempio. La moneta non è ricchezza, è un mezzo di scambio convenzionale e può essere stampata a costo 0 (più l'inflazione).
Non ignoro i problemi dell'automazione, cerco solo di delineare il futuro che ci prepara se ci sarà un minimo di intelligenza politica.
La disoccupazione è in se stessa una forma di protesta e rivoluzione, perché il disoccupato non può comprare le merci.
Comunque non penso che l'automazione sia qualcosa che potremo fermare.
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Offline Fazer

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Vicus, sarà pagata con i soldi di chi?

Già già: mi sa tanto di cortocircuito.
E poi, "pagati per imparare": imparare cosa/a fare cosa?
E una volta imparato, come potranno mettere a frutto il sapere acquisito?
A sentire certi discorsi sembra che viviamo in un eden manutenuto da Dio in cui ci rimane da occuparci di informatica e comunicazioni.
Ma io, per ogni webmaster vedo in giro letteralmente migliaia di operai, che poi sono quelli che reggono la baracca.
Altro che informatica, ci vorrebbe uno sciopero generale di un mese di muratori/falegnami/carpentieri/elettricisti etc per far capire alla gente come funziona veramente il mondo.
A me 'sta storia sta facendo un "effetto Renzi": a furia di sentirla mi sta facendo girare i coglioni.
Sarà che per anni, prima di arrivare in ufficio, mi sono massacrato "vestito di blu" (in tuta, non in giacca e cravatta)...

Offline Reanimator

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Una soluzione sarebbe quella di imporre alle aziene che fanno uso dell'automazione una tassa che andrebbe a costituire sussidio di disoccupazione.Tuttavia essa non sarebbe una soluzione risolutiva perchè la gente allora inizierebbe a non studiare più dato che avrebbero un reddito garantito.
Come ho gia detto quando il mondo sarà totalmente automatizzato bisognerebbe creare un sistema dove si viene premiati in base alle proprie conoscenze e competenze in modo tale da rendere sempre attivo l'intelletto umano e di non lasciarlo dormire perchè "spera nel meglio,ma preparati al peggio"e nel caso i robot per qualche interferenza solare dovessero smettere di funzionare rimarremmo fottuti.
Invece per quelli di transito come me sarà un casino.
Il centro economico del mondo si sposterà da quello occidentale a quello orientale.Paesi come l'Italia sono destinati al fallimento economico purtroppo.Se non ci ammazza la crisi ora,ci ammazzeranno le poche nascite tra un decennio + la fuga di cervelli all'estero.
Poi la ruota girerà e saranno i paesi asiatici a subire ciò e il femminismo,che è un fenomeno ciclico e serve ridurre il numero delle nascite(emancipazione femminile=riduzione delle nascite e del potere sessuale maschile dato che le donne hanno molto più potere sessuale degli uomini)e a incrementare il guadagno dei capitalisti nel breve-medio termine.
Purtroppo non possiamo farci niente,possiamo solo essere spettatori e vittime del secondo tramonto dell'Impero Romano.

Offline Vicus

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Senza tuta blu (ma in maglietta con sponsor di cantiere! :ok:) ho riparato proprio ieri un termosifone non potendomi far rapinare dall'idraulico (e un tubo che perdeva 2 settimane fa).
Concordo con Reanimator (della discussione), un futuro promettente con l'automazione è possibile. Una casta di robot produce cibo e beni, come le api, che si può volere di più? Già ne ho uno che mi pulisce il pavimento e se lo sollevo mi dice con suadente voce femminile "Rimettimi a terra onde possa continuare a strofinare!" Quale moglie darebbe queste soddisfazioni (domestiche)? :P E poi dicono che voglio tornare al passato... :doh:
Come ho gia detto quando il mondo sarà totalmente automatizzato bisognerebbe creare un sistema dove si viene premiati in base alle proprie conoscenze e competenze
Quotone.
L'Italia ha i mezzi per risollevarsi (la sua cultura è un vantaggio nell'epoca presente). Non so come andrà, probabilmente prima del suo "nuovo Rinascimento" si balcanizzerà (sprecando un'occasione storica forse irripetibile).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Ma io, per ogni webmaster vedo in giro letteralmente migliaia di operai, che poi sono quelli che reggono la baracca.
Altro che informatica, ci vorrebbe uno sciopero generale di un mese di muratori/falegnami/carpentieri/elettricisti etc per far capire alla gente come funziona veramente il mondo.
A me 'sta storia sta facendo un "effetto Renzi": a furia di sentirla mi sta facendo girare i coglioni.
Sarà che per anni, prima di arrivare in ufficio, mi sono massacrato "vestito di blu" (in tuta, non in giacca e cravatta)...

Senza alcun dubbio.
Io stesso passo le mie giornate lavorative tra muratori, carpentieri, mattonatori, imbianchini, etc, perciò con me sfondi una porta aperta.

Offline Vicus

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I robot non sono i "webmaster". Ci han liberati da decenni dal lavoro nei campi e anche in fabbrica. Quanto agli artigiani, per lungo tempo non temeranno concorrenza!
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Reanimator

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Per conoscenze e competenze cmq sia rimarrebbe un sistema che viene utilizzato ora per il mondo del lavoro:
Alle professioni umanistiche compensi più bassi mediamente rispetto alle materie scientifiche.
Cmq sia un sistema di robot che lavorano per noi sarà possibile soltanto quando l'automazione investirà ogni campo del lavoro e per quanto ci possa sembrare vicino oggi,in realtà è abbastanza lontano e il futuro per noi giovani è molto nero,dato che ci troveremo nella fase di mezzo dove l'automazione sarà molto aggressiva e presente ma non tanto da liberare l'uomo dal lavoro.
Le donne saranno le uniche che riusciranno a fronteggiare bene questa crisi del lavoro perché hanno una fonte di reddito che le accompagna fin dalla nascita:la figa.
Possono fare le gold digger,possono fare le prostitute,possono fare le webcam girl dove guadagnano senza offrire l'atto sessuale.L'uomo invece che può fare?Può contare solo sul lavoro e su se stesso.E infatti la situazione dell'uomo è critica in questa società:i suicidi in TUTTI i Paesi del mondo sono commessi da uomini.La vita sentimentale dell'uomo fa schifo:una donna povera e brutta può trovare l'amore e un uomo che la mantenga.Un uomo povero e brutto invece cosa può trovare?a meno che non trovi un lavoro è costretto al suicidio.E anche se dovesse trovare un lavoro,la sua vita sentimentale non sarebbe piena,salvo non trovi un lavoro con uno stipendio molto alto che gli permetta di soddisfare i capricci della moglie e successivamente di pagarle l'assegno di mantenimento.
La società occidentale è finita per ora,siamo nelle sabbie mobili e facciamo fatica a respirare.