Autore Topic: Come i media "assolvono" le Medee infanticide  (Letto 1495 volte)

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Come i media "assolvono" le Medee infanticide
« il: Aprile 10, 2010, 12:46:44 pm »
Notate il "tono" dell'articolo
Giovani.. belle... mantenute..... eppure... "poverine"... così..DISPERATE! Tanto disperate che .... che cosa arrivano a fare? Ma nulla... Ammazzare i loro figli... Cosa credete che sia!! Loro non stuprano.... non palpeggiano, non guardano i decoltè delle signore sui treni. Loro ammazzano e basta... E non ammazzano il loro marito badate bene... come fanno quei "mostri" di uomini, ammazzano i loro bambini appena nati. Che donne! Che pecorelle bisognose di aiuto.. Ma un uomo non può capirle,... non può sapere cosa significhi essere veramente depresse... Questi angeli portatori di un sesso femminile tanto delicato quanto imprevedibile.. Così imprevedibile che, a volte, capita uccida le cose più care che ha... Povere donne.... povere... SOPRAVVISSUTE AI ...LORO FIGLIOLETTI !!!!

Ovviamente ho inviato un commento che sarà totalmente o quasi censurato, così come è altrettanto ovvio che la firma dell'articolo spetta al maschio-pentito di turno.


http://www.cronacaqui.it/news-giovani-e-belle-eppure-madri-cosi-disperate-quelle-donne-sopravvissute-ai-loro-figlioletti--_34569.html


Citazione
Olga Cerise si gettò nel lago con i suoi bambini, Rosa ed Emanuela li accoltellarono
Giovani e belle, eppure madri così disperate. Quelle donne sopravvissute ai loro figlioletti

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 TORINO 09/04/2010 - C’era un bel sole, quella mattina. Olga Cerise aveva sor­riso lasciando la sua casetta di legno con i gerani fioriti alle finestre, incastonata in quell’angolo della Val d’Aosta. Aveva sorriso ai suoi piccoli, aveva detto «Andiamo al lago, bambini». Poi, giunta al lago, Olga Cerise aveva guardato l’acqua, aveva stretto a sé i bambini e aveva cominciato a camminare, nelle acque, men­tre Davide di 4 anni e Matteo, di appena 21 giorni, si stringe­vano a lei. Piangeva Matteo, tremava di paura Davide. Olga, forse, continuava a sorridere, vedendo davanti a sé non la vita con i suoi figli, ma solo quell’acqua che la inghiottiva. Voleva morire, Olga. Ma per un terribile paradosso del destino lei continuerà a vivere. Si è salvata. Non Davide, non Mat­teo. Ai quali oggi forse pensa ancora, mentre si avvicina la fine di quei 10 anni da scontare in clinica psichiatrica.
E condannata a vivere è anche Rosa Sansone: giovane e bella, sopravvissuta a un coltello piantato nel cuore. Un coltello che lei stessa impugnava, men­tre stringeva al petto la sua piccola Nausicaa, il corpicino ancora caldo e coperto di san­gue. Volevano morire Olga e Rosa. Per quel male oscuro che aveva reso le loro vite di madri giova­ni e belle solo una distesa infi­nita di giorni tutti neri. En­trambe hanno aspettato che i loro compagni fossero assenti, lontani da casa. Olga ha lascia­to al marito un terribile bigliet­to: «Tanto di donne tu puoi averne quante ne vuoi...». Ro­sa, invece, ha lasciato solo un saluto e un’ultima frase e un sorriso: «Oggi porto io Nausi­caa all’asilo, non preoccupar­ti ». «Stava meglio, stava me­glio », ripeteva disperato, quel giorno di dicembre del 2004, il papà di Nausicaa, ripensando alla malattia di Rosa. «Faceva i capricci, non voleva mettere il cappottino» dirà, in seguito, ai magistrati la donna. E poi solo quel «non ricordo, non ricor­do ». In quel momento, era solo il buio.
Ce l’ha fatta, invece, a morire Emanuela Bosio, anche lei gio­vane e bella. Anche lei che aveva scelto di squarciarsi il cuore con un coltello, dopo aver massacrato la piccola Giu­lia che dormiva nella sua culla, mentre il nonno, in un tragico terribile presentimento, cerca­va di entrare nell’appartamen ­to arrampicandosi lungo la grondaia.
Di Annamaria Franzoni, inve­ce, tutti sanno, ormai da tem­po. Anche se la parola fine non pare poter essere scritta così facilmente, neppure adesso che la donna sta scontando in carcere la pena per l’uccisione del figlio Samuele.
Per la piccola Matilda, invece, recentemente i giudici che hanno assolto la madre Elena Romani hanno riaperto il caso, chiedendo di indagare sul fi­danzato della donna, Antonio Cangialosi. Federica Forcella non era depressa. Anzi. «Era una ragazza impegnata e vitale - dice Antonio Raz­zano, il suocero, tra i primi a raggiungere il luogo del ritrovamento dei cadaveri -. Era anche vice-presiden­te della pro loco di Tava­gnasco. Attiva e vitale. Con noi c’era un buon rap­porto. Rancori? Acqua passata. C’era Mattia, non riesco a credere che non lo vedrò più». L’uomo strave­deva per quel nipotino e nell’androne della sua abi­tazione, mentre mostra le fotografie del piccolo, scoppia in un pianto in­contenibile.
Incredulità a Tavagnasco e a Quassolo, nessuno crede al suicidio e neppure a nessuna altra ipotesi per­ché «non è possibile», ri­pete Domenica Morello, la zia materna di Federica: «Ma come può essere acca­duto? Il pomeriggio prece­dente lo ha passato a fare il bucato, ha steso tutta la biancheria, guardate, è an­cora lì. Io l’ho salutata, era allegra come sempre » . Non riesce a darsi una spiegazione neppure Si­mona Franchino, da sem­pre amica del cuore di Fe­derica: «Il giorno prima, sapendo che mia mamma è ricoverata in ospedale - ha raccontato la donna - Fe­derica si è offerta di ospita­re mio figlio, che frequenta la seconda elementare ed è compagno di classe di Mattia, per alcune ore, così da permettermi di andare in ospedale. Ci eravamo accordate. Come è possibi­le che poi abbia fatto ciò che ha fatto? Qualcuno so­stiene che mi abbia inviato un sms dove mi avrebbe spiegato i motivi del gesto. Non è vero, io non ho rice­vuto nulla e l’ultima volta che ho visto Federica è stato mercoledì sera, erano da poco passate le 19, era­vamo in piazza, davanti alla tabaccheria del pae­se ».
Giovanni Franchino, il sindaco di Tavagnasco, non se la sente di commen-t­are, «la conoscevo bene e mia figlia è stata l’ultima persona a parlare con lei al telefono, poco dopo la mezzanotte». La cugina di Federica esce di casa, vie­ne avvicinata dai giornali­sti, «abbiate pietà per ciò che è accaduto. Noi siamo i primi a non capire, non riusciamo a dare un senso quanto è accaduto».
A Ivrea dove risiede A. R., l’uomo a cui Federica è stata legata nell’ultimo an­no, nessuno vuole parlare, tantomeno lui, l’ex bom­ber ed ora allenatore di calcio, «ho una famiglia da difendere, non mettetemi in mezzo in una cosa dove io non c’entro nulla».

Andrea Bucci Valerio Grosso

Online fabriziopiludu

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Re: Come i media "assolvono" le Medee infanticide
« Risposta #1 il: Aprile 12, 2010, 12:16:02 pm »
Loro non stuprano.... non palpeggiano, non guardano i decoltè delle signore sui treni.  come fanno quei "mostri" di uomini

 
Il problema è che la sbirraglia maleducata sa essere estremamente severa solo in questi casi!
E osa ancora lamentarsi dicendo siano esigui di numero (!!!!!?????), non abbiano mezzi sufficienti... (DEMENZIALE!!!!!!!!)
E noi dovremmo pagare le tasse per questi leoni contro gli uomini, ed erbivori pusillanimi con le donne!!???
L'azzurro è veramente un colore che a loro non confà affatto!!!