Autore Topic: "Donne Vittoriose"  (Letto 184573 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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"Donne Vittoriose"
« il: Febbraio 02, 2016, 21:50:17 pm »
Sito molto equilibrato come tutto l'occidente moderno

https://donnevittoriose.wordpress.com/


Domanda,ma è fatto da una donna o da un ''maschietto''?
MMHH NON SO.
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #1 il: Febbraio 02, 2016, 23:09:55 pm »
E probabile che a "creare" questo sito sia stato uno dei tanti maschietti che infestano l'Italia e tutto il mondo industrializzato.
Ma, ovviamente, non ne ho alcuna certezza, anche perché ho scoperto la sua esistenza solo pochi minuti fa.  :sick:
In teoria potrebbe pure averlo creato qualche complessata di sesso femminile.
Oppure, chissà, potrebbe essere "un binomio": complessate e castrati in tandem...
Comunque, tra i tanti (ridicoli*) articoli che vi sono riportati, "il migliore" è questo, risalente a diciannove anni fa, perché evidenzia in maniera chiara gli insopprimibili complessi di inferiorità delle appartenenti all'ex "gentil sesso".

@@

* Ad esser ridicoli sono in primis i toni.

Citazione
https://donnevittoriose.wordpress.com/2009/06/03/forte-come-una-donna/
Forte come una donna
Posted by: Andrea V. on: mercoledì 3 giugno 2009   

L’articolo è dell’agosto 1997 ma anche in questo caso non perde assolutamente di attualità. dv

Fanno mestieri faticosi o “maschili”. Praticano sport e arti marziali. Ragazze che si piacciono muscolose Sicure di sé, perché sanno difendersi. Capaci, certo, di carezze. E di pugni. Se serve
di Olga D’Alì
lxo

Donna karateka

Dopo il lavoro abbandonano tacchi e tailleur per scegliere kimono, guantoni, qualche volta perfino la sciabola. Sono le appassionate di arti marziali e sport da combattimento: muscolose quanto basta, capaci di difendersi da sole. Insomma, donne forti. Forti come un uomo? No, come una donna. Chi si aspetta guerriere metropolitane o rissose valchirie è fuori strada. La loro femminilità non è mai messa in discussione, nemmeno tra le professioniste: la campionessa italiana di pugilato, Maria Rosa Tabbuso, 27 anni, è uno scricciolo di 49 chili, mentre Chantal Menard, campionessa mondiale di kickboxing, vanta addirittura un passato da modella. La donna forte non è più la brutta copia di un modello maschile. E il cinema ha subito captato la tendenza: in Strange Days tra l’eterea Juliette Lewis e la muscolosa Angela Basset non ci sono dubbi su chi sia la vera donna, quella che sarà capace di conquistare il bel Ralph Fiennes. Magari a suon di pugni. Ma è davvero una novità, questa forza fisica che si fa valore anche femminile? Non del tutto. “Nelle diverse culture l’uso che si fa del corpo dipende dai ruoli e dai compiti assegnati a donne e uomini”, riflette l’antropologo Alberto Salza, di Torino. “In quasi tutte le tribù pre-tecnologiche, la resistenza femminile era molto apprezzata, fino a diventare un criterio di scelta al momento di prendere moglie. Del resto ancora oggi le donne boscimani fanno ogni giorno anche 10 chilometri a piedi, magari portandosi un bambino sulla schiena: devono per forza essere forti. Invece altre culture, per esempio quella mediorientale, da sempre rifiutano un modello femminile fisicamente resistente, preferendo un’immagine morbida e piena, più consona all’idea di donna che è soprattutto madre”. E le esigenze sociali non si limitano a individuare una precisa gerarchia nelle qualità fisiche, ma definiscono anche i modelli estetici femminili. “In una zona del Kenia”, continua Salza, “vivono due tribù che hanno organizzazioni radicalmente diverse tra loro. I Turkani sono pastori, e le loro donne non solo sono molto indipendenti, ma hanno anche un fisico particolare: sono alte, piuttosto muscolose, con spalle robuste e fianchi stretti, perché devono camminare molto per portare in giro i loro animali e trasportare le scorte d’acqua. I vicini Samburi, invece, sono agricoltori e le loro donne sono più minute, meno muscolose. Ciascuna tribù considera decisamente brutte le donne dell’altro gruppo”. In queste società “arcaiche” la prestanza fisica delle donne è una qualità dalla quale può dipendere la sopravvivenza quotidiana. Ma perché è diventata così positiva anche nelle società tecnologiche, così determinate a ridurre al minimo le attività che richiedono l’uso dei muscoli? Forse dipende proprio dalle donne. Da quell’universo femminile che, per natura e istinto, da sempre dà alla resistenza fisica un significato particolare. “L’uomo ha usato la forza soprattutto per conquistare e difendere il possesso di cose materiali, quindi per avere. Mentre alle donne è servita per esistere, per essere”, sostiene Mariapia Bobbioni, psicanalista di Milano. “La loro forza è sinonimo di spinta alla vita, di creatività, di intraprendenza: una dote che le ha aiutate a conoscersi meglio. La cultura femminile è fatta anche di coraggio, indispensabile per affrontare cambiamenti e trasformazioni”. Una teoria condivisa da Emanuele Jannini, sessuologo e autore di Il sesso guarito (Sperling & Kupfer Editori). “Eravamo abituati a convivere con donne attente al proprio corpo da un punto di vista solo estetico, ma adesso si intravede un atteggiamento nuovo: il desiderio di mostrarsi forti, capaci di difendersi, senza peraltro scimmiottare il comportamento maschile. Anzi, questa conquistata energia diventa un pretesto per mettersi alla prova e scoprire altre potenzialità, perché la forza fisica non rimane mai confinata a livello muscolare, ma si trasforma in sicurezza psicologica”. Diventare forti fisicamente per compensare una sensazione di inadeguatezza: una strategia, questa, messa in atto sia dagli uomini che dalle donne. “Spesso chi si avvicina alle arti marziali lo fa per superare la propria insicurezza o timidezza, perché praticando queste tecniche non aumenta solo la potenza fisica, ma anche quella interiore. Ci si sente meno minacciati e, di conseguenza, più aperti e disponibili verso gli altri”, conferma Angelo Abbruzzo, maestro di Shaolin, antica arte orientale da combattimento. “La tecnica che insegno, utile come autodifesa, è basata sulla ricerca di una forza interiore fatta di profondo equilibrio. Le donne che la praticano raccontano di sentirsi meno vulnerabili, non si sentono – come invece normalmente quasi sempre accade – potenziali vittime. E questa loro sicurezza si nota subito: cambia la postura, il modo di camminare e di occupare lo spazio. Aumenta anche l’attenzione al pericolo e la capacità di captare in anticipo situazioni che potrebbero rivelarsi rischiose, e così naturalmente si riducono le probabilità di subire un’aggressione”, aggiunge Abbruzzo. Sentirsi più sicure, padrone della propria vita e non in balìa degli eventi. È anche questo desiderio a spingere molte donne a praticare uno sport da combattimento. Senza timore di perdere in femminilità. Chantal Menard assicura che gli anni passati tra allenamenti e incontri sul ring le hanno regalato una profonda conoscenza del suo corpo e la capacità di riconoscerne le esigenze. Non solo: tirando pugni e calci è riuscita a vincere una timidezza esasperata, che le rendeva difficile perfino attraversare la sala di un ristorante per l’imbarazzo di sentirsi gli occhi addosso. Traguardi, questi, riservati non solo alle atlete professioniste. “Pratico la boxe da 5 anni ma non ho braccia da energumeno, anzi peso sempre 50 chili. Alle lezioni partecipano insieme uomini e donne, quindi il più delle volte tiro con i ragazzi, ma non è mai stato un problema né per me né per loro. Mi hanno subito accettata, senza considerarmi strana. Del resto è normale vedermi in palestra con una mise non proprio femminile – vecchie T-shirt, guantoni e paradenti – e poi incontrarmi fuori con tacchi e minigonna”, racconta Francesca, 27 anni, di Milano. “A farmi innamorare di questo sport non è stata l’illusione di sentirmi forte come un uomo. All’inizio ho provato perché mi piacevano i movimenti, poi ho continuato perché mi sentivo meglio nella mia pelle, meno nervosa e, anche se può sembrare strano, meno aggressiva. Ma più curiosa, nel senso che i cambiamenti o gli imprevisti ora non mi spaventano più: so che ho l’energia, anche fisica, per affrontarli”. Non è l’unico piacevole “effetto collaterale” di allenamenti intensi. Le donne che fanno attività hanno più consapevolezza del loro corpo. “E questo vuol dire anche maggior attitudine al piacere, fino al punto da riuscire a provare orgasmi migliori”, spiega il sessuologo Emanuele Jannini, “proprio perché l’esercizio sportivo irrobustisce tutti i muscoli, compresi quelli della cintura pelvica”. Particolare normalmente apprezzato dagli uomini, anche se non tutti sembrano pronti a convivere con una compagna fisicamente alla pari. “In realtà quelle che spaventano davvero sono le forzate del body building, quelle che arrivano a modificare il loro corpo fino a farlo diventare una caricatura di quello maschile”, interviene Giorgio Rifelli, psicosessuologo. “Ma in questi casi spesso si tratta di ragazze che hanno problemi con la loro identità femminile: non si accettano e si costruiscono un’immagine-corazza”. La reazione degli uomini è negativa, perché se ne sentono minacciati e perché percepiscono di trovarsi di fronte a donne che non hanno un buon rapporto col loro corpo. “Quelle che si mettono in esplicita competizione con lui, è quasi scontato, respingono”, commenta Jannini. Questo, in fondo, è comprensibile: ma per molti non è facile nemmeno accettare i normali cambiamenti prodotti sul corpo femminile da tanta attività sportiva (la circonferenza della vita che si allarga mentre fianchi e seno diminuiscono). Eppure bisognerà abituarsi, visto anche il progressivo accorciamento delle distanze tra maschi e femmine in molti sport. Per esempio nella corsa dei 200 metri, dove il distacco è passato dagli 8 secondi del 1922 a 2, grazie a Florence Griffith. Grande atleta e donna affascinante. Per qualcuno, però, una compagna fisicamente forte è quasi una liberazione, perché finalmente non è costretto a giocare la parte scomoda dell’eterno paladino. “Un atteggiamento diffuso soprattutto tra i più giovani, che hanno ricevuto un’educazione meno condizionata dallo stereotipo del macho”, prosegue Jannini. Uno come Filippo, architetto trentenne. “Una sera a casa di amici ci siamo ritrovati a parlare di sport, e mi sono accorto che le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza. La mia prima reazione è stata quasi di fastidio, come se lei stesse sconfinando in un territorio non suo. Poi la curiosità è stata più forte e insistendo ho scoperto che da anni praticava l’aikido, un’arte marziale giapponese. Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei. Sentendo i suoi interventi ho avuto l’impressione di aver dormito per anni e di essermi perso qualche cambiamento interessante. Non è stata una brutta sorpresa, ma non sono del tutto sicuro che davvero mi piacerebbe dividere il letto con una donna capace di suonarmele di santa ragione”. Con una certa perplessità maschile fa i conti tutti i giorni Ilaria Gazzano, 30 anni, che forte lo è diventata per necessità professionale: è una delle due donne vigili del fuoco in servizio oggi in Italia. Un lavoro duro, ancora appannaggio degli uomini: “Le prove fisiche che abbiamo dovuto superare durante il corso di formazione erano molto impegnative: arrampicarsi sulle funi, scavalcare muri, fare chilometri di corsa. In quei momenti sentivo che i miei compagni di corso davano quasi per scontato un mio cedimento. Sapendo a cosa stavo andando incontro, però, mi ero allenata bene. E forse anche la voglia di vincere questa sfida mi è servita come stimolo a dare il massimo. Adesso che sono operativa, quando capito con colleghi che non hanno mai lavorato con me, capisco che siano perplessi. Più che la mia capacità di resistenza fisica, a intimorirli è il fatto che io non sia altrettanto forte dal punto di vista emotivo, perché in questo lavoro mantenere i nervi saldi è essenziale. Evito qualsiasi braccio di ferro, non perdo tempo nel cercare di convincerli: mi limito ad entrare in azione in modo professionale e lascio che si convincano da soli. Così in questi anni non mi sono rafforzata solo fisicamente, ma anche come carattere: ho un buon autocontrollo e non mi lascio travolgere dalle emozioni. Fredda? No, piuttosto il contrario: forse, e proprio grazie al tipo di situazioni che affronto quotidianamente, sono diventata più sensibile, più umana”. Gli ultimi scettici sono avvisati: in caso di pericolo, munita di casco e idrante, potreste trovarvi di fronte una fata bionda. Brava e forte.

Tratto da D – La Repubblica delle Donne del 26 agosto 1997



Citazione
Particolare normalmente apprezzato dagli uomini, anche se non tutti sembrano pronti a convivere con una compagna fisicamente alla pari.

Una compagna "fisicamente alla pari"... :D
Mi vien da ridere.
Dunque, parlando a titolo personale, io sono alto 1,85, peso 95 kg (non di ciccia...) e pratico le arti marziali da quando ero un bambino (seppur a fasi alterne).
Be', devo ancora conoscere personalmente una donna che mi sia "fisicamente alla pari".  :cool2:

Altrettanto divertente è questo pezzo.
Citazione
Una sera a casa di amici ci siamo ritrovati a parlare di sport, e mi sono accorto che le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza. La mia prima reazione è stata quasi di fastidio, come se lei stesse sconfinando in un territorio non suo. Poi la curiosità è stata più forte e insistendo ho scoperto che da anni praticava l’aikido, un’arte marziale giapponese. Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei. Sentendo i suoi interventi ho avuto l’impressione di aver dormito per anni e di essermi perso qualche cambiamento interessante. Non è stata una brutta sorpresa, ma non sono del tutto sicuro che davvero mi piacerebbe dividere il letto con una donna capace di suonarmele di santa ragione”.

Le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza...  :rofl2:
Citazione
Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei.

Sì, tutto bellissimo, ma bisogna sempre vedere con quali uomini si ha la disgrazia di "impattare".

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #2 il: Febbraio 03, 2016, 09:37:23 am »
Al riguardo aggiungo dell'altro, tanto per evidenziare la spocchia di tante ragazze e donne che si danno alle arti marziali, oppure ad altre discipline da combattimento.
Un mio conoscente di Teramo, ex pugile dilettante (di un certo livello), raccontava di recente (a me ed altri) che in una palestra di pugilato frequentata anche da ragazze - tra le quali una universitaria - ce n'è una che pochi mesi fa gli ha detto, chiaro e tondo, che "quando è disponibile a fare i guanti con lei, basta che glielo dice"...  :alien:
(Lui potrebbe letteralmente ucciderla; sicuro al 100%.)

Il bello è che la tipa in questione, oltre ad essere una mezza sega che io stesso potrei sbattere per terra in una manciata di secondi, è pure fomentata dal suo "maestro".
Scrivo "maestro" anziché maestro, perché la quasi totalità degli pseudo maestri di oggi son sempre pronti a leccare il culo alle donne e a sminuire gli altri uomini - ma non se stessi, ovvio; loro sono i (penosi) "maschi alpha" della situazione.
E questa è oramai una costante, perché (come ho già scritto) le suddette trovano terreno fertile negli stessi maestri, per cui si montano la testa e si sentono autorizzate a dire qualsiasi stronzata, consapevoli del fatto che non ci saranno conseguenze.*

Ve ne dico un'altra, raccontatami da un altro amico.
Circa dieci anni fa, in una palestra di kickboxing di una tot città del Centro Italia, l'allenatore cacciò via un rumeno dalla sua palestra, e sapete perché ?
Perché, durante gli allenamenti - e contrariamente a quanto facevano gli italiani - gonfiava di botte le kickboxer...
Immaginate una ipotetica situazione contraria: quale allenatore caccerebbe via una donna che picchia degli uomini ?
Ovviamente nessuno.
Anzi, una donna sarebbe glorificata per questo.


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* Non a caso ho più volte scritto che quelli tra i due sessi son rapporti di potere e non d'amore.

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Per inciso: anche molti ragazzi e uomini che praticano le arti marziali, il pugilato, la kick ed altro son presuntuosi: ma mai con le donne, bensì con gli altri uomini.

Offline Salar de Uyuni

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #3 il: Febbraio 03, 2016, 14:14:30 pm »
Mi ricordi come faceva un certo utente con una certa rumena :sleep:     
Comunque caro frank voglio lasciarti con una rivelazione,dopo attente analisi ho scoperto incrociando dati informatici che il creatore di quella pagina è  un certo fabrizio piluddu da albissola marittima
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #4 il: Febbraio 03, 2016, 23:05:51 pm »
Mi ricordi come faceva un certo utente con una certa rumena :sleep:     
Comunque caro frank voglio lasciarti con una rivelazione,dopo attente analisi ho scoperto incrociando dati informatici che il creatore di quella pagina è  un certo fabrizio piluddu da albissola marittima

Non ne sono minimamente stupito.  :cool2:

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #5 il: Febbraio 06, 2016, 11:41:19 am »
Lo posto qua.
Qualcuno di voi ha letto questo libro?
(Io no.)

http://www.flaneri.com/2012/03/23/il_silenzio_degli_uomini_a_tu_per_tu_con_iaia_caputo/
Citazione
“Il silenzio degli uomini”: a tu per tu con Iaia Caputo

di Rita Proto / 23 marzo 2012
iaia-caputo-intervista-il-silenzio-degli-uomini-libro-120419_L.jpg   

Il silenzio degli uomini (appena pubblicato da Feltrinelli) è l’ultimo libro della scrittrice e giornalista Iaia Caputo. Dopo saggi intensi e originali sulle donne e sul loro mondo interiore, prende posizione sull’“altra metà del cielo”. E lo fa senza rabbia o preconcetti, ma con tanta voglia di capire quello che definisce «drammatico malessere maschile», sottolineando che «il nostro è un paese bloccato da una misoginia che ormai pervade l’intero corpo sociale».


Iaia, perchè parli di «silenzio degli uomini»? Media, tv, politica e cronaca sono pieni di dichiarazioni, parole, decisioni, anche politiche, prese da uomini più o meno importanti nelle nostre vite pubbliche e private di donne al tempo della crisi più nera degli ultimi tempi. A quale silenzio fai riferimento?

La parola maschile è per tradizione “pubblica”, e per quanto sapiente, illuminata o illuminante, può essere completamente scollegata dai sentimenti, dalle emozioni, dalla vita affettiva, dalla propria esperienza umana. Facciamo una riflessione sul caso Strauss-Kahn: uno degli uomini più potenti del mondo, grande economista, politico stimatissimo e, al tempo dello scandalo, destinato a correre alla Presidenza della Repubblica francese; ecco un uomo di tale valore intellettuale poteva essere allo stesso tempo un sex-addict, un molestatore seriale, senza che questo suo aspetto “privato” inficiasse la sua immagine pubblica. Cosa vuol dire: che viveva in un doppio silenzio, il proprio, e quello della complicità che lo circondava. Ora, potremmo mai immaginare che per una qualunque donna di potere varrebbe la medesima doppia morale? Non verrebbe giudicata per l’insieme dei suoi comportamenti pubblici e privati? Se Angela Merkel fosse un’incallita seduttrice di uomini, più o meno giovani, e abituale frequentatrice di prostituti, sarebbe la cancelliera tedesca?


Hai scritto un libro coraggioso, in cui colpisce la tua voglia di capire cosa c’è dietro quel silenzio maschile che, non espresso e non elaborato, può portare uomini feriti a violenze inaudite e bestiali contro le loro donne e soprattutto, fenomeno recente e sconcertante, contro i loro figli. Cosa hai scoperto indagando le ferite maschili?

Nel libro parlo di «condizione tragica» del maschile, si riferisce al grande malessere che colpisce tantissimi uomini, facenti parte di un genere che per millenni è stato il signore del mondo e che non lo è più. Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità. Non tutti la accettano. E chi non vuole fare i conti con il cambiamento, pur provando smarrimento, paura, fragilità, l’unico sentimento che riesce a sentire è la rabbia: per essere stato lasciato, per la fine di un matrimonio, per la sentenza di un tribunale che affida i figli alla madre. Ecco che allora si abbandona al gesto violento. Che testimonia insieme la frustrazione per un’incontrastata potenza perduta e l’assoluta impotenza di fronte alla libertà e alla autodeterminazione delle donne.


Nel tuo saggio metti in evidenza che solo uomini consapevoli di sé e desiderosi di rompere la spirale di potere e privilegi possono ritrovare se stessi e uscire da una solitudine impotente, che sempre più spesso si esprime con atti di violenza bestiale. Quali i passi fondamentale da parte degli uomini per arrivare a un rapporto realmente di scambio di amore, di affetti, di diversità, tra uomini e donne?

Credo che in un paese diventato per molte e complesse ragioni un paese fortemente misogino, impregnato di stereotipi, così povero di donne nella rappresentanza politica, così affollato di uomini, e per giunta anziani, bisognerebbe partire dall’educazione, fin dalla scuola primaria. Ma sono ottimista: possiamo sperare che riportando le donne sulla scena pubblica, fornendo sempre più modelli positivi e autorevoli femminili, anche le relazioni tra i generi miglioreranno.



Il silenzio degli uomini costringe al silenzio anche le donne. Senza uomini coraggiosi e consapevoli, non conniventi a vecchi privilegi non si va da nessuna parte. Come dimostra il film appena uscito La sorgente dell’Amore in cui Radu Mihaileanu dimostra che nulla o quasi può la rivendicazione delle donne senza uomini solidali, in grado di ascoltare e sostenere. Il sentimento con cui consegni il tuo libro al pubblico è più intriso di pessimismo o di speranza nel cambiamento degli uomini?

Abbiamo tutti, più che mai in questo momento, il dovere della speranza. Molte cose stanno cambiando, penso a un modo diverso di intendere la paternità, un territorio nel quale tanti uomini hanno capito che la cura era, anche, piacere, tenerezza, vicinanza alle emozioni, e che era più quel che guadagnavano di quanto perdevano in termini di privilegi e libertà. Certo, c’è ancora molta strada da fare, ci saranno ancora colpi di coda, regressioni, molte contraddizioni con cui fare i conti, tuttavia, i cambiamenti sono, non solo necessari, ma inevitabili.


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Citazione
Nel libro parlo di «condizione tragica» del maschile, si riferisce al grande malessere che colpisce tantissimi uomini, facenti parte di un genere che per millenni è stato il signore del mondo e che non lo è più. Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità. Non tutti la accettano.

Solito discorsi dementi e senza senso.
Come posso io, nato nel 1971, essere "a disagio" per un potere che non ho mai avuto? (forza fisica a parte).
Come posso sentire di aver perduto qualcosa che non ho mai posseduto?
Queste femminucce moderne son proprio limitate e ottuse.
Ma, a parte questo, non mi sembra proprio che certi discorsi possano valere per quegli uomini provenienti da paesi islamici.


Citazione
Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità.

Come dicevano i c.d. vecchi della QM, l'uomo odierno - di questa parte di mondo - non ha problemi di identità, bensì di valore.

Offline Vicus

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #6 il: Febbraio 06, 2016, 15:07:31 pm »
La femminista è troppo ottusa per capire che oggi i signori del mondo non sono le donne ma il consumismo e la finanza astratta che lorsignore servono, talora perfino senza saperlo.
In una società del genere gli uomini non hanno uno scopo né un posto, quindi è anche un problema di identità.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #7 il: Febbraio 06, 2016, 15:44:28 pm »
In una società del genere gli uomini non hanno uno scopo né un posto, quindi è anche un problema di identità.

Ma soprattutto di valore.
In questo concordo con gli uomini che ci han preceduto.

Alberto1986

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #8 il: Febbraio 13, 2016, 01:53:22 am »
Sito molto equilibrato come tutto l'occidente moderno

https://donnevittoriose.wordpress.com/


Domanda,ma è fatto da una donna o da un ''maschietto''?
MMHH NON SO.

....
Comunque caro frank voglio lasciarti con una rivelazione,dopo attente analisi ho scoperto incrociando dati informatici che il creatore di quella pagina è  un certo fabrizio piluddu da albissola marittima



Da cosa deduci che dietro c'è Piludu?  :hmm:
Se mi dai conferma sicura, verrà confinato nel girone dei bannati/dannati con decorrenza immediata  :D  :P
Tu Fabrizio cosa hai da dire a tua discolpa?  :hmm:

Alberto1986

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #9 il: Febbraio 13, 2016, 02:04:07 am »
Basta quest'immagine per capire che razza di malato mentale si nasconde dietro una porcheria di blog del genere:







 :doh: :doh: :doh: :doh: :doh: :doh:

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #10 il: Febbraio 13, 2016, 10:04:55 am »
Basta quest'immagine per capire che razza di malato mentale si nasconde dietro una porcheria di blog del genere:







 :doh: :doh: :doh: :doh: :doh: :doh:

Sì, chiunque sia è un povero deficiente (al 99,9% si tratta di un maschietto demente e leccaculo) che a quattr'occhi potrei tranquillamente sbattere per terra, come potrei sbatterci una femminuccia come quella; perché, detto francamente, ne ho proprio i coglioni pieni di questi ritardati e di simili spocchiose.

Scusa le parolacce, ma oggi mi girano proprio.


Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #11 il: Aprile 02, 2016, 16:12:16 pm »
Le complessate hanno nuovamente colpito.

http://it.euronews.com/2016/04/01/calcio-usa-le-donne-della-nazionale-chiedono-stesso-stipendio-degli-uomini/
Citazione
Sport
Calcio USA: le donne della nazionale chiedono stesso stipendio degli uomini

Una denuncia a livello federale contro un trattamento economico iniquo. A presentarla sono state 5 componenti della nazionale femminile statunitense di calcio. Tra loro il portiere Hope Solo.

Le calciatrici hanno portato la loro azione legale davanti alla Equal Employment Opportunity Commission sostenendo che gli uomini vengono pagati quattro volte più di loro soltanto per scendere in campo.

Il divario retributivo di genere è palese nonostante la nazionale femminile, con tre Coppe del Mondo e quattro Olimpiadi vinte, abbia contribuito decisamente di più alla diffusione del soccer negli Stati Uniti.

La battaglia per l’equità di salario arriva dopo che una decina di giorni fa Novak Djokovic aveva definito legittimi i maggiori guadagni degli uomini rispetto alle donne nel tennis.

Un commento del serbo, numero uno del ranking mondiale, giunto all’indomani delle dichiarazioni machiste di Raymond Moore direttore e amministratore delegato del torneo di Indian Wells (che aveva dichiarato: “Se fossi una donna ogni sera ringrazierei in ginocchio Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono nati, perché hanno portato questo sport dove è adesso”). Frasi che l’hanno poi costretto alle dimissioni.

Immediata era arrivata la replica di Serena Williams, la tennista numero uno al mondo ha seccamente replicato ai commenti sessisti dei due chiarendo che “le donne non devono inginocchiarsi proprio davanti a nessuno”.


Citazione
Billie Jean King

‎@BillieJeanKing

Disappointed in #RaymondMoore comments. He is wrong on so many levels. Every player, especially the top players, contribute to our success
22:46 - 20 Mar 2016

Ce ne fosse una che avesse l'onestà di ammettere che il livello femminile non è certamente paragonabile a quello maschile e che in ipotetiche (e improponibili) gare miste, emergerebbero in maniera dirompente gli uomini.
Dico: anche la nazionale femminile di calcio più forte del mondo, tanto le buscherebbe da adolescenti maschi di 16-17 anni di età (è già accaduto in un recente passato).


Citazione
Un commento del serbo, numero uno del ranking mondiale, giunto all’indomani delle dichiarazioni machiste di Raymond Moore direttore e amministratore delegato del torneo di Indian Wells (che aveva dichiarato: “Se fossi una donna ogni sera ringrazierei in ginocchio Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono nati, perché hanno portato questo sport dove è adesso”). Frasi che l’hanno poi costretto alle dimissioni.

Le dimissioni per aver detto la verità.
Roba da matti.


Citazione
La battaglia per l’equità di salario arriva dopo che una decina di giorni fa Novak Djokovic aveva definito legittimi i maggiori guadagni degli uomini rispetto alle donne nel tennis.

Più che legittimi, sia perché i tennisti uomini portano un numero decisamente maggiore di persone ad assistere alle gare di tennis, sia perché i medesimi disputano cinque set anziché tre, sia perché il livello maschile è decisamente superiore a quello femminile.
Basta dire che la numero uno (1) delle donne non è paragonabile neppure al numero cinquecento (500) degli uomini.

Offline ilmarmocchio

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #12 il: Aprile 03, 2016, 19:29:19 pm »
che assurdità tocca leggere :doh:

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #13 il: Aprile 16, 2016, 17:18:29 pm »
Non sono un appassionato di pugilato, tuttavia mi è stato segnalato questo articolo, con le relative dichiarazioni di questa stupida pugilessa diciottenne.

http://sport.ilmessaggero.it/altrisport/rio_2016_anche_la_box_italiana_e_donna_irma_testa_prima_pugilatrice_italiana_ai_giochi-1672148.html

Citazione
Rio 2016, la boxe è donna: Irma Testa prima pugilatrice italiana ai Giochi. Pass anche per Mangiacapre

Nell'articolo si parla anche di Mangiacapre, che al pari della Testa si è qualificato per i Giochi di Rio, ma nonostante ciò "la boxe è donna".  :muro:

Citazione
«Sono alta e dal fisico longilineo - le sue parole - la mia qualificazione a Rio è anche un messaggio a tutte le donne: fate boxe perchè fa bene e vi rende belle». A chi invece è contrario al pugilato femminile, Testa replica: «Dico solo che la boxe è uno sport femminile. Perchè noi donne abbiamo una marcia in più su grinta e determinazione. Questo è il nostro sport».

...  :doh:

Sul web sono riportate anche queste dichiarazioni della pugilessa in questione.
Citazione
"Gli uomini non hanno la determinazione, l'aggressività, la capacità di sopportare il dolore e la fatica che abbiamo noi donne. Il futuro è nostro, anche qui".

Voglio dire: ma poi come si fa a tifare per queste dementi ?
Come ci si può augurare che vincano delle medaglie per l'Italia ?
Personalmente mi auguro che la tipa perda, insieme a tutta la spedizione azzurra di sesso femminile.


@@

ps: il pugilato, al pari di tutte le arti marziali e degli sport da combattimento in genere, è stato inventato proprio dagli uomini.
Ho detto tutto.



Offline Fazer

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #14 il: Aprile 16, 2016, 17:38:22 pm »
Ormai non mi arrabbio nemmeno più...
Tanto è un fiume in piena.
Torme di dementi sparano quotidianamente minchionate siderali.
Senza limiti, senza vergogna.
(OT) Avete visto il video di quel carabiniere che dopo aver preso un ceffone da una mentecatta le risponde a tono? Avete visto la reazione (da dietro) del "maschio alfa" colpito nell'onore? Avete sentito l'unanime coro di indignazione ("non si colpisce una donna!")?
Ecco una buona fetta della QM, sotto i vostri (inorriditi) occhi...
E noi dovremmo (ri)costruire cosa? Una nuova società? al fianco di queste capre e di questi subnormali? Bah...
Persino i MGTOW mi sembrano troppo "morbidi".
Adunata generale alla base del muro; ordine del giorno: sfilare mattoni. Che il muro crolli, il più presto possibile. Essendo marcio, non lo si può (più) puntellare. Che venga abbattuto.