Autore Topic: "Donne Vittoriose"  (Letto 183911 volte)

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Offline Duca

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #210 il: Febbraio 21, 2018, 20:38:45 pm »
Ho letto anche "donne di ghiaccio", mi pare sulla Gazza o sul Corriere... adesso ci fracasseranno i maroni per mesi con 'ste medagliette.  :mad:

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #211 il: Febbraio 21, 2018, 20:55:03 pm »
Ho letto anche "donne di ghiaccio", mi pare sulla Gazza o sul Corriere... adesso ci fracasseranno i maroni per mesi con 'ste medagliette.  :mad:

Puoi starne certo.
E' sempre così.
Atlete complessate e giornalisti leccaculo, vanno regolarmente di pari passo

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #212 il: Febbraio 21, 2018, 21:01:08 pm »
Tanto per restare in tema...
Articolo scritto da un appartenente al sesso maschile.

https://www.oasport.it/2018/02/sono-le-olimpiadi-delle-donne-goggia-fontana-e-moioli-gli-ori-arrivano-solo-dalle-guerriere-d'italia2/


https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13706.120.html

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Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #125 on: August 29, 2016, 20:25:24 PM »


  Comunque, tanto per non smentirsi, un paio di giorni fa la judoka romana che risponde al nome di Odette Giuffrida - medaglia d'argento a Rio, nei 52 kg femminili -, ad una domanda posta dal mensile di salute, nutrizione e sport dell'Università Nicolò Cusano,



Citazione
    Quest'anno è stato record di qualificazione fra donne


ha risposto così:


Citazione
    Odette Giuffrida

    Diciamo la verità, noi donne siamo più combattive. Piano piano stiamo prendendo sempre più spazio, come è giusto che sia.



Questo nonostante i paragoni tra uomini e donne nello sport siano un nonsenso, perché se la gare fossero miste anziché divise in base al sesso, dello sport al femminile resterebbero solo le macerie.
Il motivo è ovvio: la superiorità fisica maschile.
Esempio: quale donna potrebbe sfidare Teddy Riner nel judo, Usain Bolt nell'atletica o Michael Phelps nel nuoto...?
Ovviamente nessuna.

Non solo: alle recenti Olimpiadi di Rio si sono qualificati 170 atleti italiani e 144 atlete italiane, ragion per cui, usando il suo metro, chi è stato più combattivo...?

Di più: alle Olimpiadi di Rio gli uomini italiani hanno vinto diciotto medaglie, di cui ben sette (su otto) d'oro, mentre le donne si sono aggiudicate dieci medaglie, di cui solo una d'oro.
Perciò chi si è comportato meglio? Chi è stato più combattivo, più determinato, più grintoso? Ovviamente gli uomini.

Non c'è niente da fare: il problema di Odette Giuffrida, così come quello di Irma Testa e di tante altre giovani donne di oggi - atlete o meno che siano -, è la presunzione e parimenti la mancanza di umiltà, nonché l'incapacità di riconoscere i meriti altrui.
E nello specifico i meriti della controparte maschile.
Viceversa gli uomini non hanno alcun problema a riconoscere i meriti femminili.
Non solo: nessun atleta di sesso maschile (italiano e non) fa mai sparate "anti-donna", mentre il contrario è la norma; e i motivi sono da ricercare negli insopprimibili complessi di inferiorità di cui le donne sono affette e afflitte.

@@

Per inciso: Fabio Basile, che ha vinto la medaglia d'oro nei 66 kg maschili, non ha fatto minimamente sparate del genere verso le donne.
E lui, se solo lo volesse, potrebbe farle certe sparate.

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #213 il: Febbraio 21, 2018, 22:01:07 pm »
Sempre riguardo alla c.d. ... "superiorità femminile" e perché una medaglia femminile ha un peso specifico inferiore...

https://it.wikipedia.org/wiki/Short_track

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Record
Da aggiornare


Specialità    Nome    Nazione    Tempo    Data    Località

500 m Donne    Elise Christie    Regno Unito 42.335  13.11.2016  Salt Lake City

1000 m Donne    Shim Suk Hee    Corea del Sud 1:26.661    21.10.2012  Calgary

1500 m Donne    Choi Min-jeong    Corea del Sud  2:14.354    12.11.2016  Salt Lake City

3000 m Donne    Jung Eun-Ju    Corea del Sud  4:46.983    15.03.2008  Cina

3000 m Staffetta    Corea del Sud    Corea del Sud    4:04.222    12.11.2016  Salt Lake City



500 m Uomini    J.R. Celski    Stati Uniti 39.937    21.10.2012  Calgary

1000 m Uomini    Hwang Dae-heon    Corea del Sud  1:20.875  12.11.2016    Salt Lake City

1500 m Uomini    Sjinkie Knegt    Paesi Bassi  2:07.943    13.11.2016  Salt Lake City

3000 m Uomini    Noh Jin-kyu    Corea del Sud  4:31.891    19.03.2011    Varsavia

5000 m Staffetta    Canada    Canada  6:30.958    19.10.2012  Calgary

...

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #214 il: Febbraio 24, 2018, 19:34:24 pm »
Tanto per restare in tema...
Articolo scritto da un appartenente al sesso maschile.

https://www.oasport.it/2018/02/sono-le-olimpiadi-delle-donne-goggia-fontana-e-moioli-gli-ori-arrivano-solo-dalle-guerriere-d'italia2/

Altro articolo pubblicato poco fa su oasport.

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Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Italia promossa e di nuovo competitiva. Donne al potere, ma non manca qualche ombra

24 febbraio 2018 17:50 Federico Militello

Bilancio più che positivo per l’Italia alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Raggiunto l’obiettivo delle 10 medaglie fissato dal presidente del Coni Giovanni Malagò, anche se è lecito pensare che il numero uno dello sport italiano avesse stabilito un traguardo minimo e prudenziale, ben consapevole al tempo stesso di poter contare su potenzialità addirittura superiori. La spedizione azzurra ha dimostrato in effetti di poter valere anche un numero maggiore di podi.

Il bottino finale va considerato dunque in linea con le aspettative. Per la sesta volta nella sua storia l’Italia ha raggiunto la doppia cifra, dato che ci fa comprendere come si tratti di un risultato tutt’altro che disprezzabile: non accadeva dall’edizione casalinga di Torino 2006. In una sola Olimpiade, inoltre, il Bel Paese ha triplicato il numero di ori vinti nelle due edizioni precedenti. Non che ci volesse molto, a dire il vero. I tre successi, tuttavia, non apparivano per niente scontati alla vigilia dei Giochi e più di ogni altra cosa certificano la ritrovata competitività dell’Italia nel panorama internazionale.

Dieci le posizioni guadagnate nel medagliere rispetto a Sochi 2014: dalla ventiduesima alla dodicesima. Non è mancato molto per la top10, rimasta a portata di mano praticamente fino all’ultimo giorno. Nelle ultime due decadi, i tempi sono cambiati. A Nagano 1998 l’Italia colse 10 podi come a PyeongChang 2018, ma con un oro in meno: finì decima nel medagliere. L’asticella si è alzata notevolmente. Sono aumentate non solo le discipline, ma anche le nazioni che concorrono alle prime posizioni. Come già preventivato alla vigilia, per ambire alla top10 servono ormai tra i 4 ed i 6 ori.

Rispetto alle Olimpiadi estive, all’Italia mancano un paio di sport ‘serbatoio’ come scherma e tiro a volo da cui attingere un buon gruzzolo di medaglie d’oro. L’Olanda punta quasi tutto sullo speed skating, la Corea del Sud sullo short track. Per il Bel Paese non esistono invece podi o, ancor di più, ori ‘sicuri’. Siamo competitivi nella stragrande maggioranza degli sport, senza però poter contare sul dominatore alla Martin Fourcade che, da solo, riesce a portare a casa tre titoli.


I Giochi di PyeongChang ci lasciano in eredità due fuoriclasse come Sofia Goggia e Michela Moioli che, se lo vorranno, saranno destinate a segnare un’era dello sport tricolore, mentre una terza, Arianna Fontana, si è addirittura consacrata come una delle più grandi leggende di tutti i tempi. La valtellinese non ha ancora sciolto i dubbi sul proprio futuro: qualora proseguisse per altri quattro anni, sarebbe una benedizione. Bisognerà altresì comprendere le cause che hanno portato diversi atleti di punta a smarrirsi proprio nell’appuntamento clou della stagione: alcuni di questi, spesso formidabili in Coppa del Mondo, non hanno retto la pressione del grande evento.

Verrà ricordata inoltre come l’Olimpiade delle donne: il 60% delle medaglie sono state conquistate dal gentil sesso, senza dimenticare la gara mista di biathlon. E dire che gli ultimi ori al femminile risalivano addirittura al 2002 con Daniela Ceccarelli, Stefania Belmondo e Gabriella Paruzzi. La sensazione è che tale tendenza possa addirittura accentuarsi in vista di Pechino 2022.


L’avventura coreana ha poi messo in risalto alcune discipline dove è stata attuata una programmazione mirata che, con impegno e tanto lavoro, sta portando e poterà risultati nel lungo periodo: pensiamo in particolare a biathlon (malgrado il tallone d’Achille dell’ultimo poligono…), snowboard, speed skating, sci alpino femminile (molto preoccupante, invece, la situazione degli uomini) ed anche slittino. Altri settori potrebbero faticare a breve qualora le proprie stelle decidano di abbandonare l’attività agonistica (pattinaggio artistico e short track), mentre restano dei vuoti allarmanti. Non è possibile, ad esempio, che l’Italia sia completamente sparita nel bob, sport in cui vanta una gloriosa tradizione. Non bene neppure skeleton (pur con l’attenuante dell’infortunato Mattia Gaspari) e combinata nordica. C’è poi un atavico problema: non si investe nelle discipline acrobatiche, né nello snowboard né nel freestyle. Prendiamo come esempio i moguls e gli aerials: non solo non erano presenti azzurri, ma non esiste neppure una Nazionale italiana, né tanto meno una scuola che si preoccupi di insegnarli ai giovanissimi. L’indirizzo del CIO è ben chiaro: per andare incontro alle esigenze delle nuove generazioni, questo tipo di gare sarà destinato a crescere progressivamente. Non investirci significa rinunciare ad una fetta importante di eventi che assegnano medaglie pesanti.

In conclusione, l’Italia aveva ottenuto risultati molto importanti nell’arco del quadriennio, imponendosi come una nazione eclettica e capace come poche altre di eccellere su più fronti. Serviva però la prova a cinque cerchi per certificare una ritrovata competitività sul proscenio mondiale. L’esame è stato superato con un bel 7,5. Dopo i tormenti di Vancouver 2010 e Sochi 2014, ghiaccio e neve ci sono tornati amici.

federico.militello@oasport.it



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Donne al potere

Il solito delirio, creato e alimentato dagli stessi uomini (coglioni).

Offline Sardus_Pater

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #215 il: Febbraio 25, 2018, 11:04:32 am »
Delirio femdom :lol: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #216 il: Febbraio 25, 2018, 15:23:57 pm »
Non a caso evidenzio certe cose.
Io ero un judoka e anche se "ai miei tempi" c'erano molte meno femmine nelle palestre, ho comunque avuto modo di "relazionarmici", per così dire, e consequenzialmente di conoscerle bene; ragion per cui so bene cosa pensano e come ragionano.
E non per niente dico e scrivo che mi è impossibile tifare per le atlete italiane.
Atlete che in ipotetiche gare miste scomparirebbero letteralmente.
Calcola che a livello mediatico, e ormai da lustri, le vittorie delle donne contro altre donne, sono sinonimo di "vittoria contro gli uomini " e parimenti di "superiorità sugli uomini".
Insomma, un autentico delirio.
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.

@@

PS: sulla pista dove Sofia Coggia ha vinto la medaglia d'oro, contro i migliori atleti di sesso maschile, la suddetta avrebbe beccato come minimo 4 secondi.

Parole di Giovanni Malagò, presidente del Coni.
http://www.gazzetta.it/Olimpiadi/24-02-2018/pyeongchang-bilancio-malago-mai-tante-medaglie-cosi-giovani-viva-donne-250514068295.shtml

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24 febbraio 2018 - PYEONGCHANG (SCor)
Giovanni Malagò si congeda dall'Olimpiade coreana facendo a Casa Italia il bilancio della spedizione che ha conquistato 10 medaglie di cui 3 ori tutti al femminile: Arianna Fontana, entrata nel pantheon dello sport italiano, Michela Moioli primo oro italiano nello snowboard, Sofia Goggia primo oro femminile in discesa, orgoglio lombardo. "Abbiamo aumentato del 25% il bilancio rispetto a Sochi. Complimenti alla Lombardia, regione da dove vengono i tre ori che ha scavalcato l'Alto Adige, che per il Coni è importantissimo. Non abbiamo mai avuto tanti medagliati così giovani, l'età più bassa di sempre. Le vere protagoniste sono state le femmine, mai successo nella storia delle Olimpiadi invernali. Un 3-0 agli uomini - ha aggiunto il numero uno dello sport italiano -. L'età media delle donne presenti alle Olimpiadi era la più vecchia di sempre. La cosa che mi lascia ben sperare è che l'età media degli uomini è stata la più giovane di sempre. Il percorso verso Pechino (Giochi invernali del 2022, ndr) è stato tracciato. 6,5 è un voto scarso, io darei 7".

Alle Olimpiadi di Rio 2016, le donne conquistarono 10 medaglie, contro le 18 degli uomini.
Le medaglie d'oro furono otto, di cui sette conquistate dagli atleti maschi italiani e una dalle atlete femmine italiane.
Beh, né Malagò né nessun altro parlarono di un 7 a 1 alle femmine da parte maschile.

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #217 il: Febbraio 25, 2018, 15:43:06 pm »
Questa, invece, è un' altra atleta che tra le femmine spacca il mondo ma che tra i maschi non avrebbe mai vinto neppure una medaglia di legno.
Nonostante ciò, "chi di dovere" seguita a paragonare i risultati e le medaglie femminili a quelle maschili, attribuendogli un valore assoluto anzichè relativo.
E' veramente un mondo psicologicamente sottomesso al femminile.
Alla faccia del "dominio patriarcale e maschilista", di cui sarebbero impregnati tutti i paesi del pianeta terra.
Talmente maschilista e patriarcale, questa società, che gli uomini non hanno neppure il coraggio di spiattellare in faccia la verità alla complessatissima controparte femminile.
Amen.

http://www.gazzetta.it/Olimpiadi/sci-di-fondo/25-02-2018/fondo-leggendaria-bjoegen-ottavo-oro-lei-regina-nevi-250525394473.shtml

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Fondo, leggendaria Bjoergen: ottavo oro. È lei la regina delle nevi
La norvegese si aggiudica la 30 km a tecnica classica che ha chiuso le gare di questi Giochi, salendo al vertice della classifica dei plurimedagliati invernali: per lei 15 podi, meglio di Bjoerndalen e Daehlie
25 febbraio 2018 - PyeongChang (S. Cor)


Tutti per Marit. La vichinga prende la bandiera e saluta in 1h22''17"6. Un treno inarrestabile. Apoteosi finale per Marit Bjoergen, la regina di tutti gli sport della neve. La più medagliata con 15 podi, di cui 5 solo in questa edizione con 2 ori, uno in staffetta e uno da sola. Rispettivamente il 7° e l'8° di una luminosa carriera che consentono alla quasi 38enne norvegese di eguagliare per numero di titoli il biathleta norge Ole Einar Bjoerndalen. Lo precede però nel medagliere ristretto dei plurimedagliati, come sta davanti anche all'ex fondista Bjoern Daehlie. Eccoli nell'ordine: Bjoergen: 8-4-3, Bjoerndalen 8-4-1, Daehlie 8-4-0. La 30 km a tecnica classica arriva dopo i complimenti del presidente del Cio, Thomas Bach, che la considera leggenda ma anche esempio dello sport pulito.
la gara — La sua superiorità è schiacciante sin dai primi chilometri, 21" agli 11 km, 51" a metà gara, 1'23" ai 18, 1"30" ai 22.5 km. Una sola donna al comando mentre si lotta per argento e bronzo con l'altra norvegese Oestberg e le finlandesi Parmakoski e Niskanen (sorella del fresco re della 50 km) a contendersi il podio. La crisi arriva inesorabile anche per il primo oro di questi Giochi, la svedese Charlotta Kalla, a oltre 2' ai 22 km. Le italiane si staccano subito: Elisa Brocard a 6 km pativa un gap di 1'19. Insomma non c'è stata lotta tant'è stato il divario tra la prima e le altre. Finisce con la finlandese Krista Parmakoski argento solitario a 1'49"5, e la volata per il bronzo regolata dalla svedese Stina Nilson a 1'58"9 e la noge Ingvild Oestber quarta a 2'00"4. Quinta è la Kalla a 2'57"2, sesta Kerttu Niskanen a 3'01"6, settima l'americana Jessica Diggins a 3'37"2, ottava la leader di Coppa del Mondo, la norvgese Heidi Weng a 4'07"9, nona l'austriaca Teresa Stadobler, protagonista di un incredibile errore di pista, a 4'14"1, decima la nipponica Masako Ishida a 4'20"9. Bello il pianto della finlandese Saarinen, al passo olimpico d'addio. Elisa Brocard è la miglior azzurra, 27ª a 11'15"9, davanti a : Anna Comarella 34ª a 13'31"1, 35ª Sara Pellegrini a13'49"7 e 41Ì Lucia Scardoni a 18'08"7.
commenti — La Bjoergen: "E' stata una giornata pazzesca, ho realizzato tutti i miei sogni". Elisa Brocard racconta: "Mi assegno un voto di 6,5/7, sono partita per ottenere qualcosa in più nella skiathlon. Sapevo che oggi sarebbe stata dura, in più sono partite subito forte, i primi due giri difficili, poi al cambio i nostri tecnici hanno lavorato bene per migliorare lo sci e così sono riuscita a sciare meglio e a recuperare qualche posizione. Sono contenta di avere tenuto duro, era una neve difficile. Le gare che mi hanno dato la maggiore soddisfazione sono state quelle di squadra come le team sprint e la staffetta, gareggiare di sera è sempre suggestivo. Adesso vediamo di concludere bene la stagione, guardiamo alle prossime settimane che presenteranno la 30 km di Oslo, un appuntamento importante che sarà in pattinato e al quale tengo molto, poi l'anno prossimo ci sono i Mondiali di Seefeld". Anna Comarella la deb: "E' stata una gara durissima, l'ho presa con il mio ritmo, mi è piaciuta anche se è stata faticosa e al tempo stesso emozionante. L'insegamento di questa esperienza è che c'è molto da migliorare, nei prossimi anni dovrò crescere perché bisogna andare più forte". Sara Pellegrini: "All'inizio non avevo una gran tenuta sugli sci, quando ho cambiato sono andata via meglio, ma è stata una gara dura".

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #218 il: Febbraio 25, 2018, 16:41:17 pm »
https://sport.sky.it/olimpiadi/2018/02/25/olimpiadi-invernali-donne-protagoniste.html

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Giochi invernali 2018. Da Bjorgen alle due Kim: le Olimpiadi delle donne

Dall'oro storico di Marit Bjorgen a quello di Chloe Kim, un fenomeno dello snowboard. Le donne sono state le vere protagoniste a PyeongChang

di Danilo Freri

Una veterana che entra definitivamente nel mito, Marit Bjorgen e le giovanissime Zagitova e Chloe Kim, fenomeni di precocità. Ma un’altra Kim passerà alla storia per un gesto meno atletico ma più significativo: una semplice stretta di mano
Marit Bjorgen

La mamma di Trondheim farà 38 anni il prossimo mese. Li festeggerà con il suo Marius, nato nel dicembre 2015. La maternità non l’ha fermata, se non per i pochi mesi strettamente necessari. Era già la donna più vincente nella storia del fondo, ma non le è bastato. Diventa lei l’immagine di PyeongChang 2018 con le sue 5 medaglie: 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. Soprattutto chiude con un’oro alla sua maniera, dominando la 30 km a tecnica classica, imponendo un ritmo che ha stroncato le avversarie. L’oro più prezioso per la Norvegia che grazie al suo successo vince il medagliere sulla Germania e fa il record assoluto nella storia con 39 medaglie. Non poteva che essere lei, la Lady di Ferro, a segnare il momento più importante di questa edizione dei Giochi Invernali. Non entra nel mito, perché nel mito c’era già. Ma ora diventa probabilmente irraggiungibile. Il suo record assoluto di medaglie nella storia olimpica arriva a 15, sorpassa Bjorndalen e Daehlie e li raggiunge anche a quota 8 medaglie d’oro. Sembrava un traguardo anche difficile da immaginare. Ma per Marit Bjorgen ci sono solo traguardi da tagliare prima delle avversarie. Le ha battute sulla neve, poi ha cominciato a fare la sua gara contro la storia, contro i più grandi di sempre. La sua rincorsa olimpica non era iniziata nel migliore dei modi. Nessuna vittoria a Salt Lake City e a Torino 2006 dove si era presentata con una bronchite presa ad una settimana dall’appuntamento olimpico. Non è stata però la fine dell’avventura, ma solo l’inizio. Le sue Olimpiadi sono diventate 5, le sue medaglie 15, i suoi ori 8 e tutti nelle tre edizioni successive. Nel frattempo ci ha messo anche 112 vittorie in Coppa del Mondo, 12 Coppe tra titoli assoluti e di specialità. Non l’ha fermata la bronchite, non l’ha fermata l’asma nel 2009, l’aritmia cardiaca nel 2012 ed un infortunio all’anca nel 2016. Più forte di tutto e di tutti, sempre inseguita dai sospetti per le esenzioni all’uso di farmaci che ha ottenuto per sopportare questi guai. La maternità l’ha cambiata. Questo, almeno, è quello che sostiene. L’ha resa più rilassata, le ha fatto capire che ci sono cose nella vita più importanti di una gara di fondo. Non l’hanno vista molto cambiata le sue avversarie, però. Una cannibale delle nevi. Una cannibale gentile, che nel 2014 ha vinto anche un premio per la sua sportività e per il suo fair play. Una che ti batte ma che poi ti aspetta all’arrivo e ti abbraccia. Ormai la sua priorità non può più essere solo la prossima gara. Perché c’è Marius. Che quando è tornata alle gare è sempre stato con lei, rompendo il suo solito approccio alla competizione. Certo l’ha aiutata suo marito, Fred Borre Lundgren, una leggenda nella combinata nordica e anche lui campione olimpico. Fantastico non solo nel saltare con gli sci, anche nell’occuparsi del piccolo Marius. Vuoi vedere che dovremo cominciare a dire che accanto ad una grande donna c’è sempre un grande uomo. Ma l’edizione 2018 passerà alla storia come l’Olimpiade delle donne. La più anziana è stata la migliore. Ma il futuro è già diventato presente. Piccole donne sono già diventate grandi.
Alina Zagitova

Una storia incredibile, quella di Alina Zagitova. Non solo perché a 15 anni trionfa in una delle gare più affascinanti e seguite dei Giochi, il singolo donne del pattinaggio artistico. Una gara che ha segnato la storia olimpica con nomi come Katarina Witt o Yu Na Kim. L’incredibile è come ci è arrivata. A 12 anni la Zagitova era ancora nella sua Izevsk, capitale dell’Udmurtia. Era la migliore a Izevsk, ma sapeva fare pochi salti e praticamente tutti doppi. Troppo poco per sognare davvero una carriera ad alto livello. Per riuscirci bisognava andare a Mosca, da Eteri Tuberidze, una allenatrice che sta costruendo piccole campionesse ad un ritmo impressionante. Per una bambina di 12 anni però il trauma è stato troppo grande. Lontana da casa, spremuta dai metodi rigidi e improntati all’eccellenza della Tuberidze, la piccola Alina non ha retto. Non si è adattata alla qualità e alla quantità di lavoro che era necessario. L’allenatrice dopo qualche mese emette la sua sentenza: non ci siamo, così non si arriva da nessuna parte. Poi arrivano prima una frattura ad una mano, poi ad una gamba. Alina riparte da zero, anzi riparte dall’imparare ad appoggiare il piede, a camminare di nuovo. Figurarsi pattinare. E saltare, poi. Guarisce, ma nel frattempo capisce. Capisce che il pattinaggio ad alto livello non fa per lei. Evidentemente non è destino. Compra un bel mazzo di fiori e li porta ad Eteri Tuberidze. “Grazie di tutto, io torno a casa”. Il capolavoro che abbiamo visto a PyeongChang è nato esattamente in quel momento. Quando Eteri l’ha guardata e le ha detto: “Ma perché non ci diamo un’altra possibilità? Io ci credo. Che ne dici?”. Non se l’aspettava Alina. Ma ha abbracciato l’occasione, ha ricominciato a sognare come prima. Più di prima. E in allenamento è cambiato qualcosa, poi ancora qualcosa. Alla fine è cambiato tutto. Salti tripli come non si era mai visto. O meglio, come Alina vedeva tutti i giorni perché la sua compagna di allenamento è Evgenia Medvedeva. Un fenomeno, già più volte campionessa europea e del mondo a 18 anni. Che diventa l’esempio da seguire. Tutte le ragazze a Mosca imitano il suo modo di rendere più belli e difficili i salti, alzando le braccia sopra la testa. Alina impara dall’amica e comincia a mettere insieme combinazioni di salti tripli ancora più difficili. E comincia ad eseguire tutti i salti nella seconda parte dei suoi programmi. Perché il regolamento così le assegna un punteggio più alto. Nessuna altra pattinatrice è in grado di farlo. Prende i limiti da record del mondo stabiliti dalla Medvedeva e va più in là. Diventa insuperabile fino al trionfo di PyeongChang. Ha fatto tutto in tre anni partendo da Izevsk, capitale dell’Udmurtia. Ha fatto tutto in pochi mesi in realtà perché solo a settembre ha lasciato la categoria junior. Ora la più piccola è diventata la più grande. Ed ha un’altra missione. Non sparire come capitato a Sotnikova e Lipniskaya, eroine a Sochi, dimenticate oggi. L’incredibile storia di Alina è solo all’inizio.
Chloe Kim

Se parliamo di precocità, nessuno come lei. Chloe Kim è un fenomeno dello snowboard ed è diventata a 17 anni la ragazza più giovane a vincere un’oro nello snowboard, specialità halfpipe. Ma l’ha vinto come fosse una veterana. Perché in un certo senso lo è. A 13 anni Chloe era già in grado di competere con le migliori. Ma non poteva andare a Sochi, le regole non lo permettevano. Avrebbe potuto già lottare per le medaglie. E in effetti lo ha sempre fatto negli X Games, dove già nel 2014 ha vinto l’argento nell’halfpipe. Poi sono arrivati 4 ori e un argento agli X Games, prima di fare le prove generali dell’oro olimpico nei Giochi giovanili. Nel 2016 a Lillehammer la piccola Chloe che fa con la tavola evoluzioni strabilianti porta a casa due ori. Ed è anche la portabandiera della squadra USA, prima volta per un’atleta dello snowboard nella storia olimpica americana. Non male per una ragazza che diventa la regina della tavola sulla neve dopo essere nata a Long Beach ed essere cresciuta nella vicina a Torrance, California. Il papà l’ha avviata allo snowboard a 4 anni, comprando l’attrezzo su eBay e portandola a Montain High, California del Sud. E a 6 anni Chloe ha inziato a fare le prime gare nel Team Montain High. Poi a 8 anni si è trasferita in Svizzera dove è rimasta un paio d’anni per allenarsi sul serio, vivendo a casa degli zii. Perché la mamma di Chloe è svizzera e lì ha incontrato Jong Jin Kim. Indovinate un po’? Si, Jong Jin Kim, padre di Chloe è sud coreano. Emigrato negli USA nel 1982 per laurearsi in ingegneria. Finito in California ma con una passione per la neve. Immaginate che cosa ha voluto dire per la famiglia Kim poter vedere Chloe a PyeongChang. E’ diventata l’occasione per Jong Jin di ritornare in Sud Corea, per tutti di riunire una famiglia intorno ad un piccolo fenomeno. Chloe ha potuto conoscere la nonna, che ha visto in questi mesi la foto della nipote sempre sui giornali, perché i coreani hanno aspettato la sua Olimpiade come se fosse una di loro, una delle maggiori attrazioni dei Giochi coreani. In effetti è per metà una di loro. La sua vita continuerà negli Stati Uniti. Dove centinaia di migliaia di seguaci la seguono sui social, dove una decina di aziende stanno sgomitando per metterla sotto contratto e dove i magazine più importanti l’hanno già messa in copertina. A lei basta una tavola. E i 100 dollari che la mamma le dà il primo giorno di ogni mese. Rimane una ragazza californiana di 17 anni, che dopo aver fatto i suoi trick a qualche metro d’altezza, si mette il pigiama e i guarda un film sul divano. La normalità di una ragazza straordinaria.
Kim Yo-Jong

L’altra Kim che ha fatto la storia a PyeongChang 2018. Nell’Olimpiade delle donne non poteva mancare. Non è un’atleta, non ha vinto medaglie. La sua grande impresa è stata semplicemente una stretta di mano. Kim Yo-Jong è la sorella del dittatore della Corea del Nord Kim Jong-Un. Una minaccia costante per i Giochi della Corea del Sud prima di un disgelo che ha aperto una nuova strada. Il simbolo di tutto questo è stata la stretta di mano in tribuna tra il presidente della Corea del Sud Moon Jae-In e Kim Yo-Jong, inviata dal fratello in missione diplomatica. E’ accaduto in tribuna alla cerimonia d’apertura. Forse si è trattato di un’apertura di significato più grande. Ecco un gesto olimpico destinato a rimanere.


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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #220 il: Febbraio 26, 2018, 00:02:37 am »
https://sport.sky.it/olimpiadi/2018/02/25/olimpiadi-invernali-donne-protagoniste.html
Giochi invernali 2018. Da Bjorgen alle due Kim: le Olimpiadi delle donne

Dall'oro storico di Marit Bjorgen a quello di Chloe Kim, un fenomeno dello snowboard. Le donne sono state le vere protagoniste a PyeongChang

di Danilo Freri

Bene, andiamo a vedere i risultati degli atleti norvegesi, ovvero della nazione che ha dominato le Olimpiadi invernali appena concluse.
https://it.wikipedia.org/wiki/Norvegia_ai_XXIII_Giochi_olimpici_invernali

Totale delle medaglie vinte: 39

Medaglie vinte dagli uomini: 24
Medaglie vinte dalle donne: 12
Medaglie vinte in gare "miste": 3

Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 10
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4

Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 5
Medaglie d'argento vinte in gare "miste": 1

Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 6
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 3
Medaglie di bronzo vinte in gare "miste": 2

...

@@

Ed ora i risultati della nazione classificatasi seconda, cioè la Germania:
https://it.wikipedia.org/wiki/Germania_ai_Giochi_olimpici

Totale delle medaglie vinte: 31

Medaglie vinte dagli uomini: 19
Medaglie vinte dalle donne: 10
Medaglie vinte in gare "miste": 2


Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4
Medaglie d'oro vinte in gare "miste": 2

Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 6
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 4

Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 5
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 2


...

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #221 il: Febbraio 26, 2018, 00:30:06 am »
Per concludere:
Medaglie vinte dagli atleti canadesi, ossia della nazione classificatasi in terza posizione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Canada_ai_XXIII_Giochi_olimpici_invernali

Totale delle medaglie vinte: 29

Medaglie vinte dagli uomini: 12
Medaglie vinte dalle donne: 12
Medaglie vinte in gare "miste": 5

Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 6
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 2
Medaglie d'oro vinte in gare "miste": 3

Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 2
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 5
Medaglie d'argento vinte in gare "miste": 1

Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 4
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 5
Medaglie di bronzo vinte in gare "miste": 1


@@

Citazione
le Olimpiadi delle donne
...

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #222 il: Febbraio 26, 2018, 17:19:32 pm »
Dunque, tanto per cambiare, sul Corriere dello Sport (cartaceo) di oggi è stato pubblicato un articolo di Fulvio Solms intitolato:
"Nel segno delle donne",
dove, come al solito, si fanno i soliti paragoni indiretti e senza senso tra i risultati maschili e femminili, attribuibili, secondo il tipo in questione (e tanti altri coglioni come lui) alla "maggior forza mentale delle donne", le quali sarebbero in grado di gestire la pressione meglio dei colleghi uomini.
Solms, si chiedeva pure se "la forza di queste donne" (d'acciao.... testuale  :sick:) fosse da ricercare nelle discriminazioni che le suddette subiscono nella nostra società... discriminazioni che le avrebbero temprate. :doh: *

Eccezionale, veramente eccezionale.
E' eccezionale quel discorso perché siamo nel 2018 e le atlete alle quali il fesso in questione fa riferimento, hanno tra i venti e i trent'anni, per cui appartengono a generazioni di femmine liberissime di fare quel che cazzo gli pare e parimenti coccolate e osannate in ogni dove, al contrario dei maschi, i quali hanno sempre il dito puntato, sia dai loro coglioni simili sia dalle spocchiose femminucce.


@@

*
Chissà perché, però, in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, né Solms ne altri idioti mentalmente castrati come lui scrissero qualcosa del genere nei confronti degli uomini, considerando che 12 anni fa gli atleti italiani conquistarono 5 medaglie d'oro e 3 di bronzo; le atlete italiane 0 medaglie d'oro e 3 di bronzo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Italia_ai_XX_Giochi_olimpici_invernali

Siamo veramente circondati da totali imbecilli, senza un minimo di dignità e di orgoglio maschile.
Uno zero totale, veri e propri irrecuperabili zerbini, che definire il "cavallo di Troia" delle femmine è poco.

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #223 il: Febbraio 26, 2018, 17:39:41 pm »
Bene, andiamo a vedere i risultati degli atleti norvegesi, ovvero della nazione che ha dominato le Olimpiadi invernali appena concluse.
https://it.wikipedia.org/wiki/Norvegia_ai_XXIII_Giochi_olimpici_invernali


Totale delle medaglie vinte: 39

Medaglie vinte dagli uomini: 24
Medaglie vinte dalle donne: 12
Medaglie vinte in gare "miste": 3


Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 10
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4

Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 5
Medaglie d'argento vinte in gare "miste": 1


Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 6
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 3
Medaglie di bronzo vinte in gare "miste": 2


...

@@

Ed ora i risultati della nazione classificatasi seconda, cioè la Germania:
https://it.wikipedia.org/wiki/Germania_ai_Giochi_olimpici

Totale delle medaglie vinte: 31

Medaglie vinte dagli uomini: 19
Medaglie vinte dalle donne: 10
Medaglie vinte in gare "miste":
2


Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4
Medaglie d'oro vinte in gare "miste": [
b]2[/b]

Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 6
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 4


Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 5
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 2


...


Mi chiedo se in Norvegia e in Germania i media locali hanno definito quelle appena concluse, "le Olimpiadi degli uomini", oppure se stanno parlando del "Potere degli uomini", etc etc, considerando che gli atleti maschi di quei paesi hanno ottenuto molte più medaglie delle atlete femmine loro conterranee.
...

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #224 il: Marzo 09, 2018, 00:53:23 am »
Articoli come questo evidenziano una volta di più sia l'idiozia delle femmine "allo stato brado", senza più paletti né limiti, sia il fatto che gli uomini sono il "cavallo di Troia" del sesso femminile.
Perché è chiaro che se le donne avessero di fronte uomini con un minimo di cervello e attributi, si guarderebbero bene dal fare simili idiote affermazioni, da eterne complessate quali sono, ed inizierebbero finalmente a pensare.
Sì, perché le femmine (come per altri versi i maschi) vanno educate a pensare; e ad educarle devono essere proprio i maschi.
Altrimenti tracimano come un fiume in piena senza più argini, come accade ormai da decenni.


http://www.gazzetta.it/Sport-Invernali/08-03-2018/goggia-fontana-moioli-tre-firme-d-oro-l-8-marzo-250782512239.shtml

Citazione
Goggia, Fontana, Moioli: tre firme d'oro per l'8 marzo
Le campionesse olimpiche raccontano come vivono la Festa della donna. Ecco le loro riflessioni

08 marzo 2018 - Milano
Pensi alle donne, e subito il ricordo s’illumina nelle fresche emozioni olimpiche: Sofia Goggia, Arianna Fontana e Michela Moioli hanno anticipato a Pyeongchang il loro 8 marzo, la festa delle donne che oggi si celebra in tutto il mondo. Come vivono le neo olimpioniche della neve questo giorno davvero particolare? Tra ori e mimose, ecco le loro riflessioni.

Goggia — "Tre ori dalle donne e tre ori dalle lombarde". Dopo il trionfo nella discesa ai Giochi, Sofia Goggia aveva posto l’accento sulla tripletta siglata con Arianna Fontana nello short track e Michela Moioli nello snowboard cross. Ora, alla vigilia del gigante di Coppa del Mondo a Oftershwang, la bergamasca cerca di dare continuità al filo rosa che ha legato i momenti più belli in Sud Corea. "È stato un segnale forte — racconta l’azzurra — e sono felice di aver condiviso con loro un momento di gioia del genere".
Cosa vi lega?
"Non credo sia stato un caso che gli ori siano venuti proprio da noi tre. Nei pronostici eravamo le più papabili. Con quelle di PyeongChang 2018 Arianna è arrivata a otto medaglie olimpiche, Michela era pronta e io sentivo di esserci. Dopo le preolimpiche avevo sognato un oro ai Giochi, anche se l’avevo tenuto nascosto per non subire la pressione dei media".
Proprio quella pressione sotto la quale i maschi da medaglia si sono sciolti. Come avete fatto?
"Come scrive Nadia Comaneci in Letters to a young gymnast, la pressione non esiste. La senti soltanto quando ti deconcentri rispetto alle cose essenziali. Volevo l’oro ma sapevo che non sarebbe dipeso solo da me, che io avrei potuto badare alla mia performance sciistica".
Non così facile, soprattutto se non si è al 100%
"Avevo problemi fisici, ho fatto un’Olimpiade fuori forma. Però avevo una forte consapevolezza. Sentivo che con la testa sarei potuta arrivare lì dove il corpo non avrebbe voluto portarmi. Dopo il gigante mi sono detta: “Svindal zoppica eppure vince quindi tengo fuori dalla mia mente i problemi perché so che nonostante tutto posso farcela”. Se ti concentri su ciò che non va, non fai altro che perdere energie".
Festeggia l’8 marzo?
"Non più di tanto. Qualche messaggio con le amiche, con la mamma, qualche mimosa e qualche cioccolatino".
Nello sport si è mai sentita limitata dal fatto di essere donna?
"No. In altre discipline magari succede, ma da noi il tutto è abbastanza livellato anche grazie ad atlete come Vonn o Shiffrin, che sanno trasformare il loro valore di atlete in visibilità".



Fontana - È il momento della gloria. Domenica è stata ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, su Rai 1. Martedì – mentre le compagne di staffetta Arianna Valcepina, Lucia Peretti e Cecilia Maffei erano a La vita in diretta, sempre sulla rete ammiraglia Rai – ha fatto una comparsata a Sky Sport24. Stasera, alle 23.35, sarà invece a Eppc di Alessandro Cattelan, su Sky Uno. Arianna Fontana si gode la popolarità della tripletta olimpica (oro, argento e bronzo). Senza trascurare gli allenamenti per i prossimi impegni: domani e sabato, a Courmayeur, i campionati italiani, il prossimo weekend, a Montreal, i Mondiali. E senza dimenticare, soprattutto in una data come quella odierna, le responsabilità dell’atleta-simbolo che, grazie anche al ruolo di portabandiera, è diventata.
Otto marzo, festa della donna: che significato ha per lei?
"È una ricorrenza importante, anche se la donna, coi suoi diritti e i suoi valori, dovrebbe essere celebrata 365 giorni all’anno".

Quale messaggio vuole lanciare?
"Invito tutte e tirar fuori gli artigli, a non chiudersi in se stesse. Ognuna di noi ha forze sufficienti per non abbassare la testa. Certi slanci non vanno repressi: occorre essere sempre se stesse".
Perché a volte non succede?
"Dipende da come si è cresciuti, dal carattere, da chi ti sta vicino, da tante situazioni. Non ci si tiri mai indietro: nella vita, nel lavoro e nello sport, dove è giusto che si sia trattate come gli uomini, dato che sacrifici e fatica son gli stessi".
Riscontra disparità?
"L’uomo che vince fa più notizia della donna che vince. Per fortuna, in questa Olimpiade, all’Italia abbiamo dato più lustro noi dei maschietti".
C’è un motivo?
"Forse noi donne subiamo meno la pressione che, anzi, sfruttiamo a nostro favore".
L’aver fatto da portabandiera da più peso ai suoi discorsi?

"Il Coni ha scelto di aprire con me e di chiudere con Carolina Kostner: è stato un bel segnale".
Festeggia l’8 marzo?
"È capitato, spesso è sotto gara... Però mio marito Anthony mi regala mimose ed è un gesto che apprezzo".



Moioili - Per fare uno sport come quello di Michela Moioli c’è una regola: non bisogna avere paura. Il cross è la più tosta delle specialità dello snowboard: ci sono salti da affrontare, partenze a caduta libera, paraboliche. C’è, soprattutto, da fare a spallate con le avversarie per prendere la migliore traiettoria. A PyeongChang, poi, tutti questi elementi erano presenti in formato maxi: le strutture dello snowpark di Alpensia sono state criticate durante i Giochi perché ritenute al limite della pericolosità. Dopo l’oro di Michela Moioli, il d.t. Cesare Pisoni aveva attaccato gli americani "che vogliono il sangue" e che hanno pensato a una gara "per saltimbanchi, non per atleti", ricordando gli 11 maschi che sulla stessa pista il giorno prima erano finiti all’ospedale. Episodi che avevano convinto i tecnici a risparmiare le azzurre più acciaccate e meno esperte, Belingheri e Gallina.
Moioli, nella sua carriera di sportiva si è mai sentita penalizzata per il fatto di essere donna?
"No, non ho mai avuto quella sensazione. Ho sempre avuto grandi opportunità nello sport, tutti mi hanno sempre aiutato. Però la discriminazione c’è".
Quando la percepisce?
Quando dicono che il nostro è uno sport da maschi. Io la vedo diversamente.
Tant’è che ha vinto l’oro olimpico sulla loro stessa pista
"Rispetto al giorno prima avevano sistemato solo qualche salto, ma per il resto era uguale. Non vedo proprio perché il nostro deve essere ritenuto uno sport da uomini".

C’è un filo che lega la sua vittoria con quelle di Sofia Goggia e di Arianna Fontana?
"Certo. Quella di Arianna era la prima medaglia d’oro, quando l’ho vista mi sono emozionata e ho pensato che io avrei voluto essere la seconda a farcela. Con Sofia, poi, abbiamo condiviso tanto lavoro. Il legame che unisce le nostre medaglie c’è ed è bellissimo".
Cosa avete dimostrato ai Giochi?
"Che valiamo tanto, che siamo forti. E tengo anche al fatto che siamo tutte e tre lombarde".
Festeggia l’8 marzo?
"Sì, in quanto donna. Non lo celebro molto però, penso che ogni giorno debba essere valorizzato, per le donne come per gli uomini. Se qualcuno mi regala una mimosa la ricevo volentieri, ma in vita mia credo di averne regalata una sola, a mia mamma".