Autore Topic: "Donne Vittoriose"  (Letto 187866 volte)

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #195 il: Febbraio 17, 2018, 18:50:23 pm »
Segnalo un articolo di Business Insider (galassia Repubblica) che mi ha lasciato un po' perplesso...

https://it.businessinsider.com/stefania-bau-la-campionessa-di-motocross-che-ora-e-ceo-di-fantic-usa/

Titolo: "Stefania Bau, l’asso del motocross (ha vinto anche il campionato maschile) che ora è Ceo di Fantic Usa"

Ho cercato sommariamente su Wikipedia ma non risulta abbia vinto un campionato maschile. Raggiunse il punteggio minimo per partecipare al campionato maschile, ma non risultano coppe. Chiedo perché non sono esperto di questo sport.

Ennesimo caso di fake news?
Le donne non sono violente, ma ti cagheranno nel cuore. (Louis C. K.)

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #196 il: Febbraio 17, 2018, 20:14:19 pm »
Vabbè... le solite scemenze giornalistiche, ovviamente scritte da un maschietto.
Vincere un campionato regionale maschile per bambini, nonché uno nazionale sempre per bambini, non equivale certamente a vincere un campionato maschile.

https://en.wikipedia.org/wiki/Stefy_Bau

Citazione
1983

    First girl to enter and win a children’s amateur regional male motocross championship in Italy

1986

    First girl to enter and win a children’s amateur national male motocross championship in Italy


Anche nel judo o nel BJJ può capitare che una bambina o una ragazzina batta un coetaneo di sesso maschile; ma la musica cambia decisamente nell'adolescenza e soprattutto in età adulta.

Resta un fatto: le donne e in particolar modo le atlete di varie discipline sportive, son veramente ossessionate dagli uomini, che erano, sono e resteranno il loro termine di paragone, nonché l'avversario da battere (generalmente... nei sogni).


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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #197 il: Febbraio 17, 2018, 20:52:40 pm »
Se questa non è manipolazione...

Il giornalista scrive che Stefy Bau avrebbe vinto contro i professionisti maschi. E non è vero.

Mi ha confuso le idee perché poi dice che poiché la Federazione italiana è maschilista se n'è andata negli States ottenendo un punteggio sufficiente a gareggiare con i maschi.

A leggere l'articolo insomma si capisce che sarebbe stata discriminata in Italia e poi avrebbe vinto negli USA tra i professionisti.

Citazione
Un caso di eccezionale singolarità in cui il sogno è andato oltre il sogno: perché se vincere i campionati di motocross femminile non bastava, Stefy Bau si è anche impegnata per gareggiare contro i professionisti del genere opposto. E vincere.

“Volevo diventare la prima donna a correre nel mondiale del motocross maschile. Ma questo non mi è stato permesso dalla Federazione Italiana.”

E allora, nel 1999, la scelta di trasferirsi là dove Stefy avrebbe avuto l’opportunità di coronare il suo sogno. Perché in America, la possibilità per le donne di gareggiare contro gli uomini nel motocross non era esclusa.

Leggo male io?  :blink:

Comunque direi che possiamo mettere agli atti a futura memoria l'ennesima fake news.
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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #198 il: Febbraio 17, 2018, 21:27:34 pm »
Dunque, siccome non sono esperto di motocross quanto lo sono di judo e di arti marziali in genere, ho fatto una ricerca, dalla quale emerge quanto segue:
http://www.motocicliste.net/sport/bau.asp

Citazione
AUGURI STEFY!
Stefania Bau, Stefy per tutti, è nata a Saronno in provincia di Varese 28 anni fa, il 17 febbraio. Tra poco perciò sarà il suo compleanno. A due anni andava in bici senza rotelle, a quattro voleva già una moto. I genitori sono sempre stati appassionati di moto, soprattutto quelle da cross. Le regalarono una Malaguti 50 con la quale Stefy cominciò a girare nel campetto dietro casa. A sei anni andò per la prima volta ad allenarsi in un campetto da cross assieme ai ragazzini e dimostrò subito il suo talento e le sue qualità. La invitarono a partecipare ad alcune gare per bambini e lei non si fece scappare l’occasione. La sua prima gara fu nel 1983, ad Arosio, e fu un terzo posto assoluto al suo debutto. Fu l’inizio di 22 anni di grandi risultati e titoli nazionali e mondiali. Ad un certo punto della sua vita decide di migrare negli USA e diventare pilota professionista, vincendo nel 1999 il primo titolo americano femminile AMA, l’anno del suo debutto nel mondo delle gare americane. Nel 2000 prende la licenza professionistica nel campionato più importante di categoria, la formula 1 delle moto da cross. Nel 2003 a Budd Creek, in un trofeo National, è la prima donna a partire in pole in una gara con gli uomini. Da allora, oltre al suo impegno nelle gare gare, Stefy è stata commentatrice TV, ha guidato una formula Indy, è l’eroina di due giochi della playstation e addirittura una nota casa di caschi, la M2R, le ha dedicato un casco replica.

Citazione
Sono nata a Saronno (VA) il 17 febbraio 1977. Non frequentavo ancora la scuola elementare ma già «leggevo» le riviste di motociclismo, distinguevo i vari modelli di moto e conoscevo il nome di tutti i campioni. Ho partecipato alla prima gara di minicross all'età di sei anni e da allora ho preso parte a tutti i campionati di questa specialità. Nel 1983 ho vinto il campionato italiano di minimoto, nel 1986 il trofeo delle regioni e il campionato italiano minicross debuttanti, poi ho incominciato a competere con le moto vere classificandomi sempre nelle prime posizioni fino a vincere nel 1991 il primo trofeo nazionale motocross femminile. Nel '92 e nel '94 ho gareggiato con piloti affermati in due importanti competizioni internazionali negli Stati Uniti dove mi sono classificata seconda. Nel '94 ho vinto il campionato italiano motocross femminile riconfermandomi campionessa italiana nel '95 e vincendo contemporaneamente il campionato italiano maschile UISP. Ho partecipato anche a gare di velocità su pista nel campionato sport production. Lo scorso anno ho fondato insieme alla mia amica e compagna di squadra, Paola Cazzola, il Wonder Team, il primo team italiano di cross femminile.
La coppa mondiale
Venerdì 28 agosto, a Bighampton, New York, regalando a me e all’Italia la soddisfazione di essere ancora una volta sul gradino più alto del podio, ho dimostrato come l'impegno perseguito nel tempo dà prima o poi i suoi frutti. Due manche della durata complessiva di cinquanta minuti mi sono bastate per coronare un sogno: due partenze nelle prime posizioni, un paio di giri e via fino alla bandiera a scacchi, davanti alle mie avversarie, la statunitense Kelly Kan e la neozelandese Tania Schellen. Sul podio mi hanno premiato, poi quando me ne sono andata, l'americana ha fatto reclamo e il titolo è ancora sub judice. Pazzesco! Ho vinto sul campo e almeno questa sodisfazione non possono certo togliermela. Aspetto ancora la sentenza definitiva ma sono pronta a difendere quello che ho inseguito per tanto tempo. Vedremo in questo caso come sono le regole dell'AMA National che ha organizzato questa Coppa del Mondo femminile.
Stefania Baù Stefania e le moto
Nella mia carriera ho pilotato Honda, Cagiva, Kawasaki, Suzuki e Yamaha. Tra tutte, la Kawasaki è quella che mi ha dato maggiori soddisfazioni perché ha un'ottima guidabilità grazie al suo telaio perimetrale anche se, dal punto di vista motoristico, la ritengo leggermente inferiore alla Yamaha il cui motore è senz'altro migliore.
Stefania e le piste
La pista che preferisco è senz'altro quella di Asti Valmanera, sia come tracciato con le sue salite e discese a differente grado di difficoltà, che come logistica. E’ perfettamente organizzata sotto tutti i profili. La peggiore in senso assoluto non esiste poiché a mio parere tutte le altre si equivalgono.
Gioie e delusioni
La vittoria più bella è stata sicuramente quella della coppa mondiale che è la meta più ambita di ogni pilota. La gara che più mi ha deluso è stata l'ultima prova del campionato italiano 1997 quando, in testa alla classifica dopo avere vinto tutte le prove, sono stata messa fuori gioco dalla mia avversaria la cui scorrettezza mi è costata venti giorni di ospedale per trauma cranico. Ma oltre al danno fisico ho subito anche le conseguenze dell'indifferenza dei giudici di gara che hanno permesso a questa persona di continuare la gara e vincere così il campionato.
Stefania e la preparazione
Mi alleno più volte alla settimana e gareggio praticamente ogni domenica. Per mantenermi in forma pratico anche jogging, nuoto, snowboard, jet ski e montain bike. E’ stata soprattutto la perseveranza a consentirmi di acquisire nel tempo quella maturità che mi permette di mantenere un costante equilibrio psico-fisico. Sono convinta delle mie possibilità, credo in me stessa e questa è la mia fortuna più grande. Già al cancello di partenza di ogni gara so di essere la più forte indipendentemente dal risultato che otterrò.
Stefania e la FMI
La mia è una passione istintiva che si è sviluppata nella giusta direzione grazie all'aiuto costante e alla comprensione dei miei genitori. Fin dall'inizio ho avuto simpatia e incoraggiamento da parte dei miei sostenitori ma nei momenti più difficili ho potuto contare soltanto sui miei genitori. invece non ho ricevuto alcun aiuto da parte della Federazione Motociclistica Italiana che, non credendo nel futuro agonistico di noi ragazze, arriva quasi ad ostacolarci. A questo proposito vorrei dire ai responsabili che noi donne pilota non abbiamo niente da invidiare ai colleghi uomini. Personalmente l'ho dimostrato parecchie volte vincendo anche il campionato italiano maschile UISP del '95. Se l'ho vinto io, può benissimo vincerlo anche un'altra ragazza.
Stefania e gli sponsor
Lo sponsor più generoso è Ufo che ringrazio vivamente. Mi ha aiutato fin dall'inizio ed è uno dei pochi che crede in tutti e cerca di aiutare tutti. Purtroppo il cross è uno sport costoso: è difficile guadagnare per ripagarsi tutte le spese a cui si va incontro, quindi il contributo economico degli sponsor risulta veramente fondamentale.
Stefy e il guaio più curioso
Essermi presentata in gara senza casco. All'ultimo momento ho dovuto cercare qualcuno che fosse disposto a prestarmene uno.
L’idolo di Stefania
Il campione statunitense di motocross Jeremy McGrath, per me il migliore al mondo.
Sogni e rimpianti
Il mio sogno è quello di trasferirmi negli Stati Uniti e vincere tutte le gare del campionato per dimostrare che, anche se le americane sono molto forti in questo sport, le italiane non sono da meno. Mi attira molto tornare laggiù per due motivi: come pilota professionista potrei dedicarmi esclusivamente alle competizioni e poi perché là esiste spazio e considerazione per ogni sport e non soltanto per il calcio come invece avviene nel nostro Paese. Mi piacciono anche gli americani perché sono disponibili ad insegnare come migliorare sia le proprie capacità che il proprio stile. Ho un unico rimpianto, quello di non essermi trasferita giovanissima negli USA. Quando nel '94 arrivai seconda nel campionato del mondo femminile avevo ottime possibilità di rimanere in quel Paese ma non mi fu possibile perché ero ancora minorenne...
Stefania e i media
Nel nostro Paese il motocross viene pressoché ignorato dalla stampa e dalla televisione mentre negli USA è tutta un'altra cosa. A dare risalto alla mia impresa nel mondiale ci ha pensato la ESPN2, una delle più grandi reti televisive d'oltreoceano, che ha trasmesso in diretta la gara e una lunga intervista subito dopo la vittoria. Al momento del mio ritorno in Italia, quando mi trovavo all'aeroporto di New York, sono stata riconosciuta da molti appassionatí che mi hanno circondato calorosamente complimentandosi con me. Ero felice e convinta che anche in Ita ia sarei stata accolta con lo stesso entusiasmo. Invece il mio arrivo in Italia è passato inosservato grazie soprattutto al fatto che non è stato dato nessun rilievo alla conquista di questo titolo. Eppure qualche giorno dopo, a Civitella del Tronto, mi sono aggiudicata anche la gara che mi ha permesso di vincere per il quarto anno anche il titolo italiano femminile 1998.
Stefania e il futuro
Al di là dell'agonismo sportivo, per ora preferisco non pensare al mio futuro. Ho tanta voglia di divertirmi, di conoscere il mondo e di farmi conoscere dalla gente. Quando ho un po' di tempo libero mi piace stare in compagnia dei miei amici, leggere libri di avventura, andare in discoteca e al cinema. Ho poco tempo libero perché questo sport mi impegna a viaggiare e ciò non si accorda con il fatto di avere dei legami stabili e tanto meno una famiglia.
Stefania e le ragazze
Le ragazze che corrono con me spesso, stupidamente, si mostrano invidiose. Trovo assurdo un atteggiamento di questo tipo quando, invece di farci la guerra, dovremmo essere solidali il più possibile tra noi. Se ne incontrano poche di ragazze interessate a questo sport; talvolta qualcuna mi chiede cosa dovrebbe fare per emularmi. A tutte consiglio di imparare bene e senza fretta, magari cominciando con una motocicletta vecchia purché efficiente e sicura. Raccomando di non scoraggiarsi alle prime difficoltà perché questo è uno sport difficile ma che ripaga abbondantemente, a patto che si riesca ad entrare in sintonia con la moto.
Stefania e i ragazzi
In gara generalmente non ammettono di essere superati da una ragazza e arrivano a compiere qualche scorrettezza per impedire che ciò avvenga. Quelli che in gara mi precedono nutrono sempre molta simpatia nei miei riguardi mentre non posso dire altrettanto per chi in gara non riesce a superarmi. Fuori dal mondo del cross chi è a conoscenza della mia attività sportiva mi ammira molto mentre chi non mi conosce al primo approccio si mostra impressionato oppure incredulo.

Negli USA non ha vinto alcun campionato maschile.

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #199 il: Febbraio 17, 2018, 21:36:59 pm »
Comunque, quando si parla di piloti e motori, esistono anche delle rare eccezioni di donne abili al volante, come l'ormai 52enne Tamara Vidali.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/10/20/lasciatemi-sognare-la-f1.html

Citazione
LASCIATEMI SOGNARE LA F1'

COME in un film. "Mi sembrava di stare in guerra, tra i carri armati: tamponamenti, auto che mi entravano nella fiancata, l' asfalto di Varano viscido. Volevo mollare tutto e telefonare a mia madre, ma ho continuato. Alla fine la scocca era rotta, la macchina accartocciata, da buttare. Quel giorno, dopo quel quarto posto, ho capito di poter vincere il campionato". Ebbene sì, hanno ragione i film: quelli con l' eroina coraggiosa, con il pilota che supera lo choc psicologico e corre verso il traguardo. Hanno ragione, "loro" esistono e non sono fatti di pellicola. Prendete Tamara Vidali. Bella, spericolata, da domenica scorsa prima donna a vincere il campionato italiano della categoria Turismo. Prima davanti a fior di piloti maschi, con la sua Alfa 33. Sembra un film, è una storia vera. C' era una volta Lella Lombardi, Donna Coraggio in una Formula 1 senza le misure di sicurezza di oggi. Poi venne Divina Galica, l' inglese che ancora adesso si butta a duecento all' ora sugli sci nel KL. Poi, è cronaca recente, Giovanna Amati con le sue sfortunate apparizione nelle prove della F1. Piccoli ritratti in uno sport che alle donne ha sempre lasciato poco. Per stress, mancanza di fiducia, fatica fisica. "In mezzora di gara - racconta Tamara - perdo ogni volta un chilo e mezzo-due di peso. Sulle nostre macchine, senza aria condizionata, non si lasciano aperti i finestrini per non scatenare turbolenze all' interno, in estate è un inferno. Eppoi abbiamo addosso le tute ignifughe...". La sofferenza e il sudore come compagni di viaggio, con ragazzoni assatanati che ti stringono in curva e ti coprono il parabrezza di fango: non male per una ragazza che prima o poi prenderà la laurea di architettura a Venezia, e che la madre voleva casalinga. Tamara ha 26 anni, a Fossalta Maggiore di Chiarano, il suo paese vicino a Treviso, il fan club che porta il suo nome sta già preparando una grande festa. Suo padre ha un' azienda di prefabbricati in cemento e una passione smisurata per i motori: avvia i due fratelli di Tamara ai kart, e più tardi comincia anche lei. "A 18 anni - dice - avevo già smesso, ma ogni tanto papà mi portava un kart e diceva: guarda che bello, facciamo una gara". Ha fatto anche i rally, Tamara ("che disastro all' inizio, finivo sempre nei fossi"), e ha incontrato sul serio - come nei film - un team manager che dice ispirato: vai troppo forte, ti offro un' auto, corri per me. Ora potrebbe passare al campionato Superturismo, ma il sogno resta la F1 ("Chissà, Schumacher guidava una Mercedes gruppo C..."). Il suo titolo, intanto, l' ha dedicato a suo fratello Adolfo, scomparso l' anno scorso in un incidente stradale. Anche così, la sua è diventata una storia di tutti.
di MATTIA CHIUSANO
20 ottobre 1992 sez.

Oppure la quasi 67enne francese Michèle Mouton.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mich%C3%A8le_Mouton

Citazione
Michèle Mouton (Grasse, 23 giugno 1951) è un'ex pilota di rally e dirigente sportivo francese, tra le poche donne ad avere vinto gare valide per competizioni di serie mondiali, e dal 2010 dirigente della Federazione Internazionale dell'Automobile.
Indice

    1 Biografia
    2 Palmarès
        2.1 Mondiale rally
        2.2 Risultati completi
    3 Altri risultati
    4 Note
    5 Voci correlate
    6 Altri progetti
    7 Collegamenti esterni

Biografia

Nel 1975 aveva preso parte alla 24 Ore di Le Mans in un team tutto femminile classificandosi 21ª a 67 giri di distacco dai vincitori Jacky Ickx e Derek Bell.

Nel 1981, in coppia con la sua navigatrice italiana Fabrizia Pons, stabilì un record diventando, al Rally di Sanremo, la prima donna ad aggiudicarsi una tappa del Campionato Mondiale Rally[1]. Nel 1982 vinse tre gare (Portogallo, Brasile e Acropoli) alla guida di un'Audi quattro e arrivò vicina al titolo, battuta da Walter Röhrl a causa della rottura della trasmissione della sua vettura che non le permise di vincere il Rally della Costa d'Avorio.
Mouton (a destra) e Fabrizia Pons festeggiano la loro storica vittoria al Rally di Sanremo 1981, la prima per un equipaggio femminile nel campionato del mondo rally.

Nel 1984 e 1985 vinse con l'Audi Sport quattro la Pikes Peak International Hill Climb negli USA, prima donna a riuscirvi stabilendo anche il record del tracciato.

Nel 1986 passò con la squadra Peugeot Talbot Sport Deutschland, vincendo il campionato tedesco rally con la Peugeot 205 Turbo 16, corse alcune prove mondiali di cui l'ultima fu il Tour de Corse 1986 nel quale si ritirò per problemi al cambio, in seguito all'abolizione delle vetture di Gruppo B decise di ritirarsi dalle corse. Nel 1988 promosse, insieme a Fredrik Johnson, la Corsa dei Campioni in onore di Henri Toivonen.

Nel 2008, a 22 anni di distanza dal suo ritiro, Mouton tornò al volante all'International Rally of Otago in Nuova Zelanda, prova del campionato montagna, di nuovo con Fabrizia Pons al suo fianco; la coppia chiuse al 34º posto[2].

Fa parte, insieme alla tedesca Jutta Kleinschmidt, vincitrice del Rally Dakar 2001, e la statunitense Danica Patrick, che si aggiudicò la Indy Japan 300 del 2008, del ristretto gruppo di donne capaci di conseguire la vittoria in gare valide per competizioni di serie mondiali[3]. Dal 2010 è presidente della commissione Women & Motor Sport della FIA[4].

Offline Sardus_Pater

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #200 il: Febbraio 18, 2018, 10:29:47 am »
Forse perché non c'è contatto diretto con l'avversario, tamponamenti e testacoda a parte.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #201 il: Febbraio 18, 2018, 15:26:10 pm »
In Formula 1 le donne non sono mai emerse, non emergono e sicuramente non emergeranno neppure in futuro, anzitutto perché guidare quei bolidi richiede una prestanza fisica che le donne non possiedono.

http://f1grandprix.motorionline.com/f1-la-troppa-velocita-delle-macchine-2017-potrebbe-far-perdere-conoscenza-ai-piloti/

Citazione
Formula 1 > News F1 > F1 | La troppa velocità delle macchine 2017 potrebbe far perdere conoscenza ai piloti
F1 | La troppa velocità delle macchine 2017 potrebbe far perdere conoscenza ai piloti
Paul Hembery sulle forze G: "Sono sicuro che un normale essere umano non sarebbe in grado di gestirla" Commenti

Le vetture 2017 di Formula 1 potrebbero essere pericolose: è questa la notizia che sta circolando nelle ultime ore. Le macchine di F1 di questa stagione, infatti, saranno più grandi e molto più veloci rispetto a quelle del passato anche più recente, con l’aerodinamica molto più sviluppata e pneumatici più ampi. L’obiettivo della riconfigurazione era quello di migliorare i tempi sul giro di ben cinque secondi su alcuni tracciati in particolare. Tuttavia questo potrebbe in realtà portare a qualche problema, o rappresentare un pericolo per la salute dei piloti.


Mentre questi ultimi infatti hanno affrontato la fase di preparazione fisica per essere pronti a forze G più elevate e movimenti particolari di corpo e testa, il capo della Pirelli Paul Hembery ha espresso molta più grave preoccupazione: la carica di potenza potrebbe causare situazioni di black out dannose per i piloti.


I pneumatici 2017 andranno a generare anche dei 5G in alcune curve: “Forse alcuni medici intelligenti ci diranno che ci stiamo avvicinando al punto di blackout”, ha detto Hembery. “Ma certamente, quello che ho notato in curva 3 sul circuito di Barcellona è stato abbastanza impressionante. Sono sicuro che un normale essere umano non sarebbe in grado di gestire questa forza”, ha continuato. Le forze G infatti sono davvero elevate, ma non sono l’unico fattore aggravante per i piloti. Le gare di mezza estate si svolgono a elevate temperature all’interno delle cabine di guida e i lunghi stint ad alta velocità, nel calore, con quei carichi e quella velocità, potrebbero essere davvero pericolosi.

Fabiola Granier

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #202 il: Febbraio 18, 2018, 15:48:38 pm »
Resta un fatto: le donne e in particolar modo le atlete di varie discipline sportive, son veramente ossessionate dagli uomini, che erano, sono e resteranno il loro termine di paragone, nonché l'avversario da battere (generalmente... nei sogni).

Tanto per evidenziare una volta di più quanto le donne (italiane o straniere non cambia nulla; i complessi di inferiorità e i risentimenti verso l'altro sesso son gli stessi) siano ossessionate dagli uomini.

http://www.repubblica.it/sport/moto-gp/2017/04/07/news/motogp_la_vita_spericolata_di_maria_herrera_che_gusto_battere_un_uomo_-162390742/

Citazione
Moto3, la vita spericolata di Maria Herrera: "Che gusto battere un uomo"

E' spagnola, ha 20 anni ed è l'unica donna in pista al motomondiale in Argentina: "Ho la treccia ma sotto il casco dovete guardare il pilota. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco"
dal nostro inviato MASSIMO CALANDRI
07 aprile 2017

TERMAS DE RIO HONDO - "Non sono una ragazza. Sono un pilota: quando mi metto il casco e corro a 230 all'ora, nessuno nota la differenza. A parte la treccia di capelli, naturalmente". E due piccole perle ai lobi, forse un filo di lucidalabbra. Maria Herrera, box numero 35 del circuito argentino. In attesa di infilarsi la tuta in pelle e gli stivali, porta un paio di infradito bianche ai piedi. Gli occhi grandi truccati appena, il sorriso dolce di una ventenne che già si vede come mamma, tra qualche anno ("perché adoro i bambini"), però adesso no. Adesso la domenica rischia la vita in pista e pensa ad una sola cosa: "Vincere il titolo di Moto3".

Il solo pilota donna del motomondiale. "Un talento puro", dicono di lei Marc Marquez e Alvaro Bautista.
"Sarà perché in passato ho battuto il fratello di Marc, Alex".

E non solo.
"Tanti altri giovani campioni affermati, più o meno miei coetanei: Alex Rins, che ora corre in MotoGp, "Pecco" Bagnaia, Fabio Quartararo, Lorenzo Baldassarri, Jorge Navarro".

Come l'hanno presa?
"Qualcuno con un pizzico di rabbia... Non fa piacere essere superati da una donna in un ambiente "macho" come questo".

È così difficile sopravvivere nel paddock?
"Come donna devi sempre dimostrare qualcosa in più. Ma perché la gente non ha fiducia in me se faccio lo stesso tempo sul giro di chi vince la gara? Ma non posso farci nulla, anzi: è una motivazione ulteriore. Per batterli".

Lo scorso anno è andata male: miglior risultato, un 14° posto qui sul circuito di Termas.
"Annata sbagliata, non c'erano i soldi per la squadra e non riuscivo a rimanere concentrata".


Per il 2017 papà Antonio è riuscito a trovare gli sponsor giusti. Tra loro un rinomato chef basco (e conduttore tv, attore, imprenditore): Karlos Arguiñano...
"Adesso sono più tranquilla: il materiale con cui lavoriamo è buono, abbiamo un team tutto nostro (MH6, ndr). Durante l'inverno mi sono allenata come mai. Spero di riuscire a esprimere tutte le mie potenzialità".

Salita in sella la prima volta a 4 anni. A 5 i genitori le hanno comprato una moto, come fatto con la sorella maggiore...
"Mi sono subito innamorata di questo sport. Mio padre lo ha capito, mi è stato vicino senza mai mettermi pressione. Mamma aveva un po' paura, lui no: sfidare i bambini non era un problema, lo sapeva. A 12 anni ho scelto di diventare pilota: sono state stagioni di sacrificio, lontano da casa e dalle amiche. Ma ho corso, lottato, vinto. Tre successi nel Campionato Europeo di velocità, il titolo del Mediterraneo nel 2011. L'esordio nel mondiale di Moto 3 due anni dopo".

Dicono che le moto non siano roba da ragazze: troppo pesanti da guidare...
"Falso. Magari la MotoGp, però non la mia categoria. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco. Qualche stagione fa andavo tanto in palestra: ero grossa, che errore. Mi serviva lavoro aerobico, rapidità. Adesso va molto meglio: nuoto e ginnastica. Sono un atleta come loro, i maschi. E poi, le donne hanno qualcosa in più quando si tratta di ragionare in situazioni di estrema tensione come accade durante le gare".

Paura, mai?
"Non sarei qui, se avessi paura. Rispetto sì, ma l'obiettivo è solo uno: aprire il gas al massimo, sempre. Ho collezionato parecchie cadute e altrettante frattura. Ma non mi fermo".

Un campione a cui si ispira.
"Alvaro Bautista (come lei della provincia di Toledo, a sud di Madrid, ndr). Ci alleniamo insieme, a volte 30 minuti tiratissimi di flat track. Ho imparato tanto".

Nessun italiano?
"Uno mi piace tanto: Franco Morbidelli (22 anni, vincitore in Qatar nella Moto2). Un bravo ragazzo, umile e di grande talento. Una persona come si deve, che ha superato tante avversità nella vita. E ha la faccia pulita".

Maria e la lunga treccia, le perle ai lobi, un filo di trucco.
"Mi piace essere carina. Come qualsiasi altra ragazza, no? Soprattutto dopo aver passato una giornata intera in un ambiente di uomini. Però amo giocare a calcio: da centrocampista...".

Si vede come mamma, tra qualche anno. Però non ha
ancora un fidanzato.
"Meglio restare concentrata sulle gare: non ho tempo per andare al cinema o in discoteca come tanti miei colleghi. Il fidanzato verrà quando sarà il momento. Ma non sarà uno di questo ambiente, giuro. Lontano dalla pista non voglio parlare di moto".

Invece, ora...
"Ora mi infilo il casco. Così non mi riconoscono più. Perché qui sono un pilota, non una ragazza ".


Citazione
Moto3, la vita spericolata di Maria Herrera: "Che gusto battere un uomo"
...


Citazione
E' spagnola, ha 20 anni ed è l'unica donna in pista al motomondiale in Argentina: "Ho la treccia ma sotto il casco dovete guardare il pilota. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco"

Certo, come no, "il fisico c'entra poco" se guidi moto leggere; ma c'entra molto se guidi moto pesanti.


Citazione
Sono un atleta come loro, i maschi. E poi, le donne hanno qualcosa in più quando si tratta di ragionare in situazioni di estrema tensione come accade durante le gare".

Capito?
"Le donne hanno qualcosa in più quando si tratta di ragionare in situazioni di estrema tensione come accade durante le gare"..

Non hanno mai vinto un cazzo di realmente prestigioso,* né hanno mai inventato alcun sport, ma tanto hanno la faccia tosta di sostenere che in quelle circostanze hanno "qualcosa in più" anche rispetto a un Marquez, un Lorenzo o un Rossi.
Definirle delle povere complessate deficienti è poco.
Anzi, è un complimento.

@@

*
https://it.wikipedia.org/wiki/Mar%C3%ADa_Herrera

Citazione
Carriera nel Motomondiale
   
Esordio    2013 in Moto3
Miglior risultato finale    29ª
Gare disputate    52
Punti ottenuti    17


Citazione
María Herrera Muñoz (Toledo, 26 agosto 1996) è una pilota motociclistica spagnola.
Indice

    1 Carriera
    2 Risultati nel Motomondiale
    3 Note
    4 Voci correlate
    5 Altri progetti
    6 Collegamenti esterni

Carriera

Inizia a correre nel 2002 con le minimoto, dal 2004 prende parte ai vari campionati minori spagnoli, fino ad arrivare al campionato velocità del Mediterraneo (CMV), vincendolo nel 2011 a 15 anni. Nel 2012 debutta nel campionato velocità spagnolo, che conclude al 30º posto.

Nel 2013, sempre nel CEV, in sella a una KTM RC 250 GP, conclude al 4º posto, lo stesso anno ottiene una wild card nel motomondiale per il Gran Premio d'Aragona, concludendo in 29ª posizione.

Nel 2014 partecipa nuovamente al CEV, stavolta in sella alla Honda NSF250R dello Junior Team Estrella Galicia 0,0,[1] ottenendo tre wild card nel motomondiale, concludendo in 17ª posizione a Jerez, ritirandosi in Catalunya e finendo in 27ª posizione a Valencia.

Nel 2015 viene ingaggiata dal team Husqvarna Factory Laglisse che le affida una Husqvarna FR 250 GP, il compagno di squadra è Isaac Viñales. Nel Gran Premio di Catalogna si piazza al 15º posto ed ottiene il primo punto iridato della sua carriera nel motomondiale.[2] Riesce ad arrivare a punti anche ad Aragon dove arriva 13ª e in Australia dove giunge 11ª. Chiude la stagione al ventinovesimo posto con 9 punti.
María Herrera a Jerez nel 2014.

Nel 2016 inizia la stagione nello stesso team, nel frattempo rinominato MH6 Laglisse, questa volta alla guida di una KTM RC 250 GP, anche se dopo i primi quattro GP stagionali il contratto con la squadra viene rescisso. Herrera continua ugualmente a correre nello stesso campionato, con una squadra finanziata dalla sua famiglia, nominata MH6 Team (riprendendo le iniziali ed il numero di gara della pilota).[3] Ottiene i primi punti nella seconda gara dell'anno con un 14º posto in Argentina. In questa stagione è costretta a saltare il Gran Premio di Germania a causa di una frattura al polso sinistro rimediata durante le qualifiche[4] e il Gran Premio della Comunità Valenciana a causa di una frattura a una clavicola rimediata nel precedente GP della Malesia. Chiude la stagione al trentunesimo posto in classifica con sette punti all'attivo, con tre quattordicesimi posti (Argentina, Olanda e Austria).

Nel 2017 si trasferisce nel AGR Team dove guida ancora la KTM RC 250 GP. Il team chiude la stagione dopo il Gran Premio d'Aragona. Herrera corre però in Australia e Malesia in sostituzione dell'infortunato Albert Arenas sulla Mahindra MGP3O. Ha totalizzato un punto che le consente di chiudere al trentacinquesimo posto in classifica piloti.

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #203 il: Febbraio 18, 2018, 16:04:49 pm »
Citazione
Nel 2015 viene ingaggiata dal team Husqvarna Factory Laglisse che le affida una Husqvarna FR 250 GP, il compagno di squadra è Isaac Viñales. Nel Gran Premio di Catalogna si piazza al 15º posto ed ottiene il primo punto iridato della sua carriera nel motomondiale.[2] Riesce ad arrivare a punti anche ad Aragon dove arriva 13ª e in Australia dove giunge 11ª. Chiude la stagione al ventinovesimo posto con 9 punti.


Bene, andiamo a vedere quali risultati ottenne, a parità di moto,  il suo compagno di squadra Isaac Viñales

https://it.wikipedia.org/wiki/Isaac_Vi%C3%B1ales

Citazione
Nel 2015 passa al team Husqvarna Factory Laglisse; la compagna di squadra è María Herrera. Ottiene un terzo posto in Argentina. Viene sostituito dopo il Gran Premio di Germania da Lorenzo Dalla Porta. Corre a Indianapolis e in Repubblica Ceca sulla KTM del team RBA Racing in sostituzione dell'infortunata Ana Carrasco. In questo stesso team prende il posto di Niklas Ajo a partire dal Gran Premio di Gran Bretagna. Chiude la stagione al nono posto con 115 punti mondiali.

...

E vediamo cosa fece l'uomo che sostituì Isaac Viñales.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Dalla_Porta

Citazione
Esordisce in Moto3 nel motomondiale 2015 con il team Husqvarna Factory Laglisse nel Gran Premio di Indianapolis, prendendo il posto di Isaac Viñales. Totalizza 13 punti mondiali che gli valgono il venticinquesimo posto in classifica finale.

...

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #204 il: Febbraio 19, 2018, 01:05:45 am »
Tra l'altro, il lato comico di questa ridicola storia, è che nel momento in cui una femmina di una tot nazione vince una medaglia d'oro, per forza di cose un'altra femmina di un'altra nazione la perde.
Idem per i maschi che gareggiano contro altri maschi.

Un altro particolare che va sottolineato e di cui ho già parlato in passato, è che una medaglia d'oro femminile, non ha lo stesso peso specifico di una medaglia d'oro maschile.
Il motivo è ovvio: se le gare fossero miste,* anziché divise in base al sesso, Moioli e tutta la compagnia cantante femminile non vincerebbe(ro) neppure una medaglia di legno.
Mentre atleti di sesso maschile, che tra gli uomini vengono soventemente bastonati, farebbero incetta di medaglie tra le donne.
Trattasi di ovvietà di cui in altre epoche non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di discutere.
Ma siccome oggigiorno bisogna spiegare anche l'ovvio, allora è giusto rimarcarlo.

Sulla Gazzetta dello Sport di tre giorni fa, la vittoria di Michela Moioli è stata commentata così:

Citazione
VOLA VOLA
MICHELA
L'ORO E' DONNA

E Fausto Narducci ha aggiunto:

Citazione
INCHINIAMOCI ALLA BOLT DELLA NEVE

Dunque, da ex atleta e da appassionato di vari sport quale sono, non ricordo una volta che sia una, in cui la Gazzetta o qualsiasi altro quotidiano sportivo (e non), abbia titolato in prima pagina (e non):

Citazione
L'ORO E' UOMO
...

Offline Sardus_Pater

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #205 il: Febbraio 21, 2018, 13:11:35 pm »
La prosopopea per la vittoria della Goggia sul Tg2 :doh: ...
Al di là del fatto che è stata davvero brava, bisogna riconoscerlo, tutta questa retorica in rosa è insopportabile.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #206 il: Febbraio 21, 2018, 19:13:49 pm »
La prosopopea per la vittoria della Goggia sul Tg2 :doh: ...
Al di là del fatto che è stata davvero brava, bisogna riconoscerlo, tutta questa retorica in rosa è insopportabile.


Non a caso evidenzio certe cose.
Io ero un judoka e anche se "ai miei tempi" c'erano molte meno femmine nelle palestre, ho comunque avuto modo di "relazionarmici", per così dire, e consequenzialmente di conoscerle bene; ragion per cui so bene cosa pensano e come ragionano.
E non per niente dico e scrivo che mi è impossibile tifare per le atlete italiane.
Atlete che in ipotetiche gare miste scomparirebbero letteralmente.
Calcola che a livello mediatico, e ormai da lustri, le vittorie delle donne contro altre donne, sono sinonimo di "vittoria contro gli uomini " e parimenti di "superiorità sugli uomini".
Insomma, un autentico delirio.
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.

@@

PS: sulla pista dove Sofia Coggia ha vinto la medaglia d'oro, contro i migliori atleti di sesso maschile, la suddetta avrebbe beccato come minimo 4 secondi.

Offline Warlordmaniac

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #207 il: Febbraio 21, 2018, 19:53:45 pm »
Ma che c'entra Bolt con la Goggia?


Online Frank

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Re:"Donne Vittoriose"
« Risposta #209 il: Febbraio 21, 2018, 20:32:56 pm »
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.

Tanto per restare in tema...
Articolo scritto da un appartenente al sesso maschile.

https://www.oasport.it/2018/02/sono-le-olimpiadi-delle-donne-goggia-fontana-e-moioli-gli-ori-arrivano-solo-dalle-guerriere-d'italia2/

Citazione
Sono le Olimpiadi delle donne! Goggia, Fontana e Moioli, gli ori arrivano solo dalle guerriere d’Italia!
21 febbraio 2018 13:59 Stefano Villa


Sono le Olimpiadi delle donne, sono le guerriere dell’Italia, sono le Leonesse azzurre, sono le nostre eroine, indomite Campionesse che stanno incantando alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Il nostro medagliere luccica proprio grazie a loro, il gentil sesso ci sta trascinando sulla neve e sul ghiaccio della Corea del Sud, conquista medaglie a raffica, esalta lo sport italiano e ci fa sognare con grande classe.

Combattenti agguerrite che hanno impugnato sci, snowboard e pattini come armi gentili per infilzare le avversarie e trionfare da vero fuoriclasse. L’Inno di Mameli suona e risuona, scalda l’aria in estremo Oriente e rimpingua il bottino della nostra spedizione: Arianna Fontana, Michela Moioli, Sofia Goggia. Strettamente nell’ordine temporale in cui hanno conquistato la medaglia d’oro: l’Italia ha portato a casa tre titoli, tutti per mano di donne che tengono in alto il tricolore. La nostra portabandiera ha rotto il ghiaccio imponendosi sui 500m e poi è anche diventata la più medagliata di sempre nello short track (7 volte sul podio a cinque cerchi, superata Wang Meng), Michela ha dominato nello snowboardcross, Sofia ha pennellato in discesa e ha esultato in maniera autoritaria.

Hanno trionfato da favorite della vigilia, senza farsi schiacciare dalla pressione, senza crollare psicologicamente, senza lasciare margini ad avversarie molto quotate: una valtellinese e due bergamasche, tra l’altro molto amiche tra loro, compagne di palestra e insieme sull’Olimpo. La Fontana si è tra l’altro messa al collo un altro alloro (l’argento con la staffetta) e, infatti, se guardiamo il medagliere complessivo composto da 9 medaglie emerge che 5 sono totalmente femminili, una è mista e tre sono state ottenute da uomini (l’argento di Federico Pellegrino nella sprint di sci di fondo, il bronzo di Nicola Tumolero sui 10000m di speed skating e il bronzo di Dominik Windisch nella sprint di biathlon). A completare il il bottino delle nostre guerriere ci sono il bronzo di Federica Brignone nel gigante e il già citato argento della staffetta di short track mentre Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi sono state parte fondamentale della mista di biathlon insieme a Lukas Hofer e Dominik Windisch.

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ps:

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