Autore Topic: UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"  (Letto 4713 volte)

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Offline Fazer

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UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« il: Marzo 04, 2016, 08:28:57 am »
Segnali di fumo...
Segnali di cambiamento (in retromarcia)...
Orrori del politicamente corretto e della femminilizzazione in atto...
Dappertutto, in ogni ambito:

http://www.corriere.it/sport/16_marzo_04/basta-placcaggi-rugby-scuola-inghilterra-ribella-150cc170-e17f-11e5-86bb-b40835b4a5ca.shtml

Settanta medici-educatori-insegnanti inglesi hanno lanciato una petizione per chiedere al Parlamento l’abolizione del placcaggio e della mischia nel rugby scolastico. Se teniamo alla salute dei nostri figli — questo il succo del loro discorso — cambiamo le regole, cancellando le fasi più pericolose. La proposta ha fatto discutere, e onestamente è difficile essere d’accordo con gli aspiranti riformatori del gioco vecchio più di 200 anni. Il rugby è uno «sport collettivo di combattimento» secondo la definizione ufficiale e ultrasecolare, e togliere la mischia (l’origine del gioco stesso) e il placcaggio sarebbe un po’ come chiedere un pugilato senza pugni, un calcio senza contrasti (tackle, che tra l’altro in inglese significa anche placcaggio), un ciclismo senza volate né discese o una Formula 1 col limite di velocità a 50 all’ora, così se si va a sbattere ci si fa poco male.

Reazioni compatte

Le reazioni sono state immediate e anche i rugbisti hanno detto la loro. George Ford, il mediano d’apertura e il più piccolo giocatore della nazionale inglese con il suo metro e 77, ha spiegato che non ha mai avuto problemi pur avendo passato la sua finora breve vita (ha 22 anni) a confrontarsi con ragazzi e poi uomini molto più grandi di lui. Inoltre ha aggiunto che il rugby, al di là delle botte che si danno e si prendono, ha un grande valore formativo per fisico e cervello. Meno diplomatico Cian Healey, pilone irlandese, che ha espresso il suo parere su Twitter: «È terribilmente pericoloso per i bambini prendere un autobus da soli per andare a scuola. E uno zaino pesante può fare più danni di mille placcaggi e di mille mischie». Però ognuno ha le sue opinioni e se la petizione dovesse rivelarsi un successo, il Parlamento magari ne prenderà atto e legifererà. Senza dimenticare di assegnare un nuovo nome allo sport con la palla ovale senza mischie né placcaggi. Perché potrà essere qualsiasi altra cosa, ma di certo non potrà più chiamarsi rugby.
« Ultima modifica: Marzo 08, 2016, 19:04:33 pm da -Alberto86- »

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #1 il: Marzo 04, 2016, 08:31:49 am »
http://www.corriere.it/spettacoli/16_marzo_03/hollywood-troppo-bianco-jj-abrams-introduce-quote-etniche-genere-donne-film-cab33c24-e171-11e5-86bb-b40835b4a5ca.shtml

JJ Abrams introduce le quote etniche e di genere nei suoi film
La Bad Robot, casa di produzione del regista di «Star Wars. Il risveglio della forza» sta lavorando per assicurare che il numero di donne e di rappresentanti delle minoranze nei ruoli di scrittura, regia e recitazione rispecchi la composizione della popolazione
me aiutare Hollywood a essere più attenta alle minoranze? Il dibattito scaturito dopo le nomination agli Oscar sembra trovare una prima soluzione. JJ Abrams, il regista di «Star Wars — Il risveglio della forza», sta lavorando con l’agenzia Caa e gli studi Warner Bros e Paramount per assicurare che il numero di donne e di rappresentanti delle minoranze etniche nei ruoli di scrittura, regia e recitazione dei film rispecchi la composizione della popolazione americana. Come racconta Adam Epstein su Quartz «la polemica #OscarsSoWhite è stata solo un campanello d’allarme». Spiegando la nuova politica, in vigore da gennaio, per Abrams «si tratta di un approccio sistematico: in ogni lista dobbiamo avere il 50% di donne, il 12% di persone di colore, il 18% di ispanici e il 6% di asiatici».

Inclusività anche per i personaggi omosessuali
E se Star Wars Episodio VII ci ha portato in dote un cast molto diversificato, con Finn (John Boyega) e Rey (Daisy Ridley), un uomo di colore e una donna, la sfida è solo all’inizio. «Quando parlo di inclusione non escludo personaggi gay. Si tratta di inclusività», ha detto Abrams durante una conversazione con alcuni giornalisti alla cerimonia degli Oscar Wilde Awards, che si è tenuta il 25 febbraio a Santa Monica, in California (ripresa sul Guardian). Nei sette film della saga, nessun personaggio è apertamente omosessuale. Dopo aver scritto, prodotto e diretto il primo film della nuova trilogia, «Il risveglio della Forza», Abrams rimarrà coinvolto anche nei progetti futuri e lavorerà come produttore esecutivo del prossimo film che uscirà il 15 dicembre 2017.

Il bacio che rivoluzionò la tv
Il produttore ha da sempre un’attenzione in più al tema, come dimostra «Lost», coprodotta dalla sua Bad Robot Productions ed esempio di serie tv «Obamiana», con personaggi di colore e molti attori asiatici. Nessuno dei protagonisti appare per tutti i 121 episodi: il primato delle presenze appartiene a Hugo, con 118 episodi. Se vogliamo andare indietro nel tempo, la prima vera serie multiculturale é stata però «Star Trek», che ha visto il primo bacio multietnico tra il capitano James T. Kirk e il suo ufficiale addetto alle comunicazioni Nihota Uhura.
Una casa di produzione per dare potere alle donne
Il problema, però, è sintomatico del Paese e non è legato solamente alle ambite statuette. Ad affrontarlo in precedenza anche HBO che nel 2015 ha lanciato una borsa di studio per dare voce agli scrittori cinematografici emergenti rappresentativi delle minoranze. E, il mese scorso, la neonata We Do It Together (WDIT), società di produzione no profit che riunisce gli esponenti più importanti della film industry americana, con lo scopo di finanziare e realizzare prodotti sul tema della diversità di genere, dedicati al rafforzamento del ruolo delle donne. Tra i membri della commissione anche Jessica Chastain, Juliette Binoche, Queen Latifah, Freida Pinto, Catherine Hardwicke e Zhang Ziyi. «Ci auguriamo – afferma la produttrice e fondatrice italiana Chiara Tilesi – che in futuro non ci sarà più bisogno del finanziamento di una particolare nicchia per produrre film di donne e sulle donne». Il cinema ha sempre avuto il potere di ribellarsi alle convenzioni e di cambiare i cuori e le menti, «un potere e un potenziale che devono essere sfruttati anche per sfidare le norme arcaiche sul ruolo della donna nell’industria dello spettacolo». L’organizzazione nasce in risposta all’evidente divario di genere presente a tutti i livelli del settore, davanti e dietro la macchina da presa e «opererà finché il cinema e l’industria culturale non adotteranno una prospettiva di genere basata sulla naturale parità tra uomini e donne».Hollywood è troppo bianco?
JJ Abrams introduce le quote etniche e di genere nei suoi film
La Bad Robot, casa di produzione del regista di «Star Wars. Il risveglio della forza» sta lavorando per assicurare che il numero di donne e di rappresentanti delle minoranze nei ruoli di scrittura, regia e recitazione rispecchi la composizione della popolazione

Come aiutare Hollywood a essere più attenta alle minoranze? Il dibattito scaturito dopo le nomination agli Oscar sembra trovare una prima soluzione. JJ Abrams, il regista di «Star Wars — Il risveglio della forza», sta lavorando con l’agenzia Caa e gli studi Warner Bros e Paramount per assicurare che il numero di donne e di rappresentanti delle minoranze etniche nei ruoli di scrittura, regia e recitazione dei film rispecchi la composizione della popolazione americana. Come racconta Adam Epstein su Quartz «la polemica #OscarsSoWhite è stata solo un campanello d’allarme». Spiegando la nuova politica, in vigore da gennaio, per Abrams «si tratta di un approccio sistematico: in ogni lista dobbiamo avere il 50% di donne, il 12% di persone di colore, il 18% di ispanici e il 6% di asiatici».

Inclusività anche per i personaggi omosessuali
E se Star Wars Episodio VII ci ha portato in dote un cast molto diversificato, con Finn (John Boyega) e Rey (Daisy Ridley), un uomo di colore e una donna, la sfida è solo all’inizio. «Quando parlo di inclusione non escludo personaggi gay. Si tratta di inclusività», ha detto Abrams durante una conversazione con alcuni giornalisti alla cerimonia degli Oscar Wilde Awards, che si è tenuta il 25 febbraio a Santa Monica, in California (ripresa sul Guardian). Nei sette film della saga, nessun personaggio è apertamente omosessuale. Dopo aver scritto, prodotto e diretto il primo film della nuova trilogia, «Il risveglio della Forza», Abrams rimarrà coinvolto anche nei progetti futuri e lavorerà come produttore esecutivo del prossimo film che uscirà il 15 dicembre 2017.

Il precedente di «Lost» e Star Trek
Il produttore ha da sempre un’attenzione in più al tema, come dimostra «Lost», coprodotta dalla sua Bad Robot Productions ed esempio di serie tv «Obamiana», con personaggi di colore e molti attori asiatici. Nessuno dei protagonisti appare per tutti i 121 episodi: il primato delle presenze appartiene a Hugo, con 118 episodi. Se vogliamo andare indietro nel tempo, la prima vera serie multiculturale é stata però «Star Trek», che ha visto il primo bacio multietnico tra il capitano James T. Kirk e il suo ufficiale addetto alle comunicazioni Nihota Uhura.
Una casa di produzione per dare potere alle donne
Il problema, però, è sintomatico del Paese e non è legato solamente alle ambite statuette. Ad affrontarlo in precedenza anche HBO che nel 2015 ha lanciato una borsa di studio per dare voce agli scrittori cinematografici emergenti rappresentativi delle minoranze. E, il mese scorso, la neonata We Do It Together (WDIT), società di produzione no profit che riunisce gli esponenti più importanti della film industry americana, con lo scopo di finanziare e realizzare prodotti sul tema della diversità di genere, dedicati al rafforzamento del ruolo delle donne. Tra i membri della commissione anche Jessica Chastain, Juliette Binoche, Queen Latifah, Freida Pinto, Catherine Hardwicke e Zhang Ziyi. «Ci auguriamo – afferma la produttrice e fondatrice italiana Chiara Tilesi – che in futuro non ci sarà più bisogno del finanziamento di una particolare nicchia per produrre film di donne e sulle donne». Il cinema ha sempre avuto il potere di ribellarsi alle convenzioni e di cambiare i cuori e le menti, «un potere e un potenziale che devono essere sfruttati anche per sfidare le norme arcaiche sul ruolo della donna nell’industria dello spettacolo». L’organizzazione nasce in risposta all’evidente divario di genere presente a tutti i livelli del settore, davanti e dietro la macchina da presa e «opererà finché il cinema e l’industria culturale non adotteranno una prospettiva di genere basata sulla naturale parità tra uomini e donne».

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #2 il: Marzo 04, 2016, 09:15:36 am »
Citazione
Una casa di produzione per dare potere alle donne

Questa frase è fantastica: il sesso superiore che ha bisogno di case di produzione (ergo, di concessioni da parte del sesso inferiore) per "prendere il potere"...
Ancor più fantastico è che dietro queste "iniziative" ci sia sempre qualche maschietto bianco, nello specifico statunitense,
https://it.wikipedia.org/wiki/J._J._Abrams
il quale, però, si guarda bene dal farsi da parte, per dar spazio "a donne, minoranze e gay".


Offline Vicus

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #3 il: Marzo 04, 2016, 09:57:57 am »
Come l'industria discografica Hollywood è agli sgoccioli e ormai da anni sforna film inconsistenti, quindi ben venga il 100% di quote rosa nel cinema per accelerare il processo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Sardus_Pater

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #4 il: Marzo 04, 2016, 10:07:27 am »
Non mi stupisco delle minchiate di Abrams, figlio di una cultura debosciata e decadente; ma mi fa ridere la proposta di abolire il placcaggio nel rugby, c'è da scommetere che chi l'ha fatta da ragazzo era una schiappa nel gioco e le ha giustamente -dico- prese :lol: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #5 il: Marzo 04, 2016, 12:20:27 pm »
ma mi fa ridere la proposta di abolire il placcaggio nel rugby, c'è da scommetere che chi l'ha fatta da ragazzo era una schiappa nel gioco e le ha giustamente -dico- prese :lol: .

Sarebbe come abolire le proiezioni nel judo.
http://www.infojudo.com/tecniche-di-proiezione/
Roba da matti.

Offline Fazer

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #6 il: Marzo 04, 2016, 12:44:34 pm »
Questa frase è fantastica: il sesso superiore che ha bisogno di case di produzione (ergo, di concessioni da parte del sesso inferiore) per "prendere il potere"...

Quello che in pratica dico sempre quando ho a che fare con qualche ripetitrice automatica di frasi fatte.
"Ma come minchia fate a vivere in un mondo pensato/progettato/costruito da esseri inferiori? Vista la vostra mirabolante superiorità potreste creare un paradiso in terra. Come mai non lo avete ancora fatto?"

E lì il software (AmigaDOS) della ripetitrice manda in esecuzione la solita istruzione "oppressione patriarcale che nei millenni ci ha impedito e bla bla...e ancora oggi bla bla...

"E come mai, se la forza fisica vince sull'intelligenza, il mondo non è dominato dai gorilla?"

AmigaDOS in crisi, riavvio, 16 colori...schermo blu. Riavvio, subroutine di emergenza:
"Ma queste sono le solite frasi che voi maschilisti e bla bla..."

"Ah bella, so' più di cinquant'anni che vi laureate, lavorate, e...NON AVETE INVENTATO UN CAZZO!!!
Ah, no, scusa...il tergicristallo..." :doh:

Crash definitivo, macchinario in assistenza (palestra-aperitivo-blogdovetuttelapensanocomeme), riavvio.

E di nuovo...daccapo  :lol:

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #7 il: Marzo 04, 2016, 12:50:08 pm »
Sarebbe come abolire le proiezioni nel judo.
http://www.infojudo.com/tecniche-di-proiezione/
Roba da matti.

si, proposta da matti che però rivela l'intenzione di produrre maschi sempre più smidollati

http://www.onrugby.it/2016/03/02/contatto-si-contatto-no-botta-e-risposta-tra-medici-britannici-e-world-rugby/

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #8 il: Marzo 04, 2016, 13:36:22 pm »
si, proposta da matti che però rivela l'intenzione di produrre maschi sempre più smidollati

http://www.onrugby.it/2016/03/02/contatto-si-contatto-no-botta-e-risposta-tra-medici-britannici-e-world-rugby/

... e femmine sempre più mascoline e "toste" (a chiacchiere).

In merito, pur non seguendo il pugilato, so per certo (tramite amici pugili ed ex pugili) che fino ad alcuni lustri fa c'erano diverse proposte per abolirlo, anche in Italia.
Tutto è cambiato quando è stato permesso anche alle femmine di praticare la suddetta disciplina, a livello agonistico, tanto è vero che già da quattro anni il pugilato femminile è stato ammesso alle Olimpiadi, a scapito di una categoria di peso nel settore maschile.
Ergo, finché certi sport li praticano solo i maschi, son brutti, sporchi e cattivi; quando li praticano le femmine è segno di "emancipazione", per cui diventano automaticamente "belli, buoni e formativi".
Amen.

Offline Sardus_Pater

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #9 il: Marzo 04, 2016, 14:10:15 pm »
Citazione
In merito, pur non seguendo il pugilato, so per certo (tramite amici pugili ed ex pugili) che fino ad alcuni lustri fa c'erano diverse proposte per abolirlo, anche in Italia.

[OT]Hai confermato una voce che avevo sentito un paio d'anni fa e che pensavo fosse una specie di leggenda metropolitana o tutt'al più un goffo tentativo di qualche politico corrotto di favorire mafia e scommesse clandestine.[/OT]
Il femminismo è l'oppio delle donne.

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #10 il: Marzo 04, 2016, 14:25:27 pm »
Quello che in pratica dico sempre quando ho a che fare con qualche ripetitrice automatica di frasi fatte.
"Ma come minchia fate a vivere in un mondo pensato/progettato/costruito da esseri inferiori? Vista la vostra mirabolante superiorità potreste creare un paradiso in terra. Come mai non lo avete ancora fatto?"

E lì il software (AmigaDOS) della ripetitrice manda in esecuzione la solita istruzione "oppressione patriarcale che nei millenni ci ha impedito e bla bla...e ancora oggi bla bla...

"E come mai, se la forza fisica vince sull'intelligenza, il mondo non è dominato dai gorilla?"

AmigaDOS in crisi, riavvio, 16 colori...schermo blu. Riavvio, subroutine di emergenza:
"Ma queste sono le solite frasi che voi maschilisti e bla bla..."

"Ah bella, so' più di cinquant'anni che vi laureate, lavorate, e...NON AVETE INVENTATO UN CAZZO!!!
Ah, no, scusa...il tergicristallo..." :doh:

Crash definitivo, macchinario in assistenza (palestra-aperitivo-blogdovetuttelapensanocomeme), riavvio.

E di nuovo...daccapo  :lol:
C'è una nuova istruzione a virgola mobile: "Ma è tutto marcio per te oggi? Possibile che non veda nulla di positivo nelle riforme degli ultimi decennsi?"
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #11 il: Marzo 04, 2016, 15:58:38 pm »
[OT]Hai confermato una voce che avevo sentito un paio d'anni fa e che pensavo fosse una specie di leggenda metropolitana o tutt'al più un goffo tentativo di qualche politico corrotto di favorire mafia e scommesse clandestine.[/OT]

http://www.fondazioneveronesi.it/i-blog-della-fondazione/umberto-veronesi/ma-perche-si-permette-che-la-boxe-uccida-lavversario
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Ma perché si permette che la boxe uccida l’avversario?
Chi ama la boxe è impermeabile alle proteste, e chi non l’ama guarda al pugilato da distanze interstellari. Difficile attirare attenzione e sensibilità su questo argomento, ma io ci provo:

Pubblicato il 28/10/13

Vecchi guanti da boxeChi ama la boxe è impermeabile alle proteste, e chi non l’ama guarda al pugilato da distanze interstellari. Difficile attirare attenzione e sensibilità su questo argomento, ma io ci provo:

vi sembra giusto morire nel fiore degli anni, per lesioni al cervello provocate dai colpi alla testa inflitti dall’avversario?  Il ko è in sostanza un trauma cranico violentissimo, e non sono poche le volte che spedisce in coma. Forse non molti sanno che negli ultimi cento anni di boxe (ma perché la chiamano “noble art”) sono stati oltre 500 i pugili morti a causa dei colpi presi in combattimento.

L’ultima tragedia è successa pochi giorni fa, a un ragazzo di 26 anni, il pugile messicano Francisco Leal, detto Frankie. Finito al tappeto all’ottavo round, dopo tre giorni di coma  è morto per emorragia cerebrale all’ospedale di San Diego. Per decisione della giovane moglie, i suoi organi sono stati donati, con l’intenzione di salvare la vita di altre persone.

Ma intanto Frankie è morto, ed è morto per l’unico sport che ha come finalità quello di far male all’avversario. Si muore e si può morire nelle gare automobilistiche di formula 1, nello sci, nel ciclismo (come accadde a Serse Coppi, il fratello del grande Fausto), nelle gare di motoscafo, nel motociclismo, nell’alpinismo. Ma tutti questi sport e gli altri ancora sono puntati a un risultato di vittoria  che non implica il danno dell’atleta, anzi lo vuole evitare.

Il pugilato è invece l’unico sport che si propone come specifico obiettivo il danneggiamento massiccio. Tutti gli spettatori che stanno intorno al ring possono vedere come i due avversari si massacrano round dopo round, e a volte (scusate il particolare pulp) la prima fila riceve addirittura addosso gli schizzi di sangue.

Non è molto diverso dalle lotte tra gladiatori che consideriamo espressione di un’epoca di barbarie.

Per questa ragione, anni fa l’Associazione medica mondiale propose l’abolizione del pugilato, e si spinse fino a mettere in forse la liceità della presenza di un medico a bordo ring. Della proposta di abolizione non se ne fece niente (era scontato, visti i grandi interessi in ballo) e logicamente il medico fu mantenuto: avendo la facoltà di fermare il combattimento, dà almeno una piccola garanzia contro un assassinio tra applausi.

Ma il colpo micidiale del ko, improvviso e imprevedibile,  non aspetta il permesso del medico, e provoca disastri nel cervello di chi lo subisce. Avete mai letto di quei bimbi che finiscono in coma perché  un genitore li ha scossi violentemente? Per un pugile  colpito alla testa il meccanismo è uguale, ma è molto peggio.

Così  (e gli annali dello sport dovrebbero vergognarsene) muoiono e continuano a morire i giovani come Francisco  Leal,  un mingherlino di 55 chili, già sfidante al titolo mondiale  dei pesi supergallo. Ragazzi  arrivati sul ring dalle più misere periferie. L’anno scorso Frankie era già finito in ospedale per ko tecnico, e gli avevano consigliato di appendere i guantoni al chiodo. Ma poi aveva voluto tornare a combattere, anche perché da quello sport guadagnava di che vivere, e le «autorità sanitarie»  (ma quali?) glielo avevano consentito.

Addio Frankie, povero ragazzo e ragazzo povero.

Umberto Veronesi


Citazione
Per questa ragione, anni fa l’Associazione medica mondiale propose l’abolizione del pugilato, e si spinse fino a mettere in forse la liceità della presenza di un medico a bordo ring. Della proposta di abolizione non se ne fece niente (era scontato, visti i grandi interessi in ballo) e logicamente il medico fu mantenuto: avendo la facoltà di fermare il combattimento, dà almeno una piccola garanzia contro un assassinio tra applausi.


Citazione
Ma intanto Frankie è morto, ed è morto per l’unico sport che ha come finalità quello di far male all’avversario.

Questa è una sciocchezza, perché kickboxing e muay thai sono anche peggio, per non parlare delle MMA o del pancrazio, oppure del sambo.

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #12 il: Marzo 04, 2016, 16:09:52 pm »
... e femmine sempre più mascoline e "toste" (a chiacchiere).

In merito, pur non seguendo il pugilato, so per certo (tramite amici pugili ed ex pugili) che fino ad alcuni lustri fa c'erano diverse proposte per abolirlo, anche in Italia.
Tutto è cambiato quando è stato permesso anche alle femmine di praticare la suddetta disciplina, a livello agonistico, tanto è vero che già da quattro anni il pugilato femminile è stato ammesso alle Olimpiadi, a scapito di una categoria di peso nel settore maschile.
Ergo, finché certi sport li praticano solo i maschi, son brutti, sporchi e cattivi; quando li praticano le femmine è segno di "emancipazione", per cui diventano automaticamente "belli, buoni e formativi".
Amen.


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/19/fermate-pugni-della-morte.html
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     Archivio > la Repubblica.it > 1996 > 11 > 19 >
FERMATE I PUGNI DELLA MORTE'

ROMA - Abolirla; oppure cancellarla dalle tv; oppure modificarla profondamente, nelle regole, nei materiali, nei controlli. Comunque intervenire, perché la boxe non sia più la stessa: un luogo in cui si muore, anche se si è atleti, anche se si hanno soltanto 25 anni. E' quanto si chiede da più parti - politici, medici, associazioni varie - il giorno dopo la morte di Fabrizio De Chiara. Ma la censura più dura è venuta dal Vaticano. Contro la boxe, certo, ma anche contro la Rai. Colpevole, lo si leggeva ieri sull' Osservatore Romano, di "aver ucciso due volte De Chiara". "All' assurda violenza della boxe si è aggiunta la cecità di professionisti dell' informazione ai quali intelligenza e cuore non hanno suggerito un valore ormai negletto: il rispetto per l' uomo". Ancora, ma sul pugilato: "Quel tipo di boxe non ha più senso, occorrono protezioni maggiori per i pugili". I politici, poi. Walter Veltroni, vicepremier con delega allo sport, non ha soltanto inviato un telegramma ai genitori di De Chiara ("Non è solo il mondo dello sport a essere in lutto, ma tutto il Paese. Fabrizio era una grande promessa e ora resterà per sempre nel cuore di tutti noi che lo abbiamo visto morire per il suo amore, lo sport"), ma ha anche scritto a Pescante, presidente del Coni, e Marchiaro, presidente della federboxe. Li ha invitati ad un incontro urgente, perché "c' è bisogno di certezze. Non solo di sapere che è stato fatto tutto per evitare la tragedia di Fabrizio, ma che sia possibile attivarsi, attraverso modifiche regolamentari di cui si è spesso parlato, per ottenere il massimo di sicurezza". A Veltroni, con l' invito ad intervenire presso le sedi competenti (il Governo, il Coni), si sono rivolti molti politici: il senatore verde Athos De Luca ha chiesto che il ministero della Sanità produca spot anti-boxe da diffondere poi nelle scuole, in tv, nei cinema; Maretta Scoca (Ccd) invoca la sospensione dell' attività fino a che nuove regole non vengano stabilite; Severino Lavagnini (Ppi), componente della commissione sanità, vuole un disegno di legge per vietare alle tv la trasmissione dei match di boxe. Una mossa, quella dell' oscuramento video, che Vittorio Cecchi Gori ha già fatto. Nonostante abbia visto Tmc raggiungere, grazie al recente match di Tyson trasmesso in chiaro, il massimo storico di ascolti, Cecchi Gori ha annunciato l' ostracismo perpetuo alla boxe. "Gli editori televisivi non possono più essere complici della trasformazione di atleti in gladiatori disposti a rischiare la propria e l' altrui vita per emozionare il pubblico. Il pugilato deve tornare ad essere uno sport sicuro. Non trasmettere più boxe in televisione è una scelta di civiltà e un contributo a evitare che altre vite vengano sacrificate". Infine i medici: meglio, la federazione nazionale dell' ordine dei medici. A parlare è il presidente, Aldo Pagni: "Già 13 anni fa - ricorda - l' assemblea mondiale dei medici aveva chiesto l' abolizione del pugilato. Inutilmente, nonostante la pericolosità di questo sport. E' evidente che soluzioni meno drastiche possono essere prese in considerazione. Per esempio, l' introduzione dei caschi. Quanto invece alla presenza di un medico a bordo ring, non sarebbe una novità: il medico già c' è, solo che per intervenire ha bisogno dell' autorizzazione dell' arbitro". La soluzione che Pagni indica, allora, è maggior flessibilità sul potere di intervento del medico, nonché maggior attenzione da parte di arbitri, tecnici, e medici: "Fondamentale è cogliere il limite tra la resistenza del pugile e l' inizio della situazione di rischio".
di ALESSANDRO TOMMASI
19 novembre 1996 sez.

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #13 il: Marzo 04, 2016, 16:15:34 pm »
Il bello è che Veronesi, che era contro il pugilato maschile, firmò quanto segue...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/10/boxe-sport-anche-femminile-per-legge-combattere-come-cantare/525674/
Citazione


Quella tessera numero uno con il suo nome stampato per esteso le ricorda il giorno di una grande conquista. Era il 21 luglio del 2001 e Maria Moroni, ora 37enne, diventava la prima donna pugile tesserata in Italia. “Un tassello in più verso le pari opportunità”, dice ripensando a quel momento. Pazienza se ancora oggi qualcuno rimane scettico di fronte a una donna sul ring. Per lei è stata una conquista.
Maria Moroni sul ring

Dal 2001 a oggi oltre 500 donne si sono iscritte alla Federazione pugilistica italiana. Quattordici di loro il 9 marzo, il giorno seguente alla Festa della donna, si sono sfidate in un piccolo comune della provincia milanese, Cassina de’ Pecchi, per la prima edizione del trofeo che porta il nome di Maria Moroni.

Sono passati quasi dodici anni dal suo primo incontro ufficiale “in casa” – in Italia. Fino al 21 luglio 2001 Moroni si allenava per combattere all’estero. “Ho fatto il mio primo match in Croazia, con tessera croata. Il secondo è stato in America, con tessera statunitense”, racconta. Poter gareggiare da atleta in Italia è stata “davvero la fine di una discriminazione. Perché la boxe può piacere o no, ma devi dare alle donne la possibilità di scegliere se vogliono salire sul ring”.
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Il merito di un cambiamento atteso per tanto tempo è dell’allora ministro per le Pari opportunità Katia Belillo che insieme a Umberto Veronesi, titolare del dicastero della Sanità, ottenne la modifica di una legge del 1971 che prevedeva controlli sanitari solo per i pugili, escludendo di fatto le donne dalla pratica agonistica. “Chi vuole praticare il pugilato o discipline affini – aveva motivato il ministro Belillo – deve poterlo fare e nella massima sicurezza. Non devono esserci divieti per nessuno. Cresce ancora il numero delle donne che si avvicinano alle attività sportive da ring, non possiamo ignorarle. Si tratta di abbattere un divieto arcaico e ingiusto”. Con il decreto Veronesi la boxe femminile è diventata uno sport ufficiale anche in Italia e, l’anno successivo, Maria Moroni ha partecipato al primo campionato europeo di pugilato femminile aggiudicandosi il titolo.

Pugile e lanciatrice del disco con la passione per la pratica forense (è laureata in giurisprudenza e ha terminato il praticantato in uno studio legale), Moroni non combatte più da tempo ma, scrive sul suo profilo Twitter, fatica a definirsi “un’ex atleta”. Segue la boxe come commentatrice tv e guarda con interesse ai talenti emergenti in Italia. Tra tutte, la “combattente” Vissia Trovato, campionessa lombarda in carica con la passione per il canto, che a Cassina de’ Pecchi ha vinto l’incontro con la veneta Valentina Calzavara.
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Vissia, 30 anni, ha cominciato ad allenarsi solo tre anni fa. Ha undici incontri all’attivo, di cui otto vittorie e tre sconfitte. La sua vita si divide tra la boxe e la musica: “Sono cantante blues e insegno canto”, racconta in una pausa pomeridiana prima dell’allenamento in palestra. Per lei il ring è come un palcoscenico: “Combattere e cantare sono due attività primordiali e mi danno le stesse emozioni. Stare sul ring è un altro modo di mettermi in mostra e di esprimere ciò che ho dentro attraverso la mia fisicità”. Non crede nella boxe come uno sport per sfogare la rabbia, ma per allenare la propria forza di volontà. “Quando sei sul ring ti confronti con un avversario di pari peso e la differenza la fanno la determinazione e il coraggio, la capacità di metterti in gioco, perché lì sei nuda. Non hai altra scelta che darti da fare”. Le giornate non esistono, ma è il bello della boxe, perché “quando combatti devi fare i conti anche con le tue debolezze, le tue paure, impari ad affrontarle”.

Il pugilato femminile, in Italia, resta uno sport recente, che ha ancora bisogno di tempo per crescere. Aprire il tesseramento alle donne ha significato porre fine a una discriminazione. Ma ne resta un’altra. “C’è ancora una forte disparità tra le borse – i guadagni – delle donne e degli uomini”, osserva Maria Moroni, “le pugili guadagnano anche dieci volte di meno”.
di Cinzia Franceschini | 10 marzo 2013



Citazione
Il merito di un cambiamento atteso per tanto tempo è dell’allora ministro per le Pari opportunità Katia Belillo che insieme a Umberto Veronesi, titolare del dicastero della Sanità, ottenne la modifica di una legge del 1971 che prevedeva controlli sanitari solo per i pugili

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Offline ilmarmocchio

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Re:UK: "Basta placcaggi nel rugby a scuola"
« Risposta #14 il: Marzo 04, 2016, 17:19:47 pm »
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Il pugilato femminile, in Italia, resta uno sport recente, che ha ancora bisogno di tempo per crescere. Aprire il tesseramento alle donne ha significato porre fine a una discriminazione. Ma ne resta un’altra. “C’è ancora una forte disparità tra le borse – i guadagni – delle donne e degli uomini”, osserva Maria Moroni, “le pugili guadagnano anche dieci volte di meno”.

ma ci rendiamo conto ? :doh:
come si fa a pretendere l' uguaglianza delle borse ?