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"Legend". Un incolore e sbiadito film di gangsters, dalla solita ottica femminil
(1/1)
Suicide Is Painless:
Dalla solita ottica femminile di (molto) supposta innocenza e purezza, un incolore e sbiadito nuovo film di gangsters, seppure con un potente e carismatico Tom Hardy, impegnato in un doppio e difficile ruolo di due fratelli:
Cinema, uomini, rabbia:
"Legend", Brian Helgeland, 2016, [G.B./Usa], Gangsters
Immagini e manifesti: https://www.google.it/search?q=Legend+film+2016+immagini&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ved=0ahUKEwiKruuqv8LLAhXCow4KHWzmAhsQsAQIHA
"Legend" racconta le famose gesta dei gangster britannici Ronald "Ronnie" e Reginald "Reggie" Kray (interpretati simultaneamente da Tom Hardy e già interpretati nel 1990 dai F.lli Gary e Martin Kemp degli Spandau Ballet, in "The Krays- I Corvi" diretto dal dotatissimo Peter Medak, e sceneggiato da un gigante come Philip Ridley, imparagonabilmente superiore a questo film), durante la loro ascesa ed eventuale caduta, nel corso degli anni sessanta. Il film, scritto e diretto da Brian Helgeland ( "Payback", "Il Destino di un cavaliere"), guarda in particolare al tentativo di Reggie a costruirsi una parvenza rispettabile, evolvendo al contempo in una presenza potente fra i gangster della malavita londinese, e gestendo il comportamento psicopatico del fratello Ronnie.
Tom Hardy è sempre stato un attore impressionante, fin dal privilegio di averlo potuto vedere così come il suo talento, accrescere e prosperare nel corso degli anni, dall'uscita di "Bronson"(2009) di Nicholas Winding Refn in poi, con interpretazioni sempre emozionanti e seducenti. Una delle linee di dialogo di "Legend" è tratta direttamente dalle telefonate di Tom Hardy a Charles "Bronson" / Michael Peterson, in preparazione per "Bronson", che diventa ancora più interessante se si considera che Reggie Kray e "Bronson"/ Peterson si conoscevano nella vita vita reale durante il tempo trascorso assieme in prigione.
Non capita spesso che un attore interpreti la coppia protagonista di un film, così naturalmente, anche se non sei un fan dell'attore inglese esso sta a conferire il maggior peso possibile nel fattore fruizione del film. Hardy offre qui non una ma due, delle sue performance più coinvolgenti fino ad oggi, cos' come i gemelli Kray sono talmente simili eppure così diversi allo stesso tempo, e questo è grazie a come Hardy li ritrae. Reggie è calmo, raccolto, e cortese, ma può passare ad essere spaventoso e violento senza un momento di preavviso. Nel frattempo il comportamento schizofrenico di Ronnie e la estrema ostentazione della sua omosessualità, fanno di lui una imprevedibile mina vagante.
Una delle migliori sequenze del film è la lotta bar che coinvolge entrambi i gemelli Kray. La natura violenta della scena è minimizzata grazie alla infatuazione di Reggie che non riceve il suo bicchiere di birra giusto, e al disgusto di Ronnie, senza sapere come potere ognuno ottenere una pistola per avere la meglio nella rissa. Questa sequenza è tanto più incredibile in quanto sembra che Hardy abbia avuto un grave infortunio alla caviglia durante la ripresa. Il film ha questi momenti di humor nero che fanno ridere ad alta voce, e soprattutto a causa della smussatezza di carattere e dello sguardo distratto, che Hardy conferisce a Ronnie.
Tom Hardy è il motivo per vedere "Legend", in quanto il film è completamente carente sotto altri aspetti. Paul Bettany e Christopher Eccleston sono completamente asfaltati dal primo e dimenticati, man mano che il film procede; anche gli occhi tristi di Emily Browning e la sua natura innocente non sono in grado di fare nulla di memorabile, e grosso errore del film, la storia si appiattisce ben presto sulla sua prospettiva femminile presupposta di solita innocenza femminile, dei fatti e della vicenda. Il problema è che tutti i film legati ai mafiosi stanno iniziando a risentire della troppa "storia" del genere che grava su di loro. "Legend" risente in questo dello stesso problema avuto quest'anno dal comunque superiore "Black Mass", ma si sarebbe potuto affermare il contrario se "Legend" fosse stato distribuito prima di "Black Mass". La formula è diventata e non di poco troppo prevedibile: un gangster diventa penalmente noto, è costantemente impegnato in un gioco di gatto e al topo con la polizia, coinvolto in faide con le bande mafiose rivali nella zona, e alla fine cade a causa di quella che era una volta una storia d'amore, poi diventatata un qualcosa di tossico.
"Legend" compie un piccolo cambiamento, cercando di diversificarsi su di una premessa familiarità tra i fratelli gemelli, che lavorano insieme e tuttavia sono sempre alla gola l'uno all'altro per via di uno dei due che è mentalmente instabile. Reggie cerca di avere un business legittimo come proprietario di un club famoso della Londra di quegli anni e di un casinò, ma gli riesce tutto così difficile, mentre la discesa nella follia di Ronnie rende oramai impossibile poter più riuscire a mantenere gli affari a galla. Un altro fattore che lavora contro il film è lo slang cockney inglese, almeno per chi come me lo ha visto in originale. Sarà altrimenti difficile per il doppiaggio poter rendere traducibili e dunque comprensibili termini che sono già molto difficili da capire in inglese, soprattutto quando si ascoltano con la pronuncia masticata di Ronnie. Immaginate il personaggio di Bane mascherato da un respiratore (e doppiato in Italia da Filippo Timi), sempre interpretato da Tom Hardy in "The Dark Knight Rises", che parla con la bocca riempita da un paio di cannoli.
L'unica straordinarietà dell'altrimenti molto pedissequo e nient'altro che perfettino "Legend", risiede dunque nella doppia ed intensa, appassionante e senza dubbio degna di nota, interpretazione di Tom Hardy. Questa tranquilla determinazione che trasmette, e che è assolutamente intimidatoria in modo inquietante. Il film ci mostra come la lealtà possa anche essere qualcosa di velenoso in situazioni come queste. La costruzione di un impero fragile e costantemente in pericolo di crollo è restituita ancora più coinvolgente, per la accattivante presenza sullo schermo di Tom Hardy.
Suicide Is Painless
Sebastiano:
Visto, e visto anche The Krays del 1990, che è praticamente la stessa storia. Per i miei gusti il film più vecchio è imbattibile, meno approfondito magari nella psicologia ma più crudo e diretto... e sopratutto fa capire l'importanza della figura della madre dei gemelli, che in Legend fa solo una breve apparizione
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