Autore Topic: Riflessioni fuori luogo  (Letto 1250 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Faust

  • Affezionato
  • **
  • Post: 264
  • Sesso: Maschio
  • Studere, studere, post mortem quid valere
Riflessioni fuori luogo
« il: Aprile 17, 2016, 17:26:16 pm »
Scrivo questo post senza intenzioni dottrinarie. Quindi come disclaimer vi ordino di non credere a nulla di quello che troverete scritto da me.
Perché questo disclaimer? Perché uno sguardo superficiale potrebbe interpretare quanto segue come un elemento propagandistico, pro o contro determinate posizioni, oppure come alcunché di polemico. Si tratta per contro di semplici riflessioni che non vincolano nessuno e che vanno considerate nella loro struttura invece che nella loro performatività. D'altro canto non vi si troverà alcunché di "revisionistico" o quant'altro: soltanto la messa in evidenza di alcuni punti critici dell'argomento relativo alla questione maschile.

Cominciamo proprio dalla questione maschile in senso generale. Si tratta di verificare se una questione maschile abbia realmente luogo storicamente e se il maschile, ciò che è maschile in senso largo, abbia raggiunto o si trovi sulla via di raggiungere la problematicità. Può darsi infatti che per questione maschile si intenda nientemeno che una questione femminile ribaltata, ammesso che il femminile abbia i caratteri del questionabile, nonché se la questione maschile si trovi o meno nell'ambito del questionale. In tal caso la presunta questione maschile potrebbe significare un problema che si annuncia e che abbia da assumere caratteri completamente diversi da quelli correnti; oppure che essa si trovi totalmente al di fuori della via per la problematicità, poiché soggetta alla questione femminile.
Questi dubbi possono sciogliersi solo mediante un'analisi adeguata della questione dal punto di vista del suo rapporto con l'altra questione. Alcuni concetti si trovano in una elaborazione degna di critica.

Una tesi comune del femminismo riguarda l'interpretazione della storia pre-democratica come un sopruso da parte dei maschi sulle femmine o degli uomini sulle donne. Anche la questione maschile sembra ammetterne in parte il superamento, sebbene consideri probabilmente quella presunta oppressione come una pratica politica funzionale a uomini e donne. Già qui incontriamo un primo problema: perché quest'interpretazione del passato? Il sopruso si fonda sull'ingiustizia. Perché considerare il passato un'ingiustizia? Al di là del fatto che il punto di vista del passato, in quanto passato, non conteneva il medesimo concetto di giustizia del punto di vista del presente, qui ci troviamo di fronte ad un atteggiamento di condanna che considera ciò che ha portato all'oggi come ingiusto. Ciò che oggi viene chiamato "universalmente giusto", però, basa la sua giustizia sull'imposizione. Non può attuarsi una giustizia senza l'imposizione: le leggi vengono rispettate perché le forze di polizia e quelle militari ne impongono il rispetto. Pertanto non si può dire che il femminismo abbia condannato quelle imposizioni del passato,- almeno non le imposizioni in quanto imposizioni,- altrimenti condannerebbe la giustizia presente. Evidentemente la condanna di quelle imposizioni deriva dal tipo di imposizione che si effettuò. A quale tipo si riferisce? Probabilmente ad un tipo di imposizione che viene considerato sbagliato in quanto diverso da quelle attuali. In cosa consiste questa diversità? Evidentemente non deve consistere nella semplice diversità fra le normative correnti e quelle passate: una tale posizione non avrebbe senso. Si considererebbe infatti illegittimo ogni cambiamento venturo delle normative, il che risulta contrario alla stessa pretesa di legittimità delle normative attuali. Nulla vieta, in democrazia, che si ritorni ad una struttura "patriarcale" della società, purché ciò corrisponda alle esigenze di tutti e purché una tale struttura non discrimini nessuno. Nulla lo vieta, ed in effetti soltanto la società "patriarcale" corrisponde alle esigenze di tutti e non discrimina nessuno: ma poiché una tale tesi si avvicina al reato d'opinione, pur non trattandosi di un'opinione, bisogna anche dire che il patriarcato è un errore a prescindere. Se non si tratta del tipo di imposizione deve trattarsi del modo dell'imposizione. Quindi il discorso slitta dall'etica alla morale. In quale modo, secondo l'opinione femminista, si attua l'imposizione? Attraverso l' "argomento", ovvero attraverso la retorica o, per parlare in termini meno chiari, per ragioni e con strumenti psicologici.

Nella psicologia tutto aleggia nell'indefinito psichico. Questo non significa che la psicologia abbia il carattere del vago, tutt'altro. Significa solo che la precisa determinazione dei fenomeni psichici presuppone, tace, asserisce ed implica il vago. Ad esempio: in psicologia sociale si parla di disimpegno morale, ma non si dice di quale morale si tratti, né perché si debba attuare un disimpegno, né in cosa consista un simile disimpegno, né cosa comporti il disimpegno in quanto comportamento. Il vago è il potere. Tutto in psicologia è una dinamica di potere. Le stesse considerazioni psicologiche sono vere in quanto esercitano un potere. Dunque l'interpretazione psicologica delle età patriarcali esercita un potere su quelle età e contemporaneamente parla del potere in quelle età. Il potere si esercita psicologicamente, quindi quelle età esercitavano un potere psicologico. Il potere psicologico veniva esercitato da gruppi organizzati che dicevano inferiori le donne e così dicendo le trasformavano in individui socialmente inferiori, oltre a convincerle della loro inferiorità.

Ora si apre chiaramente il primo punto critico: asserire che qualcuno sia inferiore non significa porlo in condizioni di svantaggio sociale. Anzi, spesso le condizioni di inferiorità in certi ambiti garantiscono dei diritti extra. Per esempio il disabile ha il diritto di farsi mantenere perché incapace di mantenersi da solo. Non risulta chiaro perché un'ideologia patriarcale abbia potuto attecchire se non basandosi su fatti incontestabili. Qui si raggiunge il secondo punto critico: è chiaro come il sole che l'inferiorità sociale della donna, ammesso che abbia mai avuto luogo, avesse il ruolo di causa e non di effetto dell'imporsi dell'ideologia maschilista. Solo perché le donne non partecipavano della collettività in senso politico le si poté definire come asociali - non il contrario. Allo stesso modo, l'inferiorità sociale può considerarsi solo come effetto e non come causa dell'inferiorità fisiologico-morale della donna. Ammesso che l'uomo sia un animale sociale. In generale, si commette un errore psicologico fondamentale quando si considera un sentimento o un'idea come la causa di una condizione psichica: l'idea ha sempre la parte di sintomo di una condizione psichica, allo stesso modo di come il mal di gola è sintomo di un'infiammazione e non viceversa. In questo fondamentale problema falliscono sia le interpretazioni del femminismo, sia quelle della questione maschile.

Per oggi mi fermo qui.
Confrontando globalmente uomo e donna, si può dire che la donna non avrebbe il genio dell'ornamento, se non avesse l'istinto del ruolo secondario.

- Friedrich Nietzsche