Autore Topic: The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano  (Letto 12135 volte)

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Offline Warlordmaniac

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #31 il: Ottobre 29, 2017, 02:25:23 am »
A me piacerebbe molto "discutere" con la cafonissima femminista con gli occhiali e i capelli rossi...ed anche con una di quelle ritardate universitarie canadesi del menga.
Non parliamo poi di quei maschiettini femministi, che definire delle nullità umane è un complimento.
Comunque un fatto è certo: negli USA e in Canada son messi peggio che da noi.

Offline Vicus

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #32 il: Ottobre 29, 2017, 02:59:26 am »
Comunque un fatto è certo: negli USA e in Canada son messi peggio che da noi.
Già. Al punto che in un documentario una femminista ha condannato le false accuse nei campus. Quando le femministe mettono le mani avanti, vuol dire che il riflusso sta diventando inarrestabile.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #33 il: Ottobre 29, 2017, 09:52:47 am »
Tra le tante vaginate che mi fanno "sorridere" delle femministe, c'è la solita tesi secondo la quale il lavoro renderebbe liberi(e), indipendenti,  autonomi(e), etc.
Sì, d'accordo, tutto bellissimo; del resto è chiaro che in una cosiddetta società civilizzata senza denaro in tasca sei sostanzialmente morto.
Peccato, però, che la stragrande maggioranza dei lavori siano (e sono) una condanna a vita, diciamo pure una sorta di schiavitù da cui ti liberi solo quando sei già con un piede nella fossa (se a quell'età si arrivi,* ovvio).
Peccato che le troppe responsabilità possano causare forti stress, problemi psicologici, infarti e quant'altro.
Peccato che "stare sotto padrone", dicasi pure dipendere per decenni da qualcun altro e parimenti svolgere lavori di merda, essere sfruttati, nonché retribuiti con una paga altrettanto di merda, non sia affatto meglio che fare le casalinghe ed essere "schiave" (?) del marito.
Ma andassero a cacare queste irrecuperabili deficienti.


@@

Tanto per restare nel mio ambiente (sono un geometra): queste dementi hanno idea di cosa significa lavorare in un cantiere?
Sanno cosa vuol dire per un muratore andare in pensione all'età di 67 anni, dopo averne passati oltre 50 a faticare come una bestia?

https://www.bergamonews.it/2017/07/30/muratori-in-pensione-a-67-anni-bergamo-in-testa-per-le-richieste-di-anticipo/260913/

Citazione
Nei cantieri bergamaschi, e più in generale in tutta Italia, la situazione è la stessa. Ventitré mila sono gli operai over 63 anni iscritti alle casse edili dello Stato. Vorrebbero solamente ottenere l’agognata pensione, ma l’attesa è prolungata fino ai 67 anni.

Protagonisti sono i muratori bergamaschi, mestiere simbolo della nostra provincia in Italia, e non solo. Negli anni migliaia di bergamaschi hanno lavorato nei cantieri della nostra provincia, e ora si ritrovano ad aver passato i 60 e non aver speranza di un immediato pensionamento.

Fulcro della questione è la continuità contributiva che, diversamente da altri settori, nell’edilizia è un’eccezione. Un muratore non lavora infatti per quindici settimane all’anno; essendo un lavoro all’aperto le condizioni meteorologiche incidono notevolmente. Addirittura sono ancora in attività oltre ottomila lavoratori in tutta Italia perché non hanno contributi sufficienti alla pensione di vecchiaia. Così decine di migliaia di lavoratori non possono beneficiare dell’Ape sociale mancando il requisito di almeno sei anni continuativi di contributi nell’arco degli ultimi sette.


Strada bloccata anche per l’altra modalità di pensione anticipata, quella dei “lavori usuranti”. Infatti nelle attività di edilizia considerate usuranti rientrano infatti solamente quelle con turnazione notturna o in spazi ristretti come cave o gallerie.


Il problema principale è il fatto che il fisico a 65 anni non è quello di un ventenne. Fare il muratore è un lavoro duro e faticoso. Il rischio di infortuni è sempre alto, soprattutto se a lavorare è un ultra sessantenne. Basti pensare che oltre il 20% delle morti sul lavoro avvenute in cantiere riguarda gli over 60.

Offline Vicus

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #34 il: Ottobre 29, 2017, 12:43:57 pm »
67 anni?? Quello del muratore è uno dei lavori più usuranti,* un mio conoscente rumeno non ne ha 50 e ha già la schiena rotta.
* Molti "ci mettono anche del loro" con alcool e sigarette.
Citazione
ed essere "schiave" (?) del marito.
E' l'uomo a ritrovarsi schiavo con queste leggi, un conoscente si è sposato da neanche un mese ed è già completamente sottomesso (come faccia a piacergli quell'arpia proprio non lo so).
Citazione
Ma andassero a cacare queste irrecuperabili deficienti.
:clapping:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #35 il: Ottobre 29, 2017, 13:05:07 pm »
Tra le tante vaginate che mi fanno "sorridere" delle femministe, c'è la solita tesi secondo la quale il lavoro renderebbe liberi(e), indipendenti,  autonomi(e), etc.
Sì, d'accordo, tutto bellissimo; del resto è chiaro che in una cosiddetta società civilizzata senza denaro in tasca sei sostanzialmente morto.
Peccato, però, che la stragrande maggioranza dei lavori siano (e sono) una condanna a vita, diciamo pure una sorta di schiavitù da cui ti liberi solo quando sei già con un piede nella fossa (se a quell'età si arrivi,* ovvio).
Peccato che le troppe responsabilità possano causare forti stress, problemi psicologici, infarti e quant'altro.
Peccato che "stare sotto padrone", dicasi pure dipendere per decenni da qualcun altro e parimenti svolgere lavori di merda, essere sfruttati, nonché retribuiti con una paga altrettanto di merda, non sia affatto meglio che fare le casalinghe ed essere "schiave" (?) del marito.
Ma andassero a cacare queste irrecuperabili deficienti.



Una cosa che ho sempre trovato esilarante, è quando denunciano l’esiguità delle donne nei posti di potere (RdV si è ben espresso su questo argomento).
Si son fatte l’idea che queste donne di potere (che già ora proprio pochine non sono) una volta fracassato il soffitto di cristallo condivideranno il potere, lo status, le loro ricchezze e i loro patrimoni con tutte loro.
Con la sorellanza.
Un po’, diciamolo…come capita a noi uomini.
Che veniamo quotidianamente contattati da uomini potenti per sapere se abbiamo bisogno di qualcosa.
Ci dicono di non aver preoccupazione a disturbarli: ad ogni ora del giorno e della notte. Per qualsiasi cosa avessimo mai bisogno.

Queste potentissime donne di potere saliranno in cielo con l’elicottero e getteranno mazzi di banconote e caramelle al grido di “prendete sorelle sono per voi”.
Si premureranno di trovar loro i migliori posti in società, lavori comodi e ben retribuiti.
Carriere sfavillanti.

Come capita a noi uomini.
Uguale.

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #36 il: Ottobre 29, 2017, 13:08:35 pm »
Vorrei far notare come le statistiche mondiali si prodighino  nel quantificare il denaro guadagnato dai due sessi, trascurando completamente statistiche molto più indicative come il denaro da chi speso e per chi speso.

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Re:The red pill: Il film sulla questione maschile che che le femministe boicottano
« Risposta #37 il: Ottobre 29, 2017, 13:30:26 pm »
Ogni volta che sento 'sto discorso, mi viene in mente questo...




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