Siccome credo nel detto "Devi conoscere il tuo nemico" mi sono sottoposto allo sforzo di andare a vedere il film tanto strombazzato da vari media "SUFFRAGETTE" e, come temevo, si è rivelato un film celebrativo, più che un'accurata rievocazione storica. Tuttavia, tecnicamente non si può dire che sia tutto da buttare via: l'ambientazione storica è precisa, i costumi e il clima politico e morale dell'epoca sono descritti con una certa attenzione ai particolari e tutto sommato non si è rivelato disonesto: la regista ha ammesso che finchè le suffragette non
hanno compiuto azioni violente erano state lasciate in pace dalle autorità; gli arresti li hanno subiti quando hanno deciso di passare all'
azione diretta, visto che nessuno altrimenti se le cagava: spaccare vetrine, mettere le bombe di carta nelle cassette postali e recidere i
cavi telegrafici. Ovvio che quando fai certe cose un arresto ci sta tutto. Poi è stato evitato intelligentemente il facile vittimismo e pietismo: i
poliziotti britannici che arrestavano le suffragette non sono stati descritti come dei bruti ma come persone che facevano (malvolentieri) il
loro lavoro. L'ispettore che li guida non è un'ottuso funzionario nè uno sciocco: capisce benissimo che non si deve creare delle martiri se
non si vuole far trionfare la causa femminista. Se anche una sola suffragetta muore, la partita contro le femministe è persa. E per molto
tempo riesce ad evitarlo, anche a costo di alimentare a forza le suffragette che rifiutano di mangiare in carcere. Non riesce ad impedire
però il suicidio di una suffragetta che si getta davanti al cavallo del re Giorgio V nella storica corsa equestre di Epson e così con questo
gesto la causa femminista acquista visibilità e il film si chiude trionfalmente con i funerali della "martire". Insomma parecchie pennellate
vere che però danno un quadro falso: al di là della lotta per il diritto al voto delle donne la regista non vede nulla: nè le molte disparità
economiche e sociali dell'età edoardiana che colpivano la grande maggioranza della popolazione maschile, nè la lotta per la libertà che
i patrioti irlandesi stavano conducendo in quel momento, rischiando molto di più delle suffragette, nè le pessime condizioni di vita del
ceto operaio e del proletariato londinese. Ma soprattutto, la regista tace sul fatto che di lì a poco sarebbe scoppiata la Grande Guerra
che avrebbe causato il massacro di milioni di giovani maschi inglesi mentre le donne inglesi, suffragette comprese, se ne stavano a casa tranquillamente. E tace anche sul fatto che le suffragette inglesi SOSTENNERO LA GUERRA E LA CAUSA PATRIOTTICA per passare poi
all'incasso chiedendo come ricompensa il voto alle donne che fu concesso (anche se non a tutte) proprio alla fine della guerra nel 1918
Tuttavia il film, a mio parere, andrebbe visto; se non altro per illustrare la natura interclassista, borghese, qualunquista e in fondo
autoreferenziale del femminismo già della prima ora: le borghesi e aristocratiche che lo guidarono riuscirono ad attirare alla loro causa
anche operaie che avrebbero dovuto considerare che non avevano nulla in comune con le donne degli altri e alti ceti sociali e semmai avrebbero fatto meglio a chiedere ed ottenere miglioramenti salariali, magari facendo blocco e causa comune con gli operai maschi. Di tale natura interclassista, borghese e qualunquista del femminismo siamo tutti consapevoli. Vedendo questo film ne siamo consapevoli
e soprattutto convinti ancora di più.