Autore Topic: Il dilemma della libido femminile  (Letto 41587 volte)

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Offline Warlordmaniac

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #75 il: Maggio 07, 2016, 19:20:27 pm »
Ipergamia e tirarsela sono fenomeni che rappresentano due facce del fenomeno principale, il gap di valore tra uomini e donne, che, non senza dubbi, considero fisiologico ma non nelle dimensioni attuali, per cui la qm avrebbe ancora un senso nel ridurre questo gap.

Offline Vicus

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #76 il: Maggio 07, 2016, 23:13:19 pm »
per cui sostenere il test di paternità obbligatorio ad ogni nascita
Concordo, ma questo la dice lunga sulla 'scarsa' libido femminile. In realtà le donne sono diventato solo iper-selettive, ma quando si presenta l'alfa c'è da parte loro una resa incondizionata (non pensano affatto all'utilità che tale alfa può avere).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #77 il: Maggio 08, 2016, 01:09:37 am »
Qui non si e' capito il punto, e si fanno strawmen a raffica delle altrui posizioni:
https://it.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio

Io quello che sostengo e': le donne hanno una libido inferiore agli uomini, e gli esempi contrari non fanno statistica.
Inferiore non vuol dire libido assente: vuol dire libido insufficiente (di gran lunga, per me) a soddisfare la domanda maschile.

A riprova c'e' che la prostituzione e' un dato universale della sessualita' umana. Un dato universale che vede l'uomo dal lato della domanda di sesso.

A riprova c'e' che le femministe sono le piu' accese nemiche di questa mia opinione. Infatti, se si ammette questa disparita' base tra uomo e donna, si ammette che la prostituzione e' un male necessario, che e' una necessaria valvola di sfogo.
Viceversa, le femministe la pensano come Vicus e dicono: i due desideri sessuali, quello maschile e quello femminile, sono paragonabili QUINDI gli uomini non hanno bisogno di andare a prostitute QUINDI se ci vanno e' solo per la volonta' di avere una schiava sessuale a loro disposizione QUINDI e' giusto criminalizzare i clienti delle prostitute.


La tesi che la libido maschile e quella femminile sono paragonabili e' una tesi femminista, o quantomeno e' una tesi sostenuta dalla maggior parte delle femministe, che tendono sempre a sminuire le differenze tra i due sessi.

"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline Vicus

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #78 il: Maggio 08, 2016, 02:19:24 am »
Stop, un momento: si fa cortocircuito tra le mie opinioni e quelle delle femministe, non lo tollero :mad: :lol:
Innanzitutto gli adulteri femminili sono all'ordine del giorno. Non male per una libido 'insufficiente'.
Per non parlare delle coppie con prole numerosa, molto diffuse in Irlanda e Francia tra persone di ogni convinzione: difficile sostenere che non abbiano rapporti o che lui debba ricorrere alle prostitute.
Sono per la legalizzazione della prostituzione (per regolamentarla e toglierla dalle strade), altro che criminalizzare i clienti.
Il ricorso alla prostituzione è sicuramente indice di un problema da aprte femminile: nessun uomo pagherebbe una donna per andarci a letto se potesse farlo gratis. Nelle società specializzate come la nostra la prostituzione sembra inevitabile e non andrebbe punita, ma esistono culture dove è sconosciuta, quindi la teoria che la prostituzione "debba" esserci per una specie di errore della natura nel calibrare la libido di uomini e donne non mi pare che regga.
Non mi pare possibile che la natura non sia stata capace di elaborare un efficace meccanismo di attrazione reciproca tra i sessi.
Negli ultimi anni c'è stata però un'esplosione della prostituzione, cui ricorrono generalmente uomini sposati o conviventi a causa delle note riluttanze della compagna ad avere rapporti.
Si può anche notare (prevalentemente in Italia) un disinteresse delle donne per il sesso, unito al noto comportamento bisbetico delle nostre connazionali:
Penso che entrambi questi fenomeni, assai meno diffusi fino a 20-30 anni fa, non siano naturali, ma una conseguenza del crescente, artificiale divario tra i sessi.
« Ultima modifica: Maggio 08, 2016, 06:58:20 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Warlordmaniac

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #79 il: Maggio 08, 2016, 06:31:32 am »
Concordo, ma questo la dice lunga sulla 'scarsa' libido femminile. In realtà le donne sono diventato solo iper-selettive, ma quando si presenta l'alfa c'è da parte loro una resa incondizionata (non pensano affatto all'utilità che tale alfa può avere).
Infatti non pensano, è puro istinto.

Offline Warlordmaniac

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #80 il: Maggio 08, 2016, 06:37:06 am »
Riguardo il libido's challenge, occorre definire "libido". Qui se ne è parlato spesso e era o Silverback o SA a riportare quella statistica per cui nei rapporti omosex gli uomini viaggiano a ritmi inconsueti per coppie etero e lesbo, che a loro volta hanno frequenze simili.

Online Frank

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #81 il: Maggio 08, 2016, 08:53:19 am »

Io quello che sostengo e': le donne hanno una libido inferiore agli uomini, e gli esempi contrari non fanno statistica.
Inferiore non vuol dire libido assente: vuol dire libido insufficiente (di gran lunga, per me) a soddisfare la domanda maschile.


(...)

A riprova c'e' che la prostituzione e' un dato universale della sessualita' umana. Un dato universale che vede l'uomo dal lato della domanda di sesso.


(...)

La tesi che la libido maschile e quella femminile sono paragonabili e' una tesi femminista, o quantomeno e' una tesi sostenuta dalla maggior parte delle femministe, che tendono sempre a sminuire le differenze tra i due sessi.

Concordo al 100%.

Online Jason

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #82 il: Maggio 08, 2016, 16:23:26 pm »
Citazione
Viceversa, le femministe la pensano come Vicus e dicono: i due desideri sessuali, quello maschile e quello femminile, sono paragonabili QUINDI gli uomini non hanno bisogno di andare a prostitute QUINDI se ci vanno e' solo per la volonta' di avere una schiava sessuale a loro disposizione QUINDI e' giusto criminalizzare i clienti delle prostitute.

La tesi che la libido maschile e quella femminile sono paragonabili e' una tesi femminista, o quantomeno e' una tesi sostenuta dalla maggior parte delle femministe, che tendono sempre a sminuire le differenze tra i due sessi.

Le femministe dicono che solo gli uomini "meritevoli" possono accedere al "sacro" sesso ( qui l'apparente contraddizione, questa società femminista divinizza il sesso, non lo rende accessibile agli uomini non "meritevoli", ma lo ha in realtà disumanizzato, perchè disprezza il pudore ed il moralismo sessuale) , cioè solo gli uomini funzionali al piacere e all’ interesse individuale della donna in questione ( donna femminista o filo-femminista ossia la maggioranza delle donne di oggi) .

Per loro è giusto criminalizzare i clienti non perchè hanno desideri sessuali sovrapponibili ( e Vicus non dice che sono sovrapponibili, ma diversi qualitativamente ), ma perchè i clienti aggirano la regola neoliberale-conservatrice imposta dal femminismo , cioè quella dei "meritevoli" .  Certo, non dicono che le donne hanno libido superiore, o inferiore .

Ma il loro nucleo filosofico è impuntato sulla visione liberal-conservatrice applicata al sesso ed ai rapporti umani . A loro non gliene frega niente delle prostitute, ma invocano le pene
contro gli uomini che vanno a prostitute , coerentemente alla loro logica Liberale che attraverso la selezione esclude i “non meritevoli” punendoli se osano bypassare a aggirare tale selezione per cercare di ottenere i “beni” da cui sono esclusi da tale Selezione*

Citazione
Viceversa, le femministe la pensano come Vicus e dicono

A me non sembra che vicus abbia detto che donne ed uomini siano uguali , nè che le donne abbiano carica sessuale uguale o addirittura superiore a quella maschile . Forse voi confondete la libido ed i desideri con le differenze qualitative e quantitative . La sessualità femminile è diversa qualitativamente da quella maschile , ma non quantitativamente.  L'asimmetria ed il potere sessuale femminile derivano dalla differenza di qualità , non di quantità .

Cerco di fare un mio esempio. Esistono due persone sole sulla terra, io e Vicus. Entrambi abbiamo bisogno dell'aria che respiriamo , valutata y .
Io però ho la capacità di generare aria .

Ora , Vicus ha bisogno di x aria, con brevi intervalli di tempo . Io invece, a intervalli più lunghi di tempo, ho bisogno di una quantità di aria a 2x (differenza qualitativa)
Quindi, a parità di un lasso temporale, a calcoli fatti entrambi abbiamo bisogno della stessa quantità di aria y (differenza quantitativa) , perchè la somma delle due equazioni (mia , con monomi 2x, e di Vicus, con solo monomi x, ha sempre come risultato y) .

x + x + x + x = y (Vicus)
2x + 2x = y (Io, che però ho il potere di "generare" le x )

Chi ha il potere  fra  me e Vicus ? Chi è che ha più bisogno di aria ?

*Se ci fate caso, la filosofia femminista è identica a quella neoliberal-conservatrice. Non cambia per nulla. Non a caso il femminismo è nato proprio da ambienti liberali.
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline Vicus

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #83 il: Maggio 08, 2016, 17:44:17 pm »
Attento Jason con le equazioni, se le vede la tua vicina di posto ti fa arrestare! :lol:
Semplificando, Frank e Darksider dicono che le donne non sentono il bisogno del sesso quanto gli uomini. Su questo siamo d'accordo.
Ciò detto, vi sembra "naturale" che nelle nostre città ci siano più prostitute che donne, e che nelle coppie stabili non si cerchino più rapporti dopo un paio d'anni? Se sì, com'è che alle Maldive non ci sono prostitute e il tasso di natalità è 2,29 nati per donna (e ben 7,18 fino all''85)?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #84 il: Maggio 08, 2016, 18:10:20 pm »
Vicus, chi è assuefatto al porno e agli smutandamenti che si vedono in televisione (che ha il ruolo primario nello spudoramento) ovvio che sente un bisogno maggiore.

Concordo con il resto. La civiltà vera è quella che hai detto.
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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #85 il: Maggio 08, 2016, 18:31:36 pm »
Vicus
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Ciò detto, vi sembra "naturale" che nelle nostre città ci siano più prostitute che donne, e che nelle coppie stabili non si cerchino più rapporti dopo un paio d'anni?

Dai, Vicus, che non ci sono più prostitute che donne...  :cool:
Anche se capisco bene cosa vuoi dire.

Riguardo alle Maldive, non ci son mai stato, ma non mi risulta affatto che in quei luoghi la prostituzione sia inesistente.
Casomai è "mascherata".

https://it.wikipedia.org/wiki/Prostituzione_in_Asia
Citazione
Maldive

Nelle isole Maldive la prostituzione è un reato e gli stranieri che vi si impegnano assieme a cittadini locali rischiano una forte pena detentiva o addirittura la deportazione[44][45].

Offline Red-

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #86 il: Maggio 08, 2016, 21:13:56 pm »
Qui non si e' capito il punto, e si fanno strawmen a raffica delle altrui posizioni:
https://it.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio

Io quello che sostengo e': le donne hanno una libido inferiore agli uomini, e gli esempi contrari non fanno statistica.
Inferiore non vuol dire libido assente: vuol dire libido insufficiente (di gran lunga, per me) a soddisfare la domanda maschile.

A riprova c'e' che la prostituzione e' un dato universale della sessualita' umana. Un dato universale che vede l'uomo dal lato della domanda di sesso.

A riprova c'e' che le femministe sono le piu' accese nemiche di questa mia opinione. Infatti, se si ammette questa disparita' base tra uomo e donna, si ammette che la prostituzione e' un male necessario, che e' una necessaria valvola di sfogo.
Viceversa, le femministe la pensano come Vicus e dicono: i due desideri sessuali, quello maschile e quello femminile, sono paragonabili QUINDI gli uomini non hanno bisogno di andare a prostitute QUINDI se ci vanno e' solo per la volonta' di avere una schiava sessuale a loro disposizione QUINDI e' giusto criminalizzare i clienti delle prostitute.


La tesi che la libido maschile e quella femminile sono paragonabili e' una tesi femminista, o quantomeno e' una tesi sostenuta dalla maggior parte delle femministe, che tendono sempre a sminuire le differenze tra i due sessi.
Sono assolutamente d'accordo, se ne parlava già oltre 10 anni fa, ma la disparità ormonale è da sempre un punto base della Questione Maschile.
Trovo avvilente che ancora se ne discuta.
Sono però d'accordo su una puntualizzazione importante: non è che la sessualità femminile non esista, esiste, però è reattiva e non attiva. L'uomo è erotico, la donna è erotizzante, sono influenze reciproche. Detta in altre parole molto semplici, la donna fa eccitare l'uomo al solo sguardo, e se quell'uomo non dispiace alla donna in questione, poi si eccita anche lei, di riflesso, nel vedere lui eccitato. Ma lei da sola non cerca nulla, non fa nulla< di attivo.
La massima iniziativa femminile, se proprio gli piaci da impazzire, consiste nel chiederti che ora è. Poi devi fare tu.

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i due desideri sessuali, quello maschile e quello femminile, sono paragonabili QUINDI gli uomini non hanno bisogno di andare a prostitute QUINDI se ci vanno e' solo per la volonta' di avere una schiava sessuale a loro disposizione QUINDI e' giusto criminalizzare i clienti delle prostitute.
L'uomo va con le prostitute essenzialmente per un motivo: ritiene che la prostituta costi molto meno di una fidanzata; ma non tanto in termini economici quanto in tempo perso, sforzi profusi, pericoli e sacrifici da compiere a vita.
Se domani la prostituzione fosse abolita e vietata per legge, tra un mese o due vi sarebbero disordini sociali incontrollabili in tutta Italia, e non basterebbero tutte le forze dell'ordine.
La prostituzione è un calmante (o un sedativo), e non sarà mai abolita, almeno non con le donne che abbiamo oggi in Italia.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Vicus

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #87 il: Maggio 08, 2016, 23:12:25 pm »
Vicus
Dai, Vicus, che non ci sono più prostitute che donne...  :cool:
Anche se capisco bene cosa vuoi dire.

Riguardo alle Maldive, non ci son mai stato, ma non mi risulta affatto che in quei luoghi la prostituzione sia inesistente.
Casomai è "mascherata".

https://it.wikipedia.org/wiki/Prostituzione_in_Asia
Non mi riferisco a Malé frequentata da stranieri, ma alle piccole isole di pescatori con 100 abitanti, dove dubito fortemente che la prostituzione attecchisca.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #88 il: Maggio 09, 2016, 00:33:17 am »
http://questametadellaterra.blogspot.it/2011/02/361-la-parita-ormonale.html

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3.6.1 La "parità ormonale"
Uno dei corollari più importanti del Dogma Centrale è quello dell’uguaglianza del desiderio e del bisogno di sesso tra i due, implicazione logicamente ineccepibile e coerente che si può denominare principio della Parità Ormonale; esso stabilisce che ogni e qualsiasi differenza nel desiderio, nella sua profondità e nelle sue modalità espressive deve essere attribuita alla cultura e a nient’altro che a questa, decretando così l’indifendibilità di ogni ragione maschile e trasformando in “giustificazione” ogni racconto dell’esperienza degli uomini in campo sessuale. Lo scopo del Dogma Centrale è quello di impedire agli uomini di difendere ogni loro determinazione che risulti ingombrante, impegnativa, sgradita o semplicemente incomprensibile alle donne ed il campo del sesso non può certo esserne escluso ma vi occupa una posizione decisiva, come è prevedibile. In questo quadro tutto il modo maschile di approcciarsi al sesso è svuotato sin dall’origine di ogni pretesa di validità e risulta difendibile solo nella misura in cui è conforme a quello delle donne occidentali. Perciò quella maschile è definita “ossessione”, intesa come modalità quasi patologica di intendere e vivere il sesso, contrapposta ad una forma sana e normale, (naturale?), quella femminile. Non è il caso di dilungarsi nel precisare in cosa si differenzino le due modalità, basti osservare che riguardano l’importanza, il senso, il peso, il ruolo del sesso nell’immaginario e nella vita materiale, le forme, la frequenza, la tipologia, le condizioni ambientali, il contesto dei rapporti, le modalità degli approcci, delle iniziative, della relazione di attività passività, degli stimoli. I preliminari remoti e quelli prossimi, la posizione fisica dell’incontro, la durata e la conclusione sino a comprendere quello che è stato definito “the morning after”, tanto l’insieme quanto i particolari. E’ quel principio che legittima la denigrazione, la diffamazione, il dileggio delle modalità maschili, dipinte come volgari e brutali, crude e maldestre, oltraggiose e offensive, sporche e animalesche. E’ il principio della parità ormonale che consente al femminismo di affermare “Vi abbiamo costretti a comportarvi a letto come persone” anziché come bruti e che legittima la scandalizzata denuncia della pornografia e l’imputazione ai maschi della prostituzione; è quel principio che permette di irridere ai bisogni maschili, di descrivere quel che gli uomini “veramente pensano”, di creare verità ingiuriose quali il fatto, fondato su basi statistiche, che “tutti i maschi pensano al loro membro eretto almeno una volta ogni dieci minuti”.ii

Questa ‘descrizione dell’altro’ è pratica universale che, per quanto attiene allo specifico della sessualità, costella tutto il discorso pubblico in tutte le forme ivi compresi gli strumenti di “formazione” delle nuove generazioni femminili quali le rivistine delle adolescenti nelle quali viene settimanalmente spiegato “come sono fatti veramente gli uomini” ed essi, è ovvio, non sono come dicono di essere, non provano ciò che dicono di provare. Il principio della Parità Ormonale è niente più che l’applicazione al campo del sesso del Dogma Centrale, grimaldello con il quale viene scardinata la base del racconto maschile, forbice con la quale l’esperienza degli uomini viene ritagliata a misura delle determinazioni femminili sino a combaciarvi perfettamente.


 3.6.2 Disparità storica
A fronte di quel postulato sta la storia intera dei rapporti tra i sessi quale da tutti è conosciuta e vissuta e, quel che più conta, quale è confermata, in uno stupefacente paradosso e con minuziosa precisione dalla stessa GNF, storia che si è svolta e si svolge come se tra i due non che parità del desiderio e del bisogno esistesse invece una differenza profonda e radicale, una originaria ed incolmabile disparità, come se quel principio dovesse essere rovesciato nel suo opposto.


Citazione
3.6.3 "Lo facevano per dovere"
Secondo la GNF l’abuso sessuale, il sesso imposto con la forza, con le minacce ed il ricatto sono state la regola universale dei rapporti tra i due e l’affermazione “Lo facevano per dovere” esprime in forma sintetica questa interpretazione parlando di una costrizione, di una violazione della volontà, che, in quanto imposizione, deve essere denominata stupro. Ora, se assumessimo come vera in toto quella dichiarazione ne dovremmo ricavare che tutti i rapporti sessuali sono stati una imposizione maschile, un gesto che le donne avrebbero voluto evitare, fatto questo che trasformerebbe tutti i rapporti in stupro e perciò tutti gli uomini delle generazioni passate in stupratori. Di più, preso alla lettera, suonerebbe come negazione radicale del principio della Parità Ormonale, perché indicherebbe che, finite le imposizioni, le donne non lo farebbero più, il che sembra assurdo. Quello slogan va dunque letto nel solo modo ragionevole e cioè nel senso di: “Lo facevano anche per dovere” perché si dovrà ammettere che almeno una parte degli incontri era voluta e gradita, mentre un’altra (quanto grande non si sa) imposta e subita.

L’ambiguità ed al tempo stesso la potenza di quello slogan impongono di analizzarlo a fondo. La guerra contro gli uomini è un conflitto morale e perciò è ragionevole che venga impiegata quell’affermazione cruda (benché assurda) in quanto strumento di colpevolizzazione e denigrazione ben più acuminato di quella da noi riformulata e alleggerita, espressione che pure risulta la sola sensata. La strumentalità colpevolizzatrice è del tutto evidente giacché adombra l’idea che tutti i maschi (almeno quelli del passato) usassero violenza sistematica, benché a loro stessa insaputa, conclusione quest’ultima che viene lasciata trarre agli interlocutori.

L’affermazione è al tempo stesso vera, falsa e parzialmente vera. E’ vera perché appartiene alla GNF, descrive l’esperienza femminile che non può essere negata per quanto possa risultare pesante per gli uomini; è falsa perché non ponendo limiti e non precisando nulla dice che tutto il sesso, indistintamente, è sempre stato una imposizione, uno stupro, il che è assurdo ed impossibile; è parzialmente vera perché dice che almeno una parte degli incontri era subita, pur senza che si possa sapere o anche solo congetturare quale sia la proporzione tra le due quote, quale fosse e sia la quantità gradita alle donne, ossia la quantità “giusta”.

Non ha alcun senso e non vi è mai motivo di imporre qualcosa a qualcuno se costui già la vuole autonomamente, la gradisce e la desidera, si è tentati di imporsi solo quando esiste una volontà contraria nell’altro perciò, se il bisogno-desiderio di sesso da parte femminile fosse naturalmente uguale a quello maschile, l’idea di una imposizione in questo campo sarebbe stata del tutto inconcepibile sin dai tempi più remoti. Proclamare “Lo facevano per dovere” significa affermare che senza quel dovere lo avrebbero fatto molto meno. Ma anche la terza lettura di quello slogan colpevolizzatore ed oltraggioso parla di una disparità storica ed universale, sia pur non assoluta, che non potendo essere assegnata alla natura (nel rispetto del Dogma e del suo corollario) deve essere imputata alla cultura. Uguali ad esse nel desiderio per natura gli uomini avrebbero dunque costruito una cultura che alimentava in essi un desiderio sessuale superiore a quello naturale, ovvero, simmetricamente, che comprimeva e soffocava le pulsioni femminili tanto da esser costretti ad imporre poi con la forza alle donne di soddisfare anche quella parte artificiosa e innaturale di desiderio che essi altrimenti non avrebbero avuto. Hanno alterato artificiosamente e a dismisura il naturale equilibrio per poi dover ricorrere all’imposizione, alla violenza o allo scambio economico per avere quel che prima ottenevano spontaneamente e gratuitamente. Questo è quanto si deve ricavare dalla combinazione delle due verità contenute nella GNF, la parità ormonale e “Lo facevano per dovere”. L’assurdità, l’inconciliabilità delle due affermazioni non le rende meno vere, perché tanto la prima quanto la seconda sono strumenti di lotta.

Per quanto riduttivamente possa essere interpretato il richiamato slogan, esso dice pur sempre che i maschi desiderano più sesso delle femmine, quel che ognuno di noi vede, sente e sa perfettamente e da sempre. Questa verità universale è però negata dalla GNF e lo è perché se ne ricava una grande utilità che consiste in questo: nel negare e negarsi a) ogni forma di cavalleria sessuale, b) ogni dovere nei confronti degli uomini, c) ogni tolleranza nei confronti del comportamento maschile, d) ogni rispetto dei sentimenti maschili; e) nel rovesciare la causa della prostituzione, f) nel sostituirsi ai maschi nella descrizione delle condizioni psico-emotive che stanno dietro alle molestie e allo stupro ed infine, g) nel mascherare la condizione di originaria ed irrimediabile dipendenza sessuale degli uomini. L’utilità è tale che la disparità del desiderio/bisogno dovrebbe essere negata non solo se fosse falsa, ma soprattutto se fosse vera. Con la sua negazione il femminismo garantisce alle donne occidentali il diritto di prescindere radicalmente dai sentimenti maschili, offre loro la libertà totale di comportamento e l’assenza di ogni dovere sessuale nei confronti degli uomini, fidanzati, mariti o conviventi che siano. Essa consente poi di imputare esclusivamente agli uomini la prostituzione e tutte le espressioni anomale o patologiche del comportamento sessuale maschile, quali la pedofilia e l’incesto eludendo ogni responsabilità femminile e contribuendo in tal modo a garantire quella condizione di innocenza assoluta del bel Genere che è un prerequisito del suo potere morale.

Online Frank

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Re:Il dilemma della libido femminile
« Risposta #89 il: Maggio 09, 2016, 00:34:04 am »
Citazione
3.6.4 Disparità logica
La negazione della differenza di desiderio-bisogno è parte centrale del canone femminista e nessuno è autorizzato a contrastarla. Si tratta di un principio che guida l’educazione delle nuove generazioni femminili e che si insinua in tutto il sistema etico vigente ad onta del fatto che ogni uomo ed ogni donna ogni giorno sperimentino direttamente quel divario e ne vedano attorno a sé le conseguenze, positive e negative, in tutti gli ambiti ed i momenti della vita. I negatori di quella verità femminista sono soliti presentare, a sostegno della loro tesi, una gran quantità di esempi tratti dal mondo animale ma il ricorso all’etologia quale strumento di fondazione del diritto maschile alla difesa delle proprie determinazioni è una operazione che sta tra l’inutile e il dannoso. La ricerca di una disparità nella pulsione sessuale tra gli animali può esser sostituita in modo decisivo dalla domanda relativa alle condizioni che avrebbero imposto all’evoluzione di sviluppare nei due sessi lo stesso grado di desiderio, la stessa pressione del bisogno. La risposta è immediata e disarmante: non vi è alcuna ragione evolutiva che porti alla creazione di un simile equilibrio in quanto non vi è alcuna necessità epistemologica che ciò avvenga. L’equilibrio del desiderio di sesso tra i due potrebbe essere solamente effetto del caso non mai un prodotto della necessità e la ragione è evidente. In qualsiasi specie sessuata vi è sempre bisogno che due individui di sesso diverso si incontrino ma non vi è alcuna necessità che l’accoppiamento in quanto tale sia desiderato in egual misura da entrambi.

Un incontro di qualsiasi genere avviene quando le parti si avvicinano reciprocamente, certo, ma anche quando una delle due sta ferma in attesa di essere raggiunta, anzi, può verificarsi anche se uno dei due fugge purché colui che insegue sia più veloce del primo, di più, l’incontro può avvenire anche se una delle due parti lo trova addirittura fastidioso e molesto purché venga compensato da altri benefici. La costruzione evolutiva dell’incontro intimo tra i due sessi non ha avuto bisogno di nulla di più che della creazione di un fortissimo desiderio in una parte e della semplice passiva disponibilità nell’altra, compensata però da differenti utilità. La parità ormonale non è una necessità evolutiva.

Benché sia stata da tempo superata l’idea ingenua secondo la quale tutto ciò che caratterizza un essere vivente è frutto necessario di un adattivismo rigido e implacabile che nell’evoluzione avrebbe filtrato e cancellato tutto il dannoso e l’inutile lasciando solo l’indispensabile, resta vero che la natura non ha avuto alcun bisogno di parificare il desiderio sessuale per garantire la riproduzione della specie. Dal fatto che la “parità ormonale” non è necessaria non si può dunque concludere che sia anche impossibile ma si deve riconoscere che se si è sviluppata e si è conservata ciò è dovuto solamente ad eventi altamente improbabili. Ora, disparità e diversità dei bisogni costituiscono la fonte di ogni tipo di scambio ed anche la ragione di furti e rapine perché io rubo solamente ciò che l’altro non vuole darmi, in caso contrario non posso diventare ladro. La specie umana è quella nella quale il raggiungimento dell’autonoma capacità di sopravvivenza avviene più tardi ed in cui la cura dei piccoli dura più a lungo, a tal fine, prima dell’avvento della società postindustriale (e cioè da sempre), la necessità della presenza e del contributo economico maschile era fuori discussione e in quel contesto il piacere sessuale formava una grossa parte dei motivi di legame tra i due come è universalmente riconosciuto.

Ma come per il verificarsi dell’incontro non vi è alcun necessità che il desiderio sia equivalente così anche per il mantenimento della relazione (un incontro che dura nel tempo) non è necessario che entrambe le parti traggano vantaggi e benefici dello stesso genere. Quella disparità ormonale che non impedisce l’incontro isolato non impedisce nemmeno una duratura convivenza, sin quando alcuni bisogni femminili essenziali possono essere soddisfatti solamente dai maschi. Dal punto di vista strettamente evolutivo la presenza di un forte squilibrio nel bisogno sessuale offrirebbe anzi un grande vantaggio alla specie perché costringerebbe i maschi ad offrire alle femmine, in cambio del sesso, utilità e benefici i più diversi, tutti derivanti dalla loro azione, da quella loro vitalità ed attività che per essi è sempre possibile in quanto liberi da gravidanze ed allattamento ed in conseguenza della loro prestanza fisica. Un fortissimo divario nel desiderio li costringerebbe a dedicarsi senza interruzione ad attività di invenzione e costruzione, di scoperta e creazione di beni materiali ed immateriali da offrire alle femmine in cambio del sesso. Trasferito su un piano universale ed esteso per millenni, un simile processo avrebbe portato i maschi a creare e costruire non più solo singoli oggetti o opere particolari ma ad edificare intere civiltà quali grandiosi corrispettivi da offrire alle femmine in cambio del coito. Questo divario porrebbe le femmine nella condizione di coloro che possono accettare o rifiutare quelle creazioni, le costituirebbe cioè nel profondo giudici delle azioni degli uomini che, da quella prospettiva, non sarebbero altro che macchine da reddito, strumenti il cui valore è dato dalla capacità di produrre, di difendere e di garantire sicurezza, ricchezza e prestigio. Di più, su un orizzonte storico onnicomprensivo, il genere femminile sarebbe non solo il giudice del valore dei singoli beni ma anche di intere civiltà, quelle che gli uomini appunto avrebbero costruito in cambio del sesso e si potrebbe allora immaginare che, tra tutte quelle esistite, la migliore dal punto di vista femminile sia proprio quella che ha finito con il garantire alle donne sia l’indipendenza economica che l’autoriproduzione virginale, precisamente quella occidentale e qui troverebbe un principio di spiegazione la volontà femminista di estendere al mondo intero le conquiste delle donne occidentali attraverso quella “globalizzazione buona” che ne costituisce l’obiettivo. Non esiste dunque alcun impedimento a che l’attività sessuale rappresenti il fine per una parte ed uno strumento per l’altra, anzi una simile disimmetria non è priva, almeno potenzialmente, di grandi vantaggi evolutivi. Se le cose stessero così ne deriverebbe una profonda diversità nella natura del reciproco interesse, ai maschi interesserebbe ciò che le donne sono, a queste ciò che gli uomini hanno, agli uni il corpo femminile, strumento di piacere, alle altre l’anima dei maschi, la loro vitalità fonte della creazione e della costruzione della cornucopia dei beni materiali e spirituali. Le une amerebbero sentirsi dire ‘bella’ gli altri ‘bravo’ come abbiamo congetturato innanzi partendo da altro versante. La parità ormonale non serviva alla Natura e infatti, se esistesse tra i due un profondo divario nel desiderio, molte cose troverebbero spiegazione semplice ed ovvia.