Autore Topic: Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?  (Letto 2652 volte)

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Offline Vicus

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Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« il: Maggio 12, 2016, 09:17:51 am »
Questa foto scattata nella "civilissima" Svezia evoca due domande:
- Con tutte le condanne per molestie a chi invia fiori alle donne, che trattamento è stato riservato all'autore di queste poetiche attenzioni?
- Almeno, qualche femminista si è fatta sentire?



http://www.maurizioblondet.it/leuropa-si-rende-dhimmiland/

[...] arrivano ondate di genti musulmane – e dai paesi più  diversi, ciascuno con la “sua” specifica cultura etnologica, tribale e familiare  –  e i nostri dirigenti e governanti suppongono che integrarli sia facile: basta metterli a lavorare alla VW e insegnare loro “i diritti” che la nostra civiltà gli fornisce.

Perché? Perché apparentemente, credono che sulla Terra, dovunque, esiste una sola civiltà:  quella standard occidentale,  uguale per tutti, in cui essi vivono.  Suppongono che sia già una realtà quella   omogeneizzazione che la globalizzazione, di cui si sentono agenti operativi, dovrebbe attuare nel mondo.   Come se  ogni giovane profugo musulmano  fosse qui con la voglia di entrare nella Erasmus generation, fosse secolarizzato come la nostra media, individualista e civico come noi.     Eppure hanno perfino viaggiato molto  più che le generazioni precedenti: ma certo, nel turismo di massa. Vedono Maldive e Bombay, Kenya e Honduras da un resort con piscina, da un hotel all inclusive, o i leoni dello Tsavo dal veicolo ad aria condizionata; dovunque trovano McDo   o  la loro pizza (la pizza-standard internazionale). Se hanno “contatti con la popolazione” è per un po’ di turismo sessuale etero ed omo, o procurarsi la dose di coca a metà prezzo. Insomma viaggiano con le proverbiali fette di salame, e tutto ciò che riportano è l’abbronzatura o,  al massimo,   un’infezione venerea.

La mia generazione ha ancora letto Tristi Tropici, Alexandra David-Neel, il nostro grande orientalista Tucci, Eliade: sembra che nelle biblioteche di chi pretende di governarci ci sia un buco. Nero.

E’ come se un’ala intera del grande edificio della cultura occidentale fosse stato abbandonato alla rovina, o ridotto ad una erudizione senza senso pratico. E non un’ala marginale, ma fondamentale: la curiosità   scientifica per le culture altre – “l’ardore”  dell’Ulisse di Dante a “divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore”  –  è precisamente  la forza faustiana che ha  fatto uscire  l’Europa dal Medio Evo verso la modernità.

Quando poi questa crassa ignoranza scende al livello delle assistenti sociali, dei volonterosi e dilettanti gestori dei “centri d’accoglienza”, dei funzionari  di polizia, del pubblico generale che subisce il primo impatto con le altre “culture”,  il suo effetto è aggravato dal ben noto elemento: il politicamente corretto.  Poliziotti e giudici hanno l’obbligo di presumere che lo stupratore eritreo, il clandestino pakistano,  il senza-documenti  afghano o  azero, siano “uguali a noi”. Con suppergiù la stessa formazione, le stesse ambizioni del ceto medio-standard, i medesimi  fini esistenziali dello studente omologato europoide; che senta la stessa lealtà  verso la “autorità” della loro uniforme , che capisca cosa significhi essere portato davanti a un magistrato e dire la verità….Perché se invece poliziotti e giudici osano trattarli in base alla loro “diversità” culturale, come richiede il “loro” senso di giustizia (che esige una bastonatura invece che i colloqui con lo psicologo, per non guadagnare il loro disprezzo), apriti cielo:  discriminazione! Xenofobia! Razzismo! Pretesa di appartenere a una civiltà superiore! Crudeltà e mancanza di Misericordia!

Così  una ragazza aggredita e palpata da quattro uomini (poveri profughi islamici) alla stazione orientale di Vienna mentre aspettava il treno, s’è sentita dire agli agenti: non sa che le donne non devono uscire da sole dopo le otto di sera? Specialmente non sui mezzi pubblici. E con quei capelli biondi, poi! Se  li tinga di nero. E non vada in giro così provocante.

Così (come aveva previsto Houellebeck nel suo Soumission) l’Europa ufficiale si rende da sé una terra di dhimmitudine, invitando i profughi stessi a trattarci come dhimmi (lo status giuridico inferiore che nelle  terre dell’Islam spetta ai non-musulmani). Ed  è questo atteggiamento ufficiale  che provoca la rivolta, e l’ascesa politica dei “partiti di destra”, e il rigetto della “accoglienza”-  classico caso di eterogenesi dei fini. In Svezia,  nel settembre  2015, a rifiutarla erano il 29 per cento; già a novembre, il rifiuto è salito al 49.  Due terzi dei tedeschi rifiutano di dare un ulteriore mandato alla  Merkel. Dal 41 al 48 per cento degli europei vogliono un referendum per decidere se stare nella UE o no.

In Usa, Donald Trump  ha dichiarato che non farà entrare nemmeno un musulmano, lui presidente. E “anche se non vince la Casa Bianca”, si è allarmato il Financial Times, “ha sdoganato delle idee che eravamo riusciti a tener fuori dallo spazio pubblico”, delegittimandole.
« Ultima modifica: Maggio 12, 2016, 10:43:09 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:Molestie nella civilissima Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #1 il: Maggio 12, 2016, 09:37:34 am »

Offline Vicus

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Re:Molestie nella civilissima Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #2 il: Maggio 12, 2016, 11:29:58 am »

un video istruttivo
Vogliono instaurare leggi barbare ma nessuna femminista/LGBT, pur essendo parte interessata ha commentato il video, come mai?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Massimo

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #3 il: Maggio 12, 2016, 12:52:56 pm »
Sbaglio o quella foto è riferita ai fatti di Colonia?

Offline Vicus

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #4 il: Maggio 12, 2016, 13:49:53 pm »
E' stata scattata in Svezia nel Novembre 2015.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #5 il: Maggio 20, 2016, 01:03:07 am »
Al riguardo chissà cos'hanno da dire certe decerebrate come questa...?

https://alessandradipietro.it/2012/09/30/maschi-ma-voi-vi-sentite-finiti/
Citazione

Maschi, ma voi vi sentite finiti?
Pubblicato su 30 settembre 2012 da Alessandra Di Pietro   2 commenti
Pensate che i maschi si sentano finiti? Siano consapevoli che è esaurita l’era in cui il testosterone godeva di buona fama? Temono che lo scettro del potere sia scippato dalle donne – in casa, sul lavoro, in amore – e pure nel giro di poco tempo? Insomma, li vedete agitati per la fine del patriarcato? Sono domande che di solito infastidiscono i diretti interessati, ma siamo costrette a chiederglielo perché in queste settimane gli interrogativi di cui sopra sono state riversati sui media che contano. L’occasione l’ha data il corposo saggio americano La fine degli uomini che fin dal titolo suona come una sentenza definitiva sull’altra metà del cielo. Dati in mano (vedi box) l’autorevole giornalista Hanna Rosin spiega che il comando sarà ovunque e presto in mano alle donne, dentro e fuori la famiglia, in economia, politica, finanza, senza distinzione di reddito e istruzione, perché il cambio al timone avviene tra le laureate (il 30% già guadagna più dei mariti) ma anche nella working class (dove si sfascia un matrimonio su due e le ex diventano capofamiglia). L’autrice illustra lo smarrimento maschile di fronte alla nuova rotta anche con immagini colorite, citando gli “erbivori” giapponesi (non fanno sesso e  coltivano fiori) o i gruppi brasiliani “uomini di lacrime” disperati per averci mogli più ricche, dimostrando, con ogni studio possibile, che le donne corrono incontro al futuro, mentre l’ex sesso forte ha piedi di piombo, barcolla di fronte al cambiamento e per di più aiuta sempre poco in casa. Rosin invita con sincero interesse i maschi a capire che cosa gli sta accadendo e a trovare un posto nel nuovo mondo, augurandosi anche un dibattito pubblico. David Brooks del New York Times, affascinato dal ragionamento, ha detto la sua: “Dovremo ispirarci meno ad Achille, che impone la sua volontà nel mondo, e più ad Ulisse, poliedrico e intelligente, riconoscendo che stiamo diventando stranieri in terra straniera”. Al momento, però, è stata di fatto l’unica risposta maschile. Anche in Italia gli uomini che riflettono sul loro declino come potere dominante sono rari. Forse non avvertono la minaccia? Sentono lontana la zampata visionaria di Rosin?
Giuseppe Roma, direttore del Censis, conferma: “Provocazione intelligente, ma l’ascesa è ancora troppo lenta non solo in Italia tutti gli indicatori segnalano un divario negativo rispetto agli altri Paesi europei, ma anche in posti significativi come India, Cina, Russia o Giappone”. Però è vero che, ad esempio, anche noi registriamo un sorpasso delle studenti nelle Università, le imprenditrici reggono meglio alla crisi, è sotto gli occhi di tutti la crescita inarrestabile della libertà e del talento femminili. Fin da piccolissimi, no? “Ma io mi sento molto adeguato al mio tempo e non vedo che cosa c’entra il sesso” risponde mio figlio Ettore (10 anni), stizzito e un po’ disperato, proprio come il figlio di Hanna Rosin, coetaneo, intervistato in un video dalla madre. “E’ l’intero mondo che va a rotoli e noi maschi gli diamo una mano” ribatte l’apocalittico Adriano (17 anni). “Prendetevi tutto e subito” dichiara sornione Stefano (38 anni, in attesa del primo figlio). Ironico Giorgio, 50 anni, ispettore di produzione, tre figlie femmine e un maschio, chiosa: “Tutto vero, non comanderemo più per molto. Però, attenzione, perché a chiusura di mercato si fanno grandi affari. Prendi per esempio sul posto di lavoro. Sempre più donne e molto brave. Per tenerle i datori di lavoro devono cedere a orari più flessibili di cui beneficio pure io. Perché, allora, dovrei preoccuparmi?”.
Massimo Micucci, presidente di Running, società che si occupa di comunicazione soprattutto politica, futurologo per passione, condivide l’entusiasmo: “Mi sono  sempre messo nelle mani delle donne, compagne o colleghe. Da loro imparato da loro che la mia sopravvivenza dipende alla capacità di collaborare, non di prevalere, mi metto a disposizione della famiglia, ritrovo il legame con la terra. Sono pronto per l’epoca da “meno testosterone”. Anche Christian Rocca, direttore di IL, maschile de Il Sole 24 ore, è più affascinato che preoccupato dalle previsioni di Rosin, al punto da aver pubblicato un capitolo del libro in anteprima mondiale. Dice Rocca: “Ha qualche buona ragione, anche se l’analisi vale più per l’America che per  l’Italia. Però pure qui le cose si  muovono. Conosco donne che fanno figli da sole e li crescono. Non è raro che le mogli guadagnino  più dei partner, succede pure a casa mia, per dire”. Reazioni
composte anche dalle parti di Michele Dalai,  editore, scrittore (Le più strepitose cadute della mia vita, Mondadori), barbuto, muscoloso, tatuato, tifoso dell’Inter: “Il catastrofismo antropologico non mi scalfisce. Sono entrato in crisi sul modello maschile a 7 anni quando ho capito che babbo natale  non esisteva. Mi sono inventato più role model e fatto conti con le mie fragilità. Sono un maschio pacificato, quindi non mi sento minacciato dall’ascesa delle donne: ne sono circondato, mi piace, a dirla tutta, non ci faccio neanche  più caso”. Posizione neutrale per Massimo Cioffi, Direttore Personale e Organizzazione del Gruppo Enel: “talento e abilità femminili sono essenziali, ma noi a noi crediamo che ciascuno possieda talenti e abilità da coltivare con la formazione ed è questo mix che cerchiamo nei processi di selezione”.
In questo clima di cordialità, perfino sospetta, l’antropologo Franco La Cecla (ultimo libro il punto G dell’uomo, edizioni nottetempo) va controcorrente non condivide la tesi di Rosin (“ben poco scientifica, centrate su donne occidentali, istruite, ricche,) ne dà tutt’altra interpretazione: “In questa fase il sistema produttivo è flessibile, informale, veloce, dunque butta fuori gli uomini poco adatti e prende le donne, forza lavoro più adatta ad essere spremuta e sfruttata. Senza che si siano liberate della cura familiare”. E sulle donne leader rincara la dose: “Sono in competizione con i maschi e diventano di fatto il nuovo patriarcato. Condoleeza Rice, Hillary o Angela Merkel non hanno inventato un nuove modo di essere al potere, ma solo sostituito i loro predecessori”. La Cecla infine dissente pure da una visione immobilista degli uomini, fidandosi di loro ma in generale della capacità che “ha la gente di reiventarsi e adattarsi ai cambiamenti”. E volendo davvero sperare che i maschi sappiano parlarsi tra di loro, come anche Hanna Rosin auspica, semmai incita a “non considerare la solidarietà maschile solo in un valore negativo, perché in quel linguaggio fatto di scherzi, sfottò, e pacche gli uomini che non si consentono indulgenze possono dirsi cose importanti e riconfermarsi nelle loro qualità”. Se la relazione tra La fine degli uomini e L’ascesa delle donne fosse una pagina di Facebook, potremmo scegliere di sbarrare una casella per dire: “complicata” e riservarci la possibilità di discutere benefici, conseguenze, bisogni e, però anche svantaggi. Perché il cambio di ruoli e anche l’assenza degli uomini non è il futuro, ma sta accadendo ora. Ad esempio in Germania dove il corpo docente delle scuole primarie è, come in Italia, nella quasi totalità femminile, si sono resi conto che la fine del maestro non è stata una buona cosa. Il reclutamento, con incentivi anche economici, prevede quota uomini al 20% in pochi anni; a Stoccarda, uno slogan è stato “Ragazzi tosti per bambini tosti”. Stanno ricominciando. Capendo stavolta fin dall’inizio dove è il vantaggio. Per tutti però.
Il sorpasso in America
In America, il 60 % dei laureati è donna, il 51 per cento della forza lavoro è femminile. La stessa percentuale si registra tar le manager. Le under 30 metropolitane mettono in tasca più soldi dei coetanei in ogni grande città, tranne due, per ogni tre uomini che perdono lavoro, solo una donna viene licenziata. Le donne con alto grado di istruzione nel 2010 guadagnavano il 33,4 % in più rispetto al 1979, gli uomini sono avanzati solo del 19%. Le mogli nel 2007 portavano a casa un reddito superiore del 44% se comprato al 1970, i mariti solo il 6%. Più donne che uomini vedono il proprio reddito aumentare del 25 per cento dopo una rottura coniugale. In 12 delle 15 professioni in salita (infermieri, assitenti sociali, web designers) le donne sono in pole position. In America, dal 2005, i figli possono essere registrati con il cognome della madre (quelli di Hanna Rosin lo hanno anche del padre)
Il sorpasso in Italia
La sempre maggiore partecipazione delle donne italiane all’istruzione universitaria ha stabilizzato il sorpasso di genere all’interno degli studi universitari, in tutti gli indicatori principali: passano dalla scuola superiore all’università il 62,3% delle ragazze, contro il 57,5% dei ragazzi; nella fascia d’età tra 24 e 35 anni, hanno la laurea il 24,6% delle donne contro il 15,8% degli uomini. Le donne che tagliano il traguardo, iscrivendosi a un corso di dottorato prima dei 28 anni, sono più numerose degli uomini, ma guadagnano di meno (Comitato nazionale del sistema universitario). Al primo anno di lavoro, le neolaureate guadagnano più die maschi, poi però il rapporto di inverte (Bachelor studio). Le donne vincitrici di concorso in magistratura sono in numero di gran lunga superiore a quello degli uomini, è prevedibile che saranno maggiranza ben presto (ad oggi è il 40 e sono entrate nel 1965).



"Maschi" e "donne".
Da prenderle a calci in culo 'ste mentecatte sleali e ritardate, ché più studiano e meno capiscono.

Offline Fazer

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #6 il: Maggio 20, 2016, 08:17:03 am »
Ogni volta che leggo schifezze come questa mi tornano in mente Ida Magli e...Animus.
E quello che ritengo essere uno tra i più incisivi suoi post, che vale sempre la pena riproporre:

Le donne arrivano in massa in un campo dell'attivita' umana per portarvi il loro valore e dire tutto cio' che hanno da dire, quando non c'è più nessun valore da esprimere e tutto quello che c'era da dire .... è stato gia' detto.

In pratica, quello che fanno le donne con il loro valore, è tenere in vita un cadavere.

Le donne entrano negli eserciti quando questi andrebbero smantellati e le risorse economiche, tra l'altro enormi, destinate alla società.
E ci arrivano sia in tempo di pace, sia quando sul campo di battaglia ci vanno i droidi, ossia si continua sì ad uccidere, ma non si corre piu' il rischio di venire uccisi.

Quando le chiese sono diventate da tempo delle catacombe - che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio? (2) -  le donne reclamano a gran voce il sacerdozio e la papessa. 

Quando le politiche sociali della dx e della sx sono praticamente uguali e si devono differenziare quel tanto che basta per non dare origine al partito unico, quando i politici  sono i camerieri dei banchieri , quando la democrazia rappresentativa serve solo a mantenere una casta elitaria che andrebbe abbattuta a colpi di cannone (per essere sostituita dalla democrazia diretta),  le quote rosa spuntano come i funghi a mantenere in vita una struttura parassitaria.

Quando “l'impiegato di concetto” e' diventato un concetto desueto perché quasi tutta la conoscenza professionale e' stata inglobata dentro un computer, le donne diventano professioniste e impiegate in massa.

Quando gli aerei atterrano e decollano da soli, ecco che diventano pilote.
Quando fare il tassista non comporta più nessuna difficoltà, e dunque nessun valore umano, perche' e' un tom-tom ad indicare la rotta per arrivare in una tra le migliaia di strade cittadine ... le donne diventano tassiste.

Quando le sinfonie dei Mozart, Bach, Beethoven, Chopin, Brahms, Handel, Vivaldi, Strauss, lasciano il posto a banali e/o schizofreniche composizioni, le cortigiane si elevano a  stars e dominano le hit parades.

Quando a venir battuta a 120.000 euro e' la merda d'artista, potrebbero le donne non diventare artiste?

E quando le prime donne filosofo, ascese anch’esse guarda caso al tramonto della filosofia, vorrebbero spiegare la storia della sterilità del femminile in ambito culturale come la storia della sopraffazione verso il genere femminile, volendo negare una tesi....non ne stanno invece confermando un'altra?
Sarebbe infatti questa una creazione....oppure e' l’ennesima demolizione?

Si potrebbe continuare a piacere, dato che a questa regola non ci sono eccezioni, ovvero, quando nelle attività “storicamente” maschili non c'e' piu' nessun valore da esprimere, ecco che li' emergono le donne.

E' solo merda.
Tanto vale dirglielo

Offline ilmarmocchio

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #7 il: Maggio 20, 2016, 08:49:51 am »
Ogni volta che leggo schifezze come questa mi tornano in mente Ida Magli e...Animus.
E quello che ritengo essere uno tra i più incisivi suoi post, che vale sempre la pena riproporre:

Le donne arrivano in massa in un campo dell'attivita' umana per portarvi il loro valore e dire tutto cio' che hanno da dire, quando non c'è più nessun valore da esprimere e tutto quello che c'era da dire .... è stato gia' detto.

In pratica, quello che fanno le donne con il loro valore, è tenere in vita un cadavere.

Le donne entrano negli eserciti quando questi andrebbero smantellati e le risorse economiche, tra l'altro enormi, destinate alla società.
E ci arrivano sia in tempo di pace, sia quando sul campo di battaglia ci vanno i droidi, ossia si continua sì ad uccidere, ma non si corre piu' il rischio di venire uccisi.

Quando le chiese sono diventate da tempo delle catacombe - che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio? (2) -  le donne reclamano a gran voce il sacerdozio e la papessa. 

Quando le politiche sociali della dx e della sx sono praticamente uguali e si devono differenziare quel tanto che basta per non dare origine al partito unico, quando i politici  sono i camerieri dei banchieri , quando la democrazia rappresentativa serve solo a mantenere una casta elitaria che andrebbe abbattuta a colpi di cannone (per essere sostituita dalla democrazia diretta),  le quote rosa spuntano come i funghi a mantenere in vita una struttura parassitaria.

Quando “l'impiegato di concetto” e' diventato un concetto desueto perché quasi tutta la conoscenza professionale e' stata inglobata dentro un computer, le donne diventano professioniste e impiegate in massa.

Quando gli aerei atterrano e decollano da soli, ecco che diventano pilote.
Quando fare il tassista non comporta più nessuna difficoltà, e dunque nessun valore umano, perche' e' un tom-tom ad indicare la rotta per arrivare in una tra le migliaia di strade cittadine ... le donne diventano tassiste.

Quando le sinfonie dei Mozart, Bach, Beethoven, Chopin, Brahms, Handel, Vivaldi, Strauss, lasciano il posto a banali e/o schizofreniche composizioni, le cortigiane si elevano a  stars e dominano le hit parades.

Quando a venir battuta a 120.000 euro e' la merda d'artista, potrebbero le donne non diventare artiste?

E quando le prime donne filosofo, ascese anch’esse guarda caso al tramonto della filosofia, vorrebbero spiegare la storia della sterilità del femminile in ambito culturale come la storia della sopraffazione verso il genere femminile, volendo negare una tesi....non ne stanno invece confermando un'altra?
Sarebbe infatti questa una creazione....oppure e' l’ennesima demolizione?

Si potrebbe continuare a piacere, dato che a questa regola non ci sono eccezioni, ovvero, quando nelle attività “storicamente” maschili non c'e' piu' nessun valore da esprimere, ecco che li' emergono le donne.

E' solo merda.
Tanto vale dirglielo


La tesi di tale post è bene descritta in un ottimo libretto di qualche anno fa : l' uomo maschio di Eric Zemmour.
La presenza femminile è un infallibile indicatore della perdita di qualità e di prestigio di una occupazione/professione.
Esempio per tutti, la scuola e la sanità.
Si può dire che professionalmente le donne sono come avvoltoi : arrivano laddove c'è una carogna

Offline Fazer

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #8 il: Maggio 20, 2016, 11:21:49 am »
Certo, la propaganda è una furia.
Anche oggi il Corriere della sega pubblica la dose quotidiana:

http://www.corriere.it/cronache/sesso-e-amore/notizie/sesso-amore-anno-supereroine-inchiesta-90558576-1783-11e6-aaf6-1f69bf4270d2.shtml

Quell’esperimento di «amore libero»
da cui nacque Wonder Woman

È la vera eroina di «Batman vs Robin», e con un kolossal tutto suo nel 2017 riporta a galla le super-women, neglette del cinema. Perché Wonder Woman non tramonta mai
di Irene Soave

Ai polsi di Olive Byrne, psicologa che studiava le dinamiche di potere all’interno delle «sororities» di studentesse, c’erano sempre due polsiere piatte di metallo, simili a manette. È a questi gioielli che si ispirò il collega William Moulton Marston, suo amante dai tempi dell’università, per creare il look di Wonder Woman, la supereroina che si inventò a dicembre 1941 «per spiegare al pubblico che un giorno il mondo sarà governato dalle donne, e giustamente». Olive era ancora la sua amante; sua, e di sua moglie Elizabeth, con cui abitava nelle campagne fuori da New York spacciandosi, all’esterno, per una sorella vedova di lei. È da questo legame fuori canone, imperniato su due donne forti e un uomo «felicemente schiavo», così Marston si definiva, che nacque l’archetipo di tutte le supereroine: Wonder Woman, nata sull’isola delle Amazzoni e dotata di una forza sovrumana.
È forse da questa nascita fuori canone, venuta a galla solo da pochi anni e coperta, all’epoca, dalla fitta rete di pseudonimi con cui Marston e le sue due compagne firmavano i propri lavori, che derivano i «superpoteri» di resistenza, forza iconica inossidabile e sex appeal del personaggio di Wonder Woman: vera salvatrice, al cinema, di un kolossal dalle fortune altalenanti come è stato Batman vs. Superman, uscito quest’anno, di cui pure non era la protagonista assoluta. Tanto che per il prossimo, la Marvel (comprata da Disney nel 2010) non ha avuto dubbi, e ha consegnato a lei, impersonata ancora dalla stupenda israeliana Gal Gadot (classe 1985), il timone del kolossal 2017, intitolato appunto Wonder Woman.
Un film che sembra guidare la rinascita cinematografica delle supereroine: dal 2005, anno in cui Marvel sfornò Elektra che al botteghino fu un flop, nessuna donna coi superpoteri è stata più protagonista di un film (mentre il genere superhero ha prosperato, con 36 film capitanati da supermaschi). Ora il successo di Gal Gadot trascina con sé Scarlet Johansson, la cui Black Widow, comparsa in Iron Man 2 (2010), The Avengers (2012), Captain America (2014) e Avengers: Age of Ultron (2015), potrebbe presto avere un film tutto suo, targato sempre Marvel e in fase di pre-produzione; ma anche la Scarlet Witch Elizabeth Olsen, proveniente dagli stessi film e anche lei in predicato di averne uno tutto suo; e così via. «Marvel ha sempre avuto un pubblico prevalentemente maschile», spiega un dirigente Disney, Paul Gitter, al «Wall Street Journal». «Ma con l’arrivo di tutti questi personaggi femminili, siamo sempre più impegnati a trovare un modo di monetizzarne il successo».
Successo trainato largamente da Wonder Woman; come lo è stato, a partire dalla «Golden Age» del fumetto negli anni Quaranta, quello delle supereroine sue epigone (guarda la timeline). «Le supereroine, da Fantomah a She-Hulk, hanno sempre seguito molto le evoluzioni del costume», spiega Nessim Vaturi, titolare della Borsa del Fumetto di Milano. «A volte anche anticipandole. Negli anni Settanta, ad esempio, con il dilagare del femminismo, i fumetti si sono riempiti di donne forti, piene di empatia ma anche di doti “maschili” e capaci di togliere regolarmente dai guai i maschi, spesso supereroi, che erano al loro fianco».
Anche in questo Wonder Woman ha precorso i tempi: la sua prima avventura, sull’albo mensile «Sensation Comics» di dicembre 1941, la vedeva correre in soccorso del pilota — umano e normodotato, dunque fallibile — Steve Trevor, precipitato dal suo aereo di spia antinazista proprio sull’isola delle Amazzoni dove lei, insieme alle sue «super-sorelle», viveva indipendente e felice. Le chiede di sposarlo: lei risponde «No, Steve, se ti sposo dovrò fingermi più debole di te per compiacerti - e non posso farlo». Lui è felicissimo di non chiederglielo; la coppia prosegue, inossidabile, attraverso decenni di avventure, anche al cinema. Dove il ruolo di Steve, comprimario felice di una superdonna, sarà interpretato dal bellissimo Chris Pine.
Una storia d’amore che non si spegne mai. Come quella dei Marston: dopo la morte di William, nel 1947, le sue due donne Elizabeth e Olive continuarono a vivere insieme come una coppia per altri quarant’anni, fino alla morte di Olive, che nel frattempo era stata a casa a crescere i quattro bambini mentre Elizabeth lavorava e manteneva tutti. «Era una famiglia perfetta», scrive il figlio Pete nelle sue memorie. «Un accordo che lasciava tutti contenti».
Solo uno è il momento di crisi dell’icona Wonder Woman. Nel 1954 — quando il suo autore è scomparso già da sette anni e non è più lì a «difenderla» — esce il saggio di uno psichiatra americano, Fredric Wertham: si intitola «Seduction of the Innocent», e accusa i fumetti di minare l’integrità morale dei giovani, proponendo loro modelli degeneri come la coppia dall’allure omosessuale Batman e Robin o la femminista-amazzone Wonder Woman. La Comics Code Authority crea regole più severe; Wonder Woman si adegua, diventando più frivola e meno «impegnata». Nel 1968 perde addirittura i suoi superpoteri: il nuovo sceneggiatore, Denny O’ Neil, ne fa una donna normale, senza lazo né tutine, che dirige una boutique a New York. È sempre vestita impeccabilmente, con stilosissimi pantaloni palazzo e cappottini optical; non fa più parte delle Amazzoni, che rinnega per restare con il marito; le sue avventure si riducono a una sorta di spionaggio alla James Bond, e perde migliaia di lettori. A salvarla intervengono le «sorelle»: le femministe della rivista «Ms», diretta da Gloria Steinem, che al suo primo numero da direttrice chiede, con un editoriale intitolato «Wonder Woman for President», il ritorno della vecchia amazzone dai superpoteri, che non dirigeva alcuna boutique di moda ma dominava il mondo dei maschi, ed era decisamente più avventurosa. L’anno seguente, la DC Comics riportò in auge il personaggio originale, rottamandone la versione chic.
Lezioni da trarre da Wonder Woman, o anche dal suo alter ego «umano» Diane Prince? Se non per le lettrici/spettatrici che patiscono il luogo comune che una donna forte «intimidisca i maschi», certamente ce ne sono per altre supereroine. O, meglio, per i loro autori. Come quelli della «collega» She Hulk, disegnata sfortunata in amore fin dal primo albo in cui comparì — non a caso negli anni Ottanta del «Backlash» antifemminista — e protagonista, nel 2014, di un romanzo rosa edito da Marvel in cui fatica a trovare un fidanzato perché il suo lavoro diurno di avvocatessa e i suoi superpoteri «spaventano gli uomini». Una sorta di super-Bridget Jones sfortunata e collerica (come il cugino Hulk, diventa verde quando si infuria) che il cinema ignora, e il pubblico degli appassionati, all’uscita del libro, ha bocciato sonoramente con recensioni feroci sui forum e su Amazon.

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #9 il: Maggio 20, 2016, 15:06:01 pm »
Ogni volta che leggo schifezze come questa mi tornano in mente Ida Magli e...Animus.
E quello che ritengo essere uno tra i più incisivi suoi post, che vale sempre la pena riproporre:

Le donne arrivano in massa in un campo dell'attivita' umana per portarvi il loro valore e dire tutto cio' che hanno da dire, quando non c'è più nessun valore da esprimere e tutto quello che c'era da dire .... è stato gia' detto.

In pratica, quello che fanno le donne con il loro valore, è tenere in vita un cadavere.

Le donne entrano negli eserciti quando questi andrebbero smantellati e le risorse economiche, tra l'altro enormi, destinate alla società.
E ci arrivano sia in tempo di pace, sia quando sul campo di battaglia ci vanno i droidi, ossia si continua sì ad uccidere, ma non si corre piu' il rischio di venire uccisi.

Quando le chiese sono diventate da tempo delle catacombe - che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio? (2) -  le donne reclamano a gran voce il sacerdozio e la papessa. 

Quando le politiche sociali della dx e della sx sono praticamente uguali e si devono differenziare quel tanto che basta per non dare origine al partito unico, quando i politici  sono i camerieri dei banchieri , quando la democrazia rappresentativa serve solo a mantenere una casta elitaria che andrebbe abbattuta a colpi di cannone (per essere sostituita dalla democrazia diretta),  le quote rosa spuntano come i funghi a mantenere in vita una struttura parassitaria.

Quando “l'impiegato di concetto” e' diventato un concetto desueto perché quasi tutta la conoscenza professionale e' stata inglobata dentro un computer, le donne diventano professioniste e impiegate in massa.

Quando gli aerei atterrano e decollano da soli, ecco che diventano pilote.
Quando fare il tassista non comporta più nessuna difficoltà, e dunque nessun valore umano, perche' e' un tom-tom ad indicare la rotta per arrivare in una tra le migliaia di strade cittadine ... le donne diventano tassiste.

Quando le sinfonie dei Mozart, Bach, Beethoven, Chopin, Brahms, Handel, Vivaldi, Strauss, lasciano il posto a banali e/o schizofreniche composizioni, le cortigiane si elevano a  stars e dominano le hit parades.

Quando a venir battuta a 120.000 euro e' la merda d'artista, potrebbero le donne non diventare artiste?

E quando le prime donne filosofo, ascese anch’esse guarda caso al tramonto della filosofia, vorrebbero spiegare la storia della sterilità del femminile in ambito culturale come la storia della sopraffazione verso il genere femminile, volendo negare una tesi....non ne stanno invece confermando un'altra?
Sarebbe infatti questa una creazione....oppure e' l’ennesima demolizione?

Si potrebbe continuare a piacere, dato che a questa regola non ci sono eccezioni, ovvero, quando nelle attività “storicamente” maschili non c'e' piu' nessun valore da esprimere, ecco che li' emergono le donne.

E' solo merda.
Tanto vale dirglielo




A me sembrano più che altro le opinioni di Ida Magli rielaborate.
Questo vecchio articolo della suddetta (è del 1996) l'ho preso su uomini 3000.

Citazione
Ida Magli - ottobre 1996

Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l'Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l'assetto di una società umana - quella occidentale - mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine "crisi" va inteso in un'accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale - quello iniziato con l'Illuminismo e l'affermazione del Soggetto - si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell'annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall'uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un'uguaglianza concreta, "fisica", che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all'altro. Anche le donne, quindi, giunte all'uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E' come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della "conservazione" in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c'è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell'onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l'insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che "la sua centralità è a rischio". Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne...?".


Offline maveryx

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #10 il: Maggio 20, 2016, 19:27:39 pm »
Da prenderle a calci in culo 'ste mentecatte sleali e ritardate, ché più studiano e meno capiscono.

La presenza femminile è un infallibile indicatore della perdita di qualità e di prestigio di una occupazione/professione.
Esempio per tutti, la scuola e la sanità.
Si può dire che professionalmente le donne sono come avvoltoi : arrivano laddove c'è una carogna

Queste sono due perle, meritano di essere evidenziate.
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Offline Vicus

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Re:Molestie nella "civilissima" Svezia. Le femministe tacciono?
« Risposta #11 il: Maggio 21, 2016, 00:09:37 am »
Lo scrisse anche McLuhan, già negli anni '70:

The old cast of “diehards,” on the other hand, is holding a “phony [falso] fort,” much as the administrative “establishment” now finds itself in the role of  “office boy” and “caretaker” of an abandoned operation.
In passing, it might be noted that Women Liberationists seek to direct their energies toward capture of this abandoned fort of male prerogatives.
They thus become the “diehards” [qui significa persone ostinate o rigide in situazioni di cambiamento] of the moment. They might be succeeded by Children Liberationists at any time as heads of fate and state. :lol: :lol:

Poco dopo parla anche della presunta invincibilità del potere femminista (si noti l'efficacia e la sinteticità dei titoli):


VERTEX V. VORTEX
Fallacies of the Paraphernalia of Power
If the “diehard” fails to understand the processes of power, the “revolutionary,” in seizing the positions of power, mistakes “the state apparatus” for the actual controls of power. The effect is the setting up of a “police state” regardless of ideology or intent. Power is always a relationship, the putting on of the vortex of the living community by becoming an acceptable service environment. The components that go into this mask of power must, therefore, vary according to the character of the communities. A wearable or bearable “mask of power” must comprise all the principal features and postures inherent in the life of the community. Today, on the other hand, it is a natural mistake of revolutionaries to take over [impadronirsi] the new service environments of press, radio, and TV. These cannot possibly wear the recognizable visage of deep currents of experience or feeling.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.