Grazie per le osservazioni, rispondo a entrambi.
Prima di tutto, non è importante sapere chi io sia e che faccio , poiché mi preme soprattutto parlare del problema in GENERALE. Il problema è che – e non me ne rendevo conto abbastanza, prima che capitasse a me! – una falsa accusa di “stalking” può capitare a qualunque persona (ricca o povera, istruita o incolta, giovane o anziana, ecc.), ed è una vergogna.
Tra l’altro, questa norma è stata voluta sulla base di un’abnorme e isterica amplificazione del fenomeno del “femminicidio”, quando in realtà – come dimostrano gli studi seri – v. prof. Tonello l’Italia è uno dei luoghi più sicuri per le donne, insieme alla Grecia, per incidenza percentuale di delitti.
Altrettanto scorretto e ridicolo accostare il fenomeno delle presunte “molestie” ai delitti.
Come ha dimostrato questo blog,
http://violenza-donne.blogspot.it/2012/06/le-operatrici-di-giustizia-svelano-le.html con statistiche accurate e serie, in Italia vengono uccise mediamente 120/150 donne all’anno su 30 MILIONI (solo 1 su 200.000!), ma solo la metà dei delitti accade per cause “relazionali”.
In altre parole, gran parte dei delitti avviene per lucro (rapine, scippi, estorsioni, furti, ecc.) o per esplosioni di follia familiare che poi coinvolgono anche uomini (es. capofamiglia che perde il lavoro e uccide TUTTI i familiari).
Quindi è stato assurdo montare con gran strombazzamento dei media la questione del “femminicidio”, e dello “stalking” quando ad esempio ogni anno muoiono circa 1000 persone per incidenti sul lavoro, ma nessuno ne parla (non sarà perché al 97% sono uomini?).
Ma anche per le donne, nessuno dice che ogni anno muoiono circa 5000 donne per incidenti domestici, (30 volte più che per omicidio!) che in gran parte sarebbero evitabili, con adeguata prevenzione.
Pertanto, è ovvio che l’aver montato col massimo dell’allarmismo la questione dello “stalking” e del “femminicidio” è stata una delle operazioni più viscide e scorrette di FALSIFICAZIONE della realtà.
Purtroppo quel che è capitato a me è già capitato a tanti, e non solo uomini (anche se in gran parte sono le donne a denunciare).
Il problema è che la legge è mal formulata.
Basterebbe – ad esempio – modificarla scrivendo che risponde del 612 bis cp colui che – con reiterati comportamenti mette in evidente pericolo la salute psico-fisica o l’incolumità di una persona o di chi le sta accanto.
In tal modo si eliminerebbe del tutto il riferimento alla “grave ansia”, che è del tutto soggettiva, e i giudici sarebbero obbligati a prendere in esame SOLO comportamenti OGGETTIVAMENTE molesti o pericolosi.
Un paranoico all’ultimo stadio, ad esempio, può entrare in uno stato di grave ansia anche solo per una frase insignificante.
Ad esempio, un paranoico anni fa si era suicidato perché sentendo la frase di un amico che gli aveva detto: “vieni anche tu stasera, che ti facciamo festa!” si era addirittura convinto che lo volessero uccidere!
Purtroppo in Italia – a differenza di altri Stati - non si tiene conto del fatto che almeno il 10-15% delle cause che intasano i tribunali (civili e penali) sono originate da persone squilibrate, che ingigantiscono episodi insignificanti – che la stragrande maggioranza delle persone risolve col dialogo e il buonsenso – cercando vanamente nei tribunali la “soluzione” ai loro problemi.
In altri Stati, se uno fa una denuncia per molestie, il denunciato può chiedere di verificare con una perizia lo stato mentale di chi ha fatto la denuncia, in Italia no!
Nel caso di questa signora, era abbastanza facile capire che non stesse bene psicologicamente, poiché una che manipola frasi e messaggi del tutto cortesi e normali, addirittura inventandosi in modo maldestro parole che nemmeno avevo scritto, è una bugiarda patologica.
I bugiardi patologici che soffrono di stati “borderline” al confine con la paranoia, vedono DAVVERO cose che non esistono: lei mi vedeva intento a metterla in cattiva luce coi suoi colleghi, ed era falso, era una sua impressione.
Un’osservazione infine, a proposito del modo con cui ho demolito le accuse di questa persona.
E qui voglio essere chiaro: le mie critiche NON vanno ai magistrati (che tutto sommato dimostrano spesso equilibrio e cautela, in vicende simili, considerando anche la mole di lavoro che devono gestire), quanto piuttosto agli avvocati.
Parliamoci chiaro: la sensazione di molti (anche mia!) è che tanti avvocati ci mangino alla grande, con vicende simili.
Io ne sono uscito perché conoscevo il codice, la giurisprudenza, e NON ho fatto quel che mi suggeriva il mio avvocato.
In buona sostanza, il modo migliore per demolire una FALSA accusa di stalking (ma in generale qualsiasi falsa accusa di qualsiasi reato) è semplicemente quello di documentarne la falsità. Facile, no?
Nel mio caso c’erano una quantità di affermazioni FALSE, e facilmente evidenziabili, che questa signora aveva scritto, e bastava dirlo, come poi ho fatto io.
Invece il mio avvocato non voleva che le esponessi ai magistrati.
Ma concludo con un’osservazione su quella che a mio avviso è la cosa più vergognosa per noi uomini, che da quando esiste questo allarmismo generalizzato su stalking e “femminicidio” si è radicata.
In passato quando ti capitava di avere un disaccordo con una donna, era del tutto normale cercare di discuterne per chiarirsi, soprattutto là dove non si trattava di cose gravi.
Ebbene, oggi la propaganda isterica femminista è riuscita a radicare nella testa di tantissime donne l’idea che lo “stalker” sia ovunque, e se un uomo mostra un interesse non gradito verso di loro (per qualsiasi motivo) non glielo si deve dire, no, bisogna evitare quell’uomo come la peste, perché poi se si dialoga quello non si staccherà più da loro!
Ciò serve solo a produrre equivoci e malintesi a non finire!
Nel mio caso, ad esempio, se questa signora si fosse degnata di dirmi chiaro che Non era interessata ai miei messaggi, e soprattutto ai progetti professionali che stavo portando avanti, ecc., avrei SMESSO DEFINITIVAMENTE di cercarla!
Invece io, non ricevendo più risposta (mentre all’inizio era stata positiva) credevo in totale buona fede che fosse ancora interessata!
Quanto all’interesse personale, la cosa più ridicola è che questa donna non era mai stata particolarmente avvenente, nemmeno a 20 anni, anche se lei nella querela aveva fatto di tutto per descrivermi come uno perdutamente infatuato di lei, manco fosse una Charlize Theron, o una Bar Rafaeli!
Quindi io avevo interpretato il suo silenzio come potenziale interesse per i miei progetti (pensavo anche che preferisse parlarne a voce) e mai mi sarei aspettato che volesse usare le mie mail per “tendermi una trappola”.
D’altra parte anche per la legge: “il silenzio di una parte che non manifesti il proprio dissenso equivale a CONSENSO ESPRESSO” così ha detto anche la Cassazione.
Il consenso può anche essere tacito.
E invece queste care signore femministe vorrebbero convincere il mondo che noi uomini dovremmo leggere loro nel pensiero, e capire che ci vogliono dire no anche quando non ci dicono nulla!