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La grande menzogna femminista dello "stalking": come reagire a una falsa accusa
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Al2016:
Sono uscito vincente da una FALSA accusa di "stalking": per una modifica dell’art. 612 bis c.p.
Spero che la mia esperienza possa essere utile ai tantissimi uomini falsamente accusati di molestie, di cui all'art. 612 bis cp, in base a una norma scritta malissimo (infatti non mi meraviglia che l'autrice sia una grande giurista come la signora Mara Carfagna, e "ho detto tutto" come direbbe Peppino De Filippo!), che porta a focalizzare prima di tutto sulla sola percezione soggettiva della molestia da parte della presunta vittima e sulla sua ipotetica "grave ansia" il verificarsi del reato.
E' vero che la norma parla anche di pericolo per la propria o altrui incolumità (che può essere un fatto oggettivo) ma il nucleo della normativa ruota tutto attorno all'ansia di chi si sente molestato, anziché su comportamenti OGGETTIVAMENTE MOLESTI. Ciò significa che qualsiasi persona fobica, paranoica, isterica, nevrotica, drogata (è noto che marijuana, cocaina, alcool, etc. possono produrre stati paranoici e manie di persecuzione nei soggetti che le assumono), ecc., per non dire SUBDOLAMENTE E FURBESCAMENTE IN MALA FEDE (ad esempio ex coniugi in fase di separazione, oppure semplici rivali per motivi professionali, come è successo a me), può accusare falsamente di "stalking" una persona verso la quale abbia motivi di rancore, o di rivalità professionale, e per la persona falsamente accusata spesso inizierà un vero e proprio calvario giudiziario, spesso costoso e di durata pluriennale, dagli esiti incerti.
Che la legge sia fatta malissimo, lo prova un dato oggettivo (fornito da Ministero dell'Interno e Min. della Giustizia): oltre il 50% delle denunce e delle querele si rivela INFONDATO, si arriva spesso all'archiviazione, o al proscioglimento e all'assoluzione.
Ma vengo al mio caso. Io sono stato accusato falsamente di "stalking" da parte di una donna docente (quindi una persona a prima vista qualificata e affidabile, che ha anche abusato della fiducia che io riponevo in lei e nelle sue qualità professionali) . L'avevo contattata SOLO VIA E-MAIL, e solo perché avevo visto in Internet che si occupava di ricerche e progetti che potevano interessarmi per ricerche che stavo anch’io svolgendo. Ebbene, a un certo punto questa signora (con la quale c'era stato in passato un rapporto del tutto cordiale) si era letteralmente INVENTATA molestie via e-mail, querelandomi, e al solo fine di ESTROMETTERMI dal progetto di ricerca che stavo portando avanti, e mettermi in cattiva luce nel suo ambiente.
Per fare ciò lei aveva evidenziato alcuni messaggi amichevoli, affettuosi e un po' di normalissima galanteria, nelle mail che le inviavo, per sostenere che la molestavo insistentemente, quando peraltro era chiaro non solo che i miei messaggi erano in larghissima parte di tipo professionale e di lavoro, ma che anche i messaggi "personali" erano del tutto corretti e rispettosi. Non c'erano toni aggressivi, né volgari, né minacce, o ingiurie, né pressanti tentativi di vederla o di stabilire a tutti i costi un rapporto (come avviene nei VERI casi di stalking). Io l'avevo SEMPRE lasciata del tutto libera di rispondermi o meno, e di dare seguito alle comunicazioni che le mandavo.
C'è poi da dire che questa donna è probabilmente affetta da un disturbo bipolare di personalità, poiché all'inizio aveva risposto del tutto cordialmente alla prima mail che le avevo mandato, inducendomi a mandargliene altre e a parlarle dei miei progetti e del mio lavoro, per poi cambiare repentinamente il suo atteggiamento verso di me, a mia totale insaputa.Purtroppo, le statistiche documentano che negli USA (dove già esistevano da molti più anni queste leggi “anti-stalking”) oltre il 10% delle accuse sono inventate per disturbi psicologici.Di ciò – tuttavia – gli americani tengono conto, ed è sempre possibile per chi viene accusato di “molestie” chiedere una perizia psichiatrica sia per sé che per chi accusa, in modo da stabilire se vi possono essere motivi patologici a fronte di quelle azioni legali.La mia fortuna è stata nel fatto che le comunicazioni erano avvenute esclusivamente via mail, non c'erano mai state telefonate, o visite dirette, sms, ecc. e la Cassazione ha sempre ritenute le mail non moleste, come mezzo di comunicazione, poiché non stabiliscono un contatto immediato con il mittente (possono essere “filtrate” con gli anti-spam, si può bloccare il mittente, ecc.), e si può evitare di leggere i suoi messaggi, a differenza di telefonate, sms, etc.
Io poi sono stato ASSOLTO CON FORMULA PIENA perché il fatto non sussiste. Nella motivazione della sentenza che mi proscioglieva il Giudice aveva riconosciuto che i toni e le modalità dei contatti da me stabiliti con questa signora erano stati del tutto corretti e il numero di mail inviate modesto. Quindi non c'erano assolutamente elementi per sostenere l'accusa in giudizio ed anche il pm aveva finito col chiedere l’archiviazione.
Faccio poi notare che questa signora - forse credendo che oggi la legge sullo stalking autorizzi le donne ad inventarsi qualsiasi cosa, aveva allegato una quantità di affermazioni palesemente false, smentite “per tabulas” anche dai documenti che lei stessa aveva prodotto.
Ora, se questa docente fosse stata negli Stati Uniti, ad esempio, e avessero scoperto che aveva allegato documenti fasulli, e compiuto un falso ideologico, l'avrebbero presa alla fine del processo, e ora starebbe in qualche carcere federale, con una bella tuta arancione a scontare 4-5 anni almeno, e a fare docenza ai detenuti.
Ma poiché siamo in Italia, dove c'è molta tolleranza verso le false accuse (i procedimenti per calunnia sono molto rari) la cosa non ha avuto seguito, ed è finita lì.Concludo con un avvertimento importantissimo.
Siate diffidenti con gli avvocati che vi assistono, a meno che non siano vostri amici, e dimostrino di avere davvero preso "a cuore" il vostro caso. Nel mio caso avevo insistito per essere ascoltato, e fornire la mia versione, nonostante il parere perplesso dell’avvocato.
E così mi sono bastati 10-15 minuti per fare a pezzi con calma e precisione, in modo documentato, le tante falsità scritte nella querela da questa persona. Io sospetto che il mio avvocato avesse scelto una strategia difensiva "soft", passiva e inconcludente (lui non avrebbe voluto che parlassi delle falsità scritte in quella querela) perché forse anche lui si sentiva intimidito per il fatto che oggi - con i media spesso favorevoli alle donne che denunciano molestie - non tutti gli avvocati se la sentono di dire la VERITA' ed evidenziare come queste accuse siano spesso gonfiate o inventate di sana pianta.
Molti temono che i giudici siano pregiudizialmente dalla parte delle donne, e non basti produrre prove, anche vere.Infatti, non mancano imputati per stalking che si lamentano del fatto che i loro avvocati non di rado suggeriscono loro il rito abbreviato (che garantisce 1/3 di sconto di pena in caso di condanna), anziché scegliere con coraggio il rito ordinario (che permette comunque il non luogo a procedere, quindi il proscioglimento già in udienza preliminare), e ribattere punto per punto alle accuse, anche se false.Sia quel che sia, io vi dico: state molto attenti a scegliervi un BUON avvocato, e che soprattutto abbia la determinazione per contrastare le falsità della controparte.Se siete convinti di esservi comportati correttamente, NON accettate di patteggiare, è meglio ribattere pacatamente e con precisione alle accuse, punto per punto, e senza paura di eventuali condanne.
E soprattutto, state sereni, mantenete sempre la calma e la serenità, nulla gioca più a vostro favore del mostrarvi calmi, precisi, sicuri di voi davanti ai giudici.E ricordate che molti giudici - nonostante quanto si dice - sono seri e scrupolosi, e non gradiscono affatto di perdere il loro tempo con accuse campate per aria, anche se si tratta di un reato oggi "di moda" come lo stalking. Considerate sempre che nulla mette in crisi i giudici più delle dichiarazioni FALSE (scritte o verbali che siano), perché sanno benissimo che un testimone, o un accusatore che ha mentito prima o poi viene fatto a pezzi nel processo, e tutto il loro lavoro va in fumo.Può senz’altro capitare che magari un pm vada avanti “a testa bassa” – soprattutto all’inizio - e con accanimento giustizialista contro l’accusato, però se ritenete di esservi comportati correttamente, e soprattutto se vedete che la controparte ha mentito, e potete provarlo, allora concentratevi sulle sue falsità. Ricordate che la resistenza di una catena è solo quella del suo anello più debole, se salta quello la catena si spezza.Quindi prima o poi troverete senz’altro un giudice che vi darà ragione.Con ciò non voglio dire che non ci sia la “malagiustizia”, anche verso persone che avevano molti elementi a loro favore, e sono state ugualmente condannate, siamo in Italia, lo sappiamo.Proprio per questo, volevo comunicare che nei prossimi mesi porterò avanti un progetto (da sottoporre ad avvocati, giuristi, magistrati, ecc.) perché si arrivi alla declaratoria di incostituzionalità dell’attuale legge sullo stalking. La Corte costituzionale aveva già (con sentenza n. 172 del 2014) rigettato e dichiarato infondata la questione di costituzionalità della legge sullo stalking, sollevata dal Tribunale di Alcamo, perché aveva ritenuto che la legge sia sufficientemente “tipizzata”, ovvero la condotta punibile dal 612 bis cp farebbe riferimento a parametri sufficientemente determinati.In realtà è facile provare che la “tipizzazione” c’è sulla carta, ma è solo apparente, poiché si aggancia interamente alla PERCEZIONE SOGGETTIVA E ALLA “GRAVE ANSIA” di chi denuncia, quindi non esistono contorni chiari e OGGETTIVI per il giudice per stabilire cosa sia VERA molestia, o invece – come accade in molti casi – mera deformazione PATOLOGICA della realtà, da parte di soggetti psicolabili e iper-ansiosi, che vedono molestie anche in comportamenti del tutto innocui, o peggio ancora se li inventano (tipico tra le coppie in fase di separazione).Qualcosa di simile avvenne nel 1981, quando la Corte Costituzionale cancellò il reato di PLAGIO, proprio perché la legge penale stabiliva che vi era “plagio” quando qualcuno “sottoponeva una persona al proprio potere, riducendola in totale stato di soggezione”.Giustamente la Corte cost. stabilì che la norma non era tipizzata, poiché tutto era ancorato a criteri arbitrari e non a paradigmi rigorosamente oggettivi. In altre parole, con quella norma si poteva punire anche una persona semplicemente innamorata di un’altra, e che avesse scelto liberamente e in piena consapevolezza di dedicarle la vita, come accade nella vita di relazione di ogni giorno (es. donne che hanno abbandonato il lavoro per avere figli ed accudirli) , e si poteva arrivare a punire anche chi aderiva liberamente – ancorché con grande entusiasmo e zelo - a religioni, ideologie, attività professionali, ecc.Anche il seguace del “leader” politico, o religioso, o sportivo, ecc., può sembrare “in totale stato di soggezione” perché è totalmente assorbito dalla sua “missione” e dalla personalità istrionica del leader.Insomma, io sosterrò la tesi che il concetto arbitrario e soggettivo di “grave e perdurante ansia” (del tutto controverso e difficile da valutare nella sua autenticità anche dagli psichiatri) è meramente soggettivo, allo stesso modo con cui lo era il concetto di “totale stato di soggezione” nella vecchia legge sul plagio. Pertanto il concetto di “grave e perdurante ansia” va cancellato, e sostituito ad esempio col concetto di comportamenti che producano “evidente/oggettivo pericolo per la saluta psico-fisica” della vittima, onde evitare che l’applicazione della legge sullo stalking sia interamente rimessa alle percezioni soggettive, e spesso arbitrarie, di chi denuncia, anziché a PARAMETRI REALMENTE OGGETTIVI, e persone innocenti vengano stritolate dal tritacarne giudiziario, per una norma varata maldestramente e frettolosamente in un clima di diffuso allarmismo amplificato dai media.
Vicus:
Grazie per la preziosa testimonianza. Potresti presentarti nella sezione Presentazioni?
Un paio di note: l'atteggiamento calmo viene variamente interpretato nei processi penali, mi pare che te la sia cavata essenzialmente perché la tua difesa si basava su elementi oggettivi e verificabili, e non ultimo perché la querelante non si è presentata.
freethinker:
A quel che leggo, questa cretina non è riuscita a dimostrare nemmeno un tentativo di spamming, altro che stalking :D
Al2016:
Grazie per le osservazioni, rispondo a entrambi.
Prima di tutto, non è importante sapere chi io sia e che faccio , poiché mi preme soprattutto parlare del problema in GENERALE. Il problema è che – e non me ne rendevo conto abbastanza, prima che capitasse a me! – una falsa accusa di “stalking” può capitare a qualunque persona (ricca o povera, istruita o incolta, giovane o anziana, ecc.), ed è una vergogna.
Tra l’altro, questa norma è stata voluta sulla base di un’abnorme e isterica amplificazione del fenomeno del “femminicidio”, quando in realtà – come dimostrano gli studi seri – v. prof. Tonello l’Italia è uno dei luoghi più sicuri per le donne, insieme alla Grecia, per incidenza percentuale di delitti.
Altrettanto scorretto e ridicolo accostare il fenomeno delle presunte “molestie” ai delitti.
Come ha dimostrato questo blog,
http://violenza-donne.blogspot.it/2012/06/le-operatrici-di-giustizia-svelano-le.html
con statistiche accurate e serie, in Italia vengono uccise mediamente 120/150 donne all’anno su 30 MILIONI (solo 1 su 200.000!), ma solo la metà dei delitti accade per cause “relazionali”.
In altre parole, gran parte dei delitti avviene per lucro (rapine, scippi, estorsioni, furti, ecc.) o per esplosioni di follia familiare che poi coinvolgono anche uomini (es. capofamiglia che perde il lavoro e uccide TUTTI i familiari).
Quindi è stato assurdo montare con gran strombazzamento dei media la questione del “femminicidio”, e dello “stalking” quando ad esempio ogni anno muoiono circa 1000 persone per incidenti sul lavoro, ma nessuno ne parla (non sarà perché al 97% sono uomini?).
Ma anche per le donne, nessuno dice che ogni anno muoiono circa 5000 donne per incidenti domestici, (30 volte più che per omicidio!) che in gran parte sarebbero evitabili, con adeguata prevenzione.
Pertanto, è ovvio che l’aver montato col massimo dell’allarmismo la questione dello “stalking” e del “femminicidio” è stata una delle operazioni più viscide e scorrette di FALSIFICAZIONE della realtà.
Purtroppo quel che è capitato a me è già capitato a tanti, e non solo uomini (anche se in gran parte sono le donne a denunciare).
Il problema è che la legge è mal formulata.
Basterebbe – ad esempio – modificarla scrivendo che risponde del 612 bis cp colui che – con reiterati comportamenti mette in evidente pericolo la salute psico-fisica o l’incolumità di una persona o di chi le sta accanto.
In tal modo si eliminerebbe del tutto il riferimento alla “grave ansia”, che è del tutto soggettiva, e i giudici sarebbero obbligati a prendere in esame SOLO comportamenti OGGETTIVAMENTE molesti o pericolosi.
Un paranoico all’ultimo stadio, ad esempio, può entrare in uno stato di grave ansia anche solo per una frase insignificante.
Ad esempio, un paranoico anni fa si era suicidato perché sentendo la frase di un amico che gli aveva detto: “vieni anche tu stasera, che ti facciamo festa!” si era addirittura convinto che lo volessero uccidere!
Purtroppo in Italia – a differenza di altri Stati - non si tiene conto del fatto che almeno il 10-15% delle cause che intasano i tribunali (civili e penali) sono originate da persone squilibrate, che ingigantiscono episodi insignificanti – che la stragrande maggioranza delle persone risolve col dialogo e il buonsenso – cercando vanamente nei tribunali la “soluzione” ai loro problemi.
In altri Stati, se uno fa una denuncia per molestie, il denunciato può chiedere di verificare con una perizia lo stato mentale di chi ha fatto la denuncia, in Italia no!
Nel caso di questa signora, era abbastanza facile capire che non stesse bene psicologicamente, poiché una che manipola frasi e messaggi del tutto cortesi e normali, addirittura inventandosi in modo maldestro parole che nemmeno avevo scritto, è una bugiarda patologica.
I bugiardi patologici che soffrono di stati “borderline” al confine con la paranoia, vedono DAVVERO cose che non esistono: lei mi vedeva intento a metterla in cattiva luce coi suoi colleghi, ed era falso, era una sua impressione.
Un’osservazione infine, a proposito del modo con cui ho demolito le accuse di questa persona.
E qui voglio essere chiaro: le mie critiche NON vanno ai magistrati (che tutto sommato dimostrano spesso equilibrio e cautela, in vicende simili, considerando anche la mole di lavoro che devono gestire), quanto piuttosto agli avvocati.
Parliamoci chiaro: la sensazione di molti (anche mia!) è che tanti avvocati ci mangino alla grande, con vicende simili.
Io ne sono uscito perché conoscevo il codice, la giurisprudenza, e NON ho fatto quel che mi suggeriva il mio avvocato.
In buona sostanza, il modo migliore per demolire una FALSA accusa di stalking (ma in generale qualsiasi falsa accusa di qualsiasi reato) è semplicemente quello di documentarne la falsità. Facile, no?
Nel mio caso c’erano una quantità di affermazioni FALSE, e facilmente evidenziabili, che questa signora aveva scritto, e bastava dirlo, come poi ho fatto io.
Invece il mio avvocato non voleva che le esponessi ai magistrati.
Ma concludo con un’osservazione su quella che a mio avviso è la cosa più vergognosa per noi uomini, che da quando esiste questo allarmismo generalizzato su stalking e “femminicidio” si è radicata.
In passato quando ti capitava di avere un disaccordo con una donna, era del tutto normale cercare di discuterne per chiarirsi, soprattutto là dove non si trattava di cose gravi.
Ebbene, oggi la propaganda isterica femminista è riuscita a radicare nella testa di tantissime donne l’idea che lo “stalker” sia ovunque, e se un uomo mostra un interesse non gradito verso di loro (per qualsiasi motivo) non glielo si deve dire, no, bisogna evitare quell’uomo come la peste, perché poi se si dialoga quello non si staccherà più da loro!
Ciò serve solo a produrre equivoci e malintesi a non finire!
Nel mio caso, ad esempio, se questa signora si fosse degnata di dirmi chiaro che Non era interessata ai miei messaggi, e soprattutto ai progetti professionali che stavo portando avanti, ecc., avrei SMESSO DEFINITIVAMENTE di cercarla!
Invece io, non ricevendo più risposta (mentre all’inizio era stata positiva) credevo in totale buona fede che fosse ancora interessata!
Quanto all’interesse personale, la cosa più ridicola è che questa donna non era mai stata particolarmente avvenente, nemmeno a 20 anni, anche se lei nella querela aveva fatto di tutto per descrivermi come uno perdutamente infatuato di lei, manco fosse una Charlize Theron, o una Bar Rafaeli!
Quindi io avevo interpretato il suo silenzio come potenziale interesse per i miei progetti (pensavo anche che preferisse parlarne a voce) e mai mi sarei aspettato che volesse usare le mie mail per “tendermi una trappola”.
D’altra parte anche per la legge: “il silenzio di una parte che non manifesti il proprio dissenso equivale a CONSENSO ESPRESSO” così ha detto anche la Cassazione.
Il consenso può anche essere tacito.
E invece queste care signore femministe vorrebbero convincere il mondo che noi uomini dovremmo leggere loro nel pensiero, e capire che ci vogliono dire no anche quando non ci dicono nulla!
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