Autore Topic: Rosa Matteucci  (Letto 1617 volte)

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Rosa Matteucci
« il: Giugno 24, 2017, 13:37:02 pm »
Questa mattina, durante un po' di zapping televisivo, scopro questa scrittrice e intellettuale italiana.
A volte la RAI serve a qualche cosa.
Vorrei sapere, possibilmente, se è già entrata nel radar di QM, ed eventualmente cosa ne pensate.
A prima vista (e lettura) potrebbe entrare nella colonna di sinistra del genere femminile (quelle "buone").

Cerca che ti cerca, in rete scovo quest'intervista un po' vecchiotta (2007) ma utile a decifrare il personaggio.
Se nel frattempo non ha fatto inversione ad "U".........

http://www.ilgiornale.it/news/rosa-matteucci-vera-trasgressione-oggi-dirsi-cristiani.html


ROSA MATTEUCCI «La vera trasgressione oggi è dirsi cristiani»
«Un cattolico dovrebbe riconoscersi dal fatto che ama il suo prossimo come il suo amante»

Scendendo alla stazione di Orvieto si può prendere un taxi e farsi portare da una delle due principali scrittrici cattoliche italiane. A scelta: Susanna Tamaro o Rosa Matteucci. Il prezzo della corsa non cambia, visto che abitano a cinquecento metri l’una dall’altra.

Volendo intervistare la più brava ho dato al tassista l’indirizzo di Rosa Matteucci. Non è una preferenza soltanto mia e non mi sbilancerei così tanto se a confermarlo fosse solo la giuria del premio Grinzane, che l’ha designata vincitrice dell’ultima edizione. Sappiamo bene come funzionano i premi.
Vanno invece considerate decisive le testimonianze di Roberto Calasso e Carlo Fruttero.
Il primo, l’editore che ha fatto dello snobismo un catalogo, ha infilato la perla Matteucci nelle più prestigiose collane tra Croce e Flaiano, Kafka e Kavafis. Facendola diventare l’unica italiana vivente di casa Adelphi. Il secondo, il grande vecchio della narrativa brillante, ha definito la Matteucci, tenetevi forte, «il più grande talento che abbiamo oggi in Italia». Va ricordato che Calasso è un pagano e Fruttero un non credente e quindi almeno sulla carta hanno entrambi poco in comune con la mistica umbra, tutta nervi e sospiri, che in questo momento ho davanti. A definirsi in questo modo è lei stessa: «Rientro nella tradizione regionale di santa Chiara d’Assisi, Angela da Foligno, Vanna da Orvieto...».
Come molti santi, o aspiranti tali, Rosa Matteucci ha una biografia che è una via crucis.
È stata di volta in volta una bambina ricca, una ragazza poverissima, una dirigente del Quirinale con Cossiga, una disoccupata disperata con Scalfaro, una scrittrice raffinatissima, una guida turistica abusiva... Inferno e paradiso andata e ritorno, più volte. Ma a suo dire l’esperienza più sconvolgente della sua vita sono stati i pellegrinaggi a Lourdes, a cui ha partecipato come dama dell’Unitalsi, cioè come volontaria per l’assistenza dei malati.

Hai visto qualche miracolo?
«Ho partecipato al rito della piscina. Alle otto e mezzo del mattino, davanti alle undici vasche per l’immersione, a un cenno della capodama le sessanta dame si tolgono il velo e la cuffia e si mettono il grembiulone col monogramma NDL, Notre-Dame de Lourdes. Si recita il rosario in francese, poi ci si inginocchia tutte insieme per recitare il Salve Regina in latino e infine si bacia il pavimento. Solo a quel punto si fanno entrare i malati».

Come mai una scena così forte non l’hai messa nel tuo romanzo di esordio, che da Lourdes prende il titolo?
«Perché l’ho scritto dopo il primo pellegrinaggio, durante il quale facevo la pulitrice di gabinetti. La carriera, se così si può chiamare, l’ho fatta negli anni successivi, quando sono andata a lavorare alla piscina. Lì ho vissuto momenti emozionantissimi, come quando una signora francese con una lunga cicatrice al posto del seno, sicuramente venuta al santuario per una grazia ricevuta, è uscita dall’acqua e mi ha abbracciato».

Il tuo misticismo non ha nulla di etereo, le tue descrizioni della malattia in Lourdes e della vecchiaia in Cuore di mamma sono di una fisicità impressionante.
«Io ho poche qualità, ma certamente ho il dono della pietas. Racconto le miserie umane però senza distacco, partecipandovi. In ciascuno di noi vedo una scintilla divina».

Questo cattolicesimo viscerale mi ricorda Testori.
«Testori non l’ho letto. Fruttero ha citato Beckett e non avevo mai letto nemmeno lui, poi ho preso Molloy e certi pezzi sembravano scritti da me».

Come mai la stampa cattolica ufficiale non si è accorta di te? Sbaglio o Avvenire e Famiglia Cristiana non ti hanno mai sostenuto?
«Non lo so, però lo ha fatto l’Osservatore Romano».

Almeno in Vaticano hanno riconosciuto la papalina che è in te: nostalgica di Giovanni Paolo II o fan di Benedetto XVI?
«Papa Ratzinger mi piace molto perché è un intellettuale e sta riaffermando l’ortodossia. Mi è piaciuto fin dalla Missa Pro Eligendo Romano Pontifice, quando ha parlato della dittatura del relativismo che è la lebbra del nostro tempo. Con l’idea che tutto è possibile, che tutto è tollerabile, sono arrivati a giustificare l’infibulazione: per i relativisti è una tradizione e invece è una pratica barbara, punto e basta».

E la liberalizzazione della messa in latino?
«È un messaggio molto importante e molto forte. Negli ultimi anni sono andata spesso a Parigi e ho scoperto Saint-Nicolas-du-Chardonnet, vicino a Saint-Germain, dove la Fraternità San Pio X celebra una bellissima messa col rito preconciliare».

Queste cose però non devi dirle in giro altrimenti passi per lefebvriana e addio recensione di Famiglia Cristiana. Non mi hai ancora parlato di Giovanni Paolo II.
«Wojtyla era un carismatico ma...».

Ma?
«Ma ha chiesto scusa a tutti, agli ebrei, alle streghe, agli indios... Scusa, scusa... Scusate, scusate...»

E con questa ti sei giocata Famiglia Cristiana definitivamente. Ma com’è che ti sei giocata il Quirinale?
«Mi sono laureata in scienze politiche con Giuliano Amato alla Sapienza, poi ho fatto la scuola di specializzazione per la carriera diplomatica e infine sono entrata al Quirinale durante la presidenza Cossiga, come funzionario a contratto. Pensavo di essere una brava dirigente, ma quando è arrivato Scalfaro mi hanno cacciata perché non c’entravo nulla, era un recinto di vacche sacre, ragazzi che venivano a lavorare in Porsche, erano tutti figli di».

E a Roberto Calasso come ci sei arrivata? È un uomo inavvicinabile e oltretutto è un pagano che in un libro ha esaltato i sacrifici umani precristiani.
«È stata una cosa strana, imprevedibile, gli ho mandato Lourdes e me lo ha pubblicato. Si vede che gli sono piaciuta ma è molto severo e non mi ha mai detto brava».

Hai letto l’Antico e il Nuovo Testamento? Altri testi religiosi?
«Della Bibbia ho letto soprattutto l’Ecclesiaste e l’Apocalisse. Poi ho letto Paul Claudel e Bernanos, i Dialoghi delle Carmelitane. Mi piacciono molto le Orazioni funebri di Bossuet, penso di essere l’unica che le ha lette tutte. La più bella è quella per Henriette d’Angleterre, morta a 26 anni. Se l’avessi letta prima della morte di mio padre mi sarebbe stata di conforto, non sarei rimasta così sconvolta. Tutte le orazioni sono una grande riflessione sulla morte che è il tema fondamentale di ogni vera riflessione. Tutta la vita di noi umani è impostata per sconfiggere la paura della morte. La gente vive una vita finta per sfuggire a questa paura, anche il lavoro serve a questo: a sconfiggere la paura della morte. Poi però arriva la pensione».

Anche alle presentazioni parli di questi argomenti divertenti?
«Alle presentazioni finisco sempre col parlare di Dio. Qualcuno storce la bocca perché ora come ora dirsi cristiani è il massimo della trasgressione».

La domanda che faccio a tutti: da che cosa si dovrebbe riconoscere un cattolico rispetto a un non cattolico?
«Deve amare il prossimo suo come il suo amante».

Amante?
«Sì, almeno nella fase iniziale del rapporto l’amante ama l’amato come se stesso. Altrimenti che amante sarebbe?».

Spiegazione ineccepibile. Ma tu come donna sei amante, moglie o che cosa?
«A me non piace essere mantenuta da un uomo eppure penso che le donne dovrebbero starsene a casa a fare le mogli e le madri. Non è un’idea mia, viene dalle femministe americane più all’avanguardia: l’emancipazione di alcune donne non può basarsi sulla schiavizzazione di altre donne, domestiche, bambinaie o badanti che siano»
« Ultima modifica: Giugno 24, 2017, 13:47:58 pm da bluerosso »

Offline Vicus

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Re:Rosa Matteucci
« Risposta #1 il: Giugno 24, 2017, 13:57:25 pm »
Qualunque cosa possiate pensare della Matteucci, non è una tradizionalista. Alla Messa in latino è andata una volta in una chiesa scismatica, per il resto il suo pensiero ha luci e ombre, ma è comunque ben diverso dalle tradizionaliste che conosco, il cui antifemminismo è inappuntabile.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Rosa Matteucci
« Risposta #2 il: Giugno 24, 2017, 14:29:40 pm »
Vicus, mi fa piacere che tu la conosca e che possa fare queste osservazioni.
In effetti la parte che ho sottolineato in rosso mi ha lasciato perplesso.
Apparentemente condivisibile e controcorrente come presa di posizione, non capisco perché abbia dovuto sottolineare che il pensiero non è suo ma di un gruppo di femministe, seppur d'avanguardia (in che senso avanguardia...?)
Di "suo" invece dice il contrario: "a me non piace essere mantenuta da un uomo"  :hmm:
Alcune sue considerazioni presenti nell'articolo mi sembrano comunque interessanti.
E vero che da una singola intervista è difficile farsi un'idea precisa di una persona (scrittrice poi...).
Ma mi pare comunque lontana dal cliché dell'intellettuale femminile contemporanea. Mi pare...