Autore Topic: Ma chi glielo fa fare?  (Letto 19159 volte)

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Offline Jason

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #15 il: Giugno 14, 2016, 01:49:37 am »
Per di più, nei "centri accoglienza" gli immigrati cristiani (o di diversa denominazione islamica) rischiano la vita ogni giorno (alla faccia della tolleranza) e chi dovrebbe parlare tace :doh:
C'è chi afferma che le culture africane sono degenerazioni di antiche civiltà. Purtroppo anche noi, se andiamo avanti così, diventeremo dei neoprimitivi con lo smartphone al collo.

La tua teoria puó essere valida ma non per tutti i paesi.

Ad esempio le atrocitá che commise leopoldo II (belgio) in Congo impoverirono anche questo paese.

Avete notato che i paesi occidentali piú feroci contro chi ritengono "inferiore" sono quelli anglosassoni e la francia ? Quindi chi é il vero problema ?
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Offline Vicus

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #16 il: Giugno 14, 2016, 02:24:50 am »
Il colonialismo è essenzialmente negativo ed è cosa del passato (almeno nella sua forma palese). Ci sono modi più equi per condividere le risorse di altri Paesi. L'argomento però non è questo: la maggior parte delle culture africane, lasciate a se stesse, ristagnano nell'immobilismo e in microparticolarismi tribali.
Oggi prevale la teoria che si tratti di civiltà che sono rimaste le stesse dall'età della pietra: e se invece fossero la degenerazione di culture più evolute (che non necessariamente lasciano tracce archeologiche, o conoscono la scrittura)?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Jason

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #17 il: Giugno 14, 2016, 13:10:18 pm »
http://www.luogocomune.net/LC/index.php/26-economia/4418-la-grande-divergenza-scandinava


Ora, sappiamo che la Finlandia è nei guai. Una serie di forti shock dal lato dell’offerta ha devastato l’economia. Quando Nokia è crollata sulla scia della crisi finanziaria del  2007-2008, lacerando un buco enorme nel PIL del paese, il governo ha risposto con un sostanziale sostegno fiscale. Questo ha rovinato la sua già virtuosa posizione fiscale: in un anno è passata da un surplus del 6% a un deficit del 4%, e anche se il suo deficit da allora è leggermente migliorato, è ancora al di fuori dei parametri di Maastricht. A causa di questo, l’attuale governo – sotto la pressione degli eurocrati folli – sta attuando l’austerità fiscale, per portare il deficit al di sotto del 3% del PIL. Per un’economia che ha subito una grave diminuzione della sua capacità produttiva, questo è disastroso. Le misure di austerità non saranno in grado né di ridurre il deficit né di far ripartire l’economia. Al contrario, provocheranno un’ulteriore riduzione dell’economia e, di conseguenza – è una questione di semplice aritmetica – provocheranno un aumento del deficit in percentuale sul PIL. La Finlandia è stata in recessione per quasi tutti gli ultimi quattro anni: quello di cui ha bisogno è una politica fiscale espansiva, non di salassi. L’austerità è una strategia del tutto controproducente per un’economia che ha avuto danni sul fronte dell’offerta a causa di shock esogeni.

L’unica cosa che sta impedendo all’economia finlandese di implodere è la politica monetaria espansiva della BCE. Tassi negativi e quantitative easing possono essere uno stimolo debole, ma sono meglio di niente. La Finlandia è stata fatta passare per un prosperoso paese del nucleo centrale, ma la verità è che è molto più simile agli Stati deboli del sud Europa.

 Senza il sostegno della BCE, la Finlandia sarebbe nei guai.

Ma che cosa mai è andato storto, invece, in Danimarca? Come Finlandia e Svezia – e, cosa interessante, contrariamente alla Norvegia (sulla quale torno tra poche righe) – la Danimarca ha subito una profonda recessione dopo la crisi finanziaria, toccando il fondo nel secondo trimestre del 2010. Ma, a differenza della Svezia, la Danimarca non ha recuperato. Il modello dell’andamento del suo PIL è molto più simile a quello della Finlandia. Eppure non ha avuto gli shock dal lato dell’offerta che la Finlandia ha sofferto.

Perché è rimasta stagnante per gran parte degli ultimi sette anni?

Le spiegazioni sono piovute da ogni parte. La maggior parte si concentrano sul generoso stato sociale e sulla tassazione relativamente elevata della Danimarca. Una tassazione elevata soffoca le imprese, mentre lo stato sociale scoraggia il lavoro produttivo, si dice. Quindi quello che la Danimarca dovrebbe fare è tagliare le tasse e ridurre il suo stato sociale. Questo la renderebbe molto più ricca – anche se probabilmente non più felice.

Ma… aspetta un attimo. Anche la Svezia ha un generoso stato sociale e una tassazione relativamente elevata. E anche la Norvegia. E in effetti anche la Finlandia. Tutti gli stati nordici sono così. E tutti negli ultimi anni hanno fatto seri sforzi per migliorare l’efficienza dei loro sistemi di welfare e ridurne il costo. La Danimarca, infatti, è in testa alla classifica dell’OCSE tra i paesi scandinavi per lo sforzo nell’azione riformatrice. Eppure i loro risultati economici differiscono enormemente. Finlandia e Danimarca vanno male. Norvegia e Svezia stanno ottenendo buoni risultati – e la Norvegia non ha neppure subìto la profonda recessione degli anni post-crisi. È veramente difficile sostenere che la causa sia il sistema di welfare e la tassazione. No, c’è una ragione esogena.

La ragione non è difficile da trovare.

La Finlandia, quella che tra questi Paesi ha le peggiori prestazioni, è un membro dell’euro. Questo non solo le impedisce di gestire la propria politica monetaria, compreso la possibilità di svalutare per proteggere la sua economia dagli shock esogeni, ma anche incatena la sua politica fiscale alle regole del Patto di Stabilità e Crescita. La Finlandia è soggetta alla procedura prevista in caso di deficit eccessivo e, in quanto membro dell’euro, questo significa che deve conformarsi alle azioni richieste o affrontare le sanzioni – anche se le azioni previste sono direttamente nocive per la sua economia.

Nessuno degli altri paesi ha l’euro. Ma la Danimarca è un membro del meccanismo di cambio (ERM II), che è un precursore dell’euro: è obbligata a mantenere il valore della propria moneta entro fasce stabilite rispetto al valore all’euro. La sua politica monetaria è quindi determinata in larga misura non dalle condizioni locali, ma dalle decisioni della BCE – siano o meno appropriate per l’economia danese. La Danimarca ha anche accettato di essere vincolata dalla forma più rigorosa del Patto di Stabilità e Crescita, il Fiscal Compact, il che significa che è soggetta alle stesse regole fiscali e alle stesse sanzioni di un membro della zona euro.

Al contrario, la Svezia non è un membro della ERM II. Avrebbe dovuto aderire all’euro a un certo punto, ma – misteriosamente – persiste nel non soddisfare i criteri di convergenza. La corona svedese fluttua rispetto alle valute di tutto il mondo, tra cui l’euro, consentendo alla Svezia un controllo molto maggiore della propria politica monetaria rispetto alla Danimarca o alla Finlandia. Sul versante fiscale, anche se la Svezia  ha ratificato il Fiscal Compact, ha rifiutato di lasciarsi vincolare dalle disposizioni previste finché rimane al di fuori dell’euro. Quindi, anche se dovrebbe mantenersi entro i parametri di Maastricht, non incorrere in sanzioni se non lo fa.

Quanto alla Norvegia, notoriamente, non è un membro dell’UE. Dal momento che la Norvegia è un esportatore di petrolio, la corona norvegese è una petrovaluta. La Norvegia ha usato efficacemente il suo fondo sovrano per assorbire le entrate derivanti dalla produzione di petrolio e impedire che la sua moneta si apprezzasse eccessivamente. Il recente crollo del prezzo del petrolio, comunque, l’ha colpita duramente: la crescita del PIL di gennaio è stata negativa e attualmente la Norvegia sta attingendo al suo fondo sovrano per mantenere i programmi di bilancio. Resta da vedere se la precedente gestione responsabile della Norvegia sarà sufficiente per evitare che scivoli in una vera e propria recessione. Ma le attuali difficoltà della Norvegia sono principalmente dovute alla situazione globale, non da legami con un’eurozona depressa e ossessionata dall’austerità.

La capacità di gestire la propria politica monetaria e di bilancio è preziosa. Le banche centrali dell’eurozona, bloccate in una politica monetaria uguale per tutti, hanno scarsa capacità di proteggere le loro economie dagli shock locali; con la centralizzazione della vigilanza bancaria, hanno anche in gran parte perso il controllo delle politiche di vigilanza a livello sistemico. Le autorità fiscali dell’eurozona, a loro volta, hanno poca autonomia una volta che un paese è entrato nella procedura per disavanzo eccessivo; mentre per quelli che ne sono rimasti fuori, evitare la supervisione di Bruxelles può diventare la preoccupazione principale. Per i paesi della zona euro, il vero obiettivo di politica monetaria non è l’inflazione, ma il rapporto deficit / Pil. La BCE sta combattendo una battaglia persa per alzare l’inflazione, contro la determinazione della burocrazia di Bruxelles nel forzare 19 autorità fiscali a deprimere la domanda in nome dei conti in regola.

E così il disastro economico della Finlandia è, almeno in parte, una conseguenza della sua appartenenza all’euro. Mentre la Danimarca soffre per la perdita dell’autonomia monetaria a causa della sua appartenenza all’ERM II, e della perdita dell’autonomia di bilancio perché ha scelto di essere vincolata al Fiscal Compact. Al contrario, la Svezia ha il controllo sia della politica monetaria sia di bilancio, mentre la Norvegia non solo ha il controllo della sua politica monetaria e fiscale, ma è ulteriormente ammortizzata dal suo ampio fondo sovrano.


 Non sembra che ci siano grandi possibilità di dubbio. Welfare, tasse, le riforme strutturali… macché. La Grande Divergenza scandinava è principalmente causata dall’euro.


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Vicus, è un caso secondo te che , a prescindere dall'euro, stanno meglio* Norvegia e Svezia, che sono parecchio più femministe di finlandia e danimarca ?

* meglio è anche un concetto relativo, in quanto la Svezia è il paese con il debito familiare più alto del mondo .
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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #18 il: Giugno 14, 2016, 13:36:25 pm »
Al momento mancano elementi certi per verificare questa ipotesi, ma tutti gli Stati (o le regioni, come l'Emilia-Romagna) a forte impronta socialdemocratica ostentano una perfezione glaciale, sostenuta da un colossale debito pubblico.
Viene da pensare che siano la vetrina ben lucidata dell'utopia collettivista (la società totalmente amministrata di cui parlava Ferrarotti), ma la realtà è nel retrobottega : disorientamento e vuoto interiore sono la dimensione quotidiana della popolazione.
Senza dimenticare il Canada, che si vanta di essere più equo e solidale degli USA, ma è popolato da zombie che, come mi ha detto una conoscente che ci vive, traggono orgoglio dalla loro nullità (ho constatato che è vero: si compiacciono di non ascoltare musica classica, considerano la lettura una roba da nerd ma credono di essere più liberi degli altri).
I Paesi più interessanti dal punto di vista umano (Grecia, Portogallo, Irlanda e forse anche Italia) sono quelli che se la passano peggio.

Sono gli sghei a fare i miracoli del femminismo, il cui unico merito è di aver inaugurato il cosiddetto settore quaternario, idrovora di risorse che a dfferenza dei primi tre non produce beni e neppure servizi :lol:
« Ultima modifica: Giugno 14, 2016, 13:57:18 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #19 il: Giugno 14, 2016, 18:25:18 pm »
Frank , bisogna distinguere quelli che ci tengono al loro paese dagli altri .

Per me un nero puó essere un alleato perché nel loro paese non sanno cosa sia il femminismo , ecco perché le femministe se li lisciano, hanno bisogno di consensi .

Per me no, Jason, nella maniera più assoluta.

Vorrei pure precisare che nella nostra lingua scrivere "negro", anziché "nero", è corretto.
Ragion per cui non bisogna avere il timore di passare per "razzisti".
In merito riporto un post scritto da una mia conoscenza diversi anni fa.

Citazione
Con il termine negro si indica normalmente una persona originaria dell'Africa e con la pelle scura. Non è un'accusa. Non è mancanza di rispetto. Non è razzismo. E' un vocabolo. Deriva dal latino niger e dal greco nekròs ed è un termine che gli italiani hanno sempre usato e mai in senso dispregiativo. Così anche in America. Persino Martin Luther King, che non può certo essere accusato di razzismo, diceva negro. E i suoi amici e seguaci ripetevano negro. Poi, verso gli anni Sessanta, alcuni movimenti di neri cominciarono a dire che il termine era stato coniato dai bianchi e usato per identificare gli schiavi di origine africana. Dunque, coloro che continuavano ad usarlo erano razzisti, perché si rifacevano ad una cultura fatta di sopraffazione e negazione dei diritti. Per non essere razzisti, bisognava dire colored (cioè colorato) o black people; oppure afro-americans o meglio ancora african-americans. Negli Stati Uniti. E siccome a noi piace imitare gli altri, pur non avendo in casa problemi come quelli statunitensi, subito abbiamo importato i neologismi. Così, oggi anche da noi è vietato dire negro e, spesso, pure nero. Si dice "persona di colore". E si cade nel ridicolo. Perché un negro è un negro, uno con la pelle scura. Chiuso, stop. Una persona di colore non è niente. Visto che non esiste una tinta base, predefinita, e visto che qualche miliardo di uomini e donne volge al giallo, una persona di colore è solo un'idiozia politicamente corretta che si è fatta strada nei vocabolari e nella vita di tutti i giorni, e che talvolta raggiunge stratosferiche vette di involontario umorismo.



Tratto dal DIZIONARIO GARZANTI DELLA LINGUA ITALIANA.
I edizione: marzo 1965;
IX edizione: maggio 1971.

négro, agg. 1. che per razza ha pelle nera o scura, capelli lanosi, labbra tumide, come la maggior parte dei popoli africani: la razza negra; gli schiavi negri 2. che si riferisce alle genti di razza negra: musica negra; le arti negre 3. (ant. lett.) nero; triste, cupo: vedova, sconsolata, in veste negra (PETRARCA Rime CCLXVIII v. 82); tristi auguri e sogni e penser negri mi danno assalto (PETRARCA Rime CCXLIX vv. 13-14).

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #20 il: Giugno 14, 2016, 18:35:08 pm »
Per di più, nei "centri accoglienza" gli immigrati cristiani (o di diversa denominazione islamica) rischiano la vita ogni giorno (alla faccia della tolleranza) e chi dovrebbe parlare tace :doh:

Sì, lo so bene; ma guai a dirlo, sennò rischi di passare per "razzista".  :muro:

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #21 il: Giugno 14, 2016, 23:13:56 pm »
Per i media è sempre bello stabile sul mondo dell'immigrazione: tutti rifiugiati, volenterosi, rispettosi delle leggi. Per dirla con McLuhan (che razzista non era di certo): il negro convenzionalmente buono secondo i desideri dell'uomo bianco.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #22 il: Giugno 14, 2016, 23:37:11 pm »
Sì, lo so bene; ma guai a dirlo, sennò rischi di passare per "razzista".  :muro:

IL razzismo è forse l'unica costante in tutte le epoche e le società  umane.
Razzismi di classe, di religione, tra città e città, tra regione e regione, tra nazioni e nazioni ecc.
Perciò è anche ovvio sostenere che l'immigrato può comportarsi come un razzista lui in primis verso il paese che lo ospita.
Sembra una contraddizione ma non lo è.

Io comunque credo nella fratellanza dei popoli, non tanto come realtà realmente praticabile a livello unificato, almeno non allo stato attuale, ma piuttosto come stella fissa sulla quale prendere e programmare le misure, come modello teorico fondamentale.

Proprio grazie a questo metro di misura si riesce a distinguere tra il giusto e sbagliato, almeno a livello oggettivo laico non certo soggettivo alla frammentizzazione delle varie ideologie religiose o culturali che tenderanno sempre a rincorrersi nella gara a chi ha più o meno diritto di rappresentare Dio sulla terra, da questo punto di vista se esite satana questa è la sua migliore vittoria. .
Seguendo la scia storica dei conflitti politico religiosi, delle terre perse e poi riconquistate si rischia essere imprigionati nella spirale senza vie di fuga della violenza.
Però è anche vero che la pace non dipende da un solo protagonista, ma anche dal contributo di tutti gli altri che sono in gioco, ed è per questo che è diffiicle da ottenere perchè dipende da troppe variabili.


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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #23 il: Giugno 14, 2016, 23:54:57 pm »
IL razzismo è forse l'unica costante in tutte le epoche e le società  umane.
Razzismi di classe, di religione, tra città e città, tra regione e regione, tra nazioni e nazioni ecc.
Perciò è anche ovvio sostenere che l'immigrato può comportarsi come un razzista lui in primis verso il paese che lo ospita.
Sembra una contraddizione ma non lo è.

Il fatto è che questa non è un'opinione ma un dato di fatto.
Molti immigrati, soprattutto quelli provenienti da certi luoghi del pianeta Terra sono realmente razzisti, anche se poi nella vita di tutti i giorni nascondono molto bene certi loro pensieri.*
Affermo questo con certezza perché io con gli stranieri ci lavoro oramai da decenni, perciò ho potuto studiarli bene in tutti questi anni.
Inoltre, una costante tipica di quasi tutti, è quella di occultare sistematicamente le magagne dei rispettivi paesi di provenienza e parimenti di evidenziare quelle italiane: la mafia, la corruzione, ecc, come se invece dalle loro parti fosse una sorta di paradiso terrestre.
In questo sono totalmente diversi dagli italiani, che invece quasi godono nell'autoflagellarsi in loro presenza, conferendo così ai medesimi il potere morale di giudicarci.
Chiamiamola pure "inconsapevolezza italica".

@@

* Il motivo è ovvio: l'interesse, i soldi, perché quando provieni da luoghi dove lo stipendio medio è 300-340 euro al mese, ed alcuni beni di prima necessità costano più che da noi, anche 1000-1200 euro al mese sono un piccola fortuna, da trasferire soventemente nei loro paesi, dove con 25.000 euro ti compri un buon appartamento.

Per esempio: in Romania l'83% delle persone guadagnano tra i 180 e i 400 euro, e solo duecentomila arrivano a 1100 euro al mese (mi riferisco a quelli in regola).
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ro/porofe03-016262.htm

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« Risposta #24 il: Giugno 15, 2016, 00:32:58 am »
IL razzismo è forse l'unica costante in tutte le epoche e le società  umane.
Razzismi di classe, di religione, tra città e città, tra regione e regione, tra nazioni e nazioni ecc.
Perciò è anche ovvio sostenere che l'immigrato può comportarsi come un razzista lui in primis verso il paese che lo ospita.
Sembra una contraddizione ma non lo è.

Io comunque credo nella fratellanza dei popoli, non tanto come realtà realmente praticabile a livello unificato, almeno non allo stato attuale, ma piuttosto come stella fissa sulla quale prendere e programmare le misure, come modello teorico fondamentale.

Proprio grazie a questo metro di misura si riesce a distinguere tra il giusto e sbagliato, almeno a livello oggettivo laico non certo soggettivo alla frammentizzazione delle varie ideologie religiose o culturali che tenderanno sempre a rincorrersi nella gara a chi ha più o meno diritto di rappresentare Dio sulla terra, da questo punto di vista se esite satana questa è la sua migliore vittoria. .
Seguendo la scia storica dei conflitti politico religiosi, delle terre perse e poi riconquistate si rischia essere imprigionati nella spirale senza vie di fuga della violenza.
Però è anche vero che la pace non dipende da un solo protagonista, ma anche dal contributo di tutti gli altri che sono in gioco, ed è per questo che è diffiicle da ottenere perchè dipende da troppe variabili.
La fratellanza tra i popoli si otterrà, come mi ha detto un amico siriano, quando ciascuno potrà avere radici profonde, che permettono di aprirsi agli altri. Tutto il contrario che ammassarli insieme per "integrarli" e omologarli.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #25 il: Giugno 15, 2016, 00:35:06 am »
Il fatto è che questa non è un'opinione ma un dato di fatto.
Molti immigrati, soprattutto quelli provenienti da certi luoghi del pianeta Terra sono realmente razzisti, anche se poi nella vita di tutti i giorni nascondono molto bene certi loro pensieri.*
Affermo questo con certezza perché io con gli stranieri ci lavoro oramai da decenni, perciò ho potuto studiarli bene in tutti questi anni.
Inoltre, una costante tipica di quasi tutti, è quella di occultare sistematicamente le magagne dei rispettivi paesi di provenienza e parimenti di evidenziare quelle italiane: la mafia, la corruzione, ecc, come se invece dalle loro parti fosse una sorta di paradiso terrestre.
In questo sono totalmente diversi dagli italiani, che invece quasi godono nell'autoflagellarsi in loro presenza, conferendo così ai medesimi il potere morale di giudicarci.
Chiamiamola pure "inconsapevolezza italica".

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* Il motivo è ovvio: l'interesse, i soldi, perché quando provieni da luoghi dove lo stipendio medio è 300-340 euro al mese, ed alcuni beni di prima necessità costano più che da noi, anche 1000-1200 euro al mese sono un piccola fortuna, da trasferire soventemente nei loro paesi, dove con 25.000 euro ti compri un buon appartamento.

Per esempio: in Romania l'83% delle persone guadagnano tra i 180 e i 400 euro, e solo duecentomila arrivano a 1100 euro al mese (mi riferisco a quelli in regola).
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ro/porofe03-016262.htm

No infatti, io non l'ho data come opinione ma come giustamente dici è un dato di fatto.
So bene che nascondono i loro problemi, così come tutti i neri che sono andati a fare fortuna in america poi se ne sono fregati delle sorti/politico culturali del loro vecchio continente, mentre si sono bene adattati alla falsa democrazia americana, di fatto aiutando i carnefici.

Da noi avviene l'ooposto, un paese come l'italia che ha pochissime responsabilità coloniali ma che si deve subire il peso di tutta l'europa colonialista.


Offline AndOr

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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #26 il: Giugno 15, 2016, 00:44:51 am »
La fratellanza tra i popoli si otterrà, come mi ha detto un amico siriano, quando ciascuno potrà avere radici profonde, che permettono di aprirsi agli altri. Tutto il contrario che ammassarli insieme per "integrarli" e omologarli.

Questo problema è di difficile soluzione, anche teorica figuriamoci pratica.

Da una parte Ammassare omologare integrare sono termini apparentemente sterili se non sono riferiti ad un progetto condiviso, oppure amibigui se riferiti a mescolanze di razze piottosto che di idelologie ma che invece era poi quello che intendevo io, ciò non toglie o non implica che vengano cancellate le radici o le differenze culturali ma ci dovranno essere ovviamente anche quelle condivise, compromesse ma sacrificando le altre.

Dall'altra anche rimanere radicalmente divisi in un mondo sempre più piccolo con tradizioni culturali anche in netto contrasto l'una con l'altra lo vedo ancora più difficile.

Offline Vicus

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« Risposta #27 il: Giugno 15, 2016, 03:10:24 am »
Permettere ai popoli di di essere se stessi coltivando le proprie radici non li rende divisi o ostili, perché scoprono che i loro legami in quanto esseri umani trascendono le loro differenze. La tecnologia elettrica ha reso il mondo un'immensa tribù ed è oggi molto più facile (se lo si vuole) raggiungere l'armonia tra i popoli, a patto di non volerli formattare secondo un modello unico di consumo, cancellando la loro identità.
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« Risposta #28 il: Giugno 16, 2016, 00:39:30 am »
Per me no, Jason, nella maniera più assoluta.

Intendo dire che personalmente preferisco uno di questi che le femministe .
Sono sempre uomini pure loro, quindi anche loro indirettamente vengono presi di mira dal femminismo*

A volte davvero vale il principio "il nemico del mio nemico è mio amico"

*ovviamente mai come gli autoctoni bianchi, per ovvi motivi , ma ti assicuro che il femminismo non risparmia nemmeno loro, sotto sotto .
Il diavolo, quando ti accarezza, vuole la tua anima .
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Re:Ma chi glielo fa fare?
« Risposta #29 il: Giugno 16, 2016, 00:47:34 am »
Vicus
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Al momento mancano elementi certi per verificare questa ipotesi, ma tutti gli Stati (o le regioni, come l'Emilia-Romagna) a forte impronta socialdemocratica ostentano una perfezione glaciale, sostenuta da un colossale debito pubblico.

Però va detto che in Emilia Romagna la sanità funziona alla grande . Come pure le Marche, pur non essendo propriamente socialdemocratiche .
Comunque mi dicono che Rimini sta virando parecchio alla destra sociale , altro che sinistre o socialdemocrazie .

Dell'Islanda invece che mi dici ? Anche lì sono zombie ? A me sembra però un pò diversi dagli altri scandinavi .

Citazione
Senza dimenticare il Canada, che si vanta di essere più equo e solidale degli USA, ma è popolato da zombie che, come mi ha detto una conoscente che ci vive, traggono orgoglio dalla loro nullità (ho constatato che è vero: si compiacciono di non ascoltare musica classica, considerano la lettura una roba da nerd ma credono di essere più liberi degli altri).

Pure l'Australia se per questo è equiparabile al canada . Non a caso alcuni antifemministi la annoverano fra i paesi peggio femministi del pianeta, insieme a Svezia , Norvegia, Canada ed USA .
Almeno però certi disagi che si riscontrano in USA, in Canada sono molto ridotti .

Citazione
I Paesi più interessanti dal punto di vista umano (Grecia, Portogallo, Irlanda e forse anche Italia) sono quelli che se la passano peggio.

Uno dei motivi per cui sconsiglio a certi amici miei di non emigrare è proprio questo.
L'irlanda è sempre interessante ma di recente ha diminuito un pò la sua componente umana, sebbene non a livelli pericolosi , la prova sono stati i sospetti brogli elettorali al famoso referendum.
Anche Polonia e Russia ( un pò ungheria) umanamente non sono male . In Polonia le chiese sono sempre stracolme .

Citazione
Sono gli sghei a fare i miracoli del femminismo, il cui unico merito è di aver inaugurato il cosiddetto settore quaternario, idrovora di risorse che a dfferenza dei primi tre non produce beni e neppure servizi :lol:

Il quaternario è la spazzatura italiana . Non è citato dalle fonti ufficiali, ma vi metterei pure la finanza speculativa, una fogna da vietare severamente per legge, fosse per me .

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