Ma Robert Hunt è poi davvero morto? La risposta è qui nel secondo capitolo: Le Teorie di Hunt. Buona lettura
New York, domenica 14 settembre, ore 9.15 della sera.
Dalla finestra del suo appartamento in Madison Avenue Jasmine Poloni contemplava le luci della città nella loro pedissequa intermittenza di accensioni e spegnimenti, quasi come a volerne interpretare una sorta d’algoritmo che le avrebbe fornito risposte sulle più svariate domande circa la propria vita, intendendo il proprio gioco improvvisato come una piccola evasione dalle sue quotidiane mansioni, di certo notevolmente più impegnative.
Il tutto era, per così dire, calorosamente accompagnato da un cucchiaio ben affondato in una vaschetta di gelato all’amarena, tenuta strettamente coccolata sottobraccio come un neonato da svezzare.
Dal suo computer portatile le giunse all’orecchio il suono di notifica ricezione di nuova posta elettronica.
Jasmine, ancora con il cucchiaio di gelato tra i denti, sorrise ironicamente alzando gli occhi al cielo pensando:
“Mon Dieu! Fine della pacchia! Chi diavolo potrà mai essere ora?”
Si voltò a dare una rapida occhiata allo schermo del computer appoggiato sul tavolo dal quale, trovandosi a una distanza di circa quattro metri, si riusciva appena ad intuire dalle righe di notifica che i messaggi giunti a destinazione ammontavano pressoché ad una trentina.
“Purché non mi facciano lasciare New York per almeno una settimana, sono distrutta”.
Si avvicinò al computer e prese a spuntare uno ad uno i messaggi.
Quattro di questi provenivano dalla redazione e dai colleghi per complimentarsi del suo ultimo servizio di moda maschile.
“Oui, oui, merci, merci a tout le monde!” replicò sbuffando dal basso in alto.
Altri dieci erano richieste di collaborazione presso altre riviste cestinate subito con un lapidario: “Vedremo …”
Quattro sulla sua rubrica personale chiedevano consigli per gli acquisti riguardo ai gadgets più chic del momento. “A queste risponderò al momento opportuno”.
Ben dodici messaggi inviati da Jeremy Tanner contenevano pubblicità dei più incantevoli luoghi di vacanza al mondo e insistenti inviti a mollare tutto e intraprendere una stupenda avventura insieme.
”Cochon, ci sono stata in questi posti e ci tornerò, ma con un vero uomo e non di certo con un essere viscido come te!”
Infine l’ultima email riportante semplicemente una frase:
“Hai visto cosa hanno fatto i greci?”
Alla vista del nome del mittente Jasmine si portò le mani alla propria bocca spalancata dalla sorpresa, quasi a voler soffocare un urlo: “Robèrt!”
Il suo cuore iniziò a battere forte dall’emozione, tuttavia ebbe la freddezza di contenersi e replicò immediatamente.
“Hai un bel coraggio a farti vivo Bob. Anzi, forse farei meglio a chiamarti Dottor Hunt e già che ci siamo tornare anche a darci del lei. Per quanto concerne i greci, le posso assicurare che non me ne importa un fico secco. La saluto Dottor Hunt sperando di non rivederla mai più!”
Una volta premuto il tasto d’invio, Jasmine si ritrovò a osservare il monitor con gli occhi leggermente inumiditi.
La risposta non si fece attendere più di trenta secondi.
“Mi serve il tuo aiuto! Ho assolutamente bisogno che qualcuno fermi per un po’ di tempo i nostri amici di Ginevra. I greci non ci sono riusciti e hanno fatto credere di essersi fermati apposta sulla soglia, ma io so che solo tu sei in grado di forzare la serratura e di entrare, sei l’unica su cui posso contare, chiamami”.
Jasmine recuperò il cellulare dalla borsetta e compose il numero. Non appena ricevette risposta proferì poche semplici parole di una chiarezza estrema: “Sai dove trovarmi, ti aspetto”, quindi riattaccò.
Fu a quel punto che si rese conto che il Dottor Hunt, l’uomo dalle mille sorprese, stava già bussando da dietro l’uscio di casa sua e altro non attendeva che un cenno di consenso per entrare.
Aperta la porta, Jasmine vide dipinta sul volto di Bob un’espressione cupa alla quale si sentì di rispondere in tono ironico: “Anch’io sono contenta di rivederti Robèrt, avanti accomodati!”
“Jeremy, accidenti a lui, stavolta mi ha veramente deluso”.
“Jeremy? Il tuo amico di sempre? Che delusione può averti mai procurato mio caro? Cosa di peggio dell’averci continuamente provato con me fino a venerdì scorso, inondando di messaggi il mio account di posta elettronica che, grazie al cielo, ho avuto la fortuna di leggere soltanto ora?”
“Ha tentato di uccidermi Jasmine, accidenti a lui, costringendomi in tal modo a rivedere tutti i miei piani”.
“Siediti, ti preparo uno scotch e poi mi racconterai tutto con calma”.
Tra un sorso e l’altro di whisky, Bob raccontò a Jasmine di come teneva monitorato Jeremy attraverso le nano particelle sensoriali e in tal modo s’era accorto del fatto che la sera precedente si stava dirigendo verso casa sua con una pistola in pugno.
“Dovetti tentare il tutto per tutto: avviare Virtuality, interfacciarlo con il mio smartphone e scattarmi immediatamente una fotografia… ”
“Vuoi prendermi in giro Robèrt? Lui viene per ammazzarti come un cane e tu ti scatti una foto ricordo?”
“Sono finito dall’altra parte, Jasmine! Virtuality funziona, anche se non ancora alla perfezione. Poi sono tornato in compagnia della mia immagine appartenente alla dimensione Beta!”
“Oh, mais certainement! Adesso ne capisco sicuramente più di prima! Di che diavolo vaneggi? Forse non è proprio di me che hai bisogno adesso e probabilmente nemmeno di quel whisky che stai bevendo. Forse hai solo bisogno di tornartene a casa, metterti a letto e farti una bella dormita. Vedrai che domani avrai certamente le idee molto più chiare”.
“Hai ragione Jasmine, è meglio che vada ora”.
Robert Hunt estrasse lo smartphone dalla tasca della giacca, lo puntò verso di sé, premette il pulsante dello scatto e in un istante scomparve dinanzi agli occhi, gli stupendi nerissimi occhi, di Jasmine.
Riapparve pochi secondi dopo e la ritrovò letteralmente basita, per poco non sveniva.
“No!” gli urlò Jasmine agitando le braccia dinanzi a sé come per respingerlo.
“Hai ragione tu, sono io che ho bisogno di dormire! Ecco sì, adesso mi spoglio, m’infilo nel letto e tiro dritto fino a domani. Tu nel frattempo, se vuoi, puoi anche restare lì sul divano …”. E, mentre glielo indicava, si notava come la mano le stesse tremando.
Bob gliela racchiuse nella sua, mentre con l’altra prese ad accarezzarle il viso, quindi fece per avvicinare le rispettive labbra di entrambi ma, prima di cedere alla tentazione di baciarlo, Jasmine trovò ancora il tempo di sussurrargli una frase:
“Sei veramente un grandissimo connard,(nota a piè di pagina:stronzo) lo sai vero?”
Fu un bacio lungo e appassionato. Jasmine sospirava ancora incredula per l’imprevisto ma così tanto sperato ritorno di Bob, del suo Robèrt, come adorava chiamarlo lei, alla francese.
“Adesso ascoltami bene, non abbiamo molto tempo a disposizione e ho bisogno di te per proseguire gli esperimenti senza intoppi e per giustificare un lungo periodo d’assenza di Jeremy Tanner dalla 6D Research Corporated, come dal resto del mondo”.
Jasmine spalancò gli occhi con timore: “Non lo avrai mica…”
“No, stai tranquilla, l’ho solo spedito in un’altra dimensione che io, per convenzione, ho chiamato Beta”.
“Robèrt, sarà meglio che mi spieghi tutto dall’inizio perché non ci sto capendo un accidente!”
“Come ti dicevo, Jeremy si stava avvicinando a casa mia e non ero certo se avesse intenzione di uccidermi o solo di minacciarmi. L’unico modo per scoprirlo, entro quei pochi minuti che rimanevano, era quello di tentare di prelevare una mia immagine da un’altra dimensione e ingannarlo con quella. Mi scattai quindi la foto e mi trasferii nella dimensione Beta. Tieni presente che cambiare dimensione non comporta uno spostamento nel tempo e tanto meno nello spazio, ci si ritrova nello stesso medesimo luogo, ma le vicende cha accadono in quel luogo cambiano. Ebbi la fortuna di trovare il mio altro me posizionato ancora nel mio studio, intento a fare all’incirca le stesse cose. Mi avvicinai a lui e notai che non potevamo interagire, ero invisibile ai suoi occhi. Mi disposi pertanto al suo fianco, puntai il telefono verso di noi e lo trasportai con me nel mio studio, quello vero. Giunti a destinazione, il mio alter ego non poté vedermi, distratto dal fatto che avevo preparato in precedenza le luci spente, perciò dovette pensare a un calo di tensione perché cominciò a guardare in alto e intorno a sé ed io ebbi modo, nel frattempo, di nascondermi nella stanza attigua allo studio e seguire il tutto da lì, senza correre il rischio di essere visto o sentito. Jeremy lo colse alle spalle e gli sparò tre colpi senza dargli nemmeno il tempo di fiatare. Rimasi in silenzio ad attendere che se ne fosse andato, ma accadde ciò che non avevo previsto: il corpo della mia immagine defunta s’illuminò di una luce verde fluorescente per poi scomparire sotto i suoi occhi. Dopo un primo attimo di smarrimento, Jeremy comprese subito che si era trattato di uno dei miei trucchi, pertanto cominciò a chiamarmi sogghignando, come se stessimo giocando a rimpiattino e lui fosse sicuro di avermi già scovato.
Non immaginava certo di essersi nel frattempo posizionato proprio davanti ad uno dei miei monitor, la cui webcam era interfacciata con Virtuality e che io, tramite il mio cellulare, potevo comandare in collegamento wireless. Mi sentivo consumare dalla rabbia: quell’uomo, che da sempre avevo considerato un amico non era che un lurido verme, pronto anche a uccidere per motivazioni futili costruite nella sua mente malata. Le ultime parole che gli ho detto prima di farlo partire sono state: avanti Jeremy, un bel sorriso per la stampa”.
“Ora non può più tornare vero? Perché se potesse, ti giuro che non sarei così buona, come sei stato tu, con lui: Io lo ammazzerei con immenso piacere!”
“C’è la possibilità che torni, soprattutto adesso che a Ginevra il progetto è avviato. Capisci ora perché mi serve l’abilità di colei che nell’ambiente degli hackers tutti hanno nominato, non a torto, The Unreachable?”
“Cosa c’entra Ginevra in tutto questo?”
“Ginevra è un inconsapevole effetto aggravante circa diverse falle presenti nel sistema e che devo ancora terminare di analizzare e correggere”.
“In cosa consiste questo sistema che fa sparire e riapparire la gente in altri luoghi o, come le chiami tu, dimensioni?”
“Tutto ciò fa parte del progetto Virtuality che stavamo sviluppando ormai da diversi mesi e che io avevo in mente fin dai tempi dell’università. Devi sapere che quando discussi ai miei docenti della possibilità di dimensioni parallele, entro le quali si realizzano le ipotesi scartate dalla nostra realtà quotidiana, venni persino tacciato di eresia e minacciato di espulsione da tutte le facoltà, con diffida a frequentarne una qualsivoglia altra non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo intero.
La mia teoria si basava sull’esistenza di un cosiddetto altro lato o altra parte, suddivisa a sua volta in differenti dimensioni che ho convenzionalmente denominato con lettere dell’alfabeto greco. Osserva questo disegno Jasmine: il cerchio posto nel mezzo è la nostra realtà che ho chiamato dimensione Alpha, seguono altri quattro cerchi concentrici con i loro rispettivi nomi Beta, Gamma, Delta, Epsilon. Come puoi notare, man mano ci si allontana da Alpha, i cerchi concentrici successivi aumentano di larghezza, il che sta a indicare che nelle dimensioni corrispondenti vi si trova un incremento esponenziale di realizzazione degli eventi che sono stati scartati dalla dimensione d’origine”.
“Vorresti dire che quello che non accade nella realtà, si concretizza poi in queste altre dimensioni?”
“Più precisamente intendo dire che, quanto più ci si allontana da Alpha, tanto più ciò che accade nelle altre dimensioni tende ad avere uno svolgimento progressivamente differente, sino a diventare addirittura opposto, in certi casi”.
“Queste dimensioni sono comunicanti tra loro, Bob?”
“Sì, Jasmine, tutte tranne una: vedi l’area esterna che si espande all’infinito? E’ la dimensione Omega. Una volta entrati in essa, vi si potrebbe rimanere intrappolati per sempre. Ognuna delle altre dimensioni possiede una sorta di passaggi, che le rendono comunicanti tra loro secondo un preciso schema. Il passaggio da Alpha a Gamma, ad esempio, può avvenire solo passando in successione attraverso Beta e Delta ma, percorrendole in direzione opposta, è possibile incappare in alcune falle d’origine ancora dubbia, provocanti dei veri e propri tunnel che consentono di saltare da Epsilon a Beta o a Gamma se non addirittura ad Alpha. Queste falle sono particolarmente sollecitate ad aprirsi in caso di una persistente accelerazione e collisione di particelle, evento in questo periodo provocato dai nostri amici svizzeri e che, se andasse fuori controllo, temo porterebbe a un vicendevole rimescolamento di tutti gli eventi appartenenti alle diverse dimensioni, provocando in tal modo il caos pressoché totale, se non addirittura un cataclisma irreversibile, ben più grave di un qualsiasi buco nero ipotizzato da alcuni sedicenti scienziati”.
In quel preciso istante Jasmine voltò le spalle a Bob porgendogli la chiusura lampo del vestito che indossava.
”Prima che possa accadere una simile tragedia, voglio che tu mi rinfreschi la memoria circa un altro discorso rimasto in sospeso alcuni mesi fa, caro mio”.
Robert non ebbe il coraggio di negarsi a un simile invito, si avvicinò alle sue spalle e facendo scivolare la chiusura verso il basso prese a baciarle il collo.
Jasmine lasciò cadere indietro la testa e chiudendo gli occhi emise un lungo sospiro, si presero quindi per mano e si diressero verso la stanza da letto.
Il mattino seguente Robert e Jasmine trovarono sul tavolo del soggiorno la vaschetta di gelato all’amarena completamente sciolto, con il cucchiaio affondato dentro.