Autore Topic: Vi presento Robert Hunt  (Letto 4958 volte)

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Offline giuspal

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Vi presento Robert Hunt
« il: Giugno 16, 2016, 15:30:40 pm »
Vi parlo dello Scienziato protagonista del mio romanzo attraverso la narrazione della sua "morte" avvenuta nella stesura del primo capitolo intitolato "La scelta di Tanner". Spero vi piaccia. Buona lettura  :)

La sera di quello stesso sabato il Dottor Hunt era intento a monitorare i magnati dell’industria e della ricerca internazionali i quali se la spassavano nelle loro camere d’albergo con escorts di alto livello, mangiando ostriche e versando loro addosso dello champagne di ottima marca, comodamente affondati in capienti vasche a idromassaggio.
Lo spettacolo, proiettato dal punto di vista degli ignari soggetti, si presentava allettante: il Presidente di uno dei più avanzati centri ricerca giapponesi si era fatto mandare in camera due svedesi da urlo; vederlo appoggiare le proprie mani ovunque sui loro corpi nudi avrebbe mandato in fibrillazione chiunque tranne Hunt il quale sembrava provare eccitazione soltanto per la propria genialità.
Robert cambiò subito frequenza con un’espressione di noia mista a disgusto cercando di acquisire informazioni atte a comprendere chi, tra tutti i possibili acquirenti del Progetto Virtuality, poteva ritenersi degno di ottenere un simile privilegio ma le impressioni generali non erano incoraggianti: “Sembra proprio di gettare le mie perle ai porci”.
Nell’istante in cui riprese a concentrare la propria attenzione sui monitor, rimase colpito dall’ultima schermata che gli si parò dinanzi agli occhi: in una strada semibuia le mani di un uomo vestito di nero erano coperte da guanti di pelle scuri ed una di esse impugnava una pistola.
Sullo sfondo dell’inquadratura s’intravedeva una villa in posizione piuttosto isolata, verso la quale l’uomo armato si stava dirigendo, passeggiando nervosamente e voltandosi di continuo a destra e a sinistra.
Ciò che colpì Hunt fu il fatto di costatare che la villa in questione era proprio casa sua e l’uomo armato in avvicinamento altri non era che Jeremy Tanner, infatti, le nano particelle sensoriali di cui Hunt si serviva, oltre ad essere state sciolte dentro l’acqua versata agli ospiti, erano “accidentalmente” scivolate anche nel bicchiere di whisky del Presidente della 6D Research.
Jeremy stava per raggiungere il cancello d’ingresso e si apprestava a premere il pulsante del citofono quando vide due distinti lampi provenienti dall’interno della casa a distanza di pochi secondi uno dall’altro: sembrava che qualcuno stesse scattando delle fotografie.
“Ti stai autocelebrando, pazzoide?”, cominciò a pensare, “ti vedi già dinanzi ad una schiera di giornalisti che fanno a gara per intervistarti? Oh sì, ci saranno molte fotografie sui giornali di domani Bob, ma del tuo cadavere!”
La voce di Hunt gracchiò dal citofono: “Chi è?”
“Sono io Bob, sono Jeremy, scusa… lo so… dovrei essere a Miami da mia figlia, ma ero ossessionato dalla curiosità di vedere come funzionano le nano particelle sensoriali, tu lo sai come sono fatto, vero? Fremo dall’impazienza di scoprire cosa pensano e dicono i nostri pollastri e… perchè no? Dare anche un’occhiatina alle puttanelle con cui si stanno divertendo, che dici? Posso?”
Nell’istante che trascorse tra la domanda e la risposta, un silenzio freddo e inquietante presagì l’imminenza di un avvenimento irreversibile.
La serratura del cancello scattò e la voce dal citofono gracchiò di nuovo: “Entra”.
“Sono da basso, in laboratorio. Stai attento alle scale: devo tenere le luci basse per le ultime prove di sessione di Virtuality. Fai pure con calma, Jeremy. ”
La voce di Robert proveniva da diversi altoparlanti disseminati all’interno della villa e Jeremy seguiva le istruzioni impartitegli avvitando nel frattempo il silenziatore alla canna della pistola.
Giunto nei sotterranei vide in penombra a qualche metro di distanza la figura di un uomo in camice bianco che, voltandogli le spalle, fissava i monitor posti davanti a sé: si distinguevano appena figure di corpi nudi vicendevolmente avvinghiati e, dalle casse acustiche dei computers, si sentivano i loro gemiti di piacere accompagnati da sussurri e lievi risate.
“Ti stai divertendo Bob?” esclamò improvvisamente Jeremy.
L’uomo in camice bianco si voltò di scatto ed ebbe giusto il tempo di spalancare gli occhi in un’espressione frammista di stupore e terrore.
Tre colpi partirono dalla pistola in rapida sequenza.
Il primo lo colpì al braccio sinistro al bicipite, il secondo gli trafisse il petto poco sotto il cuore, il terzo lo perforò in piena fronte e, in pochi secondi, l’uomo in casa di Robert Hunt si ritrovò a terra in una pozza di sangue.
Jeremy soddisfatto pensò: “Hai visto chi è il genio Bob? Si fa presto a simulare una rapina in casa tua, sai? Pazienza, Virtuality dovrà aspettare che la 6D Research dia l’estremo saluto al compianto Dottor Hunt e lo sostituisca con il suo fidato assistente Peter il quale conosce ormai a menadito il progetto. Quando infine avrò portato a termine l’affare del secolo, passerò il resto dei miei anni ad assaggiare almeno una femmina al giorno di ogni razza e provenienza del pianeta alla faccia tua!”
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #1 il: Giugno 16, 2016, 17:31:25 pm »
giuspal, consentimi, forse ho perso qualche pezzo: di che romanzi dici? thanks
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #2 il: Giugno 16, 2016, 18:13:22 pm »
Ciao Cosmos, mi sto solo facendo un po' di pubblicità  :D
Alcuni anni fa scrissi un romanzo di fantascienza dal Titolo "The Other Side - L'altro lato di Robert Hunt" e lo autopubblicai tramite Lulu.com e in seguito su "Il mio libro".
Attualmente lo sto revisionando a cominciare dal titolo che semplificherò in 'L'altro Robert Hunt" e l'avatar con cui mi mostro ora intendo usarlo come nuova copertina. In questi giorni ho ripreso a rivederlo e ricorreggerlo e a lavoro ultimato penso di ripubblicarlo quanto prima.
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #3 il: Giugno 16, 2016, 18:23:13 pm »
ahh
hai seguito lo stesso percorso del mio In quanto donne ...
su lulu e il mio libro non ho avuto alcun ricontro  ;)
però quello che ci hai fatto leggere mi piace
potresti anticiparmi il pdf così me lo leggo a tempo perso
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Offline giuspal

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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #4 il: Giugno 16, 2016, 18:30:50 pm »
Qui puoi trovare un'anteprima della vecchia versione. https://books.google.it/books?id=Cti8AgAAQBAJ&pg=PA1&lpg=PA1&dq=l%27altro+lato+di+robert+hunt&source=bl&ots=VxFqrFnUDy&sig=VUkDmNId_jcM404yzacWMyFamXI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjRrb2N-6zNAhXLHxoKHWD1AHEQ6AEIITAC#v=onepage&q=l'altro%20lato%20di%20robert%20hunt&f=false

Su il mio libro e su lulu l'ho tolto per non creare confusione con la prossima versione e per non rischiare di accusarmi di autoplagio :D ora però che ho ricontrollato su Lulu c'è ancora.
« Ultima modifica: Giugno 16, 2016, 18:47:04 pm da giuspal »
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #5 il: Giugno 16, 2016, 23:57:54 pm »
Interessante l'ironia dello stile e l'attualità dei temi trattati (nanotecnologie).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline giuspal

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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #6 il: Luglio 05, 2016, 19:02:16 pm »
Ma Robert Hunt è poi davvero morto? La risposta è qui nel secondo capitolo: Le Teorie di Hunt. Buona lettura  :)

New York, domenica 14 settembre, ore 9.15 della sera.
Dalla finestra del suo appartamento in Madison Avenue Jasmine Poloni contemplava le luci della città nella loro pedissequa intermittenza di accensioni e spegnimenti, quasi come a volerne interpretare una sorta d’algoritmo che le avrebbe fornito risposte sulle più svariate domande circa la propria vita, intendendo il proprio gioco improvvisato come una piccola evasione dalle sue quotidiane mansioni, di certo notevolmente più impegnative.
Il tutto era, per così dire, calorosamente accompagnato da un cucchiaio ben affondato in una vaschetta di gelato all’amarena, tenuta strettamente coccolata sottobraccio come un neonato da svezzare.
Dal suo computer portatile le giunse all’orecchio il suono di notifica ricezione di nuova posta elettronica.
Jasmine, ancora con il cucchiaio di gelato tra i denti, sorrise ironicamente alzando gli occhi al cielo pensando:
“Mon Dieu! Fine della pacchia! Chi diavolo potrà mai essere ora?”
Si voltò a dare una rapida occhiata allo schermo del computer appoggiato sul tavolo dal quale, trovandosi a una distanza di circa quattro metri, si riusciva appena ad intuire dalle righe di notifica che i messaggi giunti a destinazione ammontavano pressoché ad una trentina.
“Purché non mi facciano lasciare New York per almeno una settimana, sono distrutta”.
Si avvicinò al computer e prese a spuntare uno ad uno i messaggi.
Quattro di questi provenivano dalla redazione e dai colleghi per complimentarsi del suo ultimo servizio di moda maschile.
“Oui, oui, merci, merci a tout le monde!” replicò sbuffando dal basso in alto.
Altri dieci erano richieste di collaborazione presso altre riviste cestinate subito con un lapidario: “Vedremo …”
Quattro sulla sua rubrica personale chiedevano consigli per gli acquisti riguardo ai gadgets più chic del momento. “A queste risponderò al momento opportuno”.
Ben dodici messaggi inviati da Jeremy Tanner contenevano pubblicità dei più incantevoli luoghi di vacanza al mondo e insistenti inviti a mollare tutto e intraprendere una stupenda avventura insieme.
”Cochon, ci sono stata in questi posti e ci tornerò, ma con un vero uomo e non di certo con un essere viscido come te!”
Infine l’ultima email riportante semplicemente una frase:
“Hai visto cosa hanno fatto i greci?”
Alla vista del nome del mittente Jasmine si portò le mani alla propria bocca spalancata dalla sorpresa, quasi a voler soffocare un urlo: “Robèrt!”
Il suo cuore iniziò a battere forte dall’emozione, tuttavia ebbe la freddezza di contenersi e replicò immediatamente.
“Hai un bel coraggio a farti vivo Bob. Anzi, forse farei meglio a chiamarti Dottor Hunt e già che ci siamo tornare anche a darci del lei. Per quanto concerne i greci, le posso assicurare che non me ne importa un fico secco. La saluto Dottor Hunt sperando di non rivederla mai più!”
Una volta premuto il tasto d’invio, Jasmine si ritrovò a osservare il monitor con gli occhi leggermente inumiditi.
La risposta non si fece attendere più di trenta secondi.
“Mi serve il tuo aiuto! Ho assolutamente bisogno che qualcuno fermi per un po’ di tempo i nostri amici di Ginevra. I greci non ci sono riusciti e hanno fatto credere di essersi fermati apposta sulla soglia, ma io so che solo tu sei in grado di forzare la serratura e di entrare, sei l’unica su cui posso contare, chiamami”.
Jasmine recuperò il cellulare dalla borsetta e compose il numero. Non appena ricevette risposta proferì poche semplici parole di una chiarezza estrema: “Sai dove trovarmi, ti aspetto”, quindi riattaccò.
Fu a quel punto che si rese conto che il Dottor Hunt, l’uomo dalle mille sorprese, stava già bussando da dietro l’uscio di casa sua e altro non attendeva che un cenno di consenso per entrare.
Aperta la porta, Jasmine vide dipinta sul volto di Bob un’espressione cupa alla quale si sentì di rispondere in tono ironico: “Anch’io sono contenta di rivederti Robèrt, avanti accomodati!”
“Jeremy, accidenti a lui, stavolta mi ha veramente deluso”.
“Jeremy? Il tuo amico di sempre? Che delusione può averti mai procurato mio caro? Cosa di peggio dell’averci continuamente provato con me fino a venerdì scorso, inondando di messaggi il mio account di posta elettronica che, grazie al cielo, ho avuto la fortuna di leggere soltanto ora?”
“Ha tentato di uccidermi Jasmine, accidenti a lui, costringendomi in tal modo a rivedere tutti i miei piani”.
“Siediti, ti preparo uno scotch e poi mi racconterai tutto con calma”.
Tra un sorso e l’altro di whisky, Bob raccontò a Jasmine di come teneva monitorato Jeremy attraverso le nano particelle sensoriali e in tal modo s’era accorto del fatto che la sera precedente si stava dirigendo verso casa sua con una pistola in pugno.
“Dovetti tentare il tutto per tutto: avviare Virtuality, interfacciarlo con il mio smartphone e scattarmi immediatamente una fotografia… ”
“Vuoi prendermi in giro Robèrt? Lui viene per ammazzarti come un cane e tu ti scatti una foto ricordo?”
“Sono finito dall’altra parte, Jasmine! Virtuality funziona, anche se non ancora alla perfezione. Poi sono tornato in compagnia della mia immagine appartenente alla dimensione Beta!”
“Oh, mais certainement! Adesso ne capisco sicuramente più di prima! Di che diavolo vaneggi? Forse non è proprio di me che hai bisogno adesso e probabilmente nemmeno di quel whisky che stai bevendo. Forse hai solo bisogno di tornartene a casa, metterti a letto e farti una bella dormita. Vedrai che domani avrai certamente le idee molto più chiare”.
“Hai ragione Jasmine, è meglio che vada ora”.
Robert Hunt estrasse lo smartphone dalla tasca della giacca, lo puntò verso di sé, premette il pulsante dello scatto e in un istante scomparve dinanzi agli occhi, gli stupendi nerissimi occhi, di Jasmine.
Riapparve pochi secondi dopo e la ritrovò letteralmente basita, per poco non sveniva.
“No!” gli urlò Jasmine agitando le braccia dinanzi a sé come per respingerlo.
“Hai ragione tu, sono io che ho bisogno di dormire! Ecco sì, adesso mi spoglio, m’infilo nel letto e tiro dritto fino a domani. Tu nel frattempo, se vuoi, puoi anche restare lì sul divano …”. E, mentre glielo indicava, si notava come la mano le stesse tremando.
Bob gliela racchiuse nella sua, mentre con l’altra prese ad accarezzarle il viso, quindi fece per avvicinare le rispettive labbra di entrambi ma, prima di cedere alla tentazione di baciarlo, Jasmine trovò ancora il tempo di sussurrargli una frase:
“Sei veramente un grandissimo connard,(nota a piè di pagina:stronzo)  lo sai vero?”
Fu un bacio lungo e appassionato. Jasmine sospirava ancora incredula per l’imprevisto ma così tanto sperato ritorno di Bob, del suo Robèrt, come adorava chiamarlo lei, alla francese.
“Adesso ascoltami bene, non abbiamo molto tempo a disposizione e ho bisogno di te per proseguire gli esperimenti senza intoppi e per giustificare un lungo periodo d’assenza di Jeremy Tanner dalla 6D Research Corporated, come dal resto del mondo”.
Jasmine spalancò gli occhi con timore: “Non lo avrai mica…”
“No, stai tranquilla, l’ho solo spedito in un’altra dimensione che io, per convenzione, ho chiamato Beta”.
“Robèrt, sarà meglio che mi spieghi tutto dall’inizio perché non ci sto capendo un accidente!”
“Come ti dicevo, Jeremy si stava avvicinando a casa mia e non ero certo se avesse intenzione di uccidermi o solo di minacciarmi. L’unico modo per scoprirlo, entro quei pochi minuti che rimanevano, era quello di tentare di prelevare una mia immagine da un’altra dimensione e ingannarlo con quella. Mi scattai quindi la foto e mi trasferii nella dimensione Beta. Tieni presente che cambiare dimensione non comporta uno spostamento nel tempo e tanto meno nello spazio, ci si ritrova nello stesso medesimo luogo, ma le vicende cha accadono in quel luogo cambiano. Ebbi la fortuna di trovare il mio altro me posizionato ancora nel mio studio, intento a fare all’incirca le stesse cose. Mi avvicinai a lui e notai che non potevamo interagire, ero invisibile ai suoi occhi. Mi disposi pertanto al suo fianco, puntai il telefono verso di noi e lo trasportai con me nel mio studio, quello vero. Giunti a destinazione, il mio alter ego non poté vedermi, distratto dal fatto che avevo preparato in precedenza le luci spente, perciò dovette pensare a un calo di tensione perché cominciò a guardare in alto e intorno a sé ed io ebbi modo, nel frattempo, di nascondermi nella stanza attigua allo studio e seguire il tutto da lì, senza correre il rischio di essere visto o sentito. Jeremy lo colse alle spalle e gli sparò tre colpi senza dargli nemmeno il tempo di fiatare. Rimasi in silenzio ad attendere che se ne fosse andato, ma accadde ciò che non avevo previsto: il corpo della mia immagine defunta s’illuminò di una luce verde fluorescente per poi scomparire sotto i suoi occhi. Dopo un primo attimo di smarrimento, Jeremy comprese subito che si era trattato di uno dei miei trucchi, pertanto cominciò a chiamarmi sogghignando, come se stessimo giocando a rimpiattino e lui fosse sicuro di avermi già scovato.
Non immaginava certo di essersi nel frattempo posizionato proprio davanti ad uno dei miei monitor, la cui webcam era interfacciata con Virtuality e che io, tramite il mio cellulare, potevo comandare in collegamento wireless. Mi sentivo consumare dalla rabbia: quell’uomo, che da sempre avevo considerato un amico non era che un lurido verme, pronto anche a uccidere per motivazioni futili costruite nella sua mente malata. Le ultime parole che gli ho detto prima di farlo partire sono state: avanti Jeremy, un bel sorriso per la stampa”.
“Ora non può più tornare vero? Perché se potesse, ti giuro che non sarei così buona, come sei stato tu, con lui: Io lo ammazzerei con immenso piacere!”
“C’è la possibilità che torni, soprattutto adesso che a Ginevra il progetto è avviato. Capisci ora perché mi serve l’abilità di colei che nell’ambiente degli hackers tutti hanno nominato, non a torto, The Unreachable?”
“Cosa c’entra Ginevra in tutto questo?”
“Ginevra è un inconsapevole effetto aggravante circa diverse falle presenti nel sistema e che devo ancora terminare di analizzare e correggere”.
“In cosa consiste questo sistema che fa sparire e riapparire la gente in altri luoghi o, come le chiami tu, dimensioni?”
“Tutto ciò fa parte del progetto Virtuality che stavamo sviluppando ormai da diversi mesi e che io avevo in mente fin dai tempi dell’università. Devi sapere che quando discussi ai miei docenti della possibilità di dimensioni parallele, entro le quali si realizzano le ipotesi scartate dalla nostra realtà quotidiana, venni persino tacciato di eresia e minacciato di espulsione da tutte le facoltà, con diffida a frequentarne una qualsivoglia altra non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo intero.
La mia teoria si basava sull’esistenza di un cosiddetto altro lato o altra parte, suddivisa a sua volta in differenti dimensioni che ho convenzionalmente denominato con lettere dell’alfabeto greco. Osserva questo disegno Jasmine: il cerchio posto nel mezzo è la nostra realtà che ho chiamato dimensione Alpha, seguono altri quattro cerchi concentrici con i loro rispettivi nomi Beta, Gamma, Delta, Epsilon. Come puoi notare, man mano ci si allontana da Alpha, i cerchi concentrici successivi aumentano di larghezza, il che sta a indicare che nelle dimensioni corrispondenti vi si trova un incremento esponenziale di realizzazione degli eventi che sono stati scartati dalla dimensione d’origine”.
“Vorresti dire che quello che non accade nella realtà, si concretizza poi in queste altre dimensioni?”
“Più precisamente intendo dire che, quanto più ci si allontana da Alpha, tanto più ciò che accade nelle altre dimensioni tende ad avere uno svolgimento progressivamente differente, sino a diventare addirittura opposto, in certi casi”.
“Queste dimensioni sono comunicanti tra loro, Bob?”
“Sì, Jasmine, tutte tranne una: vedi l’area esterna che si espande all’infinito? E’ la dimensione Omega. Una volta entrati in essa,  vi si potrebbe rimanere intrappolati per sempre. Ognuna delle altre dimensioni possiede una sorta di passaggi, che le rendono comunicanti tra loro secondo un preciso schema. Il passaggio da Alpha a Gamma, ad esempio, può avvenire solo passando in successione attraverso Beta e Delta ma, percorrendole in direzione opposta, è possibile incappare in alcune falle d’origine ancora dubbia, provocanti dei veri e propri tunnel che consentono di saltare da Epsilon a Beta o a Gamma se non addirittura ad Alpha. Queste falle sono particolarmente sollecitate ad aprirsi in caso di una persistente accelerazione e collisione di particelle, evento in questo periodo provocato dai nostri amici svizzeri e che, se andasse fuori controllo, temo porterebbe a un vicendevole rimescolamento di tutti gli eventi appartenenti alle diverse dimensioni, provocando in tal modo il caos pressoché totale, se non addirittura un cataclisma irreversibile, ben più grave di un qualsiasi buco nero ipotizzato da alcuni sedicenti scienziati”.
In quel preciso istante Jasmine voltò le spalle a Bob porgendogli la chiusura lampo del vestito che indossava.
”Prima che possa accadere una simile tragedia, voglio che tu mi rinfreschi la memoria circa un altro discorso rimasto in sospeso alcuni mesi fa, caro mio”.
Robert non ebbe il coraggio di negarsi a un simile invito, si avvicinò alle sue spalle e facendo scivolare la chiusura verso il basso prese a baciarle il collo.
Jasmine lasciò cadere indietro la testa e chiudendo gli occhi emise un lungo sospiro, si presero quindi per mano e si diressero verso la stanza da letto.
Il mattino seguente Robert e Jasmine trovarono sul tavolo del soggiorno la vaschetta di gelato all’amarena completamente sciolto, con il cucchiaio affondato dentro.
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #7 il: Luglio 06, 2016, 02:43:21 am »
Davvero interessante. E meglio di Gabriele Muccino :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #8 il: Luglio 06, 2016, 14:14:39 pm »
Davvero interessante. E meglio di Gabriele Muccino :lol:

Ecco perchè non ne ho venduta nemmeno una copia!  :doh:
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #9 il: Agosto 18, 2016, 12:22:57 pm »
Terzo capitolo, buona lettura.

III - Il doppio gioco di Peter Kosicki

Lunedì, 15 settembre, ore 9.30 del mattino.
Lucy Tanner era giunta a New York, decisa a scoprire cosa mai era potuto accadere al vecchio Jeremy per non farsi più vivo ed era alquanto contrariata anche con Bob perché non le aveva dato risposta.
”Ha ragione mio padre quando dice che è soltanto un pavone!” pensò, tenendo fisso lo sguardo sull’ingresso della sede principale della 6D.
Vi assicuro che quegli occhi verdi, per quanto fossero incantevoli, in quel momento non erano uno spettacolo piacevole per chiunque si fosse trovato a fissarli.
S’introdusse nell’ufficio di Robert Hunt zittendo la segretaria con un semplice cenno della mano e, sbattendo con rabbia la borsetta sulla scrivania esplose: “Egregio Dottore, sarei lieta che mi si rispondesse quando chiamo qualcuno al telefono, anche se durante il week-end, data la gravità del motivo della mia chiamata”.
Bob non si sarebbe scomposto neppure con una scossa di terremoto e quella scenata da donnetta isterica dovette sembragli un leggero tremolio in confronto.
“Gentilissima Signorina Lucy, passi per il suo ingresso che poco s’addice ad una donna della sua classe, la informo di aver trascorso l’intera domenica fuori casa e con il cellulare spento perché io, al di fuori dell’orario di lavoro, vivo per me stesso, com’è giusto che sia. Per quanto concerne le sue chiamate, ho avuto quindi modo di ascoltare le sue registrazioni solo questa mattina ed ero sul punto di risponderle ora, dopo essermi adoperato per le dovute ricerche. Suo padre, a quanto pare, è proprio scomparso e nessuno sembra saperne nulla. La sua auto è stata trovata a mezzo isolato da casa mia, chiusa e senza alcun segno d’effrazione. Immagino stesse venendo da me per discutere sugli ultimi dettagli di un progetto che dovremmo presentare domani, ma io non l’ho più visto dallo scorso venerdì sera”.
Lucy aggrottò la fronte, si avvicinò una mano agli occhi e tirò un lungo respiro, poi si lasciò cadere sulla prima poltrona comoda capitata a tiro.
“La prego di perdonarmi, Dottore, sono distrutta: non c’era un volo libero da Miami e ho dovuto dormire in macchina facendomi portare qui da due autisti purché si arrivasse prima possibile. Dove diavolo si sarà cacciato? Deve averne combinata un’altra delle sue e ora sarà anche ubriaco fradicio di champagne! Oddio, svengo… è possibile avere una tazza di caffé bollente?”
Hunt fece cenno al suo assistente Peter perché provvedesse.

Peter Kosicki aveva di polacco soltanto il cognome ed essendo cresciuto in un centro d’assistenza sociale non aveva mai imparato la lingua d’origine.
Sua madre morì poco dopo il parto e suo padre fu in grado di provare unicamente odio e rancore nei confronti di chi finì per considerare l’assassino di sua moglie. Dopo avergli dato la paternità solo sulla carta, l’abbandonò.
Fu Hunt a scoprirne l’esistenza per caso, quando il bambino aveva solo quattro anni.
Conosciuta la sua storia, si adoperò perché potesse crescere serenamente sotto ogni punto di  vista.
In seguito ne scoprì anche il talento in campo scientifico e lo prese sotto la sua ala protettiva per coltivarlo.
Spesso scherzava con il ragazzo circa le sue doti dicendogli: “Sei bravo Peter, sei bravo quasi quanto me quando avevo dodici anni!” Naturalmente glielo diceva ora che Peter di anni ne aveva già compiuti venti.
Dal punto di vista umano Bob trovava più utile aiutare le persone con i fatti concreti che con le parole, un principio nobilissimo ma che spesso lo portava a mancare di tatto e a essere frainteso.
Un altro elemento caratteriale controproducente era la sua timidezza che era spesso scambiata per pura arroganza.
Eppure non si poteva non ammirarlo per le sue evidenti qualità, inoltre sapeva farsi rispettare perché, quando aveva delle ragioni da far valere, si metteva sempre in gioco in prima persona ed era schietto e fermo nelle sue posizioni.
Ebbe a discutere anche con Tanner circa l’opportunità o meno della presenza di Peter in 6D, questi lo considerava una spesa superflua e Hunt non ci pensò due volte a ribattergli in faccia: ”Non è un tuo problema. Lo pagherò io, con i miei soldi”.
Tanner comprese che Hunt aveva un debole per quel ragazzo al punto di considerarlo un figlio e negli anni giocò anche su questo fattore, sperando di poterne trarre dei vantaggi.

Al cenno di Bob Peter obbedì, anche se mal volentieri, pensando che, in fondo, quell’isterica della figlia di Tanner avrebbe potuto bersi il caffé in uno dei lussuosissimi locali che era solita frequentare anche lì a New York, invece che costringerlo a farle da maggiordomo.
Non si sbagliava Hunt a considerarlo bravo, a ogni buon conto avrebbe presto compreso che certe anime fragili e provate come la sua sarebbero state, purtroppo, quelle potenzialmente più corruttibili.

Le ricerche di Jeremy erano state avviate dai Servizi Segreti nel massimo riserbo affinché la 6D non avesse ripercussioni immediate sul mercato.
Lucy si lasciò andare allo sfogo di un altro bel pianto, cui fece seguito una lunga e profonda dormita e Bob ebbe tutto il tempo necessario per spiegare a Peter le modalità con cui affrontare i magnati internazionali, i quali arrivavano da ogni parte del mondo per scoprire in cosa consistesse la meraviglia scientifica tanto pubblicizzata da Tanner, al tal punto da costringerli a non mancare l’occasione.
Al momento opportuno Hunt chiamò in disparte il ragazzo per esporgli il piano che aveva in mente di attuare.
“Ascoltami Peter, per questa volta dovremo presentare Virtuality come un semplice simulatore”.
“Cosa? Un simulatore? Ma, Dottore, nella migliore delle ipotesi ci rideranno in faccia e, nella peggiore, citeranno per danni materiali la 6D solo per aver fatto muovere loro le chiappe da casa! Perché? Abbiamo in mano una rivoluzione totale. Se ne possono fare utilizzi grandiosi! Alcuni Stati potrebbero usarla in alternativa alla detenzione o addirittura alla pena di morte, ma devono poterne vedere gli effetti reali. Un simulatore non li convincerebbe! E poi…”
“Basta così, Peter! Tanner sapeva benissimo che non eravamo ancora pronti del tutto a causa dei bachi del sistema e dei fattori esterni, ciò nonostante ha convocato quei ricconi con la sua solita impulsività dettata dalla cupidigia!”
“In fondo si lavora anche per mangiare, non trova? E poi un prodotto nuovo non deve per forza essere perfetto al primo rilascio. Di solito i bachi si scoprono dopo e si rimedia con delle nuove patch, come fanno le semplici aziende di informatica”.
Bob ebbe per un attimo l’impressione di trovarsi dinanzi ad un Jeremy  Tanner più giovane di una quarantina d’anni.
“Qui non si tratta di un software qualsiasi, lo sai benissimo Peter. I bachi di Virtuality possono provocare sconvolgimenti che non siamo in grado di prevenire e tanto meno di contrastare. Tutte le volte che ti dissi di poter essere liberi anche di sbagliare, mi riferivo al fatto di mettere a repentaglio solo se stessi, non di certo l’umanità intera!”
Peter voltò le spalle a Bob con il chiaro intento di nascondere i propri pensieri al suo sguardo.
“Tanner non lo permetterebbe se fosse qui. Che il Dottor Hunt lo abbia tolto di mezzo in qualche modo? Se quest’affare va a monte, c’è il serio rischio che la 6D subisca perdite incalcolabili, forse potrebbe addirittura fallire e io questo non posso assolutamente permetterlo”.
Decise quindi di pronunciare la sua replica chiudendo la discussione.
“Lei ha perfettamente ragione, Dottore. Mi perdoni, ero troppo preso dall’entusiasmo e quest’improvviso cambiamento di programma mi stava demoralizzando. Faremo come dice, conti pure su me”.
Non del tutto convinto Hunt rispose: “Bene! Indosserai la tuta e gli occhiali speciali per un’anteprima a porte chiuse senza giornalisti. Se i nostri acquirenti sminuiranno il progetto alla stregua di un videogioco, tanto meglio! In questo modo guadagneremo tutto il tempo che ci serve per studiare con calma e serenità tutte le problematiche del caso”.
“Come la metteremo con il Presidente quando arriverà e non troverà firme sui contratti d’acquisto?”
“Con lui discuterò io, Peter. Dovrà rendersi conto in modo definitivo che con un progetto di una simile portata non è in alcun modo consigliabile lasciarsi trascinare dalle smanie di successo e che al momento opportuno tutto funzionerà a dovere, con buona pace di tutti. La dimostrazione si terrà alle undici in punto nell’aula magna. Fatti trovare pronto per le dieci e trenta”.
Peter pensò tra sé, abbandonando lo studio: ”Sarà una vera sorpresa per tutti, compreso lei, Dottore”.

I magnati giunsero nell‘aula magna alle undici meno un quarto con espressioni in viso tra l’incuriosito e il seccato per la convocazione anticipata, tuttavia nessuno sembrava domandarsi le ragioni dell’assenza di Jeremy Tanner.
Erano semmai preoccupati di chiudere quanto prima una faccenda che, fino allora, si era rivelata soltanto una perdita di tempo, alleviata dalle notti di piacere passate nelle suites degli alberghi dove erano alloggiati.
Peter stava al centro della sala, circondato da quattro lampade e si ritoccava le maniche della tuta annuendo con il capo mentre Hunt gli impartiva le ultime istruzioni.
“Hai interfacciato gli occhiali speciali a Virtuality? Bene! Una volta eseguito lo scatto, tutto ciò che vedrai sarà proiettato sul maxischermo e sui monitor in laboratorio. Tu invece sarai al buio, giusto per rendere la cosa più realistica. Quando tutto sarà finito riaccenderemo le luci. Non possiamo ancora rischiare un reale viaggio dall’altra parte. Cambieremo la forma della dimostrazione ma la sostanza rimarrà quella originale. Vedrai, andrà tutto secondo programma”.
Peccato che nel frattempo Peter avesse già furtivamente predisposto Virtuality per un’azione reale, senza accorgersi tuttavia di aver impostato un parametro errato, provocando un errore di sistema che avrebbe finito con il costargli molto caro.
Hunt introdusse un breve discorso ai presenti.
“Signori, buonasera a tutti, mi preme anzitutto porgervi le scuse a nome mio da parte del Presidente Tanner, il quale stasera non può presenziare la riunione, e di tutta la 6D per i disguidi provocativi. A causa di diversi problemi tecnici, la dimostrazione che vi daremo stasera di Virtuality sarà simulata”.
Un mormorio di disappunto serpeggiò nell’aula mentre le quattro lampade al centro della sala proiettarono la loro luce su Peter.
Istintivamente Hunt rivolse il suo sguardo verso di lui, lo vide impugnare un radiocomando e sorridergli da lontano soddisfatto, quindi comprese.
“No, Peter! No!”
Fu troppo tardi. Peter scomparve sotto gli occhi della platea presente.
Hunt corse immediatamente a cercarlo sui monitor di Virtuality, convinto di trovarlo collocato in dimensione Beta, ma non lo vide.
Un urlo assordante gli giunse alle orecchie dagli auricolari e quando gli apparvero le prime immagini di ciò che Peter vedeva si coprì istintivamente gli occhi, poiché comprese l’errore di parametro e le derivanti conseguenze.
“Mio Dio no, ovunque, ma non là! Non nella dimensione Omega!”
Gli invitati, sbigottiti, guardavano Hunt e si guardavano l’un l’altro, non riuscendo a cogliere la gravità della situazione.
Bob, per quanto sconvolto come mai gli era capitato fino allora, trovò la forza di prendere nuovamente la parola.
“Egregi Signori, ciò che è accaduto sotto i vostri occhi rappresenta purtroppo una dimostrazione reale di Virtuality: il mio assistente Peter in questo momento si trova nel medesimo punto di prima ma, mentre a noi risulta impossibile vederlo, lui possiede una visione totalmente diversa di ciò che lo circonda. Dico purtroppo perché, a causa di alcuni errori di parametro verificatisi, la procedura di rientro del mio assistente si rivelerà alquanto lunga e faticosa. Dichiaro perciò conclusa qui la nostra seduta e ricordo la richiesta che vi è stata posta preventivamente circa il più assoluto riserbo con la stampa. La 6D vi ringrazia per la collaborazione e attende quanto prima vostre eventuali richieste. Buona notte e buon rientro a tutti voi”.
Accomiatandosi dall’assemblea, Bob non poté fare a meno di udire i commenti compiaciuti tra uno sceicco degli Emirati Arabi e un petroliere russo.
“Hai visto com’è svanito nel nulla? Farei fare la stessa fine a certi che so io nel mio paese, così ci risparmieremmo anche l’onere di seppellirli”.
“Sicuro! Un’ottima soluzione!” rispose l’altro, “Ne abbiamo parecchi anche noi. Hunt è veramente un genio!”
Bob si avvicinò a loro con sguardo severo e domandò: ”Ditemi signori, sareste dello stesso parere se, per caso, si scoprisse che nel posto in cui si trova ora il mio assistente, il petrolio non è nemmeno preso in considerazione come fonte di energia? Chissà che danno comporterebbe per voi un eventuale ritorno di persone da quei luoghi. Avreste un motivo in più per farle sparire ancora alla vecchia maniera e, probabilmente, vi ritrovereste nella necessità di far prendere il volo anche al sottoscritto, non è così?”
La loro rimostranza non si fece attendere: ”Abbiamo appena terminato di complimentarci con lei e questo è l’unico modo che sa per dimostrare riconoscenza? Saremo magnanimi, Dottor Hunt, fingeremo di non aver mai intrattenuto con lei questa conversazione. Ci saluti Tanner appena lo incontra”.
Li osservò mentre si allontanavano, disgustato.
Se avesse potuto spedire loro in Omega e scambiarli con Peter, lo avrebbe fatto con immenso piacere.
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #10 il: Agosto 18, 2016, 23:50:10 pm »
Avvincente. IL film Philadelphia Experiment affronta tematiche simili.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #11 il: Settembre 22, 2016, 22:34:07 pm »
Quarto capitolo. Buona Lettura.

IV - Omega

“Dottore! Dove sono finito? La prego, mi aiuti! La vista in negativo è insopportabile!”
Bob, tornato in laboratorio, attraverso i monitor poteva sentirlo e osservare tutto ciò su cui il ragazzo posava lo sguardo ma Peter non udiva nulla, nemmeno la propria voce.
Per la prima volta ci si rese conto in cosa consistesse la dimensione Omega: colori invertiti come una foto in negativo, il silenzio assoluto e una tremenda sensazione di vuoto.
Peter si ritrovava in tal modo a pagare lo scotto della sua ambizione e Bob non aveva la benché minima idea di come fare per riportarlo indietro.
“Questo proprio non ci voleva maledizione! Mi rimane soltanto da sperare che Jasmine riesca quanto prima a bloccare il collisore di Ginevra. Solo in tal modo potrò venire meglio a capo di tutta la situazione”.
Peter era paralizzato dalla paura, sapeva di trovarsi ancora nell’aula magna, ma la visione in negativo era fuorviante e chiunque avrebbe temuto di smarrirsi in una simile situazione.
L’unico vantaggio si basava sul fatto che, finché sarebbe rimasto lì, non avrebbe patito alcun bisogno fisiologico, perché trovandosi in un’altra dimensione, egli era in uno stato simile a quello di un ectoplasma, mentre il suo corpo era come depositato temporaneamente in un armadio, posto in chissà quale sperduto angolo dell’altra parte e la sua presenza era impercettibile a chiunque si trovasse lì.
“Speriamo che almeno non si tolga mai gli occhiali giacché sono l’unica via di comunicazione rimasta. Certo che vedere in questo modo è davvero inquietante. Se mi potesse sentire, cercherei di rassicurarlo”.
Hunt si scervellò nel tentativo di comunicare con lui: per superare la difficoltà della visione in negativo, ideò di inviargli un auricolare con microfono da fissare all’orecchio considerando che gli occhiali funzionavano, un biglietto con scritto a grandi caratteri di non muoversi e di stare tranquillo perché lui lo stava vedendo, una penna e un taccuino con una lente d’ingrandimento per rendere leggibili al meglio i suoi messaggi.
Abbassò le luci, si spostò nella sala di controllo e diede a Virtuality i comandi necessari, ma il tutto si ritrovò proiettato nella dimensione Beta: l’errore di parametro non si era ripetuto poiché l’instabilità provocata dalle forze magnetiche generate dal collisore oltre oceano avveniva in tempi e modi che Hunt avrebbe ancora dovuto calcolare e ciò faceva parte di quell’insieme di disguidi che lo avevano convinto a ritardare il più possibile la presentazione del progetto.
Bob non si perse d’animo e tentò altre volte, ma senza successo: tutto il materiale si ritrovò sparso ovunque in tutte le altre dimensioni, tranne che in Omega.
Ciò lo condusse a riconsiderare lo schema della disposizione dimensionale: non più a cerchi concentrici con Alpha nel mezzo, bensì simile ad un globo a spicchi e Alpha “uno degli spicchi” comunicante direttamente non solo con Beta ma anche con Epsilon. Omega raffigurava in tal senso il cielo avvolgente il globo delle dimensioni.
“Ma certo! L’errore di parametro dava come messaggio un distacco di forme: Peter è come sospeso per aria in Omega e bisogna riportarlo sul globo nel settore Alpha prima che prenda il volo”.
Chiamò subito Jasmine che nel frattempo era impegnata in un’intervista con un famoso attore di teatro francese.
“Scusi un solo istante… che c’è mio bel volpone?” sussurrò al cellulare cercando di non farsi sentire.
“Jasmine! Ho bisogno che sistemi quella faccenda al più presto! Sono in una situazione terribile: Peter è in grave pericolo! Fallo prima possibile, poi ti spiegherò! Ti aspetto alla 6D, in aula magna”.
Jasmine affidò l’intervistato alla sua assistente.
“Sono desolata, Monsieur! Mi si sta allagando l’appartamento e devo assolutamente correre via, ma prego, prosegua pure con Katy che è in gamba, almeno quanto me, e porti pure lei a pranzo, poi ci sentiremo. Au revoir!”
Si defilò, strizzando l’occhio alla sua collega che rimase a bocca aperta e con il microfono in mano, senza sapere da che parte incominciare.
Jasmine giunse alla 6D in poco meno di un quarto d’ora, doveva proprio amarlo Bob siccome, ogni qualvolta la chiamava, lei trovava sempre il modo di liberarsi per lui.
“Qual è il problema?”
Robert le spiegò quello che era appena accaduto e le ribadì l’importanza della soluzione alla richiesta fattale la sera prima circa Ginevra.
“Credimi tesoro, ho già compiuto vari tentativi, ma quella serratura è più difficile da aprire di quanto mi aspettassi. Con ciò non intendo dire che sia impossibile, però mi servirà ancora un po' di tempo”.
“Ho bisogno di una soluzione subito Jasmine, altrimenti lo perderemo!”
“Va bene, lasciami libero questo computer, vedrò cosa posso fare”.
Mentre Jasmine provava e riprovava codici su codici per infiltrarsi nel sistema del collisore, Bob continuava a osservare Peter, il quale muoveva soltanto la testa in svariate direzioni, cercando di abituare gli occhi a quel tipo di visione alquanto insolito.
“Jasmine, ascolta. C’è qualcosa di strano là in fondo, dritto davanti a lui, voglio capire cos’è. Tu vai pure avanti, io cerco di accostarmi un attimo a Peter”.
Si collocò poco più a destra del punto presumibilmente occupato dal ragazzo e diresse il proprio sguardo in avanti, quindi realizzò in cosa consisteva la stranezza notata poco prima.
In fondo al salone, proprio all’inizio di un corridoio d’ingresso, stava appeso uno specchio che, visto prima nel monitor attraverso gli occhiali di Peter sembrava riflettere immagini in positivo e ora, visto con i suoi occhi, rifletteva immagini in negativo.
“Jasmine!” chiamò a gran voce, “Lascia stare lì per ora e vieni a darmi una mano!”
Staccarono il grande e pesante specchio verticale dalla parete del corridoio e lo trasportarono delicatamente fino al centro dell’aula, poi lo posarono dinanzi al punto della stanza occupato da Peter.
Una volta trovato il modo di fissare lo specchio al pavimento, si posizionarono ai fianchi del ragazzo e stettero ad osservare cosa potesse eventualmente accadere.
Peter sorrise e fece un cenno con la mano, li vedeva e li poteva riconoscere perché riflessi in positivo, mentre loro potevano vedere la stanza nel suo insieme in negativo.
Lo specchio si rivelò dunque un tunnel di comunicazione realizzabile tra dimensioni differenti e questo lasciava ben sperare anche sull’opportunità di riportare Peter a casa.
Hunt decise di mettere subito in atto un tentativo: fece cenno al ragazzo affinché si avvicinasse allo specchio e lo toccasse e, nell’istante in cui Peter eseguì quanto richiesto, l’oggetto prese a ondeggiare come una cascata d’acqua.
Le dita di Peter, poi la sua mano e, infine, tutto il resto del corpo lo attraversarono poco per volta, facendolo in tal modo rientrare nella dimensione reale sano e salvo, pur perdendo i sensi a causa delle forti emozioni e di un repentino abbassamento della temperatura corporea.
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #12 il: Settembre 22, 2016, 23:17:59 pm »
Citazione
Chiamò subito Jasmine che nel frattempo era impegnata in un’intervista con un famoso attore di teatro francese.
Sempre frivole queste donne :lol: :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #13 il: Novembre 24, 2016, 11:44:52 am »
Quinto capitolo: Il primo Viaggiatore. Buona lettura   ^_^

V - Il primo viaggiatore

New York (Dimensione Beta), sabato 13 Settembre, ore 11.20 della sera.
Abbagliato dal flash della webcam, Jeremy Tanner si coprì istintivamente gli occhi e sparò altri due colpi nella direzione di provenienza della luce, senza comunque causare alcun danno.
“E’ finita Robert! Fattene una ragione! Devi capire che adesso non ho più bisogno di te, nessuno ha più bisogno di te! Virtuality funzionerà a modo mio e tu smetterai definitivamente di atteggiarti da grande luminare con me. Il Genio! Sei solo un pallone gonfiato! Domani apparirai su tutti i giornali, sei contento?”
Il corpo, che riteneva appartenere a Robert Hunt, gli riapparve dinanzi steso a terra.
Spalancò la bocca e rimase senza parole quando poi lo vide muoversi, rialzarsi, toccarsi le ferite cicatrizzate percependo ancora un lieve fastidio, guardarsi attorno e domandarsi cosa fosse successo, gli si scagliò addosso con ferocia.
“Basta con i tuoi stupidi giochetti, Hunt!”
Le loro sagome si attraversarono senza provocare alcun contatto e il redivivo Hunt non si accorse minimamente di lui.
La voce del vero Bob però si fece sentire attraverso gli altoparlanti dislocati nella stanza.
“Mi hai deluso Jeremy! Comprendo che siamo sempre stati diversi, ma mai ti avrei creduto capace di spingerti a tanto, addirittura volere la mia morte. Io mi sono sempre fidato di te invece tu sei sempre stato un pasticcione! Anche stavolta hai combinato un bel casino: Virtuality non è ancora pronto e tu organizzi riunioni spiazzandomi in questo modo. Ero stato via tre mesi proprio per analizzare i bachi del sistema ed ero a buon punto ma avevo bisogno ancora di tempo. Ma tu? Niente! Accecato dalla tua idea di prenderti meriti che non ti appartengono, non hai voluto sentire ragioni su nulla! Vuoi Virtuality a modo tuo? Accomodati! Benvenuto nella dimensione Beta! Di tanto in tanto tornerò a monitorarti e, se mi dimostrerai di aver messo giudizio, chissà che non decida di farti tornare a casa. Ah! Dimenticavo, tu, per coloro che si trovano lì, sei un fantasma ma non temere: non patirai né fame né sete anche se, conoscendoti, sarà il contatto carnale quello che ti mancherà più di tutto!”
Udito ciò Tanner montò su tutte le furie, prese nuovamente a urlare e sparare all’impazzata fino a svuotare il caricatore ma nulla e nessuno se ne accorse.

Quando l’ira di Jeremy giunse a placarsi si erano fatte le due del mattino e l’immagine Beta di Robert Hunt dormiva ormai tranquillamente nel suo letto, come se nulla fosse successo.
Tanner la fissava con duplice motivo di odio, consapevole del fatto che non avrebbe più potuto nuocere né a lui né a chiunque altro, uscì perciò dalla casa di Hunt e s’incamminò senza una meta precisa pensando che, ridotto in quello stato, raggiungere la propria automobile sarebbe stato inutile vista l’impossibilità di toccarla.
Vide l’alba del mattino dopo senza provare nemmeno il bisogno di dormire, si fermò, si distese lungo una strada e trovò persino divertente il fatto che le auto gli passassero sopra senza provocargli il minimo danno, come la facilità con cui attraversava i muri e assisteva a scene di vita quotidiana di chiunque gli capitasse a tiro.
Ciò che non sopportava, però, era proprio l’idea di non poter minimamente influire su tutto ciò che vedeva, proprio lui che aveva fatto del potere il suo credo insostituibile.
Passavano le ore e Jeremy alternava momenti d’euforia giocosa, come quella di un bambino che si diverte con poco o nulla, ad altri di rabbia e depressione durante i quali montava maggiormente l’odio per colui che lo teneva in tal modo esiliato.
“Maledetto! Ti ammazzerò Bob! Giuro che se trovo il modo di tornare a casa ti ammazzo, hai capito? Mi senti Bob? Che tu sia maledetto!”

Improvvisamente l’idea: ”La 6D! Voglio andare a vedere cosa succede là, ci sarà certamente un altro Tanner. Spero non caschi anche lui come me in questa trappola, eventualmente dovrei trovare il modo di avvisarlo, ma come, come? Qui non mi vedono, non mi sentono, ah, maledetto! Lucy! La mia bambina! Accidenti, non posso andare da lei a Miami e nemmeno avvisarla. Dovranno pur fare delle ricerche, perciò lo incastreranno, sarà costretto a ritirarmi fuori di qui e poi, al momento buono, le pagherà tutte. Dannazione è domenica! Alla 6D non ci sarà nessuno fino a domattina, cosa faccio? Cosa diavolo ci fa un fantasma in giro la domenica, in una New York che non lo vede nemmeno?”
Cominciò a dilettarsi a fare linguacce e gestacci ai passanti.
Dava proprio l’impressione di odiare tutti, uomini, donne e pure i bambini.
Con le donne si accanì in modo particolare, insultandole con ogni sorta d’epiteti che in nessun vocabolario si osò mai scrivere.
Le seguiva ovunque andassero, stando loro appiccicato da dietro, mimando atti osceni e sussurrando frasi indecenti: un vero demonio, che altro si poteva dire di uno così?

Attraversando tra l’ottava avenue e la quarantaduesima strada fu colto da un fischio alle orecchie talmente intenso da costringerlo a fermarsi per alcuni secondi.
Scattò il semaforo ma egli, inconsapevole del fatto di essere diventato improvvisamente visibile, rimase fermo dov’era, con gli occhi chiusi e le orecchie tappate, nell’attesa che il fastidio cessasse.
Il conducente di un furgone se lo trovò davanti e manovrò di riflesso per scansarlo finendo per urtare un idrante e allagare l’incrocio con tutti i passanti.
L’apparizione di Tanner durò giusto il tempo necessario per provocare quel disastro ed egli nemmeno se ne accorse.
L’unica cosa rilevante per lui era che, finalmente, il fischio alle orecchie era svanito.
L’autista scese dal furgone, alcune persone si misero a correre cercando di allontanarsi quanto prima dal potente getto d’acqua.
“Si può sapere che diavolo ti ha preso?” urlò un passante completamente fradicio, ”Guarda che cosa hai combinato! Accidenti a te!”
“E’ colpa di quel pazzo che stava fermo davanti a me! Dov’è andato ora?”
“Di chi stai parlando? Io non ho visto nessuno”.
“No, ha ragione lui!” replicò una donna, ”L’ho visto anch’io, un signore elegante e distinto, somigliava tantissimo a Jeremy Tanner, il Presidente di quel centro di ricerca …”.
“Allora è impossibile, signora! Gente come quella non gira a piedi da sola per New York: se ne sta comodamente seduta sul sedile posteriore di una limousine, con tanto d’autista in livrea; se l’avete visto vi consiglio di rivolgervi a un buon oculista oppure a un bravo psicoterapeuta”.
“Il fatto che non l’abbia visto lei non significa che non c’era! Stia attento a come parla e ci pensi bene prima di accusare qualcuno di avere avuto allucinazioni”.
“La signora ha ragione! L’ho visto anch’io! Lo abbiamo visto in tanti. Siamo tutti allucinati, dunque?”
Il tizio fradicio non aggiunse altro, si allontanò ondeggiando il capo e pensando perplesso: ”I casi sono due, o questi sono tutti d’accordo oppure sono tutti pazzi. Sarà meglio che trovi al più presto il modo di asciugarmi se non voglio beccarmi un accidente”.

Ne capitarono diversi altri di questi episodi in seguito, finché Tanner cominciò a prenderne coscienza.
“Quindi, quando mi fischiano le orecchie, la gente mi vede”.
Provò a fischiare, illudendosi di aver trovato una soluzione al problema, ma naturalmente quell’azione non sortì l’effetto desiderato.
Tentò quindi di capire se l’evento accadeva a intervalli regolari segnandosi l’ora, però si rivelò ugualmente inutile, infatti il primo fischio sopraggiunse dopo un’ora, il secondo dopo circa diciotto minuti, il terzo dopo trentadue e via dicendo, dimostrando in tal modo che non c'era alcun nesso matematico tra un evento e l’altro.
“Non mi resta che aspettare domani mattina e recarmi alla 6D con la speranza di cogliere eventuali indizi sulla faccenda. Ti prenderò Bob e quando capiterà sarà un immenso piacere farti a pezzi con le mie stesse mani!”

Il mattino seguente, giunto a destinazione, si aggirò per tutti i corridoi dei quattro piani della palazzina e si trovò di fronte pressappoco le medesime circostanze che si stavano verificando allo stesso tempo anche nella dimensione reale. Vide sua figlia rimproverare Hunt per la mancata chiamata con successive scuse.
“Dannato bugiardo, ti prendi gioco persino mia figlia”.
Assistette poi alla riunione in aula magna, dove però, a differenza della realtà, i magnati erano presenti tutti, compreso il giapponese che Tanner si divertiva a soprannominare il lottatore di sumo.
Hunt non aveva fatto caso a quell’assenza, giacché tutto concentrato sulla dimostrazione; considerava inoltre tutti quegli uomini dei porci alla stessa stregua, soprattutto dopo ciò che aveva visto, monitorandoli due giorni prima, pertanto, uno più o uno meno non costituiva per Bob differenza alcuna. Nemmeno Tanner poteva avere cognizione del mancato appuntamento da parte del magnate giapponese alla reale riunione di dimostrazione, poiché egli stesso assente.
Jeremy vide sparire Peter e notò la preoccupazione di Hunt circa l’immediata impossibilità di recuperarlo.
Presenziò in seguito all’apparizione in Beta degli oggetti disposti al centro della sala, allo spostamento dello specchio dinanzi a Peter e al suo successivo recupero all'interno della dimensione reale.
Prese quindi a correre verso lo specchio, nella speranza di poter usufruire anche lui di quella possibilità ma, giunto sul posto, preso dalla frenesia omicida, estrasse di tasca la pistola nuovamente carica e cominciò a sparare verso i tre che stavano oltre il passaggio venutosi a creare tra Beta e Alpha.
I proiettili oltrepassarono il vetro, colpendo in vari punti il muro della sala, ma senza centrare nessuno: la mira di Tanner, per fortuna, non era certo delle più eccellenti.
Jasmine estrasse dal treppiede una delle lampade usate per illuminare Peter e gliela scaraventò contro.
Lo specchio si frantumò in mille pezzi, vanificando in tal modo il suo primo tentativo di rientro nella dimensione reale.
Robert e Jasmine riuscirono a distinguere appena un’eco sorda dell’urlo rabbioso emesso dalla figura rimasta intrappolata dietro lo specchio in dimensione Beta.
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Re:Vi presento Robert Hunt
« Risposta #14 il: Novembre 24, 2016, 23:41:59 pm »
Vivace e ironico come sempre. Lo specchio ricorda Lewis Carroll, è un riferimento intenzionale?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.