Altre due donne morte ammazzate dall'inizio del mese di Giugno. Senza scomodare la sociologia, "scienza" fasulla che si presta quanto mai
agli usi più ciarlataneschi, è sufficiente appellarsi alla statistica: su 57 milioni di abitanti con 20 milioni (a stare bassi) di relazioni tra i sessi
e tenuto conto che la "civilizzazione" è un fatto di recente fattura e che pochi decenni non bastano a sopire l'innata aggressività umana e
ciò soprattutto quando sono implicati profondi sentimenti e quando uno commette l'errore di dipendere e di accettare di dipendere da una
persona dell'altro sesso psicologicamente, sessualmente e affettivamente, gli omicidi passionali che avvengono con una certa frequenza
sono purtroppo statisticamente "fisiologici". Ma questa realtà, perfettamente coglibile da chiunque abbia un minimo di raziocinio, diventa
eresia inaccettabile nel clima (va)ginolatrico imperante per il quale alla donna, nuova divinità del mondo occidentale, non deve capitare ciò
che può ben succedere ad un maschio cioè essere vittima di violenze. Essa deve esserne immune. Questo è il nuovo "credo" predicato dai
nuovi pulpiti della società occidentale, cioè televisioni e giornali. Di tale propaganda è rimasta vittima anche la madre di Sara che in una
intervista ha chiesto: "Quante di NOI dovranno ancora morire perchè il diritto di una donna a interrompere una relazione sia riconosciuto?"
Nessun rimprovero da rivolgere alla povera madre per la quale uno sfogo recriminatorio nei confronti del genere maschile per la morte
della figlia è del tutto comprensibile e in fondo anche legittimo. Ma ai me(r)dia nazionali bisognerebbe rivolgere tutti gli insulti dei quali
il repertorio di ognuno di noi è ricco perchè questi sono i bei risultati della propaganda misandrica da essi orchestrata in occasione dei
fatti di sangue che hanno per vittime le donne. Come mai non si scatenano quando le vittime sono maschili? Verrebbe da pensare che
per i nostri me(r)dia le morti maschili non valgano un cazzo ma poichè a pensare male ci si indovina quasi sempre sembra essere proprio questo il concetto che sta alla base del silenzio e della compostezza asettica con la quale si menzionano sempre i fatti di
cronaca nera che colpiscono gli individui di sesso maschile. Anche le donne anziane più impermeabili alla propaganda femminista stanno
cominciando a pensare che gli uomini siano oramai diventati un pericolo pubblico e da qui a detestarli e a desiderare di danneggiarli il
passo è breve. Poco male, penseranno zerbini e maschipentiti. Già. Ma quello che gli scimuniti non hanno pensato è che la reazione che l'enfasi data ai "femminicidi" scatena è anche un'altra: l'effetto emulazione ed imitazione. Il che si spiega facilissimamente. Quando un
uomo, ma anche una donna, finita una relazione sentimentale sulla quale aveva investito tutto, per iniziativa dell'altra e contro la sua
volontà, sentendosi oramai perso, perso per perso deciderà di compiere il gesto estremo di assassinare la compagna non avendo più
nulla da perdere a questo punto, con la consapevolezza che il fatto avrà risonanza nazionale così che potrà dire tra sè e sè: "Anche se
rimarrò uno sfigato e sarò colpito dall'odio di tutti, almeno mi sono vendicato sulla stronza che mi ha rovinato la vita e tutti, anzi tutte,
sapranno cosa rischiano e la fine che rischieranno di fare se decideranno di lasciare e di far soffrire un uomo". Non ci vuole una laurea
in psicologia per capire i ragionamenti che sono alla base dei cosiddetti femminicidi. Così come non ci vuole una laurea in criminologia
nel constatare che più se ne discute e più si genera la tentazione di scatenarli su chi riceve cocenti delusioni sentimentali magari per
motivi futili, inconsistenti e pretestuosi. E così il giro vizioso continua e si alimenta, per il piacere morboso di tutti, femministe comprese.
Le quali, ovviamente, si fregano le mani nel constatare che i "femminicidi" continuano visto che così possono continuare la campagna
misandrica e rivendicare appoggi politici per le loro iniziative e soprattutto finanziamenti pubblici. Tra i sentimenti in loro dominanti non
figura certo la tristezza. Si può escludere per certo che vi figuri la pietà o il dispiacere per le donne o le ragazze morte ammazzate.