Non voglio perorare l'abolizione del diritto di voto alle donne, ma non posso fare a meno di notare che da quando i diritti politici sono stati estesi anche a loro, il Parlamento e la società civile tutta sono diventati una scuola materna e quella poca partecipazione politica che c'era si è ridotta a una facciata.
Aristofane aveva anticipato tutto ciò nelle Donne al Parlamento in cui l'assemblea si trasformava in un gineceo di frivolezze.
L'ingresso delle donne in politica ha coinciso con la legalizzazione di divorzio e aborto, per lo più promossi dalle donne stesse.
Oggi che la rappresentanza politica tramite voto ogni 5 anni è stata resa obsoleta dai "plebisciti quotidiani" telematici, la questione del voto alle donne è divenuta irrilevante.
Resta però da chiarire se i modi di uomini e donne di interagire con la società civile debbano essere identici, cioè neutri, o se possano esserci specifiche modalità di contribuire al bene della comunità.