Dialoghi > Poesie e Canzoni
Le poesie e gli aforismi di Salar
Salar de Uyuni:
http://semprecaromifuquestermoblog.blogspot.it/2016/10/paura-di-morirein-stile-zen.html
Salar de Uyuni:
http://semprecaromifuquestermoblog.blogspot.it/2016/10/la-luna-di-primavera.html
Utente cancellato:
non mi pare molto zen
Vicus:
L'umanità ha un rapporto narcisistico con le sue tecnologie, si veda Amusing ourselves to death di Christopher Lasch.
Vicus:
Il fiume è un simbolo di moltitudine, rappresenta la coscienza e la tradizione degli uomini racchiuse nel linguaggio (l'"amore" del poeta), che è una sorta di deposito dell'esperienza collettiva della comunità che lo adopera.
Anche Eliot nei Quattro Quartetti utilizza l'immagine del ponte e del fiume:
Non so molto degli dei; ma penso che il fiume sia un forte dio bruno – scontroso, indomito e intrattabile
Il ruolo del poeta è di raccogliere la sfida posta dal 'fiume' (la lingua) costruendo 'ponti' culturali per 'purificare il dialetto della tribù':
[Quattro Quartetti:]
Una volta risolto il problema, il dio bruno è quasi dimenticato
Da coloro che abitano nelle città – sempre, comunque, implacabile…
Qui Eliot rileva che la cultura industriale-alfabetica (le città) tende a cancellare la tradizione orale, ma qualcosa resta sempre e dà origine al folclore popolare (es. musica rock o, all'epoca di Eliot, jazz e ragtime)
Anche Elias Canetti in Massa e potere considera il fiume un simbolo di moltitudine (collettività), e in Finnegans Wake Joyce l'associa alla storia (esperienza collettiva) dell'umanità:
Riverrun [River Run], past Eve and Adam's [la storia dell'umanità; Eva viene citata prima di Adamo per indicare che viviamo in una società rovesciata, matriarcale], from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus [i ricorsi vichiani della storia; Joyce cercò di destare l'umanità dalla sua trance, onde liberarla da queste inconsapevoli ricorrenze] of recirculation back to Howth Castle and Environs [=H.C.E. Here Comes Everybody]
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori [le sfide poste al poeta dal linguaggio e dall'esperienza collettiva che registra]
Me lo devo ricordare
La gioia veniva sempre dopo il dolore [la gioia dopo la fatica artistica]
Venga la notte suoni l’ora
I giorni [la storia, l'esperienza umana] se ne vanno io rimango [il "fiume" è mutevole, la poesia, il 'ponte' costruito dal poeta resta, è perenne]
Le mani nelle mani faccia a faccia restiamo
Mentre sotto
Il ponte delle nostre braccia passa
L’onda stanca degli eterni sguardi [altra immagine di moltitudine, l'eterno fluire della storia]
Venga la notte suoni l’ora
I giorni se ne vanno io rimango
L’amore se ne va come
L’amore se ne va
Com’è lenta la vita
E come la Speranza è violenta [bellissimo verso: il fiume, la vita ordinaria, è lenta e monotona, la "speranza", cioè la consapevolezza ridestata dal poeta, è una rivelazione, un'"epifania" come la chiamava Joyce]
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