Autore Topic: Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI  (Letto 37013 volte)

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Offline TheDarkSider

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #15 il: Luglio 21, 2016, 16:37:08 pm »
Magari, a me pare che le donne al potere stiano affossando secoli di civiltà - il femminismo non conserva proprio nulla, nemmeno la specie umana perché le arpie non se le prende più nessuno! :lol:
Il discorso di Salar si basa appunto sul distinguere il matriarcato dal femminismo, e qui si sta dicendo che la Sardegna e' matriarcale.

Il femminismo, certo, non conserva proprio niente ma distrugge tutto, a cominciare dalla natalita' di un popolo.

Il matriarcato, inteso come dominio delle donne anziane su uomini e donne piu' giovani, e' un sistema di organizzazione sociale che prescinde dal femminismo.



Citazione
L'Irlanda è uno dei Paesi più avanzati d'Europa ed ha poche autostrade, usate pochissimo. Calabria e Sicilia hanno le autostrade e sono regioni rovinate da abusivismo, criminalità, industralizzazione (interrotta e inutile), urbanizzazione selvaggia: tutte conseguenze dirette o indirette delle autostrade. Se non ci credete, vedetevi il magnifico "In calabria" di Vittorio De Seta, che proponeva di valorizzare artigianato, agricoltura e turismo per preservare le culture locali (sta già avvenendo in Liguria alle Cinque Terre, con risultati incoraggianti).
Le superstrade veloci sono un'ottima alternativa alle autostrade.
Le autostrade superperfette all'italiana non sono un obbligo, e una superstrada, soprattutto se gratuita, e' un'ottima alternativa.

L'Irlanda e' stata molto povera fino a pochi lustri fa, poi e' riuscita a sfruttare una terna di fattori di sviluppo e ha svoltato. La terna consiste in questi elementi:
1. parlano inglese ;
2. sono nell'UE ;
3. hanno abbassato le tasse sulle imprese a livello di paradiso fiscale ;
Questi 3 fattori hanno spinto tante multinazionali USA e non solo a stabilire i loro quartier generali per il mercato europeo a Dublino.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
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Offline Vicus

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #16 il: Luglio 21, 2016, 16:49:25 pm »
L'Irlanda è abbastanza forte in IT e ha un discreto tessuto industriale ben integrato nel territorio.

Credo che tutti o quasi gli antropologi concordino sul fatto che una società realmente matriarcale non è mai esistita, se non come incubo nei libri di fantascienza.
« Ultima modifica: Luglio 22, 2016, 01:16:40 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline TheDarkSider

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #17 il: Luglio 21, 2016, 17:38:32 pm »
Credo che tutti o quasi gli antropologi concordino sul fatto che una società realmente matriarcale non è mai esistita, se non come incubo nei libri di fantascienza.
Purtroppo mi intendo poco o nulla di antropologia, per cui non mi resta che farmi un'idea in base alle vostre opinioni.

Il discorso di base di Salar appare sensato, ma di piu' non mi arrischio a dire appunto perche' ne so poco di queste cose.
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Offline Frank

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #18 il: Luglio 21, 2016, 18:21:32 pm »
Credo che tutti o quasi gli antropologi concordino sul fatto che una società realmente matriarcale non è mai esistita, se non come incubo nei libri di fantascienza.

Questo è quanto scrivevano su uomini 3000.

http://www.uomini3000.it/10069.htm
Citazione
silverback 22/1/2004, 04:43

'
Nella seconda metà dell'Ottocento, lo storico svizzero Johann Jakob Bachofen, sostenne che l'umanità delle origini era basata sul matriarcato, vale a dire sulla supremazia della femmina.
Si diffuse così la tesi che, prima di giungere all'organizzazione patriarcale, l'umanità avesse attraversato una fase matriarcale, in cui la vita era serena, pacifica ed egualitaria.
Le implicazioni di questa teoria non sono di poco conto: essa, infatti, ipotizza una naturalità del predominio femminile, che sarebbe poi stato sconfitto nel corso della storia a prezzo di una dura lotta tra matriarcato e patriarcato.

Essa, inoltre,"storicizza" il concetto di organizzazione sociale, dando al modello di famiglia un carattere culturale, determinato dalle condizioni socio-economiche prevalenti e non innato e universale.
Molti studiosi, attratti da questa ipotesi, ne hanno ricercato la conferma nei reperti archeologici, nei miti e nei testi antichi, riconoscendole una certa validità.
L'ipotesi matriarcale assegna alla femmina delle origini un ruolo di potere mai più riscontrabile nella storia, salvo in alcune piccole comunità cosiddette "primitive", nelle quali si possono trovare ancora oggi, forme di "predominio" femminile.
(Si narra pure che nella metà dell'Ottocento, esistesse in Africa centrale, una tribù di guerriere femmine che venne successivamente sconfitta e massacrata in una feroce battaglia, da dei guerrieri maschi. Le vittime sarebbero state oltre 2000.)

La società matriarcale si sarebbe precisata in epoca Neolitica - all'incirca dal 12.000 al 3000 a.C., a seconda delle diverse aree geografiche.
Mentre gli uomini si dedicavano alla caccia, le donne, che raccoglievano le erbe e i frutti commestibili, avevano modo di osservarne i cicli di crescita.
Iniziarono così a conservare i semi e a tentarne la semina, sorvegliando lo sviluppo delle piante.
Man mano che la produzione aumentava, diventò possibile utilizzare i cereali come alternativa-integrazione alla carne, passando a un controllo consapevole delle risorse naturali attraverso l'agricoltura, che si andò sempre più perfezionando.

Le società nomadi dei cacciatori-raccoglitori si sono così progressivamente trasformate in società agricole stanziali, grazie anche all'introduzione dell'allevamento, attività, anch'essa inizialmente femminile, che garantiva alla comunità una sicura riserva di proteine.
Il procacciamento del cibo cessava quindi di essere un'attività basata soprattutto sulla forza - come nella caccia - e diventava di pertinenza delle femmine, che ora erano in grado di sfamare tutta la comunità, acquistando tra l'altro competenze che gli uomini non avevano.
Il monopolio delle riserve alimentari conferiva alla donna un nuovo potere all'interno della famiglia, che, come ipotizzano alcuni storici, si sarebbe dotata di un'organizzazione matrilineare, riconoscendo giuridicamente la discendenza materna, vale a dire il diritto di successione femminile.

Di conseguenza, le donne godevano di un enorme potere all'interno della società, al punto che si parla di una fase di predominio decisionale e politico femminile, detta ginecocrazia, dal greco "guné", donna e "kratos"potere o matriarcato, il "potere delle madri".
Secondo gli storici, le società matriarcali sarebbero state caratterizzate da un regime comunitario ed egualitario, basato cioè sulla messa in comune delle risorse economiche e sulla mancanza di gerarchie di potere e di distinzione dei ruoli.
L'idea di un'associazione tra potere femminile e regime comunitario deve essersi conservata a lungo nella memoria collettiva, come testimonia, tra l'altro, la commedia di Aristofane "Le donne dell'assemblea" rappresentata ad Atene nel 391 a.C., vale a dire molti secoli dopo la scomparsa del potere matriarcale nell'antica Grecia.
Nella commedia, le donne ateniesi, stanche delle continue guerre, decidono di prendere il potere e di cambiare le regole del gioco, come spiega la protagonista, Prassagora:"...farò che la terra appartenga in comune a tutti, e il denaro, e tutto ciò che ciascuno possiede. Poi, da questi beni comuni noi vi nutriremo, e metteremo tutta la nostra abilità ad amministrarli senza sprechi".



[ L'idea che la visione femminile del potere sia di tipo egualitario, non competitivo e pacifista e quindi non aggressivo, è emersa ripetutamente nel corso della storia, come dimostrano alcuni grandi movimenti ereticali del Medioevo, in cui l'orientamento comunitario si univa a una forte influenza delle donne.
Le femministe degli anni Settanta hanno fatto proprio questo presupposto, sostenendo che l'identità ancestrale femminile ha un carattere ricettivo e protettivo, legato alla maternità e al bisogno di garantire sicurezza alla prole; da qui deriverebbe la maggiore disponibilità alla ricerca di soluzioni pacifiche nei rapporti interpersonali.
In questa prospettiva (dicono le femministe), le manifestazioni irragionevoli e conflittuali, al limite dell'isterismo, espresse così spesso dalle donne sotto forma di litigi, sfuriate, attacchi di rabbia e di ira irrazionale,sarebbero da ricondurre a una condizione di frustrazione indotta, a un'esasperazione dovuta all'emarginazione imposta dall'ordine dominante maschile.
Si tratterebbe dunque (dicono sempre le femministe) di una forma di compensazione reattiva, una pratica di adattamento a condizioni vissute come avvilenti e paralizzanti.
Del resto (aggiungono le solite femministe), la mancanza di autocontrollo, così ripetutamente rimproverata alle donne, non può certo essere considerata un carattere esclusivamente femminile, come dimostrano le tante guerre che da sempre affliggono l'umanità, guerre decise e condotte dagli uomini.
Dunque (concludono) l'irrazionalità femminile sarebbe soltanto una costruzione ideologica appiccicata alla femmina nel corso del tempo e non ascrivibile a una natura originaria.]



L'aumentato potere decisionale conquistato dalle femmine con il controllo delle risorse alimentari si manifestò anche all'interno delle strutture religiose, che cominciavano a delinearsi proprio in quella fase.
Sembra proprio che in molte aree del mondo le forme di religiosità più antiche fossero basate sui culti della Madre Terra o della Grande Madre e accompagnate da riti di propiziazione della fertilità monopolizzati dalle femmine.
Tali riti sono testimoniati dalle statuette votive neolitiche, tra cui spiccano le Veneri steatopigie(dai grandi glutei) o le divinità dalle molte mammelle, che simboleggiano la fecondità femminile.
Le donne diventavano così le uniche detentrici del rapporto con il soprannaturale, le esclusive depositarie dei misteri che legano Cielo e Terra.

Il potere femminile venne sancito da istituzioni politiche e sociali in modi diversi e in epoche diverse, secondo le differenti aree geografiche.
In particolare nel Mediterraneo esso sarebbe continuato fino all'età del bronzo e avrebbe caratterizzato anche la civiltà minoica, sviluppatasi a Creta dal III millennio e terminata attorno al 1500 a.C.
Al centro della religione minoica vi era una donna potentissima, Potnia, simbolo della forza generatrice femminile.
Il suo sposo, il "paredro", svolgeva un ruolo puramente strumentale, in quanto aveva solo il compito di soddisfare sessualmente la Grande Madre, la vera tutrice della riproduzione della specie.

Il fatto che la principale figura religiosa della Grecia minoica fosse una donna assume un significato importante, poiché la struttura religiosa di una società plasma in larga misura il suo sistema di valori; per conoscere il ruolo della femmina all'interno di una determinata civiltà è importante capire come venga definito dalle credenze religiose in essa prevalenti.
E infatti, nella cultura cretese le femmine godevano di una posizione sociale privilegiata rispetto a quella loro riservata nelle altre civiltà coeve.
Le donne minoiche fruivano di una certa libertà di movimento, avevano il ruolo privilegiato di sacerdotesse, potevano amministrare il proprio patrimonio anche dopo essersi sposate, potevano ereditare da un congiunto e divorziare dal marito conservando la dote.

Non vi sono però tracce di una successione matrilineare, se non sporadiche.
Col passaggio dalla civiltà minoica a quella micenea, sviluppatasi a Micene attorno al 1450 a.C. e con il conseguente emergere della figura del guerriero, i caratteri culturali del mondo greco vanno via via modificandosi, trasformando radicalmente lo statuto sociale femminile.

Per concludere questa breve analisi su una supposta età dell'oro della femmina, nell'ambito della civiltà occidentale, bisogna ricordare che sulla sua effettiva consistenza esistono molti ma molti dubbi...
Recentemente, infatti, gli storici si stanno orientando verso un RIDIMENSIONAMENTO dell'IPOTESI MATRIARCALE (perché sono IPOTESI...), ritenendo più corretto parlare di comunità matrilineari, basate cioè sulla discendenza materna e non paterna.

Molti antropologi, poi, parlano del matriarcato in termini di "mito", vale a dire di un'elaborazione fantastica, che rappresenterebbe proprio l'opposto della realtà, il suo inverso, una forma di appagamento immaginario, come quello espresso dalle favole.
L'idea di una società dominata dalle femmine sarebbe quindi, in questa prospettiva, un'inversione mitologica, un "mondo alla rovescia" generato dal bisogno di compensare una realtà brutale e frustrante
.

Le donne, insomma, avrebbero elaborato una narrazione fantastica capace di ripagare, nell'immaginazione, le sofferenze subìte.

Non è quindi facile stabilire se il matriarcato sia una leggenda o una realtà.
Se è vero che in molte culture mediterranee si è a lungo mantenuta la memoria di un'ancestrale fase di predominio femminile che ritorna alla luce in occasione di alcuni riti misterici greci e romani riservati alle donne, è altrettanto vero che neanche nella società cretese vi sono sufficienti elementi per parlare di matriarcato; si può parlare, semmai, di condizioni che assegnavano alla femmina una considerevole libertà e dignità sociale.
Lo stesso mito delle Amazzoni, da molti considerato una prova a favore di un'età d'oro matriarcale, deve essere attentamente riconsiderato.


Il nome di queste femmine guerriere, che vivevano in comunità rigorosamente femminili, deriva da "a-mazos", senza seno. Il mito, infatti, narra che esse tagliavano una mammella alle figlie affinché potessero maneggiare meglio la lancia e l'arco.
Per generare figli, si univano a uomini stranieri, che erano ammessi nella comunità come schiavi.
Se il neonato era maschio, veniva ucciso.
Le Amazzoni erano considerate crudeli e prive di qualsiasi sentimento di umanità: la loro linfa vitale era l'odio verso l'uomo, che conferiva loro la rabbia necessaria per essere invincibili in battaglia.

Recentemente, anche questo mito è stato letto come un racconto catartico, elaborato per esorcizzare il potere femminile e per impedire che la tensione tra i sessi si trasformasse in conflitto insanabile; è inoltre molto probabile che questa narrazione servisse a rappresentare un mondo selvaggio e barbaro - come quello formato da sole femmine -, contrapposto a quello armonioso della civiltà, fondato sulla coesistenza pacifica tra i sessi.
Più che un residuo dell'era matriarcale, quindi, il mito delle Amazzoni attesterebbe una situazione esattamente opposta: la volontà di una società dominata dall'uomo di dimostrare l'innaturalità della separazione tra i sessi e l'incapacità delle donne di pervenire a una gestione equilibrata e stabile della società.

Online Jason

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #19 il: Luglio 21, 2016, 19:39:50 pm »
Citazione
Vero, comunque poca roba. E comunque a ribellarsi fu Sassari, non la Sardegna. Non so se mi spiego...

Forse ti riferisci al fatto che Sassari insieme ad Olbia è la città meno indipendentista della Sardegna ?
E anche se non fosse così , i paesini intorno Sassari, tipo Ittiri, lì sentì l'essenza della sardegna, e anche a Sassari stessa. Cos'ha di speciale ?

Citazione
Vero anche questo, ma nulla di "fatto in casa". Tutta roba di importazione. Siamo il risultato di secoli e secoli di padroni diversi.

E' vero, tutta roba di importazione, ma considera che anche quando ci furono i nuragici non è che era granchè popolata la Sardegna, e non lo è nemmeno tutt'ora .

Citazione
C'entra, c'entra. Il femmineo è conservazione dell'esistente, non slancio verso il nuovo. Paura dell'ignoto e del cambiamento, non entusiasmo per la novità. Paura del rischio, non consapevolezza del fatto che chi non risica non rosica. Ecco perchè la società sarda, guidata da donne, si mette di traverso ogni volta che sente aria di novità.
E questo vale per la scoperta di nuove terre come per la costruzione di strade.
Hanno sempre preferito l'uovo oggi alla gallina domani.
La malapolitica, in Sardegna, è una scusa.

Questo hai ragione, però le femministe sono tutto fuorchè tradizionaliste, per loro un termine simile è come il tetano  :lol:

Citazione
Nessuna ideologia del progresso, Vicus, chiedevamo solo di non metterci 5 ore per fare Cagliari-Sassari alla media di 60 Km/h. (parlo degli anni 50/60/70, quindi non propriamente l'era dell'informazione).

O l'elettrificazione della ferrovia almeno Cagliari-Sassari-Olbia, il minimo per una bella regione turistica .
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Offline maveryx

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #20 il: Luglio 21, 2016, 21:09:39 pm »
Quello che tu definisci "isolamento bucolico" è solo paura di osare, di confrontarsi, di conoscere, paura causata, guarda un po'...dal matriarcato, o meglio da quello che chiamo MOS (Matriarcato Occulto Sardo).
Quello sardo è il popolo più "conquistato" della storia, dominato di volta in volta da chiunque si trovasse a "passare di qua".
Mai una insurrezione (anzi si, una), mai un tentativo di creare una terra dei sardi, semplicemente perchè il popolo sardo non è mai esistito, frammentato da faide e guerre tra bande di idioti istigati da femmine, solo da femmine, sempre da femmine, nascoste dietro il loro velo nero (il burqa ce fa ride a noi) a giudicare, comandare, mettere gli uni contro gli altri, al punto che quando gruppi di maschi sardi si sono ritrovati senza donne e comandati da uomini (Brigata Sassari?) sono sempre risultati tra i più arditi. Casualità?
Come dico sempre, la Sardegna attuale rappresenta il modello perfetto da studiare se si vuol capire a che punto si può ridurre una società quando al comando ci sono le donne: la terra più arretrata del sistema solare, senza un'autostrada (nel 2016), con 1000 dialetti diversi in 300 Km, dialetti accomunati da una agghiacciante particolarità: in tutti i 1000 non esiste la parola "futuro". Casualità?

Breve coincisa ed ottima disamina Fazer, che si potrebbe allargare a tante zone dell'Italia meridionale, in particolare quelle interne che hanno vissuto per secoli isolate e poco influenzate da eventuali invasori che si interessavano solo delle zone costiere e delle città.
Volevo aggiungere una cosa: perchè insistete a dire che il problema è il femminismo, il femminismo è un sintomo, in Sardegna ad esempio non è certamente molto diffuso come nel resto dell'Italia meridionale, ma la mentalità delle donne, delle madri in particolare, è terribile.

"Frammentato da faide e guerre tra bande di idioti istigati da femmine, solo da femmine, sempre da femmine, nascoste dietro il loro velo nero (il burqa ce fa ride a noi) a giudicare, comandare, mettere gli uni contro gli altri"

Riflettete: una cosa del genere può accadere solo se la donna è idealizzata a tal punto che l'uomo non è in grado di vedere più la donna reale che cosa sia tanto che finisce poi per colpevolizzarsi lui stesso. La civiltà nasce con l'affermarsi del padre, che è un'evento culturale, e regredisce quando il padre torna ad essere sottomesso al naturale potere materno.
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Offline Fazer

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #21 il: Luglio 21, 2016, 21:26:32 pm »
Forse ti riferisci al fatto che Sassari insieme ad Olbia è la città meno indipendentista della Sardegna ?

Quel che voglio dire è:
Aragonesi/Rettiliani/Borg attaccano una zona X della Sardegna e se ne impadroniscono.
Se mai c'è una reazione, questa proviene solo ed esclusivamente dalle popolazioni che abitano la zona attaccata.
Persino gli abitanti dei dintorni se ne sbattono: non è terra loro (e parlo magari di 20 Km di distanza).
Il popolo sardo NON è mai esistito come tale.
Esistono Sassaresi (chiamati dai campidanesi "impicca-babbu", non credo serva traduzione), i "sudisti" (campidanesi, sulcitani e cagliaritani, chiamati "marocchini" o comunque "africani" dai sedicenti  "nordisti" sassaresi), questo per dire che livello di amore e fratellanza c'è qui.
Per il 90% dei sardi paesi come Orgosolo (patria di banditismo e faide infinite) andrebbero semplicemente bombardati "Hiroshima style".


Offline Fazer

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #22 il: Luglio 21, 2016, 21:31:30 pm »
Riflettete: una cosa del genere può accadere solo se la donna è idealizzata a tal punto che l'uomo non è in grado di vedere più la donna reale che cosa sia tanto che finisce poi per colpevolizzarsi lui stesso. La civiltà nasce con l'affermarsi del padre, che è un'evento culturale, e regredisce quando il padre torna ad essere sottomesso al naturale potere materno.

Esattamente.
Il femminismo in Sardegna non ha presa perchè le donne sarde...non ne hanno bisogno.
In Sardegna le quote rosa rappresenterebbero un passo indietro per le donne, perchè le costringerebbero a "metterci la faccia" invece che continuare a tirare i fili comodamente nascoste, come fanno da secoli.

Offline Rita

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #23 il: Luglio 21, 2016, 22:13:35 pm »
Breve coincisa ed ottima disamina Fazer, che si potrebbe allargare a tante zone dell'Italia meridionale, in particolare quelle interne che hanno vissuto per secoli isolate e poco influenzate da eventuali invasori che si interessavano solo delle zone costiere e delle città.
Volevo aggiungere una cosa: perchè insistete a dire che il problema è il femminismo, il femminismo è un sintomo, in Sardegna ad esempio non è certamente molto diffuso come nel resto dell'Italia meridionale, ma la mentalità delle donne, delle madri in particolare, è terribile.

"Frammentato da faide e guerre tra bande di idioti istigati da femmine, solo da femmine, sempre da femmine, nascoste dietro il loro velo nero (il burqa ce fa ride a noi) a giudicare, comandare, mettere gli uni contro gli altri"

Riflettete: una cosa del genere può accadere solo se la donna è idealizzata a tal punto che l'uomo non è in grado di vedere più la donna reale che cosa sia tanto che finisce poi per colpevolizzarsi lui stesso. La civiltà nasce con l'affermarsi del padre, che è un'evento culturale, e regredisce quando il padre torna ad essere sottomesso al naturale potere materno.

quoto: Luigi Zoja, ne "Il gesto di Ettore" dice che ogni perdita di paternità è perdita di civiltà. Se l'autorità dei padri si indebolisce il sistema delle regole che regge la società si sfilaccia perché viene a mancare il guardiano dei limiti di comportamento (civile per la civiltà data sia essa quella dei pescatori del Pacifico o dei cavalieri mongoli). Pino Aprile prende spunto da questa disamina di Zoja per ipotizzare che l'origine della mafia sia la massiccia emigrazione degli uomini. Il Meridione divenne un popolo di padri assenti, con uomini lontani, sorse un serio problema demografico e la popolazione divenne a maggioranza femminile. Il sistema delle regole virò verso il sistema matriarcale (è giusto se è a favore dei miei figli pur se in danno alla comunità): in questo ci vede il successo del mafioso che, a dispetto dell'apparente machismo è figlio dell'eccezione materna non della legge paterna
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Online Jason

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #24 il: Luglio 21, 2016, 23:02:48 pm »
Fazer, in Sardegna ci sono stato , eppure sono sorpreso quandi mi dici che c'è tutto sto campanilismo....o sono stato ingenuo oppure abituato a ben altri scenari (per esempio il campanilismo che c'è in Toscana e buona parte della lombardia è inarrivabile) .

Sul femminismo hai ragione, nemmeno io lo notai, peró come già scritto, le peggiori femministe incontrate sul web proprio sarde sono. Una gestisce pure un blog.
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Offline Fazer

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #25 il: Luglio 21, 2016, 23:27:59 pm »
Fazer, in Sardegna ci sono stato , eppure sono sorpreso quandi mi dici che c'è tutto sto campanilismo....o sono stato ingenuo oppure abituato a ben altri scenari (per esempio il campanilismo che c'è in Toscana e buona parte della lombardia è inarrivabile) .

C'è da dire che di fronte a persone provenienti da "fuori"...tutti sardi siamo... :doh:
E quindi via di bandiera 4 mori e falsa unità.
Io abito in un paese di circa 10000 abitanti. Qui "caminetto" si dice "zimminena".
A 10 Km da qui (anzi 9.600) c'è un paese che conta 14000 abitanti. Già lì "caminetto" si dice "gimminera".... :ohmy:
Immaginati a 30/40 Km che succede.
Io di quello che dice un nuorese che parli il suo dilaetto non capisco nulla. E sottolineo NULLA. Capisco meglio un abitante di Madrid.
Ogni paesino ha il suo costume tipico, la sua storia, le sue particolarità linguistiche, e per un sardo qualsiasi ci sono più cose da scoprire in una qualsiasi località a 30 Km di distanza dal suo paese che in un'altra regione.
E non parlo di spiagge o nuraghi: quelli li conosciamo tutti.
Pensa a che livello siamo: roba da Piero Angela...
E meno male che di tanto in tanto arrivavano Aragonesi/Rettiliani/Borg a prenderci a calci in culo e a ingravidare femmine, altrimenti a forza di accoppiamenti tra consanguinei avevamo percentuali di "guasti" da far paura.
Ci ho messo decenni  a capire, ad attribuire responsabilità, a dare colpe.
Ora, anche grazie a questo spazio, penso di essere riuscito a capire:
Matriarcato Occulto Sardo.

"E benvenuti a questa festa
In questa terra di vacanze
In questa terra bambina
Che più che piangere non sa
In questa bella “cartulina”
Che chiunque voglia può comprar...
"

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Offline Vicus

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #26 il: Luglio 22, 2016, 01:00:17 am »
Questo è quanto scrivevano su uomini 3000.

http://www.uomini3000.it/10069.htm
Concordo, il matriarcato probabilmente non può neanche esistere e questo non credo che sia dovuto al fatto che gli uomini sono fisicamente più forti.
quoto: Luigi Zoja, ne "Il gesto di Ettore" dice che ogni perdita di paternità è perdita di civiltà. Se l'autorità dei padri si indebolisce il sistema delle regole che regge la società si sfilaccia perché viene a mancare il guardiano dei limiti di comportamento (civile per la civiltà data sia essa quella dei pescatori del Pacifico o dei cavalieri mongoli). Pino Aprile prende spunto da questa disamina di Zoja per ipotizzare che l'origine della mafia sia la massiccia emigrazione degli uomini. Il Meridione divenne un popolo di padri assenti, con uomini lontani, sorse un serio problema demografico e la popolazione divenne a maggioranza femminile. Il sistema delle regole virò verso il sistema matriarcale (è giusto se è a favore dei miei figli pur se in danno alla comunità): in questo ci vede il successo del mafioso che, a dispetto dell'apparente machismo è figlio dell'eccezione materna non della legge paterna
La mafia è nata con l'unità d'Italia, prima semplicemente non esisteva. Era ed è il lato oscuro delle istituzioni per tenere sotto controllo la popolazione e bloccare un sano sviluppo.
Senza l'appoggio di parti dello Stato sarebbe semplice delinquenza comune, si pensi a come è stato brutalmente represso il brigantaggio, che non aveva coperture istituzionali.
C'è da dire che di fronte a persone provenienti da "fuori"...tutti sardi siamo... :doh:
E quindi via di bandiera 4 mori e falsa unità.
Io abito in un paese di circa 10000 abitanti. Qui "caminetto" si dice "zimminena".
A 10 Km da qui (anzi 9.600) c'è un paese che conta 14000 abitanti. Già lì "caminetto" si dice "gimminera".... :ohmy:
Immaginati a 30/40 Km che succede.
Io di quello che dice un nuorese che parli il suo dilaetto non capisco nulla. E sottolineo NULLA. Capisco meglio un abitante di Madrid.
Ogni paesino ha il suo costume tipico, la sua storia, le sue particolarità linguistiche, e per un sardo qualsiasi ci sono più cose da scoprire in una qualsiasi località a 30 Km di distanza dal suo paese che in un'altra regione.
E non parlo di spiagge o nuraghi: quelli li conosciamo tutti.
Pensa a che livello siamo: roba da Piero Angela...
E meno male che di tanto in tanto arrivavano Aragonesi/Rettiliani/Borg a prenderci a calci in culo e a ingravidare femmine, altrimenti a forza di accoppiamenti tra consanguinei avevamo percentuali di "guasti" da far paura.
Ci ho messo decenni  a capire, ad attribuire responsabilità, a dare colpe.
Ora, anche grazie a questo spazio, penso di essere riuscito a capire:
Matriarcato Occulto Sardo.

"E benvenuti a questa festa
In questa terra di vacanze
In questa terra bambina
Che più che piangere non sa
In questa bella “cartulina”
Che chiunque voglia può comprar...
"

(Piero Marras - Stazzi uniti)
L'unica cosa negativa che vedo è l'isolamento culturale, ovvero la mancanza di unità. Ma questo forse si potrà risolvere: oggi sono stati elaborati modelli di cooperazione tra popolazioni anche molto diverse, senza bisogno di uniformarle alla società di massa.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #27 il: Luglio 22, 2016, 01:00:54 am »
Riflettete: una cosa del genere può accadere solo se la donna è idealizzata a tal punto che l'uomo non è in grado di vedere più la donna reale che cosa sia tanto che finisce poi per colpevolizzarsi lui stesso. La civiltà nasce con l'affermarsi del padre, che è un'evento culturale, e regredisce quando il padre torna ad essere sottomesso al naturale potere materno.

Comunque ricordo che anni fa, quando iniziai ad interessarmi della c.d. QM, ciò tu evidenzi era regolarmente riportato sul sito del Maschi Selvatici, in primis da Armando Ermini e dallo scomparso Cesare Brivio.

@@

ps: la prima volta che ho sentito parlare della "Grande Madre", è stato proprio lì, sul sito dei Maschi Selvatici.
Prima dei 35 non sapevo neppure che roba fosse, anche perché certi argomenti non mi interessavano minimamente.

Offline Frank

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #28 il: Luglio 22, 2016, 01:19:58 am »
http://www.bibliosofia.net/files/patriarcato.htm
Citazione
Note sull'origine del patriarcato
Britton Johnston
Traduzione dall'inglese di Fabio Brotto

brottof@libero.it

www.bibliosofia.net

Anzitutto, presupponiamo che ci sia stato un tempo in cui la civiltà sia stata non-patriarcale. Questo è lontano dall'essere provato, sebbene ci sia qualche indicazione che le cose potrebbero essere state così. Ma come avrebbe luogo la transizione dalla cultura non-patriarcale a quella patriarcale?

Si sostiene che, poiché gli uomini sono più aggressivi e forti fisicamente delle donne, essi hanno naturalmente vinto la competizione con le donne per una posizione privilegiata entro la cultura.

Molta parte della dottrina femminista sostiene che non vi sia nulla di quello che un uomo può fare che una donna non possa fare a sua volta. Le donne stanno entrando nell'esercito - anche in fanteria. Esse stanno accostandosi a sport tradizionalmente maschili come la lotta, perfino in competizione diretta con i maschi. Donne maratonete stanno cominciando ad affermare di essere in grado di battere gli uomini in maratone di estrema lunghezza, di cinquanta miglia o più. È improbabile che le donne raggiungano mai una perfetta uguaglianza agli uomini in forza fisica, ma la distanza si sta accorciando nella misura in cui sempre più donne praticano sport competitivi.

La dottrina femminista sostiene altresì che l'aggressività non è necessariamente l'unica forma di forza umana. Sappiamo che la solidarietà umana, per esempio, deve dipendere da qualcosa di più elevato dell'aggressività, e che gli umani cooperando tra loro possono conseguire risultati migliori di quelli ottenuti da singoli individui, per quanto aggressivi questi possano essere. La stile relazionale delle donne tende a produrre una solidarietà sociale maggiore di quella realizzata dallo stile aggressivo maschile. Pertanto sembra probabile che in una "guerra tra i sessi" le donne debbano avere un vantaggio sugli uomini.

La dottrina femminista nega che le donne siano il "sesso debole", evidenziando come vi siano molte forme di forza diverse da quella fisica e dall'aggressività. Le donne possono impiegare molte forme alternative di forza e di solidarietà in modo più efficace degli uomini.

Si assume che proprio perché sono gli uomini più delle donne a ricevere dal patriarcato un beneficio culturale, allora sono gli uomini che devono aver ideato e rafforzato il patriarcato stesso.

L'immagine del maschio al primo stadio della civilizzazione che emerge da questo modello è molto impressionante. Egli sarebbe stato in grado di immaginare un nuovo sistema sociale che lo avrebbe avvantaggiato sulle donne che gli stavano intorno. Sarebbe stato in grado di organizzare insieme agli altri uomini della sua società una specie di cospirazione contro metà della sua comunità. Sarebbe stato in grado di impiegare la sua forza fisica contro la superiore capacità di solidarietà sociale delle donne. Sarebbe stato in grado di inventare un sistema religioso atto a fondare e preservare i suoi privilegi di contro alla forza dell'esperienza e dell'ottica femminile. Era forte, inventivo, geniale e ben organizzato. Era anche abbastanza malvagio da voler opprimere le donne che avevano portato in seno lui e i suoi figli. Se non fosse per la sua estrema malvagità, si sarebbe tentati di concludere che il patriarcato è un buon sistema, visto che affida la responsabilità della cultura ad una creatura così evidentemente superiore. Sembra di poter concludere che molta della teoria palesemente antipatriarcale sull'origine del patriarcato sia basata su presupposti patriarcali.

Prendiamo due principi della dottrina femminista e poniamo che siano veritieri: anzitutto, le donne non sono il "sesso debole", e il patriarcato è un sistema intrinsecamente violento che ostacola la pace e la completezza del genere umano. In altre parole, l'uguaglianza e la giustizia tra i sessi è l'origine e il destino della nostra specie. Ma in qualche punto dello sviluppo vi è stata una "caduta", ed un'espulsione dal "Giardino dell'Eden".

Ma questa caduta non potrebbe essere stata realizzata da uno dei due sessi contro l'altro, dato che nessuno dei due è più "debole" dell'altro. Deve quindi esserci stato qualche inganno o illusione che è penetrato nella cultura umana e ha fatto sì che i due sessi abbiano collaborato al fallimento della giustizia.

Ma perché le donne avrebbero dovuto collaborare alla loro stessa oppressione? Veniamo qui ad un punto che suggerisce quel "biasimo della vittima" che è un vecchio espediente degli oppressori per giustificare i loro privilegi. Ma questa non è l'unica conclusione disponibile. L'origine del patriarcato potrebbe essere un caso di crisi culturale sfociante nella scelta del male minore. Per salvare la vita di un paziente con un arto in cancrena, un chirurgo glielo amputerà. Allora non è possibile che il sistema patriarcale emerga come scelta della cultura nel suo insieme - uomini e donne - al fine di scongiurare una crisi che potrebbe distruggere completamente la cultura stessa? Questa ipotesi sembra più coerente con la comprensione femminista della essenziale eguaglianza di forze delle donne nella società umana. Ed è anche più coerente con l'evidenza archeologica.

La domanda naturalmente riguarda quale tipo di crisi possa aver convinto le donne a rinunciare alla loro posizione sociale e ad abbracciare un sistema patriarcale che le avrebbe crudelmente oppresse.

Sappiamo che l'origine del patriarcato sembra risalire ad un certo stadio in tutte le primitive società agricole. Pare che in ogni parte del mondo ove sia sorta l'agricoltura, si sia inevitabilmente instaurato un sistema patriarcale. I tre esempi principali sono il Vicino Oriente antico, la Cina antica e il Mesoamerica. In ciascun caso, l'agricoltura sorse senza alcun influsso dall'esterno; in ciascun caso sembra che l'inizio della pratica agricola sia stato seguito da un periodo di culto di una dea della fertilità (con o senza un equivalente maschile) e da una società caratterizzata da una approssimativa eguaglianza tra i sessi: ma questo breve periodo di quasi matriarcato fu seguito dall'emergere di una cultura guerriera dominata dai maschi.

Alcune studiose, come Gerda Lerner, Marija Gimbuta e Rianne Eisler hanno tentato di spiegare la nascita del patriarcato come la conseguenza di un'invasione delle pacifiche comunità agricole da parte di culture patriarcali guerriere dotate delle superiori armi dell'età del ferro. Ma questa ipotesi non è in grado di risolvere due importanti questioni. Anzitutto, in che modo gli invasori dell'età del ferro erano diventati patriarcali? E in secondo luogo, come si può spiegare il fatto che il patriarcato sorse anche in Mesoamerica, dove la civiltà aveva a malapena superato il livello dell'età della pietra?

Allora, che cosa è stata questa crisi? È chiaro che la risposta può essere solo speculativa, dal momento che disponiamo solo di pochi manufatti e di nessun documento. Ma la prima indicazione, o piuttosto il principio guida per la nostra speculazione, viene dalla teoria mimetica di René Girard. Non è necessario che io riassuma qui la teoria di Girard: basterà sottolineare come la teoria di Girard possa suggerire una soluzione al problema della natura della crisi che è risolta dal patriarcato: la crisi mimetica. Se Girard ha ragione, la più grande minaccia alla sopravvivenza umana ha poco a che fare con la scarsità di calorie a disposizione. Il nostro problema più grave è quello del controllo della nostra propria violenza. La mia proposta è che la nascita del patriarcato nelle società agricole primitive sia da intendere come risposta ad una nuova e pericolosa forma di crisi mimetica che si verifica nelle società agricole.

È probabile che la stessa agricoltura abbia avuto origine nella crisi mimetica. La semina e il raccolto di vegetali era in origine una pratica religiosa, che solo gradualmente andò orientandosi principalmente ad una produzione materiale intesa a soddisfare bisogni nutrizionali. Fu durante questo processo di transizione dal religioso al materiale, o forse dopo, che la cultura agricola divenne patriarcale.

Sappiamo che le culture agricole primitive praticano un culto della fertilità, soprattutto (ma non esclusivamente) nella forma di una dea della fertilità che viene rappresentata con un esagerato sviluppo dei suoi organi procreativi. Questo è vero tanto nel Mesoamerica quanto nel Medio Oriente. La fertilità della terra è associata al sacrificio, probabilmente perché la si vede come un produrre cibo che è una sorta di sostituto del cannibalismo, un grano sacro che estende il beneficio religioso del sacrificio. Dato che i feticci delle dee madri sono le prime manifestazioni antropomorfiche di questo principio della fertilità, sembra probabile che le vittime sacrificali per il rito della fertilità siano state donne. I loro corpi sono associati alla produzione di vita e di pace, così sacrificare una donna e seppellirla in modo che il suo corpo possa far crescere un raccolto di pace sembra una deduzione naturale nella prospettiva della magia simpatica.

Successivamente, di nuovo mediante una deduzione religiosa, la donna come datrice di vita è associata alla donna come vittima sacrificale. La penetrazione della donna, che la feconda, viene associata all'aratura del terreno che crea fertilità, e specialmente alla penetrazione del corpo della vittima sacrificale (femminile) con la lama sacrificale. Il maschio acquisisce il ruolo di sacerdote o sacro carnefice/eroe. L'atto sessuale diventa un rito di sacrificio.

Questi sviluppi avvengono in risposta alla crisi religioso-mimetica che colpisce tutte le culture umane. Ma la crisi affronta nuovi pericoli in risposta alla natura pesantemente sbilanciata nel rapporto tra i sessi che la nuova religione presenta. La cultura vede che tutta la pace, l'armonia, la fertilità, ecc. emergono dal principio femminile. Questo tende a turbare la delicata bilancia tra il principio maschile e quello femminile nella cultura. Il femminile minaccia di schiacciare la cultura, generando una nuova crisi mimetica.

Quello che intendo come "principio femminile" è precisamente l'insieme delle caratteristiche della femminilità che vengono esaltate nell'antropologia femminista - affettività, attenzione, confidenza, cura materna, empatia, e altre ancora. Queste caratteristiche sono bensì essenziali per la crescita e la vita umane, ma nello stesso tempo di per sé costituiscono una minaccia culturale - la minaccia dell'indifferenziazione. Queste qualità "femminili" tendono a cancellare confini e differenze. Come ha mostrato Girard, quando la differenza comincia a svanire, si sviluppa una crisi mimetica che trapassa in violenza indifferenziata. La violenza indifferenziata può distruggere completamente la comunità. La "medicina" contro la crisi mimetica è il mantenimento della differenza mediante una violenza attentamente manipolata e mirata - con l'essere femminile stesso come vittima sacrificata.

Pertanto il principio "femminile" deve essere bilanciato da un principio maschile artificialmente esagerato - aggressività e differenziazione - al fine di scongiurare la crisi mimetica. Per la cultura il patriarcato diventa il mezzo per sopravvivere.

Se noi esaminiamo i miti fondativi di queste culture patriarcali primitive, possiamo trovare quello che potrebbe essere realmente una manifestazione di questo processo. Marduk, il dio/sacro carnefice/eroe patriarcale babilonese uccide sua madre Tiamat e forma il cosmo dal suo corpo; similmente Tlaloc, il dio della pioggia patriarcale degli Aztechi, inizia la fondazione del mondo uccidendo sua madre non appena è stato partorito.


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Citazione
È improbabile che le donne raggiungano mai una perfetta uguaglianza agli uomini in forza fisica, ma la distanza si sta accorciando nella misura in cui sempre più donne praticano sport competitivi.

Non è improbabile, bensì impossibile, salvo future manipolazioni genetiche che potrebbero trasformare le donne in uomini.
Ma a quel punto non si tratterebbe più di "maschi contro femmine", bensì di "maschi contro maschi".  :alien:
Tra l'altro certe future manipolazioni genetiche potrebbero riguardare anche gli uomini, che pertanto non sarebbero più degli uomini, bensì dei super uomini.
Consequenzialmente, dal punto di vista fisico, resterebbero sempre superiori alle appartenenti al sesso femminile.
...


Citazione
ma la distanza si sta accorciando nella misura in cui sempre più donne praticano sport competitivi.

In realtà ormai da anni le distanze non si stanno più accorciando.
Anzi, in certi sport come il nuoto e l'atletica, sono nuovamente aumentate in favore degli uomini.

Ma va beh, andiamo avanti...

Offline Salar de Uyuni

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Re:Femminismo,matriarcato e potere femminile 3 COSE MOLTO DIFFERENTI
« Risposta #29 il: Luglio 22, 2016, 03:52:42 am »
Ma scusate io non sono pugliese,ma i fatti di Avetrana non suggeriscono la presenza effettiva di un matriarcato anche in Puglia?
So che fanno tanto i machisti,ma come è possibile che proprio nel segreto dell'urna da quella regione come presidente sia uscito fuori Nicki Vendola,anzi VORREI POTER DIRE PIU' GLI UOMINI FANNO I MACHI,E PIU' LE DONNE LI CONTROLLANO,E PERDIPIU' C'E' IL SOSPETTO CHE DIETRO IL TANTO ANGARIATO (DAL FEMMINISMO) MACHISMO DEL MASCHIO ''LATINO'' PIU' CHE UNA SUA DEBOLEZZA COME PIACE DIRE, CI SIA UN'APERTA OMOSESSUALITA',solo che non lo puoi dire perchè se no paradossalmente insulti i gay,il fatto che un uomo abbia gli agìddominali scolpiti (fin qui nulla da dire,tutto fa brodo),ma anche depilato...
Boh non so,NON E' SOLO QUESTIONE DI SARDEGNA,A ME STO SUD PUZZA DI MATRIARCATO,SOLO CHE LE DONNE VOGLIONO AVERE IL MASTINO DEPILATO DA ESPORRE TUTTO QUI.

Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''