Sollecitato dal seguente post,
http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=13661.msg157499;topicseen#msg157499, riapro il discorso del post qui presente sul tema "Delle donne bisogna parlare solo agli uomini", frase dello Zarathustra nietzscheano in risposta ad una vecchietta che lo sollecitava a parlare di donne.
CLUBBER, come me, sente molto il tema dello "spazio maschile". Un tema capitale. Dato che il femminismo non è stato altro che un'invasione dello spazio maschile da parte delle donne giustificato da uomini che ne avvertivano l'esigenza. Esso cominciò con la Rivoluzione in Francia: la borghesia aveva bisogno del popolo e delle donne per contrastare, con la forza della massa, il potere costituito di forze politiche che avevano una preparazione militare e culturale troppo avanzata perché una casta di mercanti potesse avere qualche speranza. Da allora le donne, nei confronti della nuova casta dominante - una casta di servi, per inciso -, ebbero da rivendicare la loro posizione all'interno degli spazi maschili.
Lì, nei salotti della borghesia europea, entrarono in contatto con la cultura occidentale: lì cominciò anche il declino di quella cultura, l'equivoco della stessa. Non so quando di preciso nasca il vocabolo vuoto "maschilismo", ma so per certo che si tratta di una delle più importanti falsificazioni della storia: una riflessione millenaria sul senso del maschile e del femminile, sulla dietetica della salute maschile, sulla codificazione di segni che garantissero una valida interpretazione della società, fu soffocata dalla parola "maschilismo". Un salto di un secolo e mezzo ed arriva la "seconda invasione", con lo scoppio della Grande Guerra e la sua continuazione nella Seconda Guerra, che altro non furono se non una Seconda Rivoluzione volta al coinvolgimento sociale-socialista delle masse nei processi di produzione-consumo per la politica di potenza. Una rivoluzione "dall'alto", ma pur sempre una rivoluzione, erede della Via prussiana all'industrializzazione. Da allora infettare gli spazi maschili con le donne è diventata una moda. E da allora ogni tentativo di ripristinare i segni interpretativi del reale è caduto nel vuoto: il ripristino dei segni da allora si muove come
reazione ad un presunto
progresso ed esso viene immediatamente mistificato come "maschilismo" o, più tardi, come "machismo", per tacere di altri appellativi esterni alla questione maschile. Questo per il comodo dei "progressisti" - che non sono solo una categoria politica della chiacchiera pubblica, ma tutti coloro che vogliono assumere un controllo od un predominio
sulla società nella
credenza sincera o fittizia che soltanto loro possano fare il loro vantaggio, e che il loro vantaggio corrisponda a quello di tutti -.
In questo forum mi è stato imputato di aver usato parole "politically correct", se non addirittura di aver manifestato zerbinismo. Proprio da CLUBBER peraltro. (E probabilmente non a torto, dato che provengo da un retroterra e da esperienze zerbiniste e che, avendo un modo problematico di approcciarmi alle faccende della vita, la mia guarigione è piena di ricadute). Questo fatto, insieme al racconto del post linkato, mi suggerisce che in questa sede prevalga un approccio
napoleonico o
asiatico alla Questione Maschile, ovvero un approccio che si discosta molto dal settarismo e dalla pratica del silenzio, basandosi piuttosto sulla reazione diretta alle balle e alle ingiustizie. Si tratta peraltro di un modello alquanto nobile e sincero. La pecca, però, di un tale modello, dipende dalla reazione del femminismo. Già emergono questi movimenti reazionari di vetero-femministe che sono anti-mascoliniste in virtù dello
ipse dixit femminista; mi viene in mente la nostra vecchia "amicizia" che scrive tali amenità:
https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/03/17/mascolinismo-i-nuovi-machos/ .
Penso anche a Vicus, che in alcuni post, compreso il mio di qualche giorno fa, invita a non confondere la QM con tematiche omo. In effetti il forum si presenta come una discussione sul conflitto di genere, quindi principalmente sulla relazione uomo-donna. Tuttavia dovrebbe pur manifestarsi un lato della questione maschile che escluda le donne dall'equazione; un lato della questione che si occupi in maniera unilaterale del problema dei
maschi, che è il problema della conservazione ed accumulo delle forze vitali e virili, nonché il problema dell'
amore verso gli uomini. Un problema che ha a che fare con le tematiche omo soltanto di fiancata. Perché diciamocelo, nella società attuale, si pensa che si debba dare amore soltanto alle donne e, qualora si finga di manifestarlo verso gli uomini,
si considerano falsamente identici l'amore maschile e quello femminile. Non sto proponendo un omosessualismo QMista, che lascio agli omosessuali.
Se, quindi, da un lato il resoconto di CLUBBER rappresenta un perfetto criterio di lotta contro l'anti-maschile, da un altro lato manca l'aspetto pro-maschile della questione. Il rischio è che, di fronte all'ammissione della amica, ella prenda questa ammissione come un
invito ad avere interessi e, di conseguenza, ad invadere nuovamente lo spazio maschile. A mio avviso occorre premunirsi, proteggere il territorio del maschile. E mi pare anche che in molti, non so quanto coscientemente, l'abbiano intuito sia qui che altrove:
https://www.amazon.co.uk/Women-Cant-Hear-What-Dont/dp/1585420611 .
Così io penso che il non-dire, il tacere, non sia sempre sinonimo di riduzione al silenzio dovuta all'accettazione incondizionata del politically correct (preciso in anticipo che non sto facendo una critica a CLUBBER o a qualcun altro, ma solo una riflessione teorica), ma anche una presa di posizione, un ritaglio del proprio spazio. Nel silenzio noi maturiamo i pensieri e anche, perché no, predisponiamo le armi, per poi raccogliere - o colpire - nel momento opportuno. Il silenzio spesso parla molto più di mille parole (so che sembra assurdo detto da uno che scrive post chilometrici per esprimere tre o quattro concetti) ed un suo modo, una sua forma millenaria, è il Club.