Autore Topic: E' la dose che fa il veleno.  (Letto 17437 volte)

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #15 il: Agosto 14, 2016, 10:23:16 am »
Se il governo iniziasse una campagna contro le scarpe coi tacchi alti, ne facesse triplicare il prezzo  con le tasse o proponesse di vietarne la vendita perché fanno male alla schiena tutte le donne giustamente  penserebbero “ Ma fatti gli affari tuoi tuoi governo del c…o”.
Questo per rendere l'idea dell'assurdità di occuparsi degli affari personali delle persone  pretendendo di insegnare alla gente come deve vivere non si capisce in base a quale criterio (il loro comunque)  e dall'alto di non si sa quale superiore saggezza.
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #16 il: Agosto 14, 2016, 10:41:54 am »
Utilizzando questi  sani principi, allo stesso modo col quale è stato bandito il fumo passivo che anche se non nuocesse  dà sicuramente fastidio, penso che sarebbe cosa buona e giusta anche vietare alle donne l'uso di minigonne o camicette semi-trasparenti e qualsiasi altro indumento che metta in mostra le loro grazie visto che la vista di tale bendidio, a persone tipo timidi anziani poveri bruttini o sfigati vari, in considerazione della loro chiara consapevolezza di non poter mai avere accesso a tali doni, non può fare altro che “NUOCERE GRAVEMENTE ALLA SALUTE”.
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #17 il: Agosto 15, 2016, 18:43:56 pm »
Articolo di Murray Rothbard

Rispondete rapidamente: qual é la minoranza più perseguitata in America? No, vi state sbagliando (e non sono nemmeno i grandi gruppi affaristici: una delle affermazioni più ridicole di Ayn Rand). Non siete riusciti a rispondere e quindi fate questa considerazione. Quale gruppo è stato delegittimato in modo crescente, messo all’indice e denigrato, prima dall’establishment e poi, seguendo in scia, da tutta la Società? Quale gruppo é stato costretto a tornare nell’ombra dopo secoli durante i quali é stato in piena luce? Quale gruppo ha tragicamente interiorizzato il sistema dei valori dei suoi oppressori tanto da avere vergogna e sentirsi profondamente colpevole nel praticare i propri costumi ed abitudini? Quale gruppo é stato così pesantemente colpito e ferito da non pensare nemmeno a difendersi, anche perché qualsiasi tentativo di difesa é pubblicamente ridicolizzato e condannato? Quale gruppo viene percepito come costituito da così grandi peccatori che l’uso di dotte statistiche contro di loro è considerato un mezzo legittimo di una giusta crociata?
Sto parlando di una fiera razza del passato: i fumatori, un gruppo che una volta era riverito ed invidiato, ma che ora non sono più nulla. Questo gruppo é sprofondato così in basso nella stima delle persone che, per enfatizzarne la difesa, sono obbligato a dichiarare che non sono, non sono stato e non sarò mai un fumatore. Potete immaginare di poter condurre lo stesso tipo di crociata contro i neri, ebrei od omosessuali? La crociata contro i fumatori é soltanto il contemporaneo, virulento esempio di una delle forme più maligne nella società americana: il Puritanesimo sinistrorso.
Il Puritanesimo é stato definito, dal mio scrittore preferito H. L. Meneken, come “la paura che ci perseguita; che qualcuno, da qualche parte, possa essere felice”. Il problema maggiore che hanno i Puritani non é quello di essere un gruppo di persone ostinate, ma quello di credere nella pericolosa eresia del “millennio seguente”, cioè che è responsabilità dell’uomo di stabilire un millennio (cento anni più o meno) del Regno del Signore sulla Terra, come pre-condizione della seconda discesa sulla Terra di Cristo. Poiché il Regno é per definizione una società perfetta e senza peccati, ciò significa che é un dovere teologale per i credenti stabilire una società senza peccati; ma fondare una società dove non esistono i peccati vuol dire dover implementare misure draconiane per sbarazzarsi dei peccatori – e qui casca l’asino!
Ora, io riconosco che essendo obbligato a descrivere i crociati come neo-Puritani, non rendo giustizia ai Puritani. I Puritani del 17° Secolo del New England, non erano così tanto crociati quanto persone che volevano instaurare il loro Regno libero dai peccatori, nei loro insediamenti, nelle loro “città su una collina”. Anche i primi Puritani erano calvinisti, credevano nella cristianità ed in una Confederazione Cristiana regolata dalle stringenti leggi della Bibbia e delle Determinazioni Divine. Con il passare degli anni il puritanesimo fu sostituito, soprattutto a causa di un’ondata di pietismo occorso sul finire del terzo decennio del 1800, da una più ridicola e perciò più pericolosa versione del cristianesimo protestante, tecnicamente conosciuto come “Pietismo Evangelico del dopo Millennio” (PMEP) che si radicò in special modo tra i discendenti etnico-culturali dei vecchi Puritani, che vennero soprannominati “Yankees” e che popolarono la parte superiore dello Stato di New York, il nord ed est dell’Ohio, il nord dell’Indiana ed il nord dell’Illinois (il termine “yankees”, come si suol dire “stupidi yankees”, non vuole semplicemente identificare gli “abitanti del nord”).
Questa nuova e subdola forma di PMEP, di neo-puritanesimo, che ha letteralmente dominato la maggioranza delle Chiese protestanti del nord per circa cento anni, aveva le seguenti caratteristiche: 1) Il Credo o Liturgia é un formalismo e pertanto non importante. Fintanto che sei protestante, non ha importanza a quale Chiesa appartieni. Le Chiese non sono importanti, la sola cosa che conta é la salvezza dell’individuo. 2) Per raggiungere la Salvezza l’individuo deve credere - ed essere libero dal peccato. 3) Il “peccato” é, ad ogni modo, definito in generale come qualsiasi cosa che è piacevole ed, in particolare, qualsiasi cosa che potrebbe “offuscare la mente” in modo da non farti raggiungere “la salvezza”, come i liquori (“il demone rum”), qualsiasi attività svolta nel Giorno del Riposo ad esclusione della preghiera, del leggere la Bibbia ed andare in chiesa – ma non quella cattolica, strumento dell’anticristo in Vaticano. 4) Poiché ogni individuo é debole e soggetto alle tentazioni , la sua “salvezza” deve essere aiutata dal Governo, il cui dovere teologico é quello di estirpare opportunità di peccare – come bere liquori, svolgere qualsiasi attività diversa da quelle citate, nel Giorno del Riposo, ed eliminare la Chiesa cattolica. Uno storico ha correttamente riassunto l’attitudine del PMEP verso lo Stato come: “Il Governo é il migliore strumento di Dio per la Salvezza dell’uomo”. D’altra parte com’é possibile debellare l’alcol ed i cattolici solo con la persuasione? 5) Ed ecco la ciliegina sulla torta: non sarai salvato se non cerchi di massimizzare la salvezza degli altri (esempio: fai si che il Governo estirpi il peccato).
Armato di queste cinque chiavi di volta per salvare il mondo, il neo-puritano si é lanciato (o lanciata) in una diabolicamente forte, continua, asfissiante crociata per sterminare questi pericoli e stabilire paternalistici governi-padrone a livello locale, statale e nazionale in modo da eliminare il peccato ed introdurre un perfetto Regno senza peccati. Ciò significò, per la politica, un intero secolo di crociate contro i liquori ed il mantenere integro il Giorno del Riposo. (Nell’America libertaria e anti neo-Puritana di Jackson, le poste distribuivano la corrispondenza di domenica!). Poiché sarebbe stato chiaramente anticostituzionale mettere fuori legge la Chiesa Cattolica, il PMEP cercò di forzare tutti i bambini in età scolastica a frequentare le scuole pubbliche con l’obiettivo di inculcare loro l’obbedienza allo Stato e “cristianizzare i bimbi cattolici” poiché per gli adulti era ormai una guerra persa. Fu necessario l’arcitipo del neo-Puritano, Woodrow Wilson, non solo a varare il Proibizionismo in America, il sogno più ambito del PMEP, ma anche a portare questa crociata su scala mondiale. Il Regno era stato stabilito in America e quindi il prossimo passo sarebbe stato quello di stabilire un Regno Mondiale. (I crociati proibizionisti si resero subito conto che il loro sogno di un’Europa senza alcol era naufragato.)
Il gruppo etnico-religioso che soffrì maggiormente dell’oppressione delle streghe fanatiche dei PMEP (i crociati più fanatici erano le donne yankee, specialmente le vecchie zitelle) furono i cattolici tedesco-americani ed i luterani. Entrambi questi gruppi etnici portarono in America la loro affascinante ed ammirabile tradizione di andare in chiesa la domenica con le famiglie, vestiti a festa e, quindi, nel pomeriggio, andare in birreria per bere birra ed ascoltare la musica popolare tedesca suonata dalle loro bande. Potete immaginare la reazione quando orde di streghe fanatiche discesero su di loro all’urlo “Peccato! Diavolo! Rovina!” per aver fatto ciò che per i tedeschi era innocuo, ma che per i PMEP era considerato un gravissimo doppio peccato: bere - e per di più di domenica! Oltre a ciò sia i cattolici, sia i luterani volevano far crescere i loro figli nelle loro scuole parrocchiali e non nelle secolari (o PMEP) scuole pubbliche.
La punta di diamante della crociate dei PMEP é stato, manco a dirlo, l’essere riusciti a mettere fuorilegge l’alcol (attraverso, nientemeno che, un emendamento alla Costituzione!). Il risultato é ampiamente conosciuto: fu un disastro! Tirannia, corruzione, mercato nero ed un maggior numero di alcolizzati. Le persone agivano nell’ombra per poter ottenere alcol invece della birra, prima che la polizia li scoprisse, e fiorì, naturalmente, anche il crimine organizzato, quasi inesistente prima del proibizionismo, poiché solo gruppi di persone disposte a diventare criminali potevano fornire un prodotto così desiderato ed ambito.
La feroce lezione fu imparata dagli americani, ma sembra ormai dimenticata per l’entusiasmo causato dalla recente crociata neo-Puritana contro le droghe prima, ed ora contro il fumo. Quello che viene capito poco é che le attuali ragioni della crociata erano presenti durante la guerra del vecchio PMEP contro l’alcol. Con il passare del tempo i neo-puritani hanno impiegato argomentazioni sia teologiche che mediche: l’alcol non vi manderà solo all’inferno, ma vi rovinerà anche il corpo in senso materiale, il fegato e lo spirito. L’alcol vi farà picchiare le vostre mogli, causerà più incidenti e può mettere a repentaglio la vostra vita e quella degli altri. In modo sempre crescente il PMEP é riuscito a far coesistere nella sua crociata la Teologia e la Scienza.
Allora che ne è stato degli aggressivi tratti cristiani del neo-puritanesimo per quanto concerne la salvezza e la creazione del Regno? Stranamente, con il passare dei decenni, l’aspetto cristiano si é volatilizzato. Dopotutto, se per un attivista cristiano lo scopo non é quello del Credo o della Liturgia ma l’uso del Governo per modellare ognuno di noi e debellare il peccato, Cristo sparisce dal quadro generale, ed il suo posto viene preso dal governo. La figura del Regno di Dio sulla Terra viene secolarizzata o ateizzata e, nella versione marxista, il Regno secolare, libero dal peccato, viene imposto dalla spada dei “santi” del Partito Comunista. Siamo arrivati nel macabro territorio del puritanesimo di sinistra, di un Regno di sinistra che si propone di forgiare un mondo perfetto, libero dal tabacco, dalle ineguaglianze, dalle bramosie e dall’odio. Siamo giunti, in sintesi, sul territorio del nemico.
Allora fumatori, siete uomini o caporali? Fumatori ribellatevi, siate fieri, buttate via i sensi di colpa che vi sono stati imposti dai vostri oppressori! Siate confidenti in voi stessi e fumate! Difendete i vostri diritti. Ma pensi seriamente che qualcuno possa istantaneamente ammalarsi di tumore ai polmoni inalando un po’ di fumo di qualcuno seduto sei metri da te in uno spazio aperto? Come spieghi che milioni di persone hanno fumato per tutta la loro vita senza per questo ammalarsi?
Ricordatevi che se oggi vi perseguitano per il fumo, domani lo faranno per qualcosa d’altro. Se oggi prendono la tua sigaretta, domani si prenderanno il tuo cibo, i tuoi carboidrati, le tue appetitose ma vuote calorie - e non pensare che il tuo alcol sia in salvo, il neo-probizionismo si sta facendo avanti: “tassa sul peccato”, pubblicità fuorilegge, innalzamento dell’età consentita per l’acquisto ed il consumo e le lusinghe neo-Puritane di MADD.
Siete pronti per il Regno Nutrizionale di sinistra, dove ognuno é obbligato a mangiare solo yogurt, tofu e germogli di soia? Siete pronti ad essere confinati in una gabbia, in modo tale che “loro” siano sicuri che la dieta che segui é perfetta, e che svolgi il previsto Esercizio Obbligatorio? Tutto questo governato dal National Health Board di Hillary Clinton?
Fumatori, se avete il coraggio di formare un’Associazione in Difesa dei Fumatori io personalmente sarei felice di far parte dei Fiancheggiatori Non Fumatori.
Cosa ne pensate dei fumatori come massa di base di una controrivoluzione populista di destra?
Murray N. Rothbard
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #18 il: Agosto 15, 2016, 18:50:02 pm »
Il salutismo

 "Avendo finito l’esposizione alle radiazioni del monitor del mio computer, mi recai all’auto cercando di non espormi agli effetti cancerogeni del sole nel posteggio. Avviato il motore, mi sentii responsabile della rovina del pianeta. Accesomi una sigaretta, mi sentivo in colpa per esporre il mio santo corpo al rischio di cancro. Posteggiatomi davanti al ristorante, mi sentii colpevole di non essermi messo più lontano, e di non fare quindi il dovuto esercizio cardiovascolare. Nell’hamburger house, cercai di piazzarmi in un ignoto angolo oscuro vicino alla porta per non uccidere gli avventori col fumo passivo, ma ciò mi esponeva al rischio delle zaffate di inquinamento che entravano dalla porta. Mentre mi chiedevo quanto la cicciona del tavolo a fianco costava alla società (quindi a me), ordinai una svizzera di carne non inglese con verdure scondite e coltivate organicamente senza manipolazioni genetiche; nessuna Coca Cola naturalmente, perché la caffeina è assuefacente, e poi fa male perché contiene zuccheri. Al ritorno, squillò il cellulare mentre guidavo. Irresponsabilmente io risposi, esponendo così il mondo al pericolo di una mia distrazione al volante, rischiando una pesante multa, e la mia stessa salute perché mi friggevo il cervello con le microonde. Arrivato a casa, mi esposi al rischio di una doccia con acqua clorata, e Dio solo sa a quante porcherie chimiche nello shampoo, per non parlare del rischio di anafilassi al profumo del sapone. Finalmente a letto, ero esposto al rischio di allergie da acari e da lenzuola di poliestere. Lessi un po’ di giornale, che mi informava che il fumo durante la gravidanza causa il lesbismo, e che l’odore delle auto nuove è pieno di noti o sospetti cancerogeni. Il sonno liberatorio, alla fine, mi colse".

Gian Turci
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #19 il: Agosto 16, 2016, 10:25:20 am »
Un ottimo esempio di analisi di un problema usando il cervello, cosa rara di questi tempi, femminili irrazionali ed emotivi.

IL MITO DEL FUMO

“Fumo=cancro” oppure “oncologia=marketing?”

Voglio smascherare uno degl’inganni della lobby medico-farmacologica che più di tutti gli altri sembra accettato e dato per scontato perfino dalle menti più informate e smaliziate: il dato che il fumo di tabacco provochi il cancro. Premetto che io non fumo e che non mi piacciono gli ambienti dove la gente fuma. Inoltre penso che effettivamente esso non faccia per niente bene. Ma da qui ad affermare che sia causa di cancro... be’, c’è una bella differenza!

Le ragioni della medicina, per cui si afferma che in Italia vi siano 20.000 casi di morti all’anno per cancro causato dal fumo o altri “numeri” del genere, si basano esclusivamente su dati statistici: l’80 % dei tumori ai polmoni si riscontra in fumatori o ex fumatori, solo il 20 % in chi non ha mai fumato. Il dato è così netto e schiacciante che sembra non dare adito ad alcun dubbio né ad alcuna possibilità ad ipotesi contrarie. In verità le cose stanno in maniera diversa.

Cominciamo col considerare che un’affermazione basata su dati statistici non è scientifica. Da Galilei in poi si considera dato scientifico qualcosa che sia riproducibile e ripetibile; qualcosa per cui, date determinate condizioni, si ottengono sempre gli stessi risultati. Per esempio è scientifico che lo scorbuto sia dovuto a carenza di vitamina C. Se eliminiamo questa vitamina dall’alimentazione di una persona, presto o tardi essa manifesterà i sintomi dello scorbuto; sempre. E, se a questo punto noi gli somministriamo la vitamina, guarirà; sempre. Questo ci autorizza a dire che lo scorbuto è causato dalla carenza di vitamina C, e possiamo anche aggiungere che questa è una verità scientifica.

Ora risulta evidente dai dati epidemiologici che ci sono moltissimi fumatori che non hanno mai avuto un tumore, come pure ci sono molti non fumatori morti per tumore ai polmoni. Già solo con questo semplicissimo dato possiamo concludere che il fumo da tabacco è, eventualmente, solo un elemento che contribuisce all’insorgenza dei tumori, non la causa. Ma pure così formulata, questa è ancora solo un’ipotesi da verificare. Ecco alcuni dati (ma ce ne sono moltissimi altri) che contraddicono l’atto di fede assoluto dell’oncologia “sigarette=cancro”.

1) La media delle sigarette fumate in Europa per persona all’anno e di 1.741; in Grecia invece è quasi il doppio: 3.012. Ebbene, in quel paese la vita media è nettamente superiore a quella europea.

2) Di uno studio statistico. fatto in Australia negli anni 1989-’90, pubblico una delle tabelle più significative (il lavoro completo in inglese è su www.forces.org/evidence/aussie/aussie.htm)

Uomini e donne di 45 anni o più in Australia 1989-’90 - in %

Malattie   
fumatori   
ex-fumatori   
non fumatori

Nessuna malattia   
24,9   
15,9   
17,9

Tumori   
4,9   
6,8   
5,4

Gotta   
2,8   
5,6   
2,8

Diabete mellito   
2,8   
4,5   
3,8

Obesità   
0,3   
0,3   
0,6

Colesterolo alto   
4,8   
6,7   
6,9

Tensioni nervose, problemi emotivi   
6   
5,8   
6,2

Depressione   
1,2   
1,5   
1,3

Ipertensione   
18,3   
27   
29

Malattie cardiache   
6   
11,4   
6,7

Bronchite, enfisema   
7,8   
7,6   
3,4

Asma   
5,6   
6,6   
5,4

Ulcera   
5,7   
5,6   
3

Altre malattie dell’apparato digestivo   
7,5   
9,8   
8,3

Malattie renali   
2,2   
2,4   
1,9

Artrite   
25,2   
31,4   
32,1

Problemi ai dischi vertebrali   
6,2   
6,3   
4

Mal di schiena (non specificato)   
13,4   
12,5   
11,2

Totale   
100   
100   
100

Ho evidenziato in colore i punti in cui le differenze tra fumatori e non fumatori sono ben evidenti e quindi statisticamente utili, ma anche dove i numeri che ci si aspetterebbe di trovare non ci sono. Un dato pare scontato: i fumatori hanno più bronchiti ed enfisemi. Ma se guardiamo i tre punti “spia” delle malattie cardiocircolatorie: colesterolo, ipertensione e problemi cardiaci (che secondo la medicina mietono vittime tra i fumatori ancora più del cancro), abbiamo una bella sorpresa. Il minor numero di patologie si ritrova proprio tra i fumatori! E per i tumori il discorso è il medesimo! C’è poi un dato veramente sorprendente: tra i fumatori ci sono più persone in buona salute che tra i non fumatori!!! Verrebbe da pensare che le sigarette siano terapeutiche... È più probabile invece che tutti gli studi statistici su fumo e tumori non abbiano alcuna validità, perché i fattori che entrano in gioco sono così tanti e sfuggenti da non poter essere messi sotto esame in maniera attendibile.

3) Altre statistiche, da: "Comprendi i sintomi del tuo corpo", Macro edizioni del dott. Vicente Herrera. “Dal 1978 al 1985, ad esempio, in Spagna fu notato un aumento spettacolare del tasso di mortalità per cancro al polmone. Confrontando questo aumento con gli indici di disoccupazione fu osservata una correlazione statistica molto più forte che col consumo di tabacco.” ... “da un tasso di 38 per 100.000 nel 1975 si è giunti a un tasso di 60 per 100.000 negli uomini; d'altra parte il numero di sigarette per abitante adulto all'anno si è mantenuto a livelli costanti che oscillano tra 2.341 e 2.678.” Ancora una volta nessuna correlazione tra consumo di sigarette e cancro.

4) Se le statistiche, a causa della complessità della condizione umana, sembrano non essere idonee allo studio della relazione fumo-cancro, che cosa dicono le sperimentazioni in laboratorio? Mi limiterò a citarvi un dato ben noto ai ricercatori: i topi sottoposti a fumo di tabacco sviluppano il cancro ai polmoni, i criceti assolutamente no. Gli oncologi vi diranno che i criceti hanno dei “geni” che li rendono immuni dal tumore da fumo. In verità nessuno ha mai fatto una ricerca per confermare questa affermazione, che è semplicemente un’ipotesi e niente di più. Una delle tante “sparate” tipiche di chi non sa, ma deve darla ad intendere per conservarsi posto e lauto stipendio. Una spiegazione scientifica comunque c’è, e la trovate poco più avanti.

5) Attualmente l’oncologia considera il fumo responsabile di cancro al 30 % e l’alimentazione del 35 %. Vedremo che queste cifre sono interessanti per le conclusioni che a questo punto bisogna cominciare a tirare.

Considerazioni e conclusioni.

Abbiamo qualche dato che possa chiamarsi scientifico a proposito di tumore ai polmoni? Qualcosa che si possa trovare sempre? Una costante insomma, come la carenza di vitamina C per lo scorbuto, tanto per intenderci. Sì, c’è; ma non è certo patrimonio della medicina ufficiale. Lo troviamo nella Nuova Medicina di Hamer. Nel paziente di tumore ai polmoni troviamo sempre, nel periodo immediatamente precedente all’apparizione della malattia il “conflitto” di paura di morire. Non si tratta di una vaga paura della morte, che forse ci accomuna un po’ tutti quanti; si tratta di una paura ben definita, drammatica, nata per dei motivi ben precisi e vissuta “in solitudine”, cioè non confidata a nessuno. Hamer l’ha verificata in migliaia di casi e l’ha trovata sempre. Io stesso l’ho sempre trovata, senza eccezione, nei casi che ho esaminato personalmente.

Questo spiegherebbe anche perché i topi “fumatori” sviluppano il cancro. Questo animale ha terrore del fuoco e quando sente odore di fumo scappa. Ma se continua a sentire questo odore senza poter scappare (come nelle gabbie dei laboratori), vivrà in uno stato di costante paura di morire. Il criceto invece in natura vive in tane profonde e non si preoccupa se ci sono incendi; si rintana e aspetta tranquillamente che “passi”. Questo spiega anche i dati al punto 3: quando la vita diventa più precaria, è più facile che si sviluppino “conflitti”.

Per quanto riguarda il punto 5, le stesse considerazioni fatte sulle statistiche sul fumo possono essere fatte anche per quelle sull’alimentazione. Sia chiaro; io sono convinto che l’alimentazione abbia un ruolo molto importante nella salute di un individuo. Semplicemente contesto l’attendibilità dei metodi statistici anche in questo caso. Per ottenere dati che abbiano una qualche validità, dovremmo poter “isolare” e studiare un elemento dell’esistenza alla volta; il che naturalmente è impossibile.

Per esempio, è probabile che tra i fumatori ci sia un maggiore desiderio di gusti forti rispetto ai non fumatori; si sa che tra di essi c’è un maggior consumo di alcol, probabilmente anche di cibi non proprio sani, come fritti, alimenti piccanti, grassi, salumi, ecc... Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il fumo attenua la sensibilità gustativa, ma anche ad una personalità portata a desiderare una maggiore quantità ed intensità di sensazioni gustative (personalità con una spiccata oralità, direbbe uno psicanalista). Se vogliamo fare delle statistiche serie, dovremmo almeno chiarire questa relazione tra fumatori e un certo tipo di alimentazione; altrimenti si rischia di attribuire ad un elemento quello che invece potrebbe essere causato dall’altro.

Ma, se la tesi fumo=cancro non regge ad una analisi solo un po’ più accurata di quanto non siano le semplici grida allarmistiche del ministro Sirchiapone, di Veronesi, e di tutto il coro oncologico, allora perché tutte queste campagne antitabacco, leggi draconiane sul fumo passivo, scritte terroristiche sui pacchetti di sigarette, ecc...? La ragione, ancora una volta è “politica”.

L’elemento di base è che tutta l’oncologia degli ultimi 60 anni è un fallimento totale. Nonostante questo, innumerevoli persone si sono arricchite fingendo di far qualcosa per curare il cancro. Ma affinché la cuccagna continui, bisogna inventare sempre qualcosa di nuovo: alimentare speranze, prospettare nuove linee di ricerca, mostrare o manipolare statistiche, ecc... Insomma una vera e propria tecnologia di marketing in azione, altrimenti un giorno qualcuno potrebbe dire che “il re è nudo” e tutto finirebbe. Qualche successo lo hanno ottenuto con le insistenti campagne di diagnosi precoce degli anni scorsi. La gente continua ad ammalarsi e a morire di tumore sempre di più (statistiche ufficiali), ma la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è aumentata. Ovviamente le terapie ufficiali non c’entrano niente; il fatto è che, se la diagnosi viene fatta prima, il malato apparentemente vive di più. Però a questo punto possono mostrare dei “numeri” che giustifichino la loro opera di mungitura delle risorse pubbliche e private.

Ora stanno tentando col fumo. In questa maniera fanno sentire che si stanno preoccupando di noi; ci fanno sapere che loro hanno scoperto come far diminuire drasticamente il cancro e che, se ci ammaliamo, è solo colpa nostra. Inoltre sperano sinceramente che la gente fumi e si ammali di meno in modo da esibire, tra qualche anno, dei dati trionfali sulla diminuzione di questa malattia.

Temo che rimarranno molto delusi. I dati degli altri paesi sul risultato delle campagne antifumo già attive da tempo sono sconsolanti. Inoltre è ragionevole pensare che il terrorismo mediatico, che viene fatto per far desistere dall’uso di tabacco, alimenti proprio il conflitto di paura di morire (Hamer). Oggi, ogni volta che una persona si accende una sigaretta legge consciamente o inconsciamente frasi del tipo “il fumo uccide”. Tutto ciò non farà che aumentare proprio la malattia che si vuole evitare. Ma niente paura; se fallirà questa campagna di marketing, ne troveranno un’altra.

A meno che prima non ci svegliamo...

Alberto R. Mondini
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #20 il: Agosto 16, 2016, 11:25:10 am »
Maveryx mi permetto di dirti la mia opinione personale tratta dalla mia personale esperienza.
Io ho smesso di fumare da parecchi anni ormai.
Cos'è stato a convincermi di smettere?

La paura di ammalarmi e di morire? NO!
Il timore di danneggiare il prossimo con il mio fumo passivo? NO!
Le restrizioni che la legge impone ai fumatori? NO!

Le mie sono due motivazioni pratiche e terra terra:
1) Fumare non serve ad una beneamata cippa.
2) Fumare in Italia costa uno stipendio all'anno. In certi paesi anche di più.
"SANTO DIO! PERCHE' SI BEFFANO COSI' DELLA GENTE?" (Enrico V)

"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità" (Alexis Carrel)

Offline maveryx

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #21 il: Agosto 17, 2016, 19:28:20 pm »
Maveryx mi permetto di dirti la mia opinione personale tratta dalla mia personale esperienza.
Io ho smesso di fumare da parecchi anni ormai.
Cos'è stato a convincermi di smettere?

La paura di ammalarmi e di morire? NO!
Il timore di danneggiare il prossimo con il mio fumo passivo? NO!
Le restrizioni che la legge impone ai fumatori? NO!

Le mie sono due motivazioni pratiche e terra terra:
1) Fumare non serve ad una beneamata cippa.
2) Fumare in Italia costa uno stipendio all'anno. In certi paesi anche di più.

Hai fatto benissimo Giuspal.

Io vorrei solo comunicare che le campagne antifumo sono solo uno stratagemma per dirigere la tua vita, se uno vuole farsi del male riuscirà comunque a farselo, nessun governo potrebbe imperdirglielo.
Se io sono coglione e decido di mangiare otto uova al giorno, la colpa non è delle uova se poi starò malissimo ed uguale è per le sigarette, 6-8 sigarette secondo me fanno poco o nulla, tipo qualche caffè o giù di lì e quindi non comprendo questa assurda crociata contro il tabacco, che anzi è una sostanza che ha anche dei benefici.
Comunque secondo me:
non gli interessa minimamente che la gente smetta di fumare, ma non deve godere piacevolmente di questa sua abitudine, ma la deve vivere con sensi di colpa e paura, questo è l'unico scopo di queste iniziative balorde, tipo le immagini shock.
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #22 il: Agosto 17, 2016, 23:01:28 pm »
non gli interessa minimamente che la gente smetta di fumare, ma non deve godere piacevolmente di questa sua abitudine, ma la deve vivere con sensi di colpa e paura, questo è l'unico scopo di queste iniziative balorde, tipo le immagini shock.

Quoto e mettiamoci anche questo: "Io, Stato, devo guadagnare sulle tue spalle, cittadino, ma siccome a te e a qualcun altro è venuto in mente di tirare in piedi una bella class action contro i miei fornitori, Io, d'accordo con loro, ti faccio credere che ci tengo alla tua salute e perciò, i nostri sensi di colpa li scarichiamo su di te. Non ti piacciono le scritte? Non ti piacciono le immagini shock? Te le sei cercate tu. La prossima volta ci penserai bene prima di rompere i cosiddetti a me e ai miei fornitori."

Inoltre, dal mio punto di vista, il primo reale danno che procura la sigaretta è la dipendenza da nicotina (la cui crisi d'astinenza dura massimo 48 ore pertanto facilmente superabile, ma questo difficilmente te lo dicono): tutte le volte che ripenso allo sciopero del Monopolio che ci fu nel '91 o '92 mi rivedo in quella notte che lavoravo in un pub, erano ormai quindici giorni che fumavo tutto ciò che era rimasto di fumabile e alle 3 del mattino, stanco morto, invece di andarmene a casa partii in macchina da Bergamo ed entrai in Svizzera passando da Chiavenna solo per riuscire ad accaparrarmi due miseri pacchetti di Marlboro lights. Rischiai letteralmente la pelle per 40 sigarette.

:doh: 
« Ultima modifica: Agosto 17, 2016, 23:12:44 pm da giuspal »
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #23 il: Agosto 17, 2016, 23:43:49 pm »
E poi diciamo la verità, il fumo rende migliori, solo un fumatore - maschio - potrebbe essere così simpatico arguto intelligente ed onesto pur avendo giustamente le palle girate.

Statistiche, allarmi, studi farlocchi, divieti assurdi... Fumus persecutionis
di Filippo Facci

E uno potrebbe sopportare di svegliarsi in camera da letto dove ovviamente non si fuma, passare in bagno dove pure non si fuma, in cucina dove non si fuma e così pure in salotto, dove non si fuma perché il fumo dà fastidio anche in salotto – la mattina, sei pazzo – e quindi in ascensore dove non si fuma e sul taxi dove non si fuma, anche se il tassista ha le sigarette sul cruscotto. e però non fuma, tu non puoi fumare, ci sono clienti che sentono l’odore e poi si lamentano, e allora dritto all’aeroporto e mai più in stazione - sull’Eurocity non si fuma, per ore intere non si fuma – ed eccoti all’aeroporto (piove) e dentro non si fuma, in biglietteria non si fuma, al bar dell’aeroporto non si fuma, e nei bagni dell’aeroporto non si fuma perché c’è una tizia che pulisce e sorveglia, ecco il metal-detector che suona e un agente che dice “lei forse ha le sigarette” perché la carta stagnola del pacchetto fa suonare tutto, e pure l’accendino fa suonare tutto, poi non si fuma sulla navetta che porta all’aereo e ovvio che sull’aereo non si fuma, lo sanno anche le giraffe che sull’aereo non si fuma: però c’è la voce suadente che dice su questo volo non è consentito fumare e ci ripensi ogni volta, e quando poi decolli e leggi il giornale c’è sempre un articolo che annuncia nuove norme antifumo, interviste a Silvio Garattini col suo dolcevita da infelice, una ricerca che dimostra come la nicotina renda nani e  impotenti e portoricani, un’altra ricerca dell’università di Kabul che dimostra come il fumo passivo uccida anche l’inquilina della palazzina di fronte, e alla fine atterri e sei d’accapo perché in aeroporto non si fuma, al bar e nei bagni e nel taxi e in ascensore e in redazione non si fuma, e se poi decidi che adesso basta me ne sbatto i coglioni spunta regolarmente la collega incinta, e allora suvvia, fai uno sforzo, le uccidi il bambino, e allora eccoti sul balcone (piove) a inspirare benzene che secondo il criterio farlocco delle sigarette dovrebbe ammazzare intere nazioni ogni anno, eccoti a guardare un cretino che fa jogging vicino a un Ford Transit perché correre fa bene e fumare fa male, anche se non è vero, fa male anche correre, fa male tutto, e comunque tu guardi il cretino che correrà sinchè gli si piallerà un legamento, e allora ecco, peserà sul sistema sanitario nazionale, gli verrà un colpo e peserà sul sistema sanitario nazionale – muori ma coi soldi tuoi, che civiltà fantastica – ma intanto lui corre e finisce quasi arrotato da una Saab col portasci: altra gente che andrà a spaccarsi le gambe e inevitabilmente peserà sul sistema sanitario nazionale, sinchè drin, ti accorgi che squilla il cellulare perché è già l’ora dell’appuntamento, un pranzo di lavoro, e in ascensore non si fuma e in taxi eccetera, al ristorante la sezione fumatori è strapiena e presto comunque l’aboliranno, gli esercenti dovranno scegliere, ma ecco, si è liberato un angoletto umiliante tra i fumatori, e però no, dài, il fumo dà fastidio a caia, resta qui, non andartene a fumare che non sta bene, fumerai dopo, le sigarette restano sul tavolo con sopra scritto “il fumo provoca il cancro” sinchè più tardi, quando mandi tutti in malora e finalmente te ne vai fuori a fumare la sigaretta (piove) butti infine il mozzicone per terra e passa una vecchietta che ti guarda male. E uno potrebbe anche sopportare tutto questo.

Ma è la stupidità che non sopporta. E’ l’ignoranza bruta e informe di chi pensa che al mondo ci sia davvero il problema delle sigarette. E’ l’ottusità imbecille di chi ti dice che non puoi fumare nel suo soggiorno, d’accordo, ma che poi, se vai in terrazzo, ti dice che non puoi fumare neanche in terrazzo: perché lui non vuole che fumi. E basta. Lui, loro. Non vogliono che bevi, che assumi grassi, che ti fracassi il cranio con la motoretta: e intanto ti propinano qualche corano statistico infarcito di Junk science che poi è la stessa brodaglia propinata dal ministro della Sanità o da altri signori che mentono sapendo di mentire, ripetiamolo bene: mentono sapendo di mentire, ma voi dovete dirglielo: il loro camice bianco non aggiunge una virgola a una competenza che è di chiunque sappia anche minimamente maneggiare uno studio statistico, e soprattutto – soprattutto – di chiunque disponga della merce purtroppo più indisponibile a riguardo: un po’ di informazione. Non c’è. E quando c’è è indiretta, bisognosa di conoscenze specifiche e poco intuitive, senz’altro assai meno smerciabile dello studio allarmistico numero trentamila sul fumo: che è una cosa che notoriamente si vede, è lì, si sente, suggerisce perennemente che qualcosa non vada, come per le antenne e i tralicci, è una minaccia perfetta anche perché associabile a tossi e ingolfamenti respiratori, e beninteso, può veramente dar fastidio: anche se le persone cui dava veramente fastidio, un tempo, erano una su cento e le riconoscevi perché il fumo arrossava loro gli occhi, forme allergiche, sorry, si provvedeva, bastava l’educazione e il buonsenso come sempre: ora invece quelli che “il fumo mi da fastidio” spuntano come cinesi e probabilmente l’hanno deciso giovedì scorso, hanno letto un articolo su Focus, ne hanno parlato con la cognata, dopo quarant’anni e hanno deciso che il fumo fa male, che poi: fa male? Ecco, l’incredibile paradosso è che per capirlo devi cavartela da solo. L’ideale è avere un amico statistico-oncologo-pneumologo provvisto del famoso buonsenso, possibilmente un non fumatore che ti sussurri una sola tra le pochissime certezze disponibili: che fumare sino a cinque o sei sigarette il giorno equivale praticamente a non fumare, fortunato chi vi riesca, che ti dica che il ristagno del fumo passivo nei locali è un problema dei locali e non del fumo, che ti menzioni magari il più accreditato studio sul fumo passivo mai effettuato: quello commissionato dal Dipartimento dei Trasporti americano nel 1989. Vi si dimostrò che un non fumatore seduto nella sezione fumatori di un aereo, per inalare l’equivalente di una sigaretta, dovrebbe volare senza interruzione per cinque anni e mezzo; mentre i raggi cosmici, basti dire, rispetto al fumo passivo costituiscono un pericolo di malattia ben 641 volte maggiore. Andrebbe menzionato anche il più ampio studio del mondo mai realizzato sul tema, commissionato dall’Organizzazione mondiale della sanità all’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, anno 1998: non venne trovata nessuna (nessuna) relazione tra fumo passivo e tumori. E però vediamo che di circa cento altri studi con risultati analoghi ce n’è uno solo che è considerato la Monna Lisa degli studi statistici: quello dell’Enveronmental Protection agency, secondo il quale il fumo passivo ogni anno causa tremila morti negli Stati Uniti. E’ il moloch, il punto di riferimento della junk science già ridicolizzato dagli studiosi di tutto il mondo, ma è anche l’unico ad esser stato abbracciato come un vangelo dai mass media e dai vari profeti che reggono lo scettro della più violenta campagna neosalutista che l’Occidente abbia mai conosciuto. Ebbene, la Corte federale americana nel 1989 ha definito quello studio “fraudolento” nonché una frode scientifica, tanto che il fumo passivo fu cancellato dalla lista dei cancerogeni. Ma quanti sanno queste cose?  Che poi: va bene, d’accordo, il fumo passivo può dar fastidio lo stesso, ci mancherebbe. Nondimeno, l’amico medico potrebbe aggiungere che tra fumo e tumore ai polmoni esiste probabilmente (probabilmente, perché prove certe non ce ne sono) una relazione la cui valenza rimane però da stabilire. L’amico ti dirà, se in malafede: “Molti studi dimostrano che il rischio di tumore al polmone è maggiore del 30 per cento tra coloro che fumano passivamente”: E invece ti dirà, se è in buona fede: “L’incidenza del fumo in un campione di popolazione esaminata è risultato maggiore del 30 per cento tra le persone con un tumore al polmone rispetto alle persone sane”. Se non capite la differenza avete solo da tornare a scuola o da tentate una carriera da ministro: indi pronunciare, come un Gerolamo Sirchia, frasi come queste: “Tra i contaminanti dell’aria, il fumo è il più pericoloso per la salute pubblica perché è dotato di proprietà cancerogene sulle quali non è più lecito discutere”. Non è più lecito. E voi a questo signore non dovete dirgli: io dissento. Voi dovete dirgli: tu sei un ignorante. Tu sei un venditore di fumo passivo.

Detto questo, però, con le persone in buonafede, devi seguitare a spiegarti: sennò risulti un provocatore e basta. Accanto alle fisime di un ministro di passaggio devi sforzarti di spiegare all’interno di quale corrente para-scientifico-ideologica si sta muovendo tutto questo; di quale circolo demente siano mere pedine la donna incinta e il cretino salutista che ti dicono che se fumi avveleni anche loro.

E allora vediamo che cosa sta succedendo nel mondo. Vediamo l’altra guerra americana. Sappiamo che a New York è vietato fumare in qualsiasi bar o ristorante o nightclub, la multa è di 400 dollari e non sono ammesse aree riservate: il sindaco Michael Bloomberg, nonostante la crisi di bilancio, ha fatto assumere dei nuovi poliziotti che affianchino gli agenti delle squadre antifumo anche la notte. Negli Stati Uniti, in generale, il divieto di fumare è stato esteso non di rado nelle strade, nei giardini pubblici, nella propria auto e addirittura nella propria abitazione: il fumo passa da sotto la porta, dicono. In una contea del Maryland se esce fumo dalla tua finestra puoi essere denunciato dal Dipartimento di protezione ambientale che ti notificherà una multa di 750 dollari. Le squadre antifumo, in generale, possono irrompere senza mandato in qualsiasi locale e mettere tutto a soqquadro sinché non trovino il corpo del reato: è sufficiente un portacenere anche pulito, imboscato in qualche cassetto.  Un'inchiesta della New York Nightlife Association ha dimostrato che il proibizionismo ha causato danni per miliardi di dollari alla vita notturna: il sindaco ha dovuto promuovere una legge che permetta esenzioni dal divieto per quei locali che possano dimostrare d'aver perso più del 15 per cento dei profitti: e anche in Italia, più silenziosamente, si avvertono cali di produttività legati al fatto che è pieno d’imbecilli disposti a passare ore intere a fumare sul balcone (piove) posto che naturalmente il fumo è stato bandito da tutti i voli aerei, resistono giusto delle compagnie africane: il divieto fa risparmiare circa mille dollari per tratta transoceanica giacché su un aereo con zona fumatori occorreva cambiare il novanta per cento dell’aria e farne ricircolare il dieci per cento: mentre, se non si fuma, le percentuali sono invertite e tuttavia l’aria è più inquinata da virus, batteri, spore e legionella; il risultato è che l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato un’esplosione di Tbc attiva fra chi vola. Alla citata Organizzazione, diciamo di passaggio, è addebitata la definizione più illuminante circa i pericoli della nicotina: il fumo – dicono – è la prima causa di morte considerata rimovibile. Considerata rimovibile: significa che altre cause di morte magari più gravi – sicuramente più gravi – semplicemente non lo sono, sicché le si tralascia e per intanto dagli alle sigarette. In Inghilterra, dunque, se un fumatore si ammala, finisce in fondo alle liste d’attesa sanitarie: perché spreca risorse ed energie del corpo medico. In Francia, in maniera ancor più macabra che in Italia, sui pacchetti di sigarette c’è scritto che se fumi “morirai di morte lenta e dolorosa”. In Brasile fanno vedere le fotografie dei bambini morti di tumore e da ottobre prossimo vogliono farlo anche in Europa. L’apocalittico in salsa italiana rimane il presidente dell'Istituto Mario Negri, il citato Garattini: ha detto che i fumatori sono dei parassiti sociali e ha proposto che i medici fumatori siano radiati dall’albo, e così pure che bisognerebbe vietare il fumo anche a parlamentari e insegnanti.
 Ma di ritorno a New York, là dove succedono cose che poi si riflettono quasi sempre da noi, vediamo che è entrata in vigore anche una norma contro l’obesità che è preludio al dimagrimento di massa per legge, mentre in altri stati americani è già prevista la scritta “nuoce gravemente alla salute” per le bottiglie di vino. E qui il discorso comincia a estendersi non solo all’alcol ma a tutta l’alimentazione, ai cibi grassi, ai famosi panini striminziti del dottor Sirchia: in America si vuol mettere le etichette terrorizzanti anche sulle merendine e con ciò prevenire ogni genere di dipendenza alimentare; una ricerca, che in Italia è stata tradotta sulla rivista Industrie alimentari, spiega che il formaggio e la carne andrebbero aggiunti alla lista dei cibi che danno dipendenza come già sono classificati il cioccolato e il caffè: questi alimenti – si spiega – rilasciano componenti narcotici simili alla morfina e ne consegue che in giro c’è gente drogata per esempio di Taleggio. “Non sono ingordigia o  mancanza di volontà che ci legano a certi alimenti – si legge nello studio – ma una ragione biologica: molti di noi sentono di non poter vivere senza una dose quotidiana di formaggio". Verissimo, e allora? E allora, dopo aver illustrato una complicata teoria secondo la quale le persone sovrappeso corrono maggiormente rischio di dipendenza, viene indicato il nuovo nemico da battere: la "nutrizione emozionale", qualcosa che si combatta studiando la maniera di controllare appunto i desideri alimentari che inducono una dipendenza basata su risposte emozionali. Delirio? Ma allora non avete capito di quale iceberg le sigarette sono lucente apogeo. Uno studio ha confermato che la combustione dell'incenso produce anche dei componenti cancerogeni - com’è ovvio – e che le sue emissioni sono paragonabili a quelle di una strada trafficata: in Minnesota sono comparse le prime chiese cattoliche che offrono messe incense-free, prive dell’incenso passivo. L’Environmental Protection Agency, la citata istituzione già responsabile dello studio-patacca sul fumo passivo, ha fatto sapere che oltreché l’incenso "il fumo delle candele eccede gli standard di inquinamento dell'aria all'aperto", e su questa base l’agenzia ha chiesto la chiusura di un negozio di tostatura di caffè aperto da 163 anni dopo aver già fatto multare per odori molesti centinaia di negozi e pizzerie e ristoranti indiani. A Shutesbury, in Massachusetts, il nuovo regolamento prevede che il consiglio comunale abbia spazi divisi tra chi non usa deodoranti e chi li usa e chi li usa talvolta: il disgraziato estensore ha dichiarato che “profumarsi in pubblico è come fumare”.

E rieccoci. In Canada è già vietato profumarsi su alcune linee aeree, e il Canada è uno stato che va sbirciato con attenzione, perché in alcune cose, in alcune fobie, anticipa regolarmente gli Stati Uniti: i deodoranti sono vietati anche in alcuni uffici al pari dei dopobarba e dei colluttori orali, un po’ come accade sui mezzi pubblici di Ottawa; l’alcool è visto come il demonio e sovrabbondano controlli col palloncino su tutte le strade, i vetri dei pub sono pitturati di nero e c’è il divieto di bere in pubblico. Se compri una cassa di birra al supermercato e ti limiti ad appoggiarla sui sedili posteriori, anziché imboscarla nel bagagliaio, ti danno una multa da levarti la pelle. Se fumi, poi, possono toglierti la potestà sui figli: e lo sa bene Gian Turci, fumatore che dopo anni da oriundo dovette tornarsene in Italia a fondare la sezione nostrana di Forces, associazione libertaria che annovera tra le proprio file anche Sergio Ricossa e Antonio Martino: è grazie a Turci se circola almeno un po’ di controinformazione in Italia, ed è stato Turci per esempio a tradurre Science without sense di Steven J. Milloy, ex direttore delle politiche scientifiche del National Environmental Institute e già relatore al Congresso degli Stati Uniti sui criteri di valutazione dei rischi ambientali. E’ un libro fondamentale per comprendere l’assurdità potenziale di certi metodi statistici che vengono applicati e propinati di continuo a tutti, roba in grado di dimostrare qualsiasi cosa: Milloy ha già demolito scientificamente una quantità straordinaria di studi-patacca e ha così pure rilevato, adottando il medesimo criterio utilizzato per dimostrare la pericolosità del fumo passivo, per esempio: 1) che la calvizie aumenta le possibilità d’infarto del 40 per cento negli uomini sotto i 55 anni; 2) che  il collutorio aumenta del 50 per cento le possibilità di cancro alla bocca; 3) che lo yogurt aumenta del 100 per cento le possibilità di cancro alle ovaie; 4) che il consumo di dodici hot dog al mese aumenta dell’850 per cento le possibilità di prendere la leucemia; 5) che l’uso del reggiseno, per tutto il giorno, aumenta le possibilità di cancro al seno del 12mila per cento. Ne consegue che tutto è dimostrabile, e che migliaia di ricerche pseudo-scientifiche non si preoccupano se un’associazione sia vera o fasulla: si preoccupano soltanto di trovarla e di piazzarla poi a mass-media che non aspettano altro. Gli studi non allarmistici non vendono, non li pubblicano, non fanno notizia, non fanno fare carriera. Perciò, beffardamente, da esperto del settore, Milloy ha illustrato minuziosamente come scoprire qualsiasi rischio e come dimostrarne l’esistenza, confezionarlo, venderlo in direzione di fama e sovvenzioni. Esistono studi, e non stiamo scherzando, che hanno statisticamente dimostrato che il fumo fa guarire dai tumori. Del resto, secondo un altro studio dell’università del North Carolina reso noto dalla Cnn, le donne che praticano la fellatio hanno il 40 per cento di probabilità in meno di contrarre un tumore al seno: abbiano a regolarsi. Le lavande vaginali aumentano le possibilità di cancro della cervice del 300 per cento, tre tazze di caffè alla settimana aumentano del 30 per cento la possibilità di una morte prematura, il lavoro sedentario aumenta del 30 per cento la possibilità di un tumore al sedere, per non parlare di tutto il ciarpame sui campi elettromagnetici, il radon nelle case, la diossina, il cloro nell’acqua, il surriscaldamento, gli animali pazzi. In Nuova Zelanda da tre anni che stanno studiando una tassa sui peti animali, un balzello sulle flatulenze di ovini e bovini che siccome emettono metano dicono che danneggiano l'ambiente. Basta leggere l’ultimo numero dell’edizione inglese di New scientist per apprendere che il fumo da cucina uccide più del morbillo e della malaria e dell’Aids; si sostiene che ogni anno un milione e mezzo di persone, soprattutto donne e bambini, muoiano a causa di queste esalazioni e si deve considerare che nel mondo circa due  miliardi e mezzo di persone cucina con delle stufe che bruciano legna o sterco o resti di piante: chi le utilizza, secondo lo studio, inala ogni giorno l'equivalente delle sostanze tossiche contenute in due pacchetti di sigarette. E tutta questa strage si consuma mentre noi ce ne stiamo sul balcone a fumare come dei deficienti (piove) per via dell’ignoranza colpevole o incolpevole di donne incinte e cretini salutisti e altra gente mediamente troppo astenuta e nervosa e magra perché davvero possa vivere più a lungo di noi gaudenti. Che fare? Fumare. Informarsi: tempo fa il Corriere della Sera ha scritto che il medico nazista Karl Aspell, nel 1940, fu il primo a dimostrare la dannosità delle sigarette. Non è vero: nel 1939 un altro medico nazista, Fritz Lickint, aveva già pubblicato Tabak und Organismus, un volume di 1.100 pagine edite in collaborazione col Comitato del Reich contro le droghe e con la Lega tedesca antitabacco; lo studio sosteneva per la prima volta che il fumo faceva complessivamente male e adottava per la prima volta il termine Passivrauchen, fumo passivo. Lo stiamo raccontando perché la ricerca venne usata per scopi politici sicché il tabacco venne abbinato alle culture cosiddette degenerate dei paesi ostili (gli Usa tra questi) e venne impostata una campagna rivolta ai giovani e imperniata sul Gesundheitsplifcht, il dovere di mantenersi sani: è arcinoto che Hitler fosse un vegetariano e un maniaco salutista. Ma a parte ogni analogia inquietante – è negli Usa si dice che fumino, ormai, solo i negri e i portoricani – ciò che interessa è il dato che ne seguì: prima della campagna antifumo, nel 1932, i tedeschi fumavano una media di 570 sigarette pro capite l’anno, come i francesi; dopo la campagna, nel 1940, ne fumavano 900 quando i francesi arrivavano solo a 670. Tu proibisci e io voglio. E infatti negli ultimi quattro anni, dopo la spaventosa campagna antifumo del governo americano, i giovani fumatori statunitensi sono aumentati del 30 per cento. Complimenti a tutti. Vanno di gran moda le sigarette inglesi di marca Death che sono vendute in un pacchetto nero con l’effige di un teschio: da una parte, quindi, un occidente neosalutista e pre 11 settembre troppo vacuamente raffinato nei suoi ridicoli esorcismi della morte; dall’altra un modesto ma crescente numero di persone civili cui cominciano seriamente a girare le palle. A Indianapolis l'amministrazione comunale ha respinto ufficialmente il divieto di fumare in pubblico: 15 voti contro 13. A Denver, addirittura, un gruppo di ristoratori ha denunciato le autorità sostenendo che il divieto in questione violerebbe le libertà costituzionali e sarebbe basato su una scienza fraudolenta.  A New York, ancora, il candidato sindaco Fernando Ferrer ha fumato pubblicamente in faccia a Bloomberg, mentre Graydon Carter, l'editore di Vanity Fair, ha deciso di continuare a fumare in pubblico nonostante le ripetute irruzioni dei poliziotti antifumo che l'hanno già ricoperto di multe per aver trovato dei posacenere. E in Italia è arrivato Gerolamo Sirchia, brava persona ma pur sempre un cattolico proteso a confondere ciò che noi reputiamo sia bene per noi e ciò ch’egli reputa sia bene e basta.

Soluzioni? Una è questa: abbattere l’Occidente. Andrebbe fatto con le sole armi possibili: i nostri soldi, la nostra produttività, le nostre assenze dal posto di lavoro perché siamo fuori stanza, sempre a fumare e a ciacolare. Si può tentare: e, per cominciare, sul cazzo di treno di Gerolamo Sirchia non salire più; in locali e ristoranti smoke-free, dunque, non metter più piede; rassegnarsi dunque e definitivamente all’automobile – lo scrivente ne acquisterà finalmente una – financo ammazzare stavolta per davvero noi stessi e gli altri, magari rammentando l’unico dato serio che dovrebbe preoccupare il nostro caro ministro: che i tumori all’apparato respiratorio sono molto più frequenti nelle zone ad alto traffico veicolare, come si dice. Ma questo è un rischio non rimovibile, certo. Non è che puoi levare la macchina alla gente: e però voi pensate di levare le sigarette a noi, tredici milioni di viziosi che peraltro notoriamente – pardon, statisticamente – siamo assai più simpatici e goduriosi di chi non avrà neppure un’ultima sigaretta da chiedere, quel giorno. Figurarsi. Si sposti. Anzi ci faccia accendere, dottor Sirchia.
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Offline Vicus

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #24 il: Agosto 17, 2016, 23:54:45 pm »
Soluzioni? Una è questa: abbattere l’Occidente. Andrebbe fatto con le sole armi possibili: i nostri soldi, la nostra produttività, le nostre assenze dal posto di lavoro perché siamo fuori stanza.
Il fumo fa male, ma qui Facci ci ha azzeccato: una delle leve del cambiamento sarà la bassa produttività e la disoccupazione di massa.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline maveryx

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #25 il: Agosto 18, 2016, 16:37:12 pm »
Secondo me per le sigarette vale quello che in genere vale per i cibi: più sono buoni più in qualche modo fanno male, sarà una legge compensativa della natura, alla fine nella vita l'importante è non abusare.

"C'è una misura in ogni cosa, tutto sta nel capirlo." Pindaro.
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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #26 il: Agosto 19, 2016, 09:19:28 am »
Secondo me per le sigarette vale quello che in genere vale per i cibi: più sono buoni più in qualche modo fanno male, sarà una legge compensativa della natura, alla fine nella vita l'importante è non abusare.

"C'è una misura in ogni cosa, tutto sta nel capirlo." Pindaro.

siamo d'accordo, ma basterebbe essere chiari.
Il fumo fa davvero male e non mi riferisco al cancro dei  polmoni, o meglio ai cancri dei polmoni.
Anche l'alcool fa male.
Le droghe che fanno più male, guarda caso,sono proprio quelle legali.
Però non di deve essere imposizione e falso salutismo .
Anche lo sport intenso e professionistico fa male.
L' importante è sapere e scegliere, senza deliri salutistici mirati in realtà al controllo sociale

Offline maveryx

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #27 il: Agosto 24, 2016, 23:03:42 pm »
Secondo il dottor Alan Rigaud, presidente dell'Associazione Nazionale per la Prevenzione dell'Alcolismo e delle Dipendenze, il rilassamento delle norme potrebbe avere "conseguenze devastanti" sulla salute dei liceali francesi.
Il fumo sta "conquistando terreno" nonostante il divieto del 1991, ha detto Rigaud. "Il fumo colpisce già quasi un terzo degli studenti liceali francesi, e se i fumatori sono invitati a fumare nei cortili, saranno intrapresi nuovi vizi," ha detto il medico.
"Il fumo è una piaga importante, uccide il 50 per cento dei fumatori a lungo termine," ha spiegato il dottore.

Questi sono dei malati di mente.
Ed è anche ottimista il dottore perché secondo me "a lungo termine" il fumo li ucciderà tutti.

Non ci sono parole.
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Offline Vicus

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #28 il: Agosto 25, 2016, 00:20:14 am »
Ma cos'avrà mai di gradevole il fumo (almeno prima che si crei una dipendenza)?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:E' la dose che fa il veleno.
« Risposta #29 il: Agosto 25, 2016, 00:21:49 am »
siamo d'accordo, ma basterebbe essere chiari.
Il fumo fa davvero male e non mi riferisco al cancro dei  polmoni, o meglio ai cancri dei polmoni.
Anche l'alcool fa male.

Le droghe che fanno più male, guarda caso,sono proprio quelle legali.
Però non di deve essere imposizione e falso salutismo .
Anche lo sport intenso e professionistico fa male.
L' importante è sapere e scegliere, senza deliri salutistici mirati in realtà al controllo sociale

E' così.