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Urge il ritorno del padre

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giuspal:
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/sette-regole-facili-facili-crescere-i-maschietti-1141452.html

Cominciamo con una citazione d'autore. «Era una mattina, avevo promesso un regalo al figlio del mio amico ed entrai nel gran magazzino a Francoforte per domandare una bella pistola a tamburo.


Mi guardarono scandalizzati. Non facciamo giocattoli bellici, signore. Da sentirsi gelati. Uscii mortificato». Ma il Nostro, dopo matura riflessione, sbotta: «Non mi avrebbero più ingannato, da allora in poi mi sarei basato solo sull'esperienza personale e avrei diffidato dei pedagoghi». Così scriveva, nel 1963, Umberto Eco (Diario minimo. Lettera a mio figlio). E proseguiva: «Allora ti regalerò fucili. A due canne. A ripetizione. Mitra. Cannoni. Bazooka. Sciabole. Eserciti di soldatini - in assetto di guerra». Era il tempo del pacifismo (di sinistra). Oggi è quello della gender theory (sempre di sinistra) ma, ahimè, nessuna Eco più s'ode.

La left americana ha sostituito il Dipartimento D (dezinformatsija) sovietico, e dobbiamo volgerci a Ovest per poter sentire il Dissenso. Il quale non ha (ancora) bisogno del samizdat ma sforna bestellser come quelli di Meg Meeker, membro dell'American Board of Pediatrics e docente all'American Academy of Pediatrics. Questa signora ha di recente pubblicato un libro il cui titolo è esplicito: Boys Should Be Boys , I ragazzi devono essere ragazzi, uscito in italiano come Boys. 7 segreti per crescere i figli maschi (Ares, pagg. 280, euro 16). Così si presenta: «Non sono una psicologa, un'insegnante e nemmeno una sociologa: sono una pediatra e una madre che ha ascoltato e osservato migliaia di ragazzi». E ha constatato che l'autismo «sta aumentando nei maschi», così come «il deficit di attenzione e iperattività», che «negli ultimi decenni ha avuto un'impennata». Nei maschi, e non nelle femmine. Ancora: «Nella mia pratica medica non ho mai visto così tanti ragazzi combattere con problemi di apprendimento, iperattività, noia e depressione quanti ne ho visti negli ultimi cinque anni» (l'edizione americana è del 2008). La Meeker avverte che «contrariamente ad alcuni psicologi, sociologi ed educatori credo che i problemi che feriscono i ragazzi derivino soprattutto da tre fonti: l'assenza di legami stretti con altri uomini (specialmente con il padre), la mancanza di educazione religiosa e l'eccessiva esposizione a media dannosi, i quali insegnano che i segreti di una vita “alla grande” sono sesso, sesso e ancora sesso, un sacco di soldi e popolarità». Oltre mezzo secolo dopo la «chiamata alle armi» del nostro Semiologo Nazionale, una nuova teoria devirilizzante aleggia sull'Occidente e si insinua nelle scuole di ogni ordine e grado, bersaglio sempre i maschietti: «Chi mai insegnerebbe loro a cacciare, a costruirsi arco e frecce, a rivivere le grandi battaglie della storia?». È vero, Eco insegnava al figlio a giocare a partigiani contro fascisti e per che parte tenere (indovinate) nelle «grandi battaglie della storia». La Meeker parteggia solo per l'umanità, correttamente individuando nella political correctness un pericolo apocalittico. Troppi genitori «non si accorgono di quel che è veramente pericoloso» per il cervello dei loro figli: «la musica commerciale, la televisione e i videogiochi che offuscano la loro sensibilità». Ed ecco i consigli di chi se ne intende (ed è solo buonsenso): «Impara a comprendere quello di cui ha bisogno tuo figlio. Non ha bisogno di un altro videogioco, lui vuole te»; «Ricorda che i ragazzi hanno bisogno di regole, che hanno per natura un codice maschile. Quindi, se tu non stabilisci delle regole, loro si sentiranno smarriti»; «Impara ad affrontare con tuo figlio le grandi questioni della vita»; «Ricorda sempre che la persona più importante nella vita di tuo figlio sei tu». E così via.

Sei forte, Papà! ^_^

giuspal:
Ed ecco, all'improvviso, la scoperta dell'acqua calda!

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-contrordineci-servonoanche-i-papa-18220.htm

Contrordine! Ci servono anche i papà
di Andrea Zambrano 02-12-2016

L’hanno chiamata “la rivincita dei papà”. E' il titolo che rende onore ad un annoso problema della contemporaneità, quello della scomparsa della figura paterna. Curioso che mentre tutto ci porta a considerare le figure maschili e femminili come pezzi intercambiabili di una società ormai in disfacimento di punti di riferimento, sia la scienza a rimettere i puntini sulle “i” e sia Repubblica a farsene portavoce, dopo aver passato interi lustri a costruire un mondo senza la figura maschile.

Che divorzio, aborto, omosessualismo ed educazione gender siano strettamente connessi con il bisogno di uccidere il riferimento paterno è un fatto ormai acclarato, ma adesso si torna indietro.

A dirlo è una ricerca scientifica della Oxford University che ha preso in esame un campione di 10.000 bambini che vivono in famiglia. Qual è il risultato? “Un padre molto presente, aiuta lo sviluppo dei figli. Ragazzini ben seguiti e sicuri, sono più equilibrati e hanno meno probabilità di sviluppare problemi comportamentali”. A Repubblica, che nei giorni scorsi ne ha dato notizia con un corposo servizio, è parsa una novità di quelle da sei colonne.

Sai che novità, verrebbe da dire, anche perché in certi ambienti, come quello della vituperata dottrina della Chiesa non si è mai smesso di evidenziare l’importanza del ruolo paterno. Semmai erano centri di potere mediatico-culturale come Repubblica appunto, che hanno portato avanti l’idea di una società entusiasticamente senza padri nei film, nella cultura, nella politica, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi e di cui soltanto ora Repubblica sembra accorgersi.

Dice appunto il quotidiano che gli esperti hanno esaminato i marcatori di coinvolgimento emotivo di queste famiglie e hanno evidenziato quanto sia essenziale questa relazione nello sviluppo emotivo. Hanno così evidenziato che lo studio parla di un fattore qualità, che l'attaccamento alla figura paterna è un elemento positivo che aiuta lo sviluppo dei più piccoli. Insomma: un 'buon papà, attento ai bisogni del figlio, lo farà diventare un adulto sereno. Questa ricerca, in particolare, ricorda quanto sia essenziale la qualità del tempo passato con i bambini, più che la semplice quantità. "L'elemento nuovo e il punto di forza della relazione è come i nuovi padri percepiscono il loro ruolo di genitore. Se sono felici della paternità e se plasmano la loro vita in funzione di questo ruolo, il bambino si sente protetto. E' molto più importante della quantità di tempo passato con loro", dice la ricerca.

Insomma: contrordine compagni! La società di sole madri e di piccoli Edipo ha prodotto solo danni, bisogna tornare indietro. Come? Riscoprendo la novità, cioè la figura del padre. Sai che novità, ma potremmo anche dire: evviva, finalmente ci siete arrivati anche voi.

I dati emersi dicono che in queste famiglie, i ragazzini avevano fino al 28% in meno di probabilità di soffrire di problemi comportamentali in pre-adolescenza. Secondo i ricercatori il padre ha un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo dell'individuo, mentre le madri anche una posizione rilevante per quanto riguarda la cura del piccolo. Tesi finale: “Un nucleo familiare felice e coeso è un ulteriore aspetto positivo nella vita di un bambino”.

Tutto qua? Cioè, non prendeteci per scettici, ma queste cose le sapevamo senza bisogno di leggere le ricerche scientifiche. Basta recarsi ad un colloquio con una qualunque maestra di scuola dell’infanzia per scoprire che non esiste bambino felice senza papà presente. Il che non vuol dire senza papà vivente, perché questo, anche se deceduto, vive nel ricordo alimentato, che è già un legame fortificante.

La prima reazione che si ha nel leggere indagini di questo tenore è: sai che scoperta. Ma la seconda riflessione è legata all'assenza di coraggio per chiamare le cose con il loro nome: quello che la Oxford University ha detto e Repubblica ha diligentemente enfatizzato è sì l’importanza del padre nella vita del bambino, ma è anche il fatto che da questa indagine non è slegata la figura della madre, in grado di trasmettere quei valori dell’affetto e della cura giustamente sottolineati.

Ebbene, tutto questo a casa nostra si chiama famiglia. E famiglia, spiace che Repubblica non lo voglia cogliere, composta da padre e madre. Questo scandalo a cielo aperto che farebbe inorridire la signora Cirinnà. Tanto che l’articolo si sarebbe potuto titolare tranquillamente così: “Il bambino, per stare bene deve crescere in una famiglia composta da padre e madre. Punto”. Ma questo è ancora difficile da dire. Lo dimostra il fatto che nel servizio di Repubblica sembra esserci in controluce il tentativo di cancellare dall’indagine la figura materna, semplicemente messa in secondo piano per ragioni di studio, ma non nella sostanza: è una insidia che punta a creare uno squilibrio materno affettivo dopo anni di squilibrio paterno. Mai una sorta di equilibrio, che poi è ciò che serve al bambino per spiccare il volo con due ali.

Una quarta considerazione è in ordine all’attenzione che Repubblica ha dato all’indagine. La quale è stata fatta da psicologi, cioè da scienziati del settore. E ha ottenuto una immediata eco mediatica. Quindi: se lo dicono gli scienziati è vero. Se lo dice la tradizione cattolica, il catechismo, l’insegnamento e la vita dei santi o dei Papi, è chincaglieria del passato, è il non essere al passo con i tempi. Poco male: sono gli effetti dello scientismo al potere. Da un certo punto di vista è sconfortante, perché a noi per capire certi concetti bastava dare un occhio ad una raffigurazione di una qualunque Fuga in Egitto per avercela chiara in testa, ma da un altro punto di vista, se vogliamo, è incoraggiante perché è la riprova che l'archetipo della Santa Famiglia di Nazaret, che in questi giorni milioni di cristiani stanno allestendo nei presepi, è un messaggio moderno, laico e risponde pienamente ai bisogni e ai desideri dell'uomo. E quando la scienza te lo conferma il godimento e la soddisfazione della ragione sono doppi.

Addio dunque alla società senza padri con la quale l’uomo ha buttato via anche il senso del religioso? Allora possiamo mettere in discussione la funzione sociale positiva di aborto e divorzio, dove sono i padri ed il loro rapporto con i figli ad essere il più delle volte le vittime? C’è chi lo dice da tempo, ma è inascoltato. Ce lo abbiamo il coraggio di fare il passo successivo? O aspettiamo la prossima indagine scientifica? Chissà che anche Repubblica non se ne accorga. E chissà che qualcuno dopo questa "sensazionale" scoperta con non metta in discussione la colossale fandonia che un bambino può stare bene anche con due papà.

ilmarmocchio:
mi piacciono gli universitari, così abili a scoprire l'acqua calda, dopo che l'hanno fatta raffreddare :doh:

Vicus:
Ottimo, il fatto che la "scienza" lo riconosca garantisce che sarà recepito dal più vasto pubblico. Ora ci vorrebbe un bello studio sul sabotaggio della donna del ruolo paterno, e sulla sua azione regressiva e decivilizzatrice all'interno della famiglia contemporanea.

Sardus_Pater:

--- Citazione da: Vicus - Dicembre 02, 2016, 21:36:45 pm ---Ottimo, il fatto che la "scienza" lo riconosca garantisce che sarà recepito dal più vasto pubblico. Ora ci vorrebbe un bello studio sul sabotaggio della donna del ruolo paterno, e sulla sua azione regressiva e decivilizzatrice all'interno della famiglia contemporanea.

--- Termina citazione ---

Troviamo un accademico della nostra parte che non tema di perdere la poltrona per aver esposto le sue teorie e il gioco è fatto :rolleyes: .

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