Vicus, di chi si tratta ?
Chi è ?
E' uno psicologo/antropologo cattolico "non allineato" (non Risé). L'articolo riprende il tema di una conferenza privata (su inviti), mi ha autorizzato a pubblicarlo ma non a fare il suo nome. E' un'eccezione, in tutti gli altri casi ho citato l'autore.
Cito talora la Mead, essendo le sue ricerche spesso interessanti per la causa maschile. Premetto sempre che paradossalmente era amata dalle femministe, che a mio parere non ci avevano capito nulla
come afferma anche Ventiluglio.
Non ho ritrovato il passo in cui sostiene che il padre è "una creazione sociale". Non lo intendo però in senso limitativo, altri* hanno detto cose simili: il ruolo della madre è prevalentemente biologico, mentre il padre è l'indispensabile "anello che crea la civiltà". Lo stesso antropologo che ho citato afferma nell'articolo:
Poiché il figlio nasce nel corpo materno, simbolicamente la madre è contenente, quindi il bambino che nasce la lascia: a questo punto, o c’è un padre che accompagna il figlio, che lo conduce verso la legge e verso il mondo, o la madre dice “È mio!” e si tiene il bambino.
È questa la tradizione matrilineare delle
popolazioni indigene più arcaiche, che esiste ancora oggi e alla quale stiamo tornando: la secolarizzazione e il bando del sacro fanno ritornare la matrilinearità, perché la natura che non sia iscritta in un contesto culturale ritorna alla sua condizione primordiale, ai suoi fondamentali.
Stiamo quindi ritrovando, per effetto di una
decostruzione culturale, questa
forma più arcaica di paganesimo che è la matrilinearità: una donna che genera un’altra donna, che a sua volta ne genera un’altra. Incidentalmente può nascere anche un maschio, ma gli uomini sono di troppo; la mascolinità, la funzione paterna è atrofizzata.
Entrambe le figure parentali, paterna e materna, sono necessarie alla nostra costruzione: la madre porta il bambino, ne assicura le cure, e il padre lo educa, lo forma. Spetta principalmente a lui farne un essere umano adulto, maturo, compiuto, aperto al mondo.Ovvio che il ruolo paterno (e quello maschile in generale) richiede più formazione e consapevolezza di quello femminile, ed è quello che mi sembra dire anche la Mead: per essere buoni padri non basta generare, bisogna essere uomini adulti e consapevoli. Mi sembra logico. Si tenga anche conto che la Mead è spesso distorta nei libri che la citano (lei pure adottava un linguaggio alquanto prudente), onde non mettere in discussione la narrativa femminista.
* Lo disse anche Joyce, vivamente contrario alla società matriarcale.