ricordate la moglie che uccise il marito con l'accetta, mentre lui dormiva ?
Il Giornale di Vicenza.it - Comunità - Bassano
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Uccise il marito
Angela è assolta
anche in appello
LA SENTENZA. La donna di Rossano sarà per un anno in libertà vigilata
È stata prosciolta a Mestre per incapacità di intendere e volere e non per
legittima difesa L'omicidio avvenne due anni fa
23/04/2010
Angela Nichele, la donna che nel
marzo del 2008 uccise il marito
violento, è stata assolta anche in
appello. La sentenza pronunciata
nell'aula bunker di Mestre
riforma parzialmente però la
sentenza di primo grado,
accogliendo di fatto le richieste del
sostituto procuratore Giovanni
Parolin, il magistrato che
condusse l'inchiesta (e che si appellò alla sentenza).
La 46enne di Rossano, ha sentenziato la Corte, va assolta non per
legittima difesa putativa, come stabilito in tribunale a Bassano, ma
perchè incapace di intendere e di volere: un disagio psichico provocato dai
soprusi che la donna era costretta a subire dal marito e rilevato da una
perizia psichiatrica disposta durante le indagini. La Corte d'appello di
Venezia, inoltre, ha anche disposto nei confronti di Angela Nichele la
misura di sicurezza della libertà vigilata per un anno, sollecitando
delle cure psicoterapiche (che la donna sta già seguendo).
«Siamo molto soddisfatti, - ha affermato l'avvocato trevigiano Ortis
Pellizzer, difensore della donna -: per noi questa è comunque una vittoria
perchè Angela è stata nuovamente assolta».
L'omicidio si consumò nella notte tra il 13 e il 14 marzo 2008 nella casa
di campagna della famiglia Zanetti, in via San Paolo. Nel tardo
pomeriggio di quel giorno, Matteo Zanetti, 46 anni, commerciante
ambulante di ortofrutta, rincasò dal lavoro e litigò per l'ennesima volta
con la moglie. L'uomo uscì per andare al bar e nella tarda serata rientrò
ubriaco. Scoppiò un nuovo e violento litigio con la moglie, concluso solo
prima di mezzanotte, quando andò a dormire. La donna, stanca di questa
situazione, si recò nella legnaia, prese una mannaia, risalì in camera e
sferrò almeno tre colpi alla testa dell'uomo mentre era steso a letto.
Quindi, avvisò i quattro figli, due dei quali andarono di persona a
chiamare i carabinieri della stazione di Rosà. La donna venne arrestata
per omicidio e rimase in carcere fino a quando le furono concessi i
domiciliari in casa dei genitori, a Santa Croce Bigolina. Al termine del
processo di primo grado con rito abbreviato condizionato, davanti al
giudice Barbara Maria Trenti, nei confronti dell'imputata fu pronunciata
la sentenza di assoluzione perchè «il fatto non costituisce reato».
Che il processo fosse destinato a concludersi positivamente per l'indagata
era cosa prevedibile. Nella prima udienza, alla fine dell'ottobre 2008,
venne infatti reso noto l'esito di una perizia psichiatrica di parte condotta sulla donna, secondo la quale al momento dell'omicidio Angela Nichele sarebbe stata incapace di intendere e di volere. Sulla scorta di quell'esame, il giudice ordinò una nuova consulenza, che ripropose nella sostanza le stesse conclusioni.