Primo oro italiano alle Olimpiadi: è di Dell'Aquila nel taekwondo, una nuova disciplina marziale. Ancora una volta un uomo. E ancora una volta si celebra una vittoria ITALIANA, non una vittoria MASCHILE. Si dirà: ma se ha combattuto contro un altro uomo che vittoria maschile è? Appunto. Invece si può essere certi che una vittoria di un'atleta italiana sarebbe celebrata come soprattutto una vittoria FEMMINILE. Inutile obiettare: ma si è confrontata con altre donne. Non importa, verrebbe risposto: è una vittoria femminile lo stesso. Alla faccia della logica. E del ridicolo.
Altro particolare da evidenziare.
Al contrario delle atlete, gli atleti NON fanno mai riferimenti o discorsi "sessisti".
Ossia, per qualsiasi giovane uomo presente alle Olimpiadi - italiano e non - la vittoria contro un altro atleta maschio non è una vittoria "contro le femmine del proprio paese"...
Non è "una rivincita" verso tizia, caia, sempronia o pinco pallina.
Mentre per le femmine è l'esatto contrario.
Loro non vincono per la propria nazione; no, loro vincono "contro i propri connazionali", il fantomatico patriarcato, le oppressioni subìte negli ultimi centomula anni (quindi già ai tempi dei Neanderthal), etc.
Trattasi di un fatto che riguarda anche le atlete di altri paesi, fra i quali le statunitensi, le inglesi, le australiane, le canadesi, le cinesi, le giapponesi. etc.
Diciamo pure che sensi di rivalsa e complessi di inferiorità femminili non hanno confini.
Del resto basta ricordarsi di quel che hanno combinato le statunitensi del calcio - campionesse del mondo, battute da ragazzini di 15 anni, nel 2017... - in occasione dgli ultimi mondiali femminili, per non parlare delle italiane.
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https://www.corriere.it/sport/olimpiadi/21_luglio_22/olimpiadi-tokyo-sylla-la-parita-genere-ancora-lontana-627f1ef6-eb30-11eb-872f-99e4306190c7.shtml?cx_testId=82&cx_testVariant=cx_1&cx_artPos=0#cxrecs_s