Autore Topic: "Narcos"(Serie TV)(Stagione 1 e St.2)(Usa/Colombia 2015-2016)10+10 Ep. Produttor  (Letto 2120 volte)

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"Narcos"(Serie TV)(Stagione 1 e St.2)(Usa/Colombia 2015-2016)10+10 Ep. Produttori esecutivi Josè Padilha e Chris Brancato per Netflix.

Nei miei quattro e rotti decenni di visione di serie tv, di rado ho assistito ad uno show d’impianto storico e cronachistico così dettagliato e ben focalizzato su di un personaggio totalmente negativo, oltre che sulla storia delle persone che lo circondavano, e dallo schiacciante realismo. '’Narcos’' è un "tour de force", senza giochi di parole, la cui prima stagione si compone di 10 episodi di cinquanta minuti come la seconda, dal 3 settembre disponibile interamente in ogni piattaforma di streaming o download, entrambe entusiasmanti, e da cui è difficile distogliere l’attenzione. Questo è il mondo di Pablo Escobar (sul quale vi è oramai una sterminata bibliografia, e quantità di documentari e inchieste giornalistiche anche rintracciabili su YT o Vimeo, oltre che un lungo e recente serial tv criminale-telenovela di oltre 100 episodi di 30’, prodotto interamente da Caracol tv la televisione colombiana-che co-produce anche “Narcos”, con ottimi attori colombiani), famosissimo boss della droga degli anni '80 e dei primi '90, della Colombia. Netflix è da lodare per come sia riuscita a trarne fuori tutte le tappe più importanti della storia, oltretutto rispettando l’ambientazione e girando l’intera serie proprio in Colombia. La prima stagione non è solo incentrata su Escobar, ma su tutta la sua rete di rivalità, sulle controparti rappresentate dagli altri boss della droga, e del modo in cui vivono. Tra cui Luis Guzmán che presta il volto ad un pazzo, violento e memorabile, José Rodríguez Gacha. Escobar, già da giovane incute paura, e non ci penserebbe due volte prima di spazzare via centinaia di persone, solo per levarne di mezzo una, quella che è il suo obiettivo. Vedi anche per l’alleanza con il gruppo terroristico marxista dell’M19, negli anni ottanta. Ana de la Reguera interpreta Elisa Alvero, una donna fiancheggiatrice dell’ M19, un personaggio importante nell’economia del racconto, ma da non rivelare per non compiere spoiler. L'unico modo in cui questo mondo avrebbe potuto essere presentato è nel suo puro, impassibile, brutale realismo. Questo è un mondo dai gusti costosi, che mischia stili di vita sontuosi e terribili atrocità, il tutto in nome dell’avidità e del potere, e delle spedizioni di droga negli Stati Uniti –che negli anni ottanta Escobar arrivò a controllare all’80%-,. Si tratta di una serie significativamente per un pubblico di adulti, e nella quale il ricorso al sesso è massiccio, e questo rientrante un po’ in una convenzione iconografica del potere e del successo ricorrente nelle serie tv di oggi, ma d’altronde l’ambiente di potere e illimitate risorse di denaro non poteva non esserne saturo, in alternanza con la violenza è sopra le righe, la quale è la costante dell'immagine della vita di Escobar e del suo mondo. Wagner Moura e la sua interpretazione di Escobar così ricca di sfumature è rimarchevole, rappresentando anche il vero punto di forza dell’intera serie. Giocando da principio sulla rischiosa e quasi inevitabile ambiguità, quando si rappresentano le vite dei grandi criminali, Moura ci raffigura un Escobar che ha sempre voluto rendere felici le persone, e in realtà aveva a cuore il benessere delle classi meno agiate di Medellin e di coloro che lavoravano per lui. La sua discesa verso la paranoia alla fine della prima stagione è palpabile, e in ragione di essa stava cominciando a non fidarsi più di nessuno. Un ruolo difficile da interpretare, un viaggio all’interno di una vita dicotomica come poche altre, la cura per la moglie Tata, Paulina Gaitan, e la famiglia. Nel mondo degli affari essendo invece sempre spietatissimo, mostrando il suo orribile lato vero, e cercando di mantenere il controllo di un Impero del crimine come nessun altro nella Storia, che si avvierà inesorabilmente ad essere distrutto. Comunque va sottolineato, una straordinaria interpretazione da parte di Wagner Moura. Alla caccia di Pablo vi sono anche due agenti della DEA, con l’aiuto all’inizio riluttante, degli Stati Uniti. Boyd Holbrook interpreta il vero Steve Murphy, l’autore del libro da cui è tratta la serie, e narratore della storia da un punto di vista '’Gringo’' (che alcuni imputano come filo-americano, ma in realtà, e soprattutto nella seconda stagione, esso non è l’unico né il solo a essere positivo), con le sue brevi introduzioni narrative. La sua bella moglie Connie, ( Joanna Christie ) rimane come un’anatra intrappolata nel fuoco incrociato, quando i due vanno a vivere assieme in Colombia con la piccola figlia, e lui si impegna nella caccia a Escobar. Pedro Pascal che interpreta Javier, il suo omologo colombiano, utilizza per il suo fine di catturare o comunque eliminare Escobar, dei mezzi davvero senza scrupoli, onde ottenere informazioni, nei modi più salaci e violenti, e il cui motto sembra essere "Con ogni mezzo necessario!" Non si può non dare una nota di particolare distinzione e merito agli sceneggiatori, ad esempio per come è stata ben tratteggiata la giornalista d’assalto senza scrupoli Valeria Valez, ispirata ad un personaggio realmente esistente Virginia Vallejo, e interpretata da Stephanie Sigman. Ella era sempre alla ricerca di notorietà sfruttando ogni possibile spiraglio che la figura di Escobar poteva dargli, tanto da diventarne una delle innumerevoli amanti. Ne aveva bisogno per alimentare il suo desiderio di storie esclusive, facendo in modo di essere sempre la prima sulla scena degli omicidi e delle stragi, dei massacri, oltre che nel dare le notizie più clamorose. Valeria, era una volpe sexy che utilizzò la sua doppiezza femminile per soggiogare Escobar con il sesso e farsi raccontare tutto. In cambio, lei lo doveva soltanto dipingere in una luce positiva. Ella ha anche una faida con un’altra giornalista, ma questa storia non la disveliamo. Stephanie Sigman è davvero odiosamente brava, e rende al pubblico il suo odio così come ella lo mette squallidamente in mostra, ma credetemi, riesce a non farvi dispiacere per la fine alquanto patetica del suo personaggio, alla fine della prima stagione. Tutto ciò che riguarda '’Narcos’' è di prim'ordine, gli sfondi e l’ambientazione, la scrittura, il montaggio, i legami e l’aderenza, oltre che la verosimiglianza nella ricostruzione di eventi e personaggi reali, e per le emozioni che trasmettono i personaggi nella loro dettagliata costruzione. Si tratta di una serie di stile documentaristico con solamente alcuni dei nomi cambiati, o attraverso i quali alcuni dei personaggi si ispirano a diverse persone, realmente esistite. Forse questo è uno dei fantastici modi per raccontare una storia in maniera veramente dettagliata, espandendone il suo universo ad una serie di oltre dieci ore. Netflix ha così realizzato già due serie memorabili, e ne ha annunciato una terza, che naturalmente non verterà più su Escobar e il cartello di Medellin, ma su quello vincente di Cali, fino alla sconfitta anche di quest’ultimo, avvenuta all’inizio degli anni duemila. Il grande punto di forza delle produzioni Netflix fin qui realizzate, è che esse non devono piegarsi agli inserzionisti pubblicitari, diventando così il canale a pagamento dai più alti contenuti. Notevole è anche la scelta di far parlare i protagonisti della serie tutti in spagnolo e così sottotitolandoli, personaggi americani a parte, come si conviene all’ambientazione e ai veri personaggi reali della storia. Tutto quello che c’è da dire è che la seconda stagione, la quale verte sugli ultimi 18 mesi di Escobar dopo l’evasione da “La Cathedral” nel giugno del 1992, è ancora più esaltante della prima stagione. Nel complesso, tra messa in streaming e relativo download, e la pubblicazione della prima serie in cofanetto Blu-ray Lionsgate negli Stati Uniti, lo scorso 23 agosto, ho già veduto i dieci episodi della prima stagione due volte. Accingendomi a finire i dieci della seconda stagione disponibili in piattaforma digitale dal 3 settembre, non posso che conferire a “Narcos” uno score complessivo di 9,5 su 10 disponibile. “Narcos” è talmente d’eccezione che non può che spazzare via il resto della concorrenza, letteralmente.

Suicide Is Painless
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.