Così Theo Weigel, che fu già ministro delle Finanze di Helmuth Kohl, a Ticino Live:
“Se la Germania oggi uscisse dall’unione monetaria, allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il 20% e il 30% del marco tedesco — che tornerebbe nuovamente in circolazione —. Chiunque si può immaginare che cosa significherebbe per il nostro export, per il nostro mercato del lavoro, o per il nostro bilancio federale. L’euro conviene alla Germania, ecco perché ci restiamo dentro. Va da sé che se il marco diventasse sconveniente, la lira diventerebbe conveniente per i mercati, per gli investitori e per i consumatori. Queste cose i commentatori nazionali non ve lo dicono. Queste notizie ai telegiornali non passano. Per chi lavora la stampa italiana? Per chi lavora la politica italiana? Per l’Italia o per Berlino? “.
Bella domanda. Continua l’ex ministro:
“Con un’uscita dall’Euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti Target 2 intraeuropei.
Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative”.
Bisogna proprio che sia un tedesco a dircelo: siamo noi ad avere in mano l’opzione nucleare. Occorre audacia. E sapere quel che si vuole.
Poi, naturalmente, uno vede la faccia di Renzi. Che vuol fare l’europeo, quello che salverà la Ue. Vede il ministro che s’è lasciato accollare come controllore dai poteri globalizza tori, Gian Carlo Padoan, ex Fondo Monetario, incarnazione della “dottrina Breznev” mondialista.