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La teoria svedese dell'amore - Erik Gandini (documentario)
Angelo:
--- Citazione da: Sebastiano - Settembre 15, 2016, 09:52:58 am ---Il documentario è semplicemente agghiacciante. Ma è solo l'ennesimo esempio di individualismo spinto nel nord europa... il brutto è che noi dovremmo prendere esempio :doh:
--- Termina citazione ---
L'individualismo spinto è in USA, in Svezia c'è uno Stato femminista, mondialista, modernista, materialista, ateo. Insomma un posto dove, popoli più "umani" e CIVILI faranno più figli di queste svedesi femministe e "magicamente" ci saranno meno femministe... Salvo imprevisti, naturalmente.
Ma se il tasso di fecondità dei migranti musulmani, africani, è quello che è, le svedesi femministe* apprezzeranno le gioie dei tessuti sui capelli :shifty:
//www.youtube.com/watch?v=y1LSaByJUyc
//www.youtube.com/watch?v=olH1qXW2w4M
//www.youtube.com/watch?v=ykbJOXxyGho
//www.youtube.com/watch?v=jkfRkR1Pqag
* E' d'obbligo il femminile plurale comprensivo pure dei maschiettini femministi svedesi. Sono sensibile alla loro "sensibilità di genere" ...
Angelo:
--- Citazione da: Frank - Settembre 16, 2016, 01:14:05 am ---Ma il bello è che tanti (troppi) italiani son convinti che la Svezia sia una sorta di "paradiso terrestre".
Io non ci vivrei neppure un giorno.
--- Termina citazione ---
Ciò che dici è vero. Un sacco di miei conoscenti esaltano la Svezia. Se una persona dopo questo aver visto video non ha qualche dubbio sulla "perfezione svedese" allora ha dei seri problemi di onestà intellettuale o di intelligenza.
Utente cancellato:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/30/la-teoria-svedese-dellamore-ovvero-di-persone-sempre-piu-sole-parola-di-zygmunt-bauman/3128200/
Il regista italo-svedese Erik Gandini era balzato agli onori della cronaca con Videocracy, il documentario sul berlusconismo censurato dalla Rai nel 2009. Un mese fa è tornato sul grande schermo con La teoria svedese dell’amore. Film di nicchia, si dirà. Invece piccolo grande documentario che ci immerge tra luci e ombre della società scandinava. Ebbene sì, non è tutto oro quello che è svedese. A partire dal 1972 fu rispettato quasi religiosamente il manifesto redatto dalla classe politica di allora che tratteggiava la famiglia del futuro: nessuna necessità d’interdipendenza tra gli individui. Uomini e donne liberi dalle responsabilità per gli anziani, giovani indipendenti dai genitori al raggiungimento della maggiore età e anziani aiutati esclusivamente da efficienti quanto asettici servizi sociali. Uomini e donne autodeterminati per un’applicazione del socialismo unica nel suo genere. Impeccabile magari, ma al prezzo di sacrificare la felicità per garantire sicurezza e benessere economico. In realtà una delle più raffinate applicazioni dei dettami per una società globalizzata. Ma probabilmente più produttiva che consumistica.
Se vi chiedevate il perché dei numerosi suicidi e di certe leggendarie promiscuità sessuali non avrete una risposta diretta proprio su questi tratti culturali perché Gandini ci porta tutti ancora più giù: nel dna sociale svedese. Metà della popolazione oggi vive sola, donne e uomini single che ruotano attorno a banche del seme per riprodursi in solitaria, siano essi donatori o madri fecondate per posta, associazioni volte alla ricerca di persone scomparse e senza cerchie amicali o parentali fisse, comunità da neo-figli dei fiori che rivendicano il diritto di ascoltarsi a vicenda e condividere. Sono solo alcune delle realtà che il regista scova e racconta con la sua stessa voce off. Il suo sarcasmo è a tratti inquietante e certe armonie musicali fatate e misteriose un po’ alla Danny Elfman snocciolano in maniera cadenzata l’impensabile vuoto umano dietro un paese così evoluto da occuparsi attentamente d’inserimento e integrazione di stranieri e profughi lungo un percorso socio-culturale quanto lavorativo di 7 anni nato a costruire nuovi cittadini svedesi. E qui entriamo in un piccolo paradosso, perché forse questa parte è l’aspetto che più stride con l’Italia caritatevole di accoglienza quanto avara e ignorante in metodi e strutture d’integrazione. Paese che vai, contraddizione che trovi.
Affascinate è la testimonianza di un medico svedese trasferitosi in Etiopia per amore. Una storia di vita e avventura chirurgica che per la povertà, o la quasi totale assenza di ambienti idonei, opera con successo e strumenti più da ferramenta che da chirurgia. Vista da lui la Svezia viene messa a confronto sia con l’altro occidente che il terzo mondo. Una società di condivisione quotidiana ma profondamente povera contro un’altra opulenta ma umanamente glaciale. Le immagini sono asciutte e l’occhio di Gandini è analitico, diretto all’essenza della sua cultura. La teoria svedese dell’amore ha il pregio di scartare i cliché dell’indipendenza dell’individuo come succose caramelle dal ripieno amaro. Il ritratto di una società solitaria e spogliata dei valori umani e relazionali galleggia nelle parole di un testimone d’eccezione, Zygmunt Bauman. Il sociologo della Società Liquida con le sue osservazioni sui cambiamenti sociali della Svezia, del mondo compromesso dal web e sul concetto di condivisione rende il documentario un trattato breve sul prezzo sociale della ricchezza scandinava.
A proposito di web, potreste imbattervi in una versione tagliata di quasi 20 minuti e doppiata dalla Rai, che aveva fagocitato il film, formattizzandolo, prima che il distributore Lab80 lo acquisisse. Ma il doc originale, ovvero riconosciuto come tale dall’autore, e dove l’italiano sta solo nei sottotitoli e nella voce di Gandini, dura 1 ora e 18. Piccole produzioni che spesso danno alla luce un gioiello come questo girano nei cinema quasi come gruppi indie-rock. Preziose quanto faticose da trovare o da richiedere nel cinema più vicino. Ora è in tenitura su una dozzina di città. Da Prato a Varese, e da Gela a Modena.
freethinker:
Oggi molti cominciano ad accorgersi che qualcosa non va, nelle società che sono ritenute "più civili"...
Ma, a ben guardare, forse c'era già qualcosa che bolliva in pentola in epoche passate: ricordo un film degli anni '60, era un film documentario del filone "Mondo cane", forse avete presente il genere (perchè ne furono girati parecchi dello stesso tipo).
In sostanza una troupe girava il mondo e filmava le cose più strane, terribili o semplicemente diverse della vita umana nei vari angoli del globo.
In questo film c'erano alcune scene, girate credo proprio in Svezia, che riguardavano la morte di una donna sola in un asettico condominio: la bara veniva portata via da alcuni addetti, senza che vi fosse un parente e neppure un fiore; solo un paio di vicini sbirciavano da una porta socchiusa. La voce in sottofondo spiegava che questi casi erano frequenti in questo paese, ma che la cosa era tristissima.
Non so che cosa ci sia nel dna sociale svedese, ma una mia conoscente svedese che vive da anni in Italia dice che secondo lei la luce solare ha un grandissimo impatto sulla vita delle persone...Che la felicità sia direttamente collegata alla latitudine? :)
Vicus:
Per chi la vuole, eccola la società degli SGTOW (Swedish Going Their Own Way), dove l'individualismo e l'assenza di comunità mostrano il loro vero volto, l'isolamento.
In Irlanda, o a Londra, a Parigi c'è poca luce solare, eppure i risultati sono alquanto diversi... :lol:
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