Autore Topic: contro il lavoro  (Letto 3237 volte)

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Offline Warlordmaniac

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Re:contro il lavoro
« Risposta #15 il: Ottobre 04, 2016, 20:07:26 pm »
Lo Stato. Ormai un reddito minimo di cittadinanza è irrinunciabile.

Per avere un RMG come si deve, cioè non a tempo, si deve fare o una spending review più netta di quella di Monti, oppure un tetto alle pensioni e agli stipendi d'oro. Non esistendo praticamente più la sinistra, solo la prima ipotesi è possibile.
Una spending review forte significa stipendi più bassi e maggiore disoccupazione. Uno che fa il fancazzista scavando una buca di giorno e riempendola di notte, con il rmg guadagna senza fare nulla.
Quindi questa differenza dove sta?

Offline Vicus

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Re:contro il lavoro
« Risposta #16 il: Ottobre 04, 2016, 20:41:47 pm »
Vicus
Vicus, perdonami, ma come vivranno i disoccupati di domani?
Chi gli darà i soldi per vivere?


E chi fornirà quegli afrodisiaci chimici?
Lo Stato? Gratuitamente?
Perché è chiaro che un disoccupato non ha soldi in tasca.
Ci saranno nuove forme di lavoro legate all'apprendimento (la gente sarà pagata per imparare) e all'informazione (già ora c'è chi campa con Youtube).
Tuttavia per una transizione dolce ci vorrà una volontà politica, che per ora manca, col risultato di torme di disoccupati abbandonati a se stessi.
Una parte di loro non avranno di che vivere. Un'altra svolgerà mansioni insignificanti per un salario sui 500€, appena sufficiente a procurarsi il cibo, e sarà tenuta buona da intrattenimento di massa:

«L’inventore della parola “tittytainment” è Zbigniew Brzezinski, che fu per quattro anni, dal 1977 al 1981, national security advisor del presidente Jimmy Carter. [Anche co-fondatore con David Rockefeller, nel 1973, della Trilateral Commission, un’organizzazione privata per intese di potere economico fra gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone. Ancora oggi è un importante consulente nello staff del presidente Barack Obama. – n.d.r.].
La usò per la prima volta in un incontro con vari leader mondiali al Fairmont Hotel di San Francisco alla fine di settembre 1995 su invito del “padre della perestroika e della glasnost” Michail Gorbaciov. Il dibattito riguardava “il futuro del lavoro”.
I convenuti tratteggiarono un nuovo ordine sociale e sembra che tutti fossero d’accordo nel pensare che nella società del ventunesimo secolo il 20 per cento delle persone avrebbe avuto un lavoro e l’80 per cento sarebbe stato tenuto docile, come in uno stato di semi-ipnosi, per mezzo di quello che Brzezinski definì “tittytainment”: una mescolanza di entertainment desolatamente prevedibile, al più basso comun denominatore, per l’anima – e nutrimento per il corpo.
La parola “tittytainment” si forma con tits ed etertainment , come se le mamme nutrissero i bambini con la somministrazione di una droga nell’allattamento».
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Sardus_Pater

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Re:contro il lavoro
« Risposta #17 il: Ottobre 05, 2016, 10:56:55 am »
Per me un'ipotesi così è agghiacciante. Svuota di senso l'esistenza.

si ma in campagna nessuno ci vuole stare.
neanche i pensionati.

Non è detto, almeno in Sardegna negli ultimi anni c'è il boom di nascita di nuove aziende agricole.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:contro il lavoro
« Risposta #18 il: Ottobre 05, 2016, 11:21:27 am »
L'anomia della società consumista è quanto di più antimaschile ci possa essere.
In diverse regioni (p. es. anche Liguria e Toscana) stanno rinascendo aziende agricole, il settore primario sta risalendo rapidamente (fonte: Rai).

Ogni nuova tecnologia ha creato disoccupazione sul momento, ma molti nuovi lavori in seguito. Si pensi all'indotto creato dall'automobile (strade, stazioni di servizio e petrolchimica, manutenzione, autogrill); o al lavoro impiegatizio (bancari, dattilografe), marginale in una società agricola.
Quindi è ragionevole supporre la nascita di nuovi lavori legati all'informazione.
Il reddito di cittadinanza storicamente non ha mai funzionato.
La classe politica si trova di fronte la scelta di attenuare gli effetti negativi (disoccupazione) di questa fase di transizione, oppure di tener buona l'umanità sottoccupata con intrattenimento e droga se non disfarsene fisicamente (come avvenuto in Urss dove la gente non aveva
né cibo né tetto).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:contro il lavoro
« Risposta #19 il: Ottobre 05, 2016, 15:55:47 pm »


Non è detto, almeno in Sardegna negli ultimi anni c'è il boom di nascita di nuove aziende agricole.


credo che i numeri di chi ritorna, sia in sardegna che persino in toscana e umbria, sia piccolo.
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
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Re:contro il lavoro
« Risposta #20 il: Ottobre 05, 2016, 16:00:56 pm »

Ogni nuova tecnologia ha creato disoccupazione sul momento, ma molti nuovi lavori in seguito. Si pensi all'indotto creato dall'automobile (strade, stazioni di servizio e petrolchimica, manutenzione, autogrill); o al lavoro impiegatizio (bancari, dattilografe), marginale in una società agricola.
Quindi è ragionevole supporre la nascita di nuovi lavori legati all'informazione.
Il reddito di cittadinanza storicamente non ha mai funzionato.
La classe politica si trova di fronte la scelta di attenuare gli effetti negativi (disoccupazione) di questa fase di transizione, oppure di tener buona l'umanità sottoccupata con intrattenimento e droga se non disfarsene fisicamente (come avvenuto in Urss dove la gente non aveva
né cibo né tetto).

in effetti quando consideriamo la disoccupazione,
non consideriamo mai che il numero delle casalinghe è di molto diminuito in occidente
e che si sono assorbiti nel commercio internazionale anche i Paesi asiatici (cina, india, indocina).

quel che manca forse di più è un potere politico che non sia succube degli interessi privati.
nel senso che tutto è "economicista". se non quadrano i conti scritti a tavoli, non si procede.
questo fa mancare una politica di investimento statale degna di questo nome.
non ci sono le bonifiche mussoliniane e l' IRI,  non c'è un new deal rosveltiano.
lo Stato non è in grado di investire ma solo di vivere di spesa corrente (spesso in crescendo perchè non sempre  è molto produttiva e intercetta le nuove tendenze tecnologiche).


e poi.... manca anche la rivoluzione.
se un tempo le elite tiravano troppo la corda, poteva anche esserci una ghigliottina generalizzata
o poteva rischiare una rivoluzione comunista (forse per questo la socialdemocrazia è riuscita a competere con l eite capitaliste... paurose di rivolte).
oggi semplicemente si mette mano alla ricchezza familiare o si emigra.
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Offline Sardus_Pater

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Re:contro il lavoro
« Risposta #21 il: Ottobre 05, 2016, 16:24:32 pm »
Citazione
e poi.... manca anche la rivoluzione.
se un tempo le elite tiravano troppo la corda, poteva anche esserci una ghigliottina generalizzata
o poteva rischiare una rivoluzione comunista (forse per questo la socialdemocrazia è riuscita a competere con l eite capitaliste... paurose di rivolte).
oggi semplicemente si mette mano alla ricchezza familiare o si emigra.

O ci si illude che si possono fare le rivoluzioni dal web.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

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Re:contro il lavoro
« Risposta #22 il: Ottobre 05, 2016, 19:54:26 pm »
una tecnologia  annunciata:
http://www.qualenergia.it/articoli/20161005-veicoli-senza-autista-le-tante-implicazioni-di-una-probabile-rivoluzione
che dovrebbe pensionare un lavoro quasi esclusivamente maschile
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Offline Vicus

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Re:contro il lavoro
« Risposta #23 il: Ottobre 05, 2016, 23:59:53 pm »
quel che manca forse di più è un potere politico che non sia succube degli interessi privati.
nel senso che tutto è "economicista". se non quadrano i conti scritti a tavoli, non si procede.
questo fa mancare una politica di investimento statale degna di questo nome.
non ci sono le bonifiche mussoliniane e l' IRI,  non c'è un new deal rosveltiano.
lo Stato non è in grado di investire ma solo di vivere di spesa corrente (spesso in crescendo perchè non sempre  è molto produttiva e intercetta le nuove tendenze tecnologiche).
E' così, lo Stato non è un'azienda e dovrebbe essere al servizio del cittadino. La ragione principale di queste politiche è la moneta-debito creata dal nulla, che obbliga gli Stati a riservare una parte crescente del loro bilancio al pagamento di interessi. L'unica via d'uscita è il default, ma l'argomento è vasto ed esula dal topic.
in effetti quando consideriamo la disoccupazione,
e poi.... manca anche la rivoluzione.
O ci si illude che si possono fare le rivoluzioni dal web.
Il cambiamento tecnologico è già una rivoluzione.
Nell'era del'informazione, in cui i media creano uno schermo tra il cittadino e la realtà, il web è un'arma che può dare molto più fastidio di scontri di piazza.
Sono persuaso che l'unica via rivoluzionaria possibile oggi sia quella gandhiana della non-violenza.
Il sistema governa tramite un caos gestito e trarrebbe vantaggio da un'opposizione cruenta. Ciò che teme in sommo grado è l'immissione di fattori di stabilità, di coesione e radicamento culturale.
Poiché ciò non è subito possibile su vasta scala, è necessario creare delle situazioni, delle micro-realtà indipendenti dalle regole distruttive della società liquida, che abbiano un effetto positivo sul resto della popolazione.
Il potere teme in sommo grado il formarsi di un'opposizione anche molecolare, che cerca di controllare e disgregare sin dalla sua fase embrionale. Per questo è necessario recuperare un minimo di comunità, partendo magari dall'associazionismo. La coesione sociale non è il buonismo rancoroso e fasullo del politicamente corretto, ma la reale capacità di fare scelte collettive, essenza fondamentale della democrazia.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:contro il lavoro
« Risposta #24 il: Ottobre 09, 2016, 15:42:55 pm »


http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/mejo-disoccupati-contrastare-fenomeno-karoshi-morte-133514.htm

Francesco Leone Grotti per “il Giornale”
 
karoshi
KAROSHI
I giapponesi hanno un vero talento per modellare la loro lingua a piacimento ed inventare nuove parole per ogni tipo di situazione. Una di queste, diventata sempre più comune nel parlato quotidiano e sui giornali, però, non ha niente di positivo. Si tratta del termine karoshi, che viene riferito a chi muore per l' eccessivo lavoro. Ed è proprio su questo tema che il ministero della Sanità ha condotto per la prima volta al mondo uno studio, presentato venerdì alla Dieta nazionale.
 
I risultati del libro bianco di 280 pagine non sono per nulla positivi: si legge infatti che in Giappone quasi una compagnia su quattro (23%) ha dei dipendenti che lavorano più di 80 ore di straordinario al mese. Questa è la soglia fondamentale, riconosciuta dalla legge, per definire un eventuale decesso o suicidio come dovuto al super lavoro. I familiari di un lavoratore vittima di karoshi ricevono dallo Stato circa 20mila dollari all' anno, insieme a una somma da parte dell' azienda che può arrivare fino a 1,6 milioni di dollari.
Karoshi
KAROSHI
 
In Giappone si parla di karoshi dal 1987, quando il ministero della Salute cominciò a indagare su una serie di improvvisi decessi di importanti manager. Se a partire dagli anni '80, il governo individuò non più di 200 casi all' anno, nel 2015 i lavoratori che si sono suicidati o sono morti per problemi di cuore o di respirazione causati dal lavoro eccessivo hanno raggiunto la cifra record di 2.310.
 
Ma questa potrebbe essere solo la punta dell' iceberg: secondo il Consiglio nazionale di difesa per le vittime di karoshi, infatti, la soglia fissata dal governo è troppo restrittiva e le morti dovute al lavoro eccessivo potrebbero raggiungere quota 10 mila. È per far fronte a questo dramma che nel 2014 la Dieta ha approvato una legge per limitare il fenomeno, promuovendo, tra le altre cose, lo studio pubblicato venerdì.
 
karoshi
KAROSHI
I dipendenti più a rischio karoshi sono quelli che operano nel settore della comunicazione, seguiti da quelli impiegati nell' ambito della ricerca e della tecnologia e da coloro che si occupano di trasporti. Inoltre, il 36,9% dei lavoratori intervistati afferma di essere stressato al lavoro, il 32,8% dichiara di avere raggiunto un livello di stanchezza «alto», mentre il 45,6% sostiene di dormire un numero di ore «insufficiente». La legge anti-karoshi prevede che il governo centrale, così come quelli locali, facciano di tutto per limitare il fenomeno.
 
Il Giappone si è prefissato di abbassare la soglia dei lavoratori che svolgono più di 60 ore di straordinario a settimana al 5% della forza lavoro. Il secondo obiettivo è far sì che tutti i lavoratori consumino almeno il 70% delle proprie ferie pagate entro il 2020. Ma questi traguardi sono ancora lontani perché il problema è più che altro culturale: è dalla fine della Seconda guerra mondiale che il lavoro è diventato il principale interesse nella vita dei giapponesi e il mito dell' efficienza è stato alimentato e peggiorato prima dalla bolla economica degli anni '80 e poi dalla sua esplosione.
 
karoshi
KAROSHI
La situazione si è ulteriormente deteriorata negli ultimi anni, dal momento che i giovani non solo sono disposti a lavorare troppo ma vogliono anche mostrare che lo fanno. Così, tanti si rifiutano di lasciare il lavoro prima dei loro responsabili. Se il problema è grave in Giappone, siamo ancora lontanissimi da paesi come la Cina, dove muoiono per guolaosi, così il fenomeno è conosciuto localmente, circa 500mila persone all' anno. Più di 1.500 al giorno.
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« Risposta #25 il: Ottobre 09, 2016, 17:14:06 pm »
Ho il massimo rispetto per il lavoro dei giapponesi ma certi esiti tragicomici indicano che bisogna cambiare strada :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.