Mantova, il Rambo che si sentiva solo
L'ex camionista aveva confidato a un amico: in paese devono preparare tre bare
FABIO POLETTI
INVIATO A VOLTA MANTOVANA
In paese ne parlavano come se fosse John Rambo. I muscoli, la palestra, la passione per le armi, il corso di sopravvivenza. Omar Bianchera, 44 anni, tre omicidi, meno di dieci ore in fuga, era solo un uomo troppo solo.
«Mamma, ho fatto un macello», chiama sua madre, la signora Laura, che sono le dieci del mattino. Il telefono è sotto controllo. La «cella» è quella di un paesone del Bresciano. Le ore sono già contate. «Ho sperato fino all’ultimo che non si uccidesse. Meno male che si è costituito. Ma lo sapevo che l’Omar finiva così, me lo sentivo, me lo aveva detto tre anni fa, mi aveva anche fatto vedere la pistola, era grande così...», racconta un suo amico, Mauro Favaro, maglietta e ciabatte davanti al lenzuolo che copre il sangue della Daniela, l’ex moglie di Omar Bianchera, la prima vittima di questo giorno calibro 44 magnum.
«A me aveva detto che dovevano preparare tre bare in paese», giura Ivan alle telecamere. Un altro amico. Ne spuntano come funghi in questo paesone con lo stradone che finisce in provincia di Brescia, settemila abitanti, il Bar Roma affollato di gente che guarda le partite su Sky. Tutti che sapevano. Nessuno che poteva immaginare. Dicono così e non si capisce se è solo per smacchiarsi la coscienza o per finire meglio in televisione. Di Omar Bianchera a momenti sanno pure il codice fiscale. E’ nato il 3 giugno 1966. E’ alto un metro e novanta. Pesa centocinque chili. Ha i capelli scuri e lunghi sulla nuca. I muscoli li ha pompati in palestra e con gli anabolizzanti. Dicono che avesse pure un altro vizietto. Ma deve essere per via delle voci sulla sorella Katia, un passato da tossicodipendente che c’entra nulla ma che finisce in questo pentolone dove si salva nessuno.
«Omar era ossessionato dalle richieste economiche di sua moglie. Martedì c’era stata la causa che aveva assegnato a lei in via definitiva la casa. A me lui ripeteva sempre: “Meno male, meno male che non abbiamo figli... Se no chissà quanti soldi mi prendeva...”», racconta Mauro che fino a tre anni fa andava in giro con Omar e il camion, un bilico a trasportare ghiaia e poi frutta e verdura per una ditta di Goito. «Tre anni fa si era licenziato. Chissà come viveva... Direi non male. L’ho visto domenica in pizzeria. Era con gente che non conosco. Strano... Lui stava sempre da solo», racconta un altro, che si infila nel discorso in uno dei tanti crocchi di gente di questa via Risorgimento dove Omar si è appostato alle sette del mattino con la sua Punto, sul sedile la 44 magnum, sul tappetino il Franchi a pompa. Armi regolarmente denunciate, che usava al poligono. Armi che non gli hanno mai tolto perchè Omar Bianchera sembrava Rambo ma era solo un uomo molto solo.
«Gli dicevo lascia perdere. Vai all’estero, vai in Brasile, vai in Australia, di donne ce ne sono milioni...», racconta Mauro. Come se il problema fosse la ex moglie che era andata pure dai carabinieri a raccontare le ossessioni dell’ex marito. Come se il problema fosse quello e non i soldi. Eppure non mancavano a Omar Bianchera. La sua abitazione appena fuori dal paese, lungo la strada Cavariana, è una di quelle case coloniche rimesse a posto. «Cinquecento metri su due piani. Trecento metri di giardino. Bella senza essere esageratamente elegante», dice chi c’è stato. In cortile c’è la Bmw, l’altra sua auto. E il furgone delle pompe funebri che si porta via il cadavere di Maria Bianchera, 71 anni, nemmeno parente, la vicina con cui era in lite da anni per questioni di confine di proprietà e pure per i rumori che arrivavano dal «Marcus pub». Un locale dove alla sera fino a cinque anni fa spillavano birrette una dietro l’altra ai ragazzi di qui, annoiati dal niente di un paese dove succedeva mai niente.
I locali del pub erano di Omar. Li aveva affittati a Luigi Platter. Dicono che avesse ancora un credito di 20 mila euro. Ieri mattina - dopo aver ucciso l’ex moglie e la vicina - Omar Bianchera è andato pure a cercare di incassare il credito con la calibro 44. Luigi Platter non era in casa. C’era suo figlio Walter che aveva 35 anni e faceva il vignaiolo, lì solo per dar da mangiare ai cani. Non si sa se Omar gli abbia sparato con il fucile a pompa o con la 44 magnum ma alla fine fa zero differenza. «Si vede che aveva deciso di chiudere tutti i conti della sua vita. Si capisce che non ce la faceva più. Quello che ha fatto lo sa solo lui», dice ancora Mauro Favaro, prima di infilarsi nella sua villetta a un piano, con le rose e il patio, con la moglie e il bambino che l’aspetta, la televisione accesa sui telegiornali che rimandano immagini di questa stessa strada che Omar Bianchera ha fatto con il motore imballato a inseguire la ex moglie, la pistola in mano e il furore nella testa.