Autore Topic: Il realista Orban vs. l'illusionista Renzi  (Letto 791 volte)

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Offline Vicus

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Il realista Orban vs. l'illusionista Renzi
« il: Ottobre 22, 2016, 06:29:56 am »
Senza volermi soffermare su questioni economiche, lascio giudicare ai lettori alcuni stralci del “discorso alla nazione” fatto da Orbán in febbraio. Intanto le parole di Renzi:

«L’America di Barack Obama ha avuto un ottimo rapporto con l’Italia di Matteo Renzi, l’abbiamo visto anche questa settimana a Washington, ma con Hillary Clinton alla Casa Bianca le cose per il vostro Paese potrebbero andare perfino meglio: se, infatti, Obama aveva scelto di spostare il baricentro degli interessi Usa verso il Pacifico, la Clinton è istintivamente più portata a privilegiare i rapporti transatlantici. Per lei è centrale soprattutto il legame con l’Europa. E il perno di questa sua politica potrebbe essere proprio l’Italia»

Orban:
Nell’arco di tre anni abbiamo consolidato il bilancio, stabilizzato l’economia, evitato il fallimento, frenato l'inflazione e la disoccupazione è stata ridotta da 11,5% a 6,2%.
Abbiamo messo fuori del paese il FMI e rimborsato il nostro prestito prima del previsto. Quest'anno potremo anche rimborsare l'ultimo centesimo del nostro debito verso l’Unione europea
.
Nel 2014 abbiamo completato questo periodo di stabilizzazione con una crescita economica del 3,7%, e si è aperto un nuovo capitolo.
Il Governo è riuscito in cinque anni a ridurre l'imposta sul reddito dal 35% al 15% lasciando 1.300 miliardi di fiorini nelle tasche delle famiglie.
Abbiamo ridotto le bollette delle famiglie del 25%, e in cinque anni il salario minimo in Ungheria è aumentata del 50%
.
Abbiamo raggiunto tutto questo insieme: lo Stato e il mercato; il governo e le imprese; datori di lavoro e dipendenti; micro economia ungherese, le piccole e medie imprese e le filiali locali di conglomerati globali.
Rispetto al 2010, abbiamo stanziato quaranta per cento in più di fondi per l’assistenza sanitaria. Abbiamo dimezzato le liste di attesa. Abbiamo stanziato più di cinquecento miliardi di fiorini per lo sviluppo dei nostri ospedali.

Per evidenziare meglio il contesto nel quale si è svolto il referendum, mi sembra importante riportare anche uno stralcio del “discorso alla nazione” fatto da Orbán il 15 aprile, in occasione dell’anniversario della rivoluzione ungherese del 1848. Anche qui lascio giudicare ai lettori la differenza siderale che esiste con i discorsi che siamo soliti ascoltare dalle nostre istituzioni morenti nella palude dantesca del progressismo:

Signore e signori, l’Europa non è libera perché la libertà inizia con la verità, ed oggi in Europa è vietato dire la verità.
È vietato dire che non stiamo assistendo all’arrivo di profughi bensì ad un'Europa minacciata dalle migrazioni di massa. Oggi è vietato dire che decine di milioni di uomini sono pronti ad arrivare nella nostra direzione.
È vietato dire che l'immigrazione nei nostri Paesi porta il crimine e il terrorismo, è vietato dire che le masse di persone provenienti da diverse civiltà rappresentano una minaccia per il nostro modo di vita, per la nostra cultura, i nostri costumi e le nostre tradizioni.
È vietato dire che, invece di integrarsi, coloro che sono arrivati qui in precedenza hanno costruito un mondo tutto loro, con proprie leggi e ideali, che sta mettendo a rischio la millenaria struttura dell’Europa.
È vietato dire che questo non è casuale e non si tratta di una catena di conseguenze non intenzionali, ma di una campagna pianificata e orchestrata con una massa di persone dirette verso di noi.
È vietato dire che a Bruxelles stanno realizzando sistemi per il trasporto e per aiutare gli stranieri a stabilirsi il più rapidamente possibile qui, in mezzo a noi.
È vietato dire che lo scopo di queste persone è quello di ridisegnare la mappa religiosa e culturale dell'Europa e riconfigurare le sue basi etniche, eliminando così gli Stati nazionali, che sono l'ultimo ostacolo al movimento internazionale.
È vietato dire che Bruxelles sta furtivamente divorando sempre più fette della nostra sovranità nazionale, e che oggi a Bruxelles molti stanno lavorando ad un piano per gli Stati Uniti d’Europa, per il quale nessuno ha mai dato l'autorizzazione.
Oggi è scritto nel libro del destino che potenze mondiali nascoste e senza volto vogliono eliminare tutto ciò che è unico, autonomo, secolare e nazionale.
Esse vogliono fondere culture, religioni e popoli, fino a quando la nostra sfaccettata e orgogliosa Europa sarà finalmente diventata esangue e docile
. E se ci rassegniamo a questo risultato, il nostro destino sarà sigillato, e saremo inghiottiti nel ventre enorme degli Stati Uniti d’Europa.
Il compito che attende il popolo ungherese, le nazioni dell’Europa centrale e le altre nazioni europee che non hanno ancora perso ogni senso comune è quello di sconfiggere, riscrivere e trasformare il destino previsto da altri. Ungheresi e polacchi sanno come farlo, ci è stato insegnato che solo se siete abbastanza coraggiosi potete guadare in faccia il pericolo.
Vivremo in schiavitù o in libertà? Questa è la questione su cui si gioca il futuro dell’Europa, questo è il problema: date la vostra risposta.

Un’Europa ben diversa, lasciatemelo dire, da quella che auspicano i Renzi e tutti coloro che si avvicendano per convincerci che questa invasione è la panacea per salvaguardare l’Europa dall’invecchiamento fisico e culturale con l’innesto di forze fresche.
Nell’estate del 2015 diverse centinaia di migliaia di profughi sono entrati in Ungheria e nell’arco dell’anno sono state inoltrate circa 180.000 richieste di asilo politico. Nello stesso periodo sono arrivati oltre 300.000 migranti o rifugiati (come preferisce chiamarli il mondo dell’umanitarismo e delle cooperative che ne succhiano la condizione economica che si viene a creare) con ben poca intenzione di fermarsi in Ungheria quanto di entrare in Germania (causa l’apertura della Merkel) ed in Austria. Il piazzale della stazione di Budapest si era così trasformato in un accampamento di oltre 10.000 rifugiati in attesa di poter salire sui treni e sugli autobus in partenza verso la Germania. Una situazione ben diversa nei numeri, ma anche per la possibilità di smaltimento, rispetto alla stazione di Como per fare un solo esempio, che le istituzioni magiare hanno potuto gestire rapidamente. In pratica, al momento della sigillatura delle frontiere in Ungheria il 15 settembre 2015 erano rimasti solo le poche centinaia di rifugiati a cui era stato riconosciuto il diritto d’asilo.
« Ultima modifica: Ottobre 22, 2016, 06:40:19 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Jason

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Re:Il realista Orban vs. l'illusionista Renzi
« Risposta #1 il: Ottobre 22, 2016, 09:44:40 am »
Ecco , il vero futuro dell'europa. E l' FPO austriaco, se andrá al potere, fará esattamente le stesse riforme orbaniane.
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America