Dialoghi > Pars Construens

Lettera per i parroci

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COSMOS1:
ti riferisci al punto 4? (equivale ad una apostasia)
in quel caso il riferimento è al Sillabo, laddove l'affermazione di Pio IX è molto chiara: è anatema pensare che le cause matrimoniali appartengano alla giurisdizione civile (vedi sotto il punto LXXIV del Sillabo che ho riportato)
la questione è abbastanza lunga:
Pio IX prima della promulgazione del codice Pisanelli nel 1865 aveva messo le mani avanti e respinto lì'ipotesi che lo stato potesse occuparsi di matrimoni
l'approvazione del codice Pisanelli ha aperto una stagione di conflitti chiesa-stato su questo argomento, con i prefetti che pretendevano dai parroci gli elenchi dei matrimoni, i parroci che li rifiutavano e finivano sotto processo
questa stagione è stata chiusa con il concordato 11/02/1929, che la Chiesa ha firmato con il retropensiero che in fin dei conti potevano anche accettare l'ingerenza dello stato se il matrimonio civile era una fotocopia di quello religioso
l'errore è stato madornale in quanto nessuno poteva, può ne potrà chiedere allo stato di non legiferare in contraddizione con la chiesa, il che è puntualmente successo con la legge Fortuna-Baslini l'1/12/1970
La cosa sorprendente è stata che la Chiesa anzichè recedere dall'intesa con lo stato, l'ha confermata con l'Accordo stato-chiesa del 15/11/1984 nel quale all'art.8 si ribadisce che i matrimoni religiosi vanno "trascritti" nei registri di stato civile.
La cosa è evidentemente assurda: dopo tutta la mobilitazione del mondo cattolico contro la legge sul divorzio, la chiesa insiste a trascrivere i matrimoni religiosi in un ordinamento che è contrario al proprio. La ratio, ovviamente, è che nei medesimi accordi rientravano vari altri benefici della chiesa, riguardo gli edifici di culto, il 5 per mille, l'istruzione, etc etc
Perciò in nome della volgar pecunia sono stati mandati al patibolo i padri!

Tutto questo per inquadrare la mia opinione che di fatto l'anatema di Pio IX è perfettamente giustificato e tuttora in vigore: un cattolico che ritiene che il proprio matrimonio possa o debba essere regolato nel foro civile è un apostata!

Vicus:
La trascrizione si accompagna a norme ecclesiastiche che limitano la facoltà di separazione e divorzio civile. Il non rispetto di una di queste norme (richiesta di separazione civile senza permesso ecclesiastico) non ha la scomunica come sanzione canonica, né può di per sé bastare a provare la convinzione che il matrimonio (al quale si applicano anche altre norme canoniche) possa essere regolato nel foro civile.

Di fatto c'è (come al solito di questi tempi) una carenza legislativa ed una desistenza dell'autorità che neppure conosce le proprie norme, anzi contruibuisce a creare incertezza con le ancor meno chiare disposizioni sulla comunione ai risposati civilmente. Ragion per cui vedo difficile veder riconosciuta questa interpretazione, che oltretutto non ha precedenti giurisprudenziali, da un tribunale ecclesiastico.

COSMOS1:
il problema è esattamente la desistenza (è un concetto che hai preso da Amerio?)
ed è contro questa desistenza che alla fine dovremmo combattere

che alla fine è il cuore della QM: perchè noi ci siamo trovati nella situazione di vergognarci di essere maschi? perchè quella scena di cui parla Rino in quel bar alla muraglia cinese? perchè ogni coito è uno stupro?

non dobbiamo in qualche modo ammettere che a questa situazione ha contribuito anche la chiesa?

* sostenendo che la sottomissione della donna è un concetto o una prassi superata, legata ad altri contesti storici, e ogni riferimento ad essa nelle sacre scritture e nei padri della chiesa va accuratamente purgato
* lasciando libertà ai parroci di farsi assistere da chierichette
* lasciando ampio spazio a catechiste, lettrici, teologhe, etc etc
* portando avanti una immagine del matrimonio romantica, basata sul sentimento, sulla reciprocità, sulla parità, etcDi fronte a questa desistenza/suicidio che possiamo fare? credo che richiamare alle norme che essi stessi si sono dati sia il minimo
Ma su molto di questo credo che io e te siamo d'accordo. Perciò vorrei capire meglio la tua critica. Ti riferisci al punto 4? (se vai a rivedere la mia proposta di lettera vedrai che l'ho suddivisa in punti)
In realtà io non propongo la scomunica, ma:
* faccio osservare che comunque Pio IX parlava di scomunica (anatema) per coloro che si rivolgessero al tribunale civile per le liti matrimoniali - punto 4
* faccio altresì osservare che se proprio non vogliamo scomunicare che trasgredisce il codice canonico, perlomeno dovremmo cercare di non dargli visibilità, per non scandalizzare i semplici - punto 6Il richiamo alle norme di cui loro stessi (i parroci) dovrebbero essere i depositari, credo che possa essere appunto una forma di re-sistenza o di lotta alla de-sistenza

Vicus:
Sì, è Amerio che per primo ha individuato una mancanza di autorità della Chiesa che ha determinato la dispersione del gregge. :D

Non solo dovremmo ammettere queste problematiche, ma anche denunciarle e agire attivamente per risolverle. Uno dei mezzi più efficaci, che metto in pratica con non poca gratificazione :lol: è boicottare le parrocchie "femministe".

La mia non era una critica, ma un quadro del probabile orientamento di un tribunale ecclesiastico. Il punto 4 potrebbe essere benissimo valido, ma ci vorrebbe un quadro normativo e giurisprudenziale più definito.

Sul punto 6 sono assolutamente d'accordo, come diceva Gandhi la nostra resistenza deve essere "attiva e provocatoria" :lol:

COSMOS1:
di fatto la desistenza cattolica sul matrimonio si manifesta con la riduzione del matrimonio a folclore: la sposa (s)vestita da top-model, le paggette, il marito che fa la figura del fesso, la gente che chiacchiera in chiesa più che se fosse al mercato, etc
dalla benedizione in poi (andate in pace) la chiesa non ha più nulla da dire sul matrimonio, se i coniugi hanno qualche conflitto vanno al consultorio o al tribunale, punto
ah sì, ci sono anche le confraternite di autocoscienza per i coniugi, ma rimaniamo a livello di chiacchiere, senza alcun riflesso giuridico, pubblico

dal punto di vista della qm inviterei a riflettere sulle relazioni, non proprio immediate, tra questi diversi attori: lo stato con la sua cultura femminista, la desistenza cattolica, i giudici misandrici, le leggi femministe, etc

il punto 4 nella sostanza mi sembra che metta chiaramente i termini del problema: il cattolico va a sposarsi in chiesa perchè? assume degli obblighi? se si, perchè non ne risponde più a nessuno?

fate caso: alla chiesa non importa più nulla di ciò che succede dopo il matrimonio, salvo qualche particolare a proposito della la morale sessuale: non usate anticoncezionali, non abortite, se vi separate restate casti. Punto. C'è qualcosa che non funziona, non vi pare?

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