Autore Topic: Lettera per i parroci  (Letto 3168 volte)

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Offline COSMOS1

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Lettera per i parroci
« il: Ottobre 22, 2016, 14:47:50 pm »
propongo una lettera da mettere a disposizione di chi la voglia diffondere ai parroci, con la firma di qualcosa come "il forum della QM" o "Movimento Maschile Italiano" o vedremo (magari proporremo a qualche associazione di papà separati di firmarla con noi)

Capisco che nel forum non ci sono solo cattolici e neppure nel MoMas, epperò ci sono anche i cattolici. Finchè c'è rispetto reciproco credo che ogni singola identità vada non solo accettata ma valorizzata. Se gli atei o gli ebrei o i comunisti del forum volessero scrivere ai loro referenti, credo che avremmo il dovere d valutare contenuti e forme e di dare il nostro parere

Citazione
Egregio signor parroco
1 le scriviamo perchè ci stupisce vedere nella sua parrocchia molte persone separate o divorziate che accedono ai sacramenti o hanno addirittura ruoli educativi o comunque di visibilità.
2 Premesso che ovviamente chi si separa non può essere trattato come chi viene separato e pertanto bisognerebbe distinguere tra chi prende l'iniziativa e chi la subisce, ciò che ci lascia perplessi è che nella sua parrocchia vengano ignorate le norme che la Chiesa stessa si è data.
3 Il Codice di Diritto Canonico infatti, agli articoli 1151-1153, oltre a circoscrivere nettamente le cause di possibile separazione, stabilisce in modo chiaro e univoco che essa non può essere una decisione autonoma dei coniugi, ma deve essere autorizzata dal vescovo o dal tribunale ecclesiastico.
4 Se le norme che la Chiesa pone non sono parole al vento ma hanno un significato, l'abitudine di delegare al tribunale civile le decisioni sul matrimonio equivale ad una apostasia, come chiaramente enunciato da Pio IX ( Sillabo LXXIV ) e non mai smentito in seguito.
5 Curiosa appare poi la prassi di ammettere i coniugi ai sacramenti a condizione che non convivano more uxorio con altri, come se il male assoluto e unico condannabile fosse il sesso, a prescindere da chi abbia deciso la separazione e dal suo atteggiamento nei confronti dell'autorità ecclesiastica. Come se il sacramento del matrimonio fosse cosa accessoria del contratto rispetto a tutto il resto e in particolare al sesso (ancora Pio IX, Sillabo LXVI).
6 Al fine di non dare scandalo a chi vive con semplicità la fede ma anche ai non cristiani che dal comportamento dei cristiani dovrebbero dedurre cos'è il cristianesimo, ci sembrerebbe perciò auspicabile che il coniuge che ha deciso la separazione, se non vi è stato autorizzato dall'autorità ecclesiastica, non possa accedere pubblicamente ai sacramenti e non possa avere ruoli rilevanti nella comunità parrocchiale.
7 Certi che vorrà sciogliere le nostre perplessità, salutiamo cordialmente

Citazione
Note:

Codice di diritto Canonico
  Can. 1151 - I coniugi hanno il dovere e il diritto di osservare la convivenza coniugale, eccetto che ne siano scusati da causa legittima.
Can. 1152 - §1. Per quanto si raccomandi vivamente che ciascun coniuge, mosso da carità cristiana e premuroso per il bene della famiglia, non rifiuti il perdono alla comparte adultera e non interrompa la vita coniugale, tuttavia se non le ha condonato la colpa espressamente o tacitamente, ha il diritto di sciogliere la convivenza coniugale, a meno che non abbia acconsentito all'adulterio, o non ne abbia dato il motivo, o non abbia egli pure commesso adulterio.
§2. Si ha condono tacito se il coniuge innocente, dopo aver saputo dell'adulterio, si sia spontaneamente intrattenuto con l'altro coniuge con affetto maritale; è presunto, invece, se conservò per sei mesi la convivenza coniugale, senza interporre ricorso presso l'autorità ecclesiastica o civile.
§3. Se il coniuge innocente avesse sciolto di propria iniziativa la convivenza coniugale, deferisca entro sei mesi la causa di separazione alla competente autorità ecclesiastica; e questa, esaminate tutte le circostanze, valuti se non sia possibile indurre il coniuge innocente a condonare la colpa e a non protrarre in perpetuo la separazione.
Can. 1153 - §1. Se uno dei coniugi compromette gravemente il bene sia spirituale sia corporale dell'altro o della prole, oppure rende altrimenti troppo dura la vita comune, dà all'altro una causa legittima per separarsi, per decreto dell'Ordinario del luogo e anche per decisione propria, se vi è pericolo nell'attesa.


Pio IX Sillabo:
 
LXVI. Il Sacramento del matrimonio non è che una cosa accessoria al contratto, e da questo separabile, e lo stesso Sacramento è riposto nella sola benedizione nuziale.

LXXIV Le cause matrimoniali e gli sponsali di loro natura appartengono al foro civile.


 
« Ultima modifica: Ottobre 25, 2016, 19:56:19 pm da COSMOS1 »
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #1 il: Ottobre 22, 2016, 19:17:52 pm »
vuoi la mia opinione come ateo?   :hmm:
io direi sono questioni interne dei cattolici. 
vedano un po' loro.

per quanto riguarda la fattibilità della cosa: io suggerirei di contattare via mail le organizzazioni locali e di diffondere sui vari forum
su tp c'è un forum cattolico vivace e di idee conservatrici che potrebbe essere interessato:
https://forum.termometropolitico.it/116-cristiani-e-cattolici/


Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
http://maschileindividuale.wordpress.com/

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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #2 il: Ottobre 22, 2016, 23:03:04 pm »
Mi sembra un'idea eccellente. Il clero è molto sensibile all'umore del popolo! :lol:
Una cosa non mi è ben chiara, su quali basi affermi che una donna che non consulta l'autorità ecclesiastica prima di separarsi sarebbe apostata e quindi scomunicata? Non sono al corrente di una norma positiva in tal senso.
« Ultima modifica: Ottobre 25, 2016, 22:49:55 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #3 il: Ottobre 25, 2016, 15:18:58 pm »
in calce ho riportato gli articoli del codice canonico, in particolare

. Se il coniuge innocente avesse sciolto di propria iniziativa la convivenza coniugale, deferisca entro sei mesi la causa di separazione alla competente autorità ecclesiastica

 per decreto dell'Ordinario del luogo


ora: cosa succede quando un cattolico viola il codice canonico? Boh, oltretutto manco i parroci conoscono il loro proprio codice, quindi come fanno a sapere che viene violato? Comunque ho chiesto a destra e a manca, un sacerdote che su facebook si vantava di aver insegnato teologia matrimoniale (e che mi ha apostrofato: panettier fa el to mesier, per dire che parlavo di cose su cui non sono competente!) mi ha detto esplicitamente non avere la minima idea di cosa succede. Ma a me sembra chiaro che chi non rispetta la legge della chiesa è fuori, quindi è scomunicato, apostata.
« Ultima modifica: Ottobre 25, 2016, 23:11:14 pm da Vicus »
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #4 il: Ottobre 25, 2016, 16:13:04 pm »
La scomunica è prevista in casi tassativi, qui non ci sono neppure sanzioni. Al massimo c'è peccato grave (separazione non consentita dal tribunale ecclesiastico), ma di certo non scomunica, non prevista neppure per l'adulterio.

Secondo me come iniziativa è molto efficace, togliendo la parte sulla scomunica e dando risalto all'inosservanza di legge canonica.
« Ultima modifica: Ottobre 25, 2016, 22:45:02 pm da Vicus »
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #5 il: Ottobre 25, 2016, 20:16:37 pm »
ti riferisci al punto 4? (equivale ad una apostasia)
in quel caso il riferimento è al Sillabo, laddove l'affermazione di Pio IX è molto chiara: è anatema pensare che le cause matrimoniali appartengano alla giurisdizione civile (vedi sotto il punto LXXIV del Sillabo che ho riportato)
la questione è abbastanza lunga:
Pio IX prima della promulgazione del codice Pisanelli nel 1865 aveva messo le mani avanti e respinto lì'ipotesi che lo stato potesse occuparsi di matrimoni
l'approvazione del codice Pisanelli ha aperto una stagione di conflitti chiesa-stato su questo argomento, con i prefetti che pretendevano dai parroci gli elenchi dei matrimoni, i parroci che li rifiutavano e finivano sotto processo
questa stagione è stata chiusa con il concordato 11/02/1929, che la Chiesa ha firmato con il retropensiero che in fin dei conti potevano anche accettare l'ingerenza dello stato se il matrimonio civile era una fotocopia di quello religioso
l'errore è stato madornale in quanto nessuno poteva, può ne potrà chiedere allo stato di non legiferare in contraddizione con la chiesa, il che è puntualmente successo con la legge Fortuna-Baslini l'1/12/1970
La cosa sorprendente è stata che la Chiesa anzichè recedere dall'intesa con lo stato, l'ha confermata con l'Accordo stato-chiesa del 15/11/1984 nel quale all'art.8 si ribadisce che i matrimoni religiosi vanno "trascritti" nei registri di stato civile.
La cosa è evidentemente assurda: dopo tutta la mobilitazione del mondo cattolico contro la legge sul divorzio, la chiesa insiste a trascrivere i matrimoni religiosi in un ordinamento che è contrario al proprio. La ratio, ovviamente, è che nei medesimi accordi rientravano vari altri benefici della chiesa, riguardo gli edifici di culto, il 5 per mille, l'istruzione, etc etc
Perciò in nome della volgar pecunia sono stati mandati al patibolo i padri!

Tutto questo per inquadrare la mia opinione che di fatto l'anatema di Pio IX è perfettamente giustificato e tuttora in vigore: un cattolico che ritiene che il proprio matrimonio possa o debba essere regolato nel foro civile è un apostata!
« Ultima modifica: Ottobre 25, 2016, 22:50:18 pm da Vicus »
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #6 il: Ottobre 25, 2016, 23:08:54 pm »
La trascrizione si accompagna a norme ecclesiastiche che limitano la facoltà di separazione e divorzio civile. Il non rispetto di una di queste norme (richiesta di separazione civile senza permesso ecclesiastico) non ha la scomunica come sanzione canonica, né può di per sé bastare a provare la convinzione che il matrimonio (al quale si applicano anche altre norme canoniche) possa essere regolato nel foro civile.

Di fatto c'è (come al solito di questi tempi) una carenza legislativa ed una desistenza dell'autorità che neppure conosce le proprie norme, anzi contruibuisce a creare incertezza con le ancor meno chiare disposizioni sulla comunione ai risposati civilmente. Ragion per cui vedo difficile veder riconosciuta questa interpretazione, che oltretutto non ha precedenti giurisprudenziali, da un tribunale ecclesiastico.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #7 il: Ottobre 27, 2016, 21:10:17 pm »
il problema è esattamente la desistenza (è un concetto che hai preso da Amerio?)
ed è contro questa desistenza che alla fine dovremmo combattere

che alla fine è il cuore della QM: perchè noi ci siamo trovati nella situazione di vergognarci di essere maschi? perchè quella scena di cui parla Rino in quel bar alla muraglia cinese? perchè ogni coito è uno stupro?

non dobbiamo in qualche modo ammettere che a questa situazione ha contribuito anche la chiesa?
  • sostenendo che la sottomissione della donna è un concetto o una prassi superata, legata ad altri contesti storici, e ogni riferimento ad essa nelle sacre scritture e nei padri della chiesa va accuratamente purgato
  • lasciando libertà ai parroci di farsi assistere da chierichette
  • lasciando ampio spazio a catechiste, lettrici, teologhe, etc etc
  • portando avanti una immagine del matrimonio romantica, basata sul sentimento, sulla reciprocità, sulla parità, etc
Di fronte a questa desistenza/suicidio che possiamo fare? credo che richiamare alle norme che essi stessi si sono dati sia il minimo
Ma su molto di questo credo che io e te siamo d'accordo. Perciò vorrei capire meglio la tua critica. Ti riferisci al punto 4? (se vai a rivedere la mia proposta di lettera vedrai che l'ho suddivisa in punti)
In realtà io non propongo la scomunica, ma:
  • faccio osservare che comunque Pio IX parlava di scomunica (anatema) per coloro che si rivolgessero al tribunale civile per le liti matrimoniali - punto 4
  • faccio altresì osservare che se proprio non vogliamo scomunicare che trasgredisce il codice canonico, perlomeno dovremmo cercare di non dargli visibilità, per non scandalizzare i semplici - punto 6
Il richiamo alle norme di cui loro stessi (i parroci) dovrebbero essere i depositari, credo che possa essere appunto una forma di re-sistenza o di lotta alla de-sistenza
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #8 il: Ottobre 28, 2016, 00:51:41 am »
Sì, è Amerio che per primo ha individuato una mancanza di autorità della Chiesa che ha determinato la dispersione del gregge. :D

Non solo dovremmo ammettere queste problematiche, ma anche denunciarle e agire attivamente per risolverle. Uno dei mezzi più efficaci, che metto in pratica con non poca gratificazione :lol: è boicottare le parrocchie "femministe".

La mia non era una critica, ma un quadro del probabile orientamento di un tribunale ecclesiastico. Il punto 4 potrebbe essere benissimo valido, ma ci vorrebbe un quadro normativo e giurisprudenziale più definito.

Sul punto 6 sono assolutamente d'accordo, come diceva Gandhi la nostra resistenza deve essere "attiva e provocatoria" :lol:
« Ultima modifica: Ottobre 28, 2016, 18:23:23 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #9 il: Ottobre 28, 2016, 17:48:12 pm »
di fatto la desistenza cattolica sul matrimonio si manifesta con la riduzione del matrimonio a folclore: la sposa (s)vestita da top-model, le paggette, il marito che fa la figura del fesso, la gente che chiacchiera in chiesa più che se fosse al mercato, etc
dalla benedizione in poi (andate in pace) la chiesa non ha più nulla da dire sul matrimonio, se i coniugi hanno qualche conflitto vanno al consultorio o al tribunale, punto
ah sì, ci sono anche le confraternite di autocoscienza per i coniugi, ma rimaniamo a livello di chiacchiere, senza alcun riflesso giuridico, pubblico

dal punto di vista della qm inviterei a riflettere sulle relazioni, non proprio immediate, tra questi diversi attori: lo stato con la sua cultura femminista, la desistenza cattolica, i giudici misandrici, le leggi femministe, etc

il punto 4 nella sostanza mi sembra che metta chiaramente i termini del problema: il cattolico va a sposarsi in chiesa perchè? assume degli obblighi? se si, perchè non ne risponde più a nessuno?

fate caso: alla chiesa non importa più nulla di ciò che succede dopo il matrimonio, salvo qualche particolare a proposito della la morale sessuale: non usate anticoncezionali, non abortite, se vi separate restate casti. Punto. C'è qualcosa che non funziona, non vi pare?
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Re:Lettera per i parroci
« Risposta #10 il: Ottobre 28, 2016, 18:33:00 pm »
di fatto la desistenza cattolica sul matrimonio si manifesta con la riduzione del matrimonio a folclore: la sposa (s)vestita da top-model, le paggette, il marito che fa la figura del fesso, la gente che chiacchiera in chiesa più che se fosse al mercato, etc
Già da questo si vede che il matrimonio è solo una delle tante occasioni di festa, un'abbuffata senza un vero orizzonte di vita. La gente non sa neppure cosa sia impegnarsi, crede che tutto venga da sé.
dal punto di vista della qm inviterei a riflettere sulle relazioni, non proprio immediate, tra questi diversi attori: lo stato con la sua cultura femminista, la desistenza cattolica, i giudici misandrici, le leggi femministe, etc
Secondo me la risposta è in un'"ingegneria sociale" per affondare la società, che ha inquinato anche la Chiesa, la gran parte della quale (cito ancora Amerio) continuerà a diluirsi inevitabilmente nel mondo fino a scomparire.
il punto 4 nella sostanza mi sembra che metta chiaramente i termini del problema: il cattolico va a sposarsi in chiesa perchè? assume degli obblighi? se si, perchè non ne risponde più a nessuno?
C'è appunto un enorme vuoto normativo e giurisprudenziale.
fate caso: alla chiesa non importa più nulla di ciò che succede dopo il matrimonio, salvo qualche particolare a proposito della la morale sessuale: non usate anticoncezionali, non abortite, se vi separate restate casti. Punto. C'è qualcosa che non funziona, non vi pare?
Come Don Abbondio, i pastori pascono se stessi, anche perché appena solo dicono qualcosa, il vescovo li obbliga a ritrattare con tanto di scuse alla stampa femminista (unica occasione in cui si ricorda di essere vescovo).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.