Autore Topic: Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?  (Letto 9733 volte)

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Offline Vicus

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Apro (molto) raramente topic sul cattolicesimo, ma stavolta mi sembra importante, vista una recente discussione che sembrava indicare che gli atti del cattolicesimo 'istituzionale', possono sembrare a un osservatore esterno lo specchio delle convinzioni dei cattolici.
Non è qui in discussione l'autorità del Papa o dei vescovi (molti dei quali ottimi), ma è esagerato pensare che il loro operato sia sempre infallibile (sono i custodi e non i padroni della fede) e sia sempre lo specchio del 'sensus fidei' dei cattolici quasi questi non avessero intelletto e volontà proprie.
Chi ha poco tempo può leggere solo i grassetti.

LUND: FUSIONE ARTIFICIALE. A FREDDO, SINE POPULO

“Fino ad oggi si é voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero ed infallibile metodo; ma é difficile. Hic opus, hic labor” (…) “Il culto esteriore durerà sempre come la gerarchia, ma la Chiesa, in quanto maestra dei sacramenti e dei suoi ordini, modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi: essa renderà quella più semplice, più liberale, e questo più spirituale; e per quella via essa diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso, graduale, e non uno violento, aggressivo, rivoluzionario”.

Ernesto Buonaiuti  – Prete sospeso a divinis nel 1916, fu il  trait d’union tra la psicanalisi junghiana ed il modernismo e collaborò con Cesare Musatti e Roberto Bazlen (futuro fondatore della casa editrice Adelphi) nel far nascere le Edizioni Comunità di Ivrea dell’utopista Adriano Olivetti.  In campo etico Buonaiuti è vicino alle posizioni proprie del liberalismo massonico, come testimonia il richiamo alle “quattro libertà” fondamentali dell’umanità  e la giustificazione dell’aborto”

(https://www.gloria.tv/article/LZg3MXCRvmvX3QHNs3RXqGNFg)

Mi scrivono lettori scandalizzati ed addolorati della visita comunionale  di Francesco a Lund; mi sottolineano che ha  lodato la dottrina luterana della giustificazione (le opere non servono a nulla, sola fide, pecca fortiter sed crede fortius).  Ma in fondo   tutto ciò era previsto e prevedibile. E’ il coronamento del progetto del  modernista Buonaiuti.

Personalmente, è un’altra la cosa che mi ha colpito della “liturgia” che Francesco è andato a celebrare coi luterani: la sua artificialità.  E’ stata, palesemente, una operazione   di vertice, costruita a freddo e dall’alto – a dispetto di tutte  le chiacchiere di “Francesco”  sulla Chiesa che deve andare a coinvolgersi  alle “periferie”.  Dietro,  non aveva i fedeli  cattolici, come gli altri pastori  di cui ha copiato  le vestimenta  pseudo-liturgiche ,  non hanno i fedeli.  La richiesta di conciliazione non è arrivata “dal basso”, dalle “masse” né luterane né cattoliche – dico meglio, dalle “basi”, parlare di masse ormai è ridicolo.  La “chiesa” luterana, e massimamente quella svedese, ormai non esiste nemmeno più – se non come forma statale, elite di potere aggrappata al nulla, a qualche cattedra universitaria di “teologia evangelica”: è uno spettro.

Parimenti,  Francesco, a  parte i suoi   soliti tre  leccapiedi  della gerarchia   e ben noti carrieristi vaticani, e quattro giornalisti adulatori,  era  solo.  Si  è visto  benissimo che quello che ha tentato  è stato  non un innesto, ma un operazione di ingegneria genetica.  Artefatta,  innaturale, ordinata dall’alto – o da fuori.

Circola infatti l’ipotesi che siano poteri globali non meglio identificabili ad aver scelto “Francesco” perché attuasse la fusione della Chiesa  con il protestantesimo, in modo da  eliminarne  gli elementi strani e specifici,  – i sacramenti efficaci, la Presenza Reale – che disturbano l’avvento definitivo del Governo Mondiale.  Voglio   dare un certo credito  alla motivazione benefica  di “Francesco” quando esorta “ad uscire”:   il cattolicesimo è diventato piccolo e minuscolo,  chiuso e senza domani;   le vocazioni calano in modo tale che tra pochi anni non  ci saranno abbastanza mani consacrate; una specie di disperazione può guidare l’ansia di andare nelle “periferie”.

Di disperazione parlò – a braccio, quando le dice più grosse e mostra meglio la sua confusione  mentale  – lui stesso a febbraio  quando ricevette suore e frati per il Giubileo della vita consacrata.  Parlò dei “Monasteri grandi e vuoti portati avanti da poche suore vecchiette…allora mi viene una tentazione contro la speranza: perché  il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?”.  Da una parte, è la domanda del modernista:  ma come?!  abbiamo trionfato, trasformato la Chiesa come volevamo  noi,  ed ecco che la Chiesa ci muore nelle mani; non riuscendo a capire che la crisi è effetto delle loro riforme, della loro svalutazione del soprannaturale   efficace.   Ancor più indicativo il motivo per cui lui si preoccupa dei monasteri vuoti. “Il rischio è che la  congregazione diventi sempre più piccola e si attacchi ai soldi, che sono lo sterco del diavolo”: una preoccupazione assolutamente orizzontale. Non  si allarma che manchino vite sacrificate  che incessantemente intercedano  a Dio  per il popolo, a che “si attacchino ai soldi”:

Tipicamente modernista anche questo, dopotutto: alla fin fine, l’avere voluto il potere nella Chiesa e sulla chiesa, pensando che sia tutta e solo questione di potere.

Lutero come politico di successo

E’  perfettamente in questa linea  politicista anche la glorificazione di Lutero. Lutero fu, come minimo, un orribile peccatore, un omicida,  crapulone,  seduttore di monache,   che all’ultimo affogava nell’alcol  la paura dell’eterna  dannazione, e secondo alcune fonti finì suicida:   sul piano della salvezza eterna, per quanto possiamo giudicare  ( e  si giudicò lui stesso),  un fallito.  Ma  in una cosa ebbe “successo”: come politico. La sottrazione dell’Europa del Nord all’Eucarestia e  delle masse germaniche  al Papato  è stata un bel successo politico. E’ questo “successo” che Bergoglio è andato a riconoscere.  “i cattolici devono imparare da lui”:   a  portarsi a letto le monache?  No, non arriva a questo.  Però  Lutero  “ha iniziato processi”, e Francesco  in uno dei suoi “postulati”  cui  dice di attenersi  – “Il tempo è superiore allo spazio” –  ha spiegato: “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi piú che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici”.

La stessa frase  qui sopra riportata denuncia la visione totalmente “orizzontale” politica,  di El Papa. I  suoi “postulati” non hanno nulla di teologico, non sono principii, non sono nemmeno concetti filosofici o di qualunque pensiero: sono indicazioni tattiche.   Ricette  per avere successo.  Potrebbero adottarli nei corsi di Business Administration  ad Harvard,   o nei corsi di marketing alla Bocconi. Si tratta di “generare dinamismi” anche alla BMW o alla Esselunga.

[Sui “postulati di Papa Francesco” è essenziale la disanima di padre Giovanni Scalese, barnabita, oggi, eroicamente  in missione in Afghanistan:

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1630_Scalese_Postulati_di_Francesco.html]

Vorrei far salva almeno la buonafede. Ma come fa uno a dichiararsi “disperata” per  la mancanza delle vocazioni e poi, con brutalità inaudita, a sopprimere – perché di questo si tratta, senza una spiegazione – i Fancescani dell’Immacolata? Settecento vocazioni disperse e  distrutte. Duecento sacerdoti – mani consacrate per  far scendere Cristo realmente presente – abbandonate e impedite, perseguitate, lasciate  fra i lupi senza ovile.

Quindi, non ha paura di sprecare vocazioni e dissipare consacrati, in certi casi.

La persecuzione in corso nella Chiesa di Bergoglio contro i preti fedeli, è silenziosa ma ferocissima.  Giorni fa  ho parlato con uno di loro, un sacerdote che il suo vescovo ha abbandonato  nel deserto, con un trucco (rifiutandosi di reincardinarlo, dopo averlo “prestato” a un’altra diocesi): in tal modo lasciandolo anche senza il piccolo stipendio, le briciole   che i prelati “attaccati ai soldi” (l’8 per mille rende quasi mille miliardi l’hanno) si degnano di distribuire ai sacerdoti.

Ebbene: questo sacerdote è andato a chiedere spiegazioni  al vescovo, e   costui gli ha risposto: “Preti come te andavano bene cinquant’anni fa.  Adesso, col nuovo Papa , la Chiesa è entrata in un’epoca completamente nuova. Non servi più”.  La colpa del prete era di dire la messa in latino, rivolto al Tabernacolo e non al popolo;  stava formando due seminaristi alla stessa religione; notare, quando il vescovo lo ha rimosso, la sua parrocchia si è ribellata,  perché voleva lui: quindi  non si ascolta “la base”,  “il popolo  cristiano” viene sputacchiato quando l’ideologia lo consiglia. Questi prelati  del popolo se ne fregano,   l’hanno sostituito con l’otto per  mille.

Il sacerdote con cui ho parlato conosce personalmente una decina di preti ridotti nelle sue condizioni, ossia espulsi  in silenzio e lasciati a  se stessi, senza salario e senza Chiesa, puniti perché continuano a celebrare il sacro ed evocare il soprannaturale. Dunque non si bada a sprechi di  vocazioni e di consacrazioni, lassù ai vertici. Si sciala nell’esporle a tentazioni d i ogni sorta che la miseria può ispirare (perché no? Le mani consacrate hanno un “mercato “ nelle messe  nere). Anzi, io mi son fatto un’idea, suggeritami da certe affermazioni di  non ricordo più quale cardinale germanico:  che  abbiamo cessato, ai vertici modernisti, di preoccuparsi del crollo delle vocazioni.  Non è una tragedia.  Anzi meglio, diceva (in modo ambiguo, è ovvio, quel cardinale) – non abbiamo bisogno di mani consacrate  dall’Ordine, di disturbatori del nostro liquefarci nel luteranesimo. Quando non avremo più preti, faremo tanti “pastori” , tante “pastore” e  vescovesse, e la comunione con gli spettri di Lund, sarà compiuta.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #1 il: Novembre 02, 2016, 23:39:49 pm »
Premesso che non sono un esperto di cattolicesimo e nè della sua dottrina, se dovessi dare una definizione stringata degli ultimi due papi (ancora in vita) direi che mentre il primo era un intellettuale teologo tradizionalista, il secondo è essenzialmente un pragmatico. Che sia uno sprovveduto non lo credo, che sia uno che non conosca la dottrina e suo popolo non lo credo: è un pragmatico, uno che sa che la sua strada è disseminata di mine, ed egli ci gira intorno, continuando sulla stessa strada.
Quello di prima andava dritto, ma magari era rischioso. In effetti la chiesa di Roma non è il potere più grande sul pianeta, e probabilmente ha nemici più potenti di lei.
Le idee della base, poi, si modificano nel tempo e col tempo. Non credo, tra l'altro, che Papa Francesco stravolgerà la religione cattolica.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Vicus

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #2 il: Novembre 02, 2016, 23:56:42 pm »
Staremo a vedere, ma storicamente simili esperimenti sono sempre falliti. Come ha affermato (tra gli altri) Massimo Introvigne, immettere relativismo e indefinitezza in sistemi religiosi e di pensiero ha un effetto invariabilmente repulsivo sulla gente.
Il 'rivoluzionario' crede di formattare le persone con il controllo di apparati di potere, ma si ritrova puntualmente in un fortino abbandonato.
« Ultima modifica: Novembre 03, 2016, 06:12:28 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Angelo

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #3 il: Novembre 03, 2016, 00:23:54 am »
Premesso che non sono un esperto di cattolicesimo e nè della sua dottrina, se dovessi dare una definizione stringata degli ultimi due papi (ancora in vita) direi che mentre il primo era un intellettuale teologo tradizionalista, il secondo è essenzialmente un pragmatico. Che sia uno sprovveduto non lo credo, che sia uno che non conosca la dottrina e suo popolo non lo credo: è un pragmatico, uno che sa che la sua strada è disseminata di mine, ed egli ci gira intorno, continuando sulla stessa strada.
Quello di prima andava dritto, ma magari era rischioso. In effetti la chiesa di Roma non è il potere più grande sul pianeta, e probabilmente ha nemici più potenti di lei.
Le idee della base, poi, si modificano nel tempo e col tempo. Non credo, tra l'altro, che Papa Francesco stravolgerà la religione cattolica.

Red, "El Papa" ha già stravolto la religione cattolica. Il "cattolicesimo" de " El Papa" è già uno stravolgimento del cattolicesimo stesso. Non giudica i gay, non è feroce nel criticare il relativismo, fa l'amicone con le vescovesse luterane, esalta Lutero...

Adesso c'è un "X" difficilmente quantificabile di vescovi, preti, cardinali che appoggiano "El Papa" e un "X" difficilmente quantificabile di preti, vescovi, cardinali che NON appoggiano sto pagliaccio. I credenti favorevoli al pagliaccio sono difficilmente quantificabili così come quelli contrari.

Io sono cattolico, seppur non praticante. Ma non ho niente da condividere con "El Papa".
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #4 il: Novembre 03, 2016, 10:19:00 am »
Mi capita spesso di imbattermi in cattolici che tirano in ballo la solita solfa sul fatto che "la Chiesa devve aggiornarsi, adeguarsi ai tempi", eccetera.
Personalmente ritengo che non sia un bene per la Chiesa "aggiornarsi", in parte perchè la Chiesa non deve fare marketing nè vendere nulla: è l'insegnamento del Vangelo, che apre le menti: non c'è bisogno di cambiarlo o adattarlo ai tempi.
Il perchè è abbastanza chiaro: adeguare la Chiesa ai tempi può significare aprire le porte all'eresia. :doh: 
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #5 il: Novembre 03, 2016, 12:58:07 pm »
Quando si è trovata nell'alternativa tra la Scrittura e i "dogmi" non scritturali, cioè non insegnati dalle Sacre Scritture, ma "adeguati" ai
tempi e soprattutto compatibili con il mondo pagano circostante al quale bisognava adeguarsi e al quale bisognava fare concessioni per
trionfare su di esso, la Chiesa non ebbe dubbi: scelse i "dogmi", spesso dei compromessi con la cultura e la filosofia pagana, tipo Trinità,
immortalità dell'anima, inferno di fuoco e Maria "Madre" di Dio. Perchè allora stupirsi se la Chiesa rinnega ora il suo retaggio ideologico, fideistico e culturale per "potersi adeguare ai tempi"? Lo ha sempre fatto, nella Storia. Perchè deve smettere di farlo ora? Tutte quante
le organizzazioni, comprese quelle religiose, come tutti gli organismi viventi, mirano a sopravvivere. E per sopravvivere ti devi adattare
all'ambiente e ai tempi. E se per adattarti, devi rivedere la tua identità, il tuo retaggio, i tuoi trascorsi, la tua cultura, l'ideologia che porti avanti e il messaggio che trasmetti, allora lo fai. E' una legge della natura e un dato dell'esperienza storica. D'altra parte,  organismo e
organizzazione hanno in comune la stessa radice semantica. Nulla di strano se hanno in comune anche il comportamento. Se si accetta
l'inevitabilità dei cambiamenti fatti dalla Chiesa dai tempi di Cristo ad oggi bisogna anche accettare i cambiamenti che essa attua oggi.   

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #6 il: Novembre 03, 2016, 13:05:18 pm »
Mi capita spesso di imbattermi in cattolici che tirano in ballo la solita solfa sul fatto che "la Chiesa devve aggiornarsi, adeguarsi ai tempi", eccetera.
Personalmente ritengo che non sia un bene per la Chiesa "aggiornarsi", in parte perchè la Chiesa non deve fare marketing nè vendere nulla: è l'insegnamento del Vangelo, che apre le menti: non c'è bisogno di cambiarlo o adattarlo ai tempi.
Il perchè è abbastanza chiaro: adeguare la Chiesa ai tempi può significare aprire le porte all'eresia. :doh:
Ok, ma poi c'è la realtà là fuori. Ci sono le regole naturali ma anche quelle sociali-legali, lo scostamento non può essere eccessivo. Che fare ad esempio coi divorziati? Si continua  a tenerli fuori dai riti ecclesistici? Emarginati ? La metà o giù di lì della popolazione adulta!?
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #7 il: Novembre 03, 2016, 13:08:08 pm »
C'è un dogma poco conosciuto: i dogmi non devono contraddire la fede dei Padri e il Magistero precedente.

D'altronde i protestanti, pur rivendicando assoluta fedeltà alla Scrittura, ammettono poi tranquillamente divorzio, aborto, preti e vescovi donne, concubinato, contraccezione, eugenetica e quant’altro.
Ok, ma poi c'è la realtà là fuori. Ci sono le regole naturali ma anche quelle sociali-legali, lo scostamento non può essere eccessivo. Che fare ad esempio coi divorziati? Si continua  a tenerli fuori dai riti ecclesistici? Emarginati ? La metà o giù di lì della popolazione adulta!?
I divorziati possono assistere alla Messa e, se non risposati civilmente, anche fare la Comunione. La fede è immutabile e non può dipendere dallo spirito dei tempi o dall'opinione della maggioranza.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #8 il: Novembre 03, 2016, 13:08:18 pm »
Quando si è trovata nell'alternativa tra la Scrittura e i "dogmi" non scritturali, cioè non insegnati dalle Sacre Scritture, ma "adeguati" ai
tempi e soprattutto compatibili con il mondo pagano circostante al quale bisognava adeguarsi e al quale bisognava fare concessioni per
trionfare su di esso, la Chiesa non ebbe dubbi: scelse i "dogmi", spesso dei compromessi con la cultura e la filosofia pagana, tipo Trinità,
immortalità dell'anima, inferno di fuoco e Maria "Madre" di Dio. Perchè allora stupirsi se la Chiesa rinnega ora il suo retaggio ideologico, fideistico e culturale per "potersi adeguare ai tempi"? Lo ha sempre fatto, nella Storia. Perchè deve smettere di farlo ora? Tutte quante
le organizzazioni, comprese quelle religiose, come tutti gli organismi viventi, mirano a sopravvivere. E per sopravvivere ti devi adattare
all'ambiente e ai tempi. E se per adattarti, devi rivedere la tua identità, il tuo retaggio, i tuoi trascorsi, la tua cultura, l'ideologia che porti avanti e il messaggio che trasmetti, allora lo fai. E' una legge della natura e un dato dell'esperienza storica. D'altra parte,  organismo e
organizzazione hanno in comune la stessa radice semantica. Nulla di strano se hanno in comune anche il comportamento. Se si accetta
l'inevitabilità dei cambiamenti fatti dalla Chiesa dai tempi di Cristo ad oggi bisogna anche accettare i cambiamenti che essa attua oggi.
Vero. Poi c'è differenza tra resilienza e plasticità, ma è un altro discorso.
Cmq la Chiesa è sempre scesa a compromessi. Ma, per dirne una, se ai tempi di Hitler non lo avesse fatto, non è del tutto certo che oggi esisterebbe ancora.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #9 il: Novembre 03, 2016, 13:12:31 pm »
I concordati col potere politico non riguardano le verità di fede, sono atti di diplomazia umana per permettere il culto cattolico in situazioni spesso difficili e non implicano approvazione di questo o quel regime. Ci sono stati concordati anche con la Cina comunista.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #10 il: Novembre 03, 2016, 13:12:49 pm »
Staremo a vedere, ma storicamente simili esperimenti sono sempre falliti. Come ha affermato (tra gli altri) Massimo Introvigne, immettere relativismo e indefinitezza in sistemi religiosi e di pensiero ha un effetto invariabilmente repulsivo sulla gente.

Vero, ma per me è dannoso anche un assolutismo cieco e irragionevole; ad es. insistere sul sistema geocentrico o la teoria della terra piatta non so quanto bene avrebbe fatto alla Chiesa.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #11 il: Novembre 03, 2016, 13:22:02 pm »
Vero, ma per me è dannoso anche un assolutismo cieco e irragionevole; ad es. insistere sul sistema geocentrico o la teoria della terra piatta non so quanto bene avrebbe fatto alla Chiesa.
La Chiesa ha competenza solo in materia fede e di morale, non di scienza.
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Offline Jason

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #12 il: Novembre 03, 2016, 13:29:04 pm »
Veramente la Chiesa non ha mai osteggiato la propaganda sulla teoria eliocentrica , nonostante i media anticristiani sostengano il contrario . Copernico era fervente cattolico, oltretutto .
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #13 il: Novembre 03, 2016, 13:30:02 pm »
La Chiesa ha competenza solo in materia fede e di morale, non di scienza.

Se così è, allora non può dire la sua in materia di evoluzionismo, ad esempio; o almeno non può imporre nulla in tal senso, consapevole come dovrebbe essere, di non aver competenza in materia.
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Re:Il cattolicesimo 'istituzionale' riflette sempre le idee della 'base'?
« Risposta #14 il: Novembre 03, 2016, 13:42:41 pm »
Ma, per dirne una, se ai tempi di Hitler non lo avesse fatto, non è del tutto certo che oggi esisterebbe ancora.
Come ha fermato l'eutanasia dei tedeschi malati, handicappati ed infermi che il regime nazista intendeva attuare (compatibilmente con la
sua ideologia, del resto) la Chiesa avrebbe potuto fermare la Shoah, se avesse voluto. E sarebbe bastata la semplice minaccia della sua
scomunica. Una buona metà della popolazione tedesca era cattolica. Hitler non poteva permettersi un fronte interno di contestazione se
si accingeva alla conquista dell'Europa. Tantomeno un colpo di mano contro il Vaticano, il Papa o i suoi cardinali, stile Federico II, visto che era impegnato fino al collo a combattere su più fronti, contro l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Ragion per cui, opporsi ad Hitler e alla sua demoniaca ideologia sarebbe non solo stato un rischio calcolato ma pure moralmente doveroso. Hitler avrebbe potuto nel peggiore
dei casi ammazzare il Papa e i suoi cardinali, non distruggere la Chiesa. Che anzi avrebbe così acquistato un prestigio morale immenso.