Se così è, allora non può dire la sua in materia di evoluzionismo, ad esempio; o almeno non può imporre nulla in tal senso, consapevole come dovrebbe essere, di non aver competenza in materia.
Infatti non impone nulla, al più può dare pareri (come chiunque altro è libero di fare) sulla base di ricerche scientifiche.
Come ha fermato l'eutanasia dei tedeschi malati, handicappati ed infermi che il regime nazista intendeva attuare (compatibilmente con la
sua ideologia, del resto) la Chiesa avrebbe potuto fermare la Shoah, se avesse voluto. E sarebbe bastata la semplice minaccia della sua
scomunica. Una buona metà della popolazione tedesca era cattolica. Hitler non poteva permettersi un fronte interno di contestazione se
si accingeva alla conquista dell'Europa. Tantomeno un colpo di mano contro il Vaticano, il Papa o i suoi cardinali, stile Federico II, visto che era impegnato fino al collo a combattere su più fronti, contro l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Ragion per cui, opporsi ad Hitler e alla sua demoniaca ideologia sarebbe non solo stato un rischio calcolato ma pure moralmente doveroso. Hitler avrebbe potuto nel peggiore
dei casi ammazzare il Papa e i suoi cardinali, non distruggere la Chiesa. Che anzi avrebbe così acquistato un prestigio morale immenso.
Una condanna ci fu, in un radiomessaggio di Pio XII del 1942 in cui parlò chiaramente di:
"Centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa, talora solo per ragioni di nazionalità e di stirpe, sono destinati alla morte o ad un progressivo deperimento."
Il Papa mise nero su bianco che l'incolumità della sua persona non aveva importanza e che la sola ragione per cui non moltiplicò queste denunce era la certezza di ancora più gravi persecuzioni agli ebrei, non alla Chiesa.
Salvò molte migliaia di vite umane, e la comunità ebraica gli fu unanimemente grata:
https://it.wikipedia.org/wiki/Testimonianze_dal_mondo_ebraico_in_favore_di_Pio_XIIC'è un altro fatto poco noto: subito dopo la guerra il rabbino capo di Roma (Zolli) si convertì al cattolicesimo assumendo il nome di Eugenio Pio in onore del Papa e di quel che aveva fatto per gli ebrei.
Da un articolo di 30 Giorni:
All’indomani dell’arrivo dei tedeschi, Zolli, che negli anni in cui era stato rabbino a Trieste aveva avuto informazioni di prima mano sulla situazione degli ebrei sotto il nazismo, tentò invano di convincere il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ugo Foà, a chiudere la sinagoga e gli uffici della comunità, a distruggere tutti gli elenchi e i documenti relativi agli ebrei romani e ad aiutare quante più persone possibile a emigrare all’estero o a rifugiarsi fuori da Roma. Ma Zolli ebbe a scontrarsi contro un incredibile muro di incomprensione. Foà e altri autorevoli membri della comunità erano convinti che il rabbino coltivasse allarmismi pericolosi e ingiustificati, tanta era la disinformazione che illudeva gli ebrei romani sulle vere intenzioni dei tedeschi: «Lei dovrebbe infondere coraggio» fu la risposta di Foà «anziché scoraggiare».
E quando, svanite le illusioni, Kappler chiese cinquanta chili d’oro agli ebrei romani come riscatto per evitare la deportazione, fu Zolli a presentarsi in Vaticano e a ottenere da Pio XII i 15 chili mancanti, in quelle terribili 24 ore di tempo concesse dal comando tedesco per consegnare la somma.
Da un articolo di gloria.tv:
Anche oggi il “caso Zolli” è un “nervo scoperto” per l’ebraismo italiano.
Non solo perchè il rabbino capo di Roma si convertì al cattolicesimo: ma anche e soprattutto per le vicende oscure di cui si macchiò la comunità israelitica romana – nei suoi vertici – quando con il crollo del regime fascista, Roma cadde in mano ai nazisti (1943).
Infatti l’ebraismo italiano, assimilato col Risorgimento e pienamente integrato col Regime, non si aspettava di essere tradito ed osteggiato da quest’ultimo.
Siccome Zolli era di parere contrario nel 1937-‘38 avvertì che le varie comunità israelitiche d’Italia, e specialmente quella di Roma, correvano un serio pericolo (dato il “patto Roma – Berlino e le “leggi razziali”), fu messo da parte e calunniato – in un primo tempo (1938) – dai vertici della Comunità israelitica romana. In un secondo tempo (1944 –‘45) - quando si convertì al cattolicesimo – addirittura fu preso come capro espiatorio sul quale far ricadere tutte le colpe; ossia le responsabilità dei vertici israelitici romani che si prestarono, prima (sino al ’43) come collaboratori dell’OVRA; poi come spie delle S.S., a rassicurare gli ebrei (i “piccoli pesci”) che nulla sarebbe cambiato (1938) e quindi (1943) denunciandoli alle S.S. per farli deportare, salvando così la vita dei “pezzi grossi”.
Mentre il Vaticano – tanto criticato a partire dal 1962 – alcune note di protesta ufficiale – tramite il vescovo Alois hudal – ai comandi militari tedeschi, sin a partire dal 1935.
Durante l’occupazione di Roma e specialmente il 16 ottobre 1943, il Vaticano – tramite Hudal – disapprovò per iscritto la razzia del ghetto romano e annunciò alla Germania una futura protesta pubblica da parte di Pio XII, se la razzia non fosse cessata. Fu così che soltanto mille ebrei, su diciassettemila, furono deportati da Roma.
Proprio Alois Hudal ha narrato di come il presidente della Comunità israelitica romana Ugo Foà, avesse destituito il rabbino capo Israel Zolli, poichè metteva in guardia i vertici della Comunità sul pericolo di deportazione. Invece Foà, “legato a filo doppio” con l’OVRA, non voleva prendere in considerazione l’eventualità prospettata da Zolli. Così iniziò la campagna diffamatoria contro di lui, la sua destituzione e l’accusa di ogni responsabilità riguardo alle persecuzioni degli ebrei e soprattutto alla deportazione del 16 ottobre 1943.
Però quando gli americani entrarono a Roma (14 giugno 1944), il governatore militare del Lazio, Charles Poletti, sciolse i vertici della Comunità israelitica romana, poichè compromessi con il fascismo.
Il rabbino John Pollock (colonnello dell’esercito americano), avviò un’inchiesta su Foà (che fu ritenuto responsabile di stretta collaborazione con l’OVRA); mentre Israel Zolli risultò innocente e fu reintegrato nella carica di rabbino capo.
Dopo circa un anno Zolli dette le dimissioni e si convertì al cattolicesimo,