http://www.avantionline.it/2016/11/fanatismo-ideologico-e-grave-crisi-della-stampa/#.WDQTm-bhDIUFanatismo ideologico e (grave) crisi della stampa Pubblicato il 15-11-2016
Persino Michael Moore, il regista che non è stato mai tenero con i potenti (e che ha fatto un film di feroce critica a Trump,”Trumpland”) ha dichiarato che si deve cercare di capire le ragioni dei sostenitori del tycoon,lanciando un appello “agli elettori di sinistra depressi”. Il film non offende,non provoca ,non offende i sostenitori di Trump: ha ecceduto soltanto quando ha paragonato ,alla vigilia delle elezioni la Clinton al Papa,anche se ,in passato,non aveva mai dimostrato di stimarla . Tuttavia,Moore ,anche se schierato apertamente,non ha detto che gli elettori di Trump (60 milioni di americani) sono degli imbecilli,come – ha stigmatizza rabbiosa Hillary e quel che è peggio molti colleghi giornalisti italiani ,che si sono allontanati,anzi non si sono mai avvicinati ,a quella metodologia basata sull’osservazione,il ragionamento,l’analisi del voto,lasciandosi invece dominare dal pregiudizio,dall’influenza ideologica e politica e dal sentimento che ,schematicamente,definiamo antipatia dell’uomo ed anche invidia (umanamente comprensibile,ma personalmente disdicevole) della sua ricchezza,della sua popolarità,persino delle donne belle che lo circondano . Nel nostro piccolo ,anche in Italia ,abbiamo vissuto qualcosa di simile con altri uomini di governo e potenti. Ma ci ha stupito che giornalisti famosi ,come Massimo Gramellini (“La Stampa” e Tg3) e Michele Serra (“La Repubblica”,un tempo “L’Unità “) si lascino andare a insulti grossolani nei confronti,non solo del presidente americano eletto,ma anche nei confronti degli elettori ( ripetiamo, 60 milioni ),definiti “ignoranti”,”stupidi”, “arroganti”,”fanatici”, “razzisti “,ecc.,ecc. Per la verità l’elenco dei giornalisti che,prima e dopo le elezioni Usa,si sono schierati acriticamente con la moglie di Bill Clinton sono stati molti,credo la maggioranza dei media (giornali ,tv e radio,compresi) ,accreditando la tesi di una ricerca ,pubblicata da “La Voce.it “ ( che ha messo a raffronto i dati di una indagine dell’Eurobarometro con quelli di “The Worlds of Jornalism Study”). Il risultato ? Viene confermata la posizione ideologica della grande maggioranza dei giornalisti italiani : “la distribuzione ideologica dei giornalisti italiani che appare marcatamente posizionata a sinistra rispetto a quella degli italiani in generale “. Questo significa che la fiducia degli italiani di idee politiche diverse da quelle dalla media dei giornalisti arriva a stento al 30 %,mentre chi ha una posizione ideologica vicina a quella della dei giornalisti raggiunge il 65 % . E’ evidente l’attuale disequilibrio del mercato dei media, a cui diversi esperti attribuiscono anche la grave crisi che sta attraversando soprattutto la carta stampata. Infatti i dati dell’Eurobarometro confermano che i lettori più assidui dei giornali sono quelli che rivelano una formazione ideologica più affine a quella della media dei giornalisti. In sostanza il “circuito mediatico”,almeno della carta stampata (il più influente,rispetto alla tv e alla radio e persino del web) si autodiffonde e si autoriproduce perche chi continua a comprare i giornali ha la stessa visione di chi li scrive. Il paradosso andrebbe ancora ampliato e approfondito. Per ragioni di spazio poniamo solo qualche domanda: la crisi dei media ,ormai in corso da anni,sta pericolosamente restringendo il pluralismo del’informazione. E quello che viene comunemente etichettato “di sinistra”non tiene in alcun conto della estrema differenziazione del variegato mondo della sinistra .E in questo ambito i giornali laici,liberali ,libertari, radicali ,socialisti sono,come ampiamente noto, quasi ridotti a zero. Così come sono una rarità le voci (giornalisti,opinionisti,scrittori,operatori culturali) veramente autonome,non inquadrate politicamente nei grandi partiti politici o in movimenti (come 5Stelle) che comprimono la libertà di espressione,magari utilizzando la “dittatura della Rete” ,manovrata da interessi personali,di gruppo ,finanziari ed economici . Su tutto ora domina la Grande Crisi del sistema editoriale che,sta smantellando l’industria editoriale e il mondo dei giornali : una mutazione che nulla ha a che vedere con quella tecnologica degli anni 60-70 ,della composizione a freddo,cioè della sostituzione delle linotype con i computer ( che comportò il licenziamento di migliaia di tipografi). La crisi attuale si chiama alti costi di produzione a causa anche dell’impressionante riduzione di lettori e della pubblicità .Una crisi che nessuna legge (come quella approvata di recente) che non potrà risolversi a breve tempo e che la Rete non potrà servire,se non in piccola parte.
Il Dipartimento cultura del Psi,di cui sono coordinatore,ne discuterà in questi giorni in un apposito convegno con esperti ,giornalisti e presidenti della Federazione della stampa e della Federazione editori .
Aldo Forbice