L'articolo riporta alcune riflessioni che avevo fatto anch'io, pare che siamo già in due ad "aver torto", le evidenzio qui:
La meta a cui puntano questi movimenti femministi è un via libero planetario alla diffusione delle pratiche di pianificazione famigliare (la Nucci parla di vero e proprio “imperialismo contraccettivo”), alla banalizzazione della promiscuità sessuale, all’universalizzazione dell’aborto libero e gratuito, a una ridefinizione della natura umana che annulli la famiglia annegandola nel mare dei generi intercambiabili: tutte cose che vanno in direzione della dissoluzione della famiglia monogamica auspicata da Friedrich Engels e da schiere di socialisti prima o dopo di lui.
Alessandra Nucci ricorda che già nel 1982 la femminista storica Betty Friedan aveva ammesso che ci potrebbe effettivamente essere qualcosa nella natura delle donne che le porta a trovare la felicità nella famiglia e nella casa.
Se l’agiografia femminista ha imposto con successo come modello unico a cui aspirare quello della donna che lavora, studi sociologici hanno dimostrato che separare un bambino dalla madre troppo presto o per troppo tempo rischia di provocare danni a lungo termine su quel bambino.
Se le donne spesso preferiscono il part-time per stare con i propri figli non è perché sono indotte a sacrificarsi dai condizionamenti della società tradizionali, ma perché difficilmente la propria felicità può sussistere se i propri figli sono infelici. Per le femministe radicali, invece, queste donne sono da considerare dei soggetti da rieducare perché incapaci di capire da sole che è nel loro interesse optare per il lavoro a tempo pieno e privilegiare la propria autorealizzazione rispetto alla cura in prima persona dei propri figli.
Gli studi dimostrano inoltre che, nonostante tutti gli sforzi e le pressioni perché le donne pensino alla carriera e raggiungano l’esatta proporzione dei maschi nel lavoro, nella politica o negli sport, sia le femmine sia i maschi rientrano subito negli “stereotipi” tradizionali nel momento in cui li si lascia liberi di scegliere. Nelle università, ad esempio, sono uomini la stragrande maggioranza degli studenti che scelgono i rami tecnologici, mentre le donne costituiscono la stragrande maggioranza delle iscritte a scienze dell’educazione e alle materie umanistiche.
Come il femminismo ha spianato la strada all’islam
In tutto l’Occidente i partiti più critici verso l’immigrazione sono tipicamente maschili, mentre quelli che esaltano la società multiculturale sono spesso dominati dalle femministe.
Dal femminismo alla sharia
La graduale trasformazione dell’utopia femminista nel suo opposto, la legge coranica, è ormai evidente nei paesi scandinavi, dove l’applicazione dell’ideologia femminista e multiculturalista ha raggiunto le punte più avanzate. Negli ultimi anni, infatti, si è verificato un enorme aumento degli stupri e delle violenze sulle donne, per opera nella quasi totalità dei casi di giovani immigrati islamici. In Svezia il numero degli stupri è quadruplicato in una generazione, parallelamente all’afflusso di una immigrazione islamica senza controllo che ha già preso possesso di intere città, come Malmoe. Pur rappresentando non più del 5 % della popolazione, in Norvegia e in Danimarca due terzi di tutti gli uomini arrestati per stupro sono “di origine etnica non-occidentale”, un eufemismo usato per designare gli appartenenti alla religione musulmana.
Nel 2001 Unni Wikan, professoressa di antropologia sociale all’università di Oslo, ha dato la precedenza al multiculturalismo sul femminismo èquindi l'immigrato ha più dignità sociale e giuridica della donna, l'uomo è all'ultimo posto eventualmente dopo gli animali],
La soppressione e la ridicolizzazione degli istinti maschili, tuttavia, non sta conducendo al paradiso femminista, ma all’inferno islamista. Una società in cui gli uomini sono stati “femminilizzati”, infatti, è destinata a cadere preda delle più aggressive civiltà tradizionali.
Come si spiega allora l’ammirazione delle donne progressiste occidentali per l’islam, quando non esiste un solo paese musulmano in cui le donne godano di diritti lontanamente paragonabili a quelli dell’uomo? Le attiviste occidentali che a casa propria attaccano duramente “l’arretratezza” e “la mentalità patriarcale” della Chiesa cattolica sono le stesse che si sottomettono con più voluttà alla sharia quando si recano nei paesi musulmani. Di recente la giornalista Lilli Gruber, la cantante Gianna Nannini e la speaker del Congresso americano Nancy Pelosi, che in Occidente fanno quotidianamente professione di femminismo, progressismo e trasgressione, hanno ostentato con orgoglio le loro foto con il chador scattate durante i viaggi in Medio Oriente.
Ai musulmani spesso piace far notare che in Occidente si convertono all’Islamismo più donne che uomini. In un servizio giornalistico sulle donne svedesi convertite all’islam, risulta che l’attrazione per la famiglia islamica sia una delle motivazioni principali. Queste donne nordiche convertite trovano appagamento nel ruolo ben definito di cura della casa e dei figli che l’islam assegna loro. Hanno scoperto un senso da dare alla propria vita che non trovavano nella cultura secolare o nell’insipido e succube Cristianesimo modernista.
L’obiettivo di ogni riforma femminista, dalla legalizzazione dell’aborto alla promozione degli asili-nido pubblici, è quello di demolire i valori della famiglia tradizionale”. L’icona del femminismo Simone de Beauvoir affermò che “nessuna donna dovrebbe essere autorizzata a stare a casa per allevare i bambini, perché lasciandogli questa libertà troppe donne farebbero la scelta sbagliata”. Oggi ci accorgiamo che i desideri delle femministe degli anni Sessanta e Settanta, come la Willis e la de Beauvoir, si sono avverati oltre le più rosee previsioni: in Occidente i divorzi hanno avuto una crescita esplosiva mentre il numero dei matrimoni e delle nascite è crollato, determinando un vuoto culturale e demografico
Il femminismo radicale ha inferto un colpo durissimo alla struttura famigliare del mondo occidentale, ma sarà impossibile risollevare i tassi di natalità se le donne non tornano ad essere apprezzate per il loro ruolo di madri e se il matrimonio non viene rivalutato. Non esistono altre istituzioni diverse dalla stabile famiglia tradizionale per crescere bambini culturalmente, emotivamente e psicologicamente sani e felici. Il matrimonio non è “una cospirazione per opprimere le donne”, ma la ragione per cui noi siamo qui.