Ma anche no. Il neoliberismo poi non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni sessantottine
Per quanto non sembri a prima vista, un legame c'è (come sempre se avete fretta leggete i grassetti):
La prima privatizzazioneRicordate? Ci sono stati gli anni della contestazione globale, della rivoluzione immaginaria e permanente, studentesca e operaia.
Poi, di colpo, il Riflusso. Da un giorno all’altro, il Disimpegno. Tutti a casa. Com’è stato possibile? È un ritorno, come sospetta subito qualcuno, al Potere Grigio? Fatto sta che il fenomeno è subito registrato, con la parola che lo definisce: il Riflusso.
Immediatamente, i giornali più potenti vi riconoscono “un grosso fatto di costume”. Definito “grosso”, il “fatto” va ingrossato, e non manca il metodo per farlo. Si mobilitano le Grandi Firme per discutere, dibattere, pronunciarsi pro e contro il Riflusso. Lo scopo è: parlarne per farlo esistere.Il Corriere pubblica a valanga lettere di altri lettori, che rispondono al cinquantenne innamorato con consigli, parole di conforto, resoconti di “esperienze personali”.
Pochi giorni dopo, un altro “grosso fatto”: il Corriere ripubblica una lettera intima, stavolta di un adultero di Cinisello Balsamo.
Non c’è che dire, è proprio il Riflusso [oggi c'è Maria De Filippi]. Ormai se ne scoprono dappertutto i segni. Infuria la febbre del sabato sera. “I nuovi giacobini dopo Marcuse hanno scoperto John Travolta”, come dice un altro titolo del Corriere. I “giovani” (quelli cioè che non hanno fatto il ‘68 per tenerezza di età) disertano le assemblee e affollano le balere: si apre a Milano, con capitali del Psi di Craxi, una discoteca con duemila posti, il “Club 54”.
Mauro Rostagno, uno dei fondatori del Movimento all’Università di Trento con Renato Curcio e Mario Boato, ricompare vestito di mussola color zafferano: è diventato un seguace di guru Rajneesh. Professa una nuova religione che contempla l’uso del sesso etero e omo, di spinelli, e il dogma: “Io sono l’unico Dio di me stesso”.Proprio in base a quest’indagine, per venire incontro al nuovo mercato che si starebbe delineando, le teste d’uovo editoriali avrebbero progettato a tavolino il “nuovo quotidiano popolare”, subito definito “a larga diffusione”, la cui direzione è stata affidata a Maurizio Costanzo: un altro personaggio che solo dopo confesserà di appartenere alla P2. Il nuovo “popolare” si chiamerà L’Occhio e uscirà in autunno. E destinato a “questi famosi quarantenni di cui si parla tanto perché non hanno fatto né la guerra né la Resistenza né il ‘68”. In un’intervista3, Maurizio Costanzo ha spiegato che suo compito è fare “un giornale non ansiogeno”, che non presenti “le notizie sempre al negativo”, ma che “racconti fatti che colpiscono ed esprimono i sentimenti della gente”. Insomma, “faremo molta cronaca”, dice Costanzo. E aggiunge: “Non intendo occuparmi del Palazzo, lo si fa già troppo”.
Esiste la famosa ricerca di mercato? Al Corriere negano. Ma si sa che è stato il direttore piduista in persona, Di Bella, a insistere contro la perplessità dei suoi collaboratori più vicini a mettere in prima pagina la lettera del cinquantenne innamorato. L’ammissione è importante: c’è stata dunque una scelta precisa, probabilmente ben motivata.
In quel periodo, essendo in Italia per delle conferenze
Noam Chomsky, il linguista del MIT (Massachusetts Institute of Technology), un giornale lo intervista: e gli fa dire che il Riflusso è una creazione della Trilateral Commission, il Gran Consiglio del supercapitalismo. Secondo Chomsky;
“l’ordine, come stabilisce testualmente la Trilateral, dipende dalla capacità di portare disfattismo e passività negli strati che si sono mobilitati. Ecco il perché della propaganda in atto, che vuole istillare nella gente egoismo e apatia al posto di ideali, speranze e volontà (...) anche qui in Italia è in atto il solito sforzo propagandistico, che va sotto il particolare nome di ‘riflusso’.
Detto così, certo, pare rozza fantapolitica. Eppure Chomsky ha in mente un testo preciso: il Rapporto sulla Governabilità delle Democrazie pubblicato fra i documenti della Trilaterale (Triangle Papers, New York University Press) pochi anni prima, nel 1975: dove, a pagina 114, si legge: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico richiede una qualche misura di apatia e non coinvolgimento da parte di individui e gruppi”, e in cui, a pagina 152, si propongono metodi per il controllo dei mass media e degli “intellettuali orientati ai valori” (value oriented intellectuals), che devono essere invece sostituiti da technocratic policy oriented intellectuals, più adatti a capire le esigenze di una “democrazia efficace”. E non a caso, quando Chomsky rilascia quell’intervista, in Italia il Corriere della Sera è appena passato, con tutta l’editoriale Rizzoli, sotto la proprietà della Fiat: e il Corriere, con direttore P2, è abbiamo visto l’annunciatore del Riflusso.
Qualcosa di vero può dunque esserci.
Proviamo a seguire il ragionamento: nel 1978, il Centro dell’Impero decide che è ormai ora, diciamo così, di raffreddare le scorie roventi della contestazione, che coinvolgendo i gruppi sociali nella politica dalla protesta per il Vietnam in poi ha messo in pericolo la “governabilità” del sistema tecnocratico. Ma bisogna farlo senza mettere in pericolo quelle “conquiste del ‘68” che sono funzionali al sistema. Il ‘68 infatti è stata una rivoluzione culturale nel senso più profondo: non ha cambiato i rapporti di potere esistenti (anzi, il potere è sempre saldamente in mano a quelli nel Centro dell’Impero), ma ha rivoluzionato i costumi: in un senso che la tecnocrazia approva. La “conquista” centrale del ‘68 si identifica con la “rivoluzione sessuale”: la diffusione nel vasto cuore della società di quella “modernità” psicologica, totalmente secolarizzata, illuministica in senso libertino, che prima era privilegio di scarne élites laiciste. Il ‘68 non ha dato “il potere agli operai”, come vaneggiavano i suoi figuranti, ma ha dato alla società italiana l’aborto, il divorzio, la tolleranza per l’abuso delle droghe, le varie “libertà per i diversi”. Sono queste “le conquiste del ‘68” che il potere economico intende conservare: perché, spazzato via il senso comune (“cattolico”, in Italia), sono stati fatti cadere gli ostacoli morali alla trasformazione dell’uomo in “consumatore” edonista.Il Riflusso garantisce che queste “conquiste” non vadano perdute: nel 1978, il Ritorno al Privato approvato non è ancora una richiesta politica, per esempio di “privatizzazione” della società civile dall’invadenza dello statalismo. I soli Ritorni al Privato che vengono promossi sono quelli che si esercitano nelle camere da letto (gli innamoramenti dei cinquantenni), o quelli che si esercitano nell’insignificante (la “febbre del sabato sera”). È proprio di questo che si compiace l’Espresso, quando in un sondaggio sulla “nuova morale”, può annunciare felice che sono mutati i confini tra le zone del bene e del male”.
In quegli stessi giorni, Giorgio Galli afferma: “Ma agli anni Cinquanta non si torna”6, perché gli italiani “sono arrivati alla filosofia politica occidentale anche attraverso la cultura ribelle del Sessantotto”; e “dieci anni di lotte coraggiose hanno convinto metà degli italiani che la sinistra ha diritto di governare”. Il messaggio poteva sfuggire, allora, agli ingenui.
Pochi potevano capire che la “filosofia politica occidentale” che “la cultura ribelle del ‘68” aveva promosso, era in definitiva quella dell’America, intesa come l’Impero del Consumo e dell’Efficienza. Ma nel nuovo impero, si prometteva un posto alla “sinistra”: ossia al Pci, se rinunciava al suo populismo messianico. Era, sulle scorie normalizzate del ‘68, “l’incontro tra borghesia progressiva e comunismo” post rivoluzionario.
Solo Augusto del Noce lo capì: la rivoluzione culturale aveva “esercitato un’azione dissolutiva che non distrugge le classi, ma porta al dominio di una nuova classe, quella che tratta ogni idea come strumento di potere”. Qual è questa nuova classe? Sono “i manager (che) possono presentare il loro dominio come una necessità tecnica della produzione, unico valore rimasto dopo la distruzione” di tutti i valori. Ai comunisti e rivoluzionari sessantottini, in via di diventare (non lo sapevano ancora, loro) i “democratici della sinistra”, la tecnocrazia offre un impiego: quello “di tenere in custodia un mondo in cui i valori si sono dissolti”7.
Più di tre lustri sono passati. Il Riflusso continua anche nel Nuovo Ordine Mondiale. Alla direzione del Corriere (e anche de La Stampa) ci sono intelligentissimi ex sessantottini, assai scanzonati quanto ai principii, ma molto ossequienti alla Proprietà. Dicono che Paolo Mieli ed Ezio Mauro vadano spesso a trovare Enrico Cuccia. E pendono dalle sue labbra.
Così,
assai prima che si cominciasse a parlare di “privatizzazioni” delle industrie parastatali, dei telefoni, della previdenza sociale fu intrapresa la privatizzazione delle anime. Necessario preliminare alle altre.