Autore Topic: Dio non è morto,si è suicidato  (Letto 3652 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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Dio non è morto,si è suicidato
« il: Dicembre 23, 2016, 19:14:54 pm »
Da riflessioni.it


Mi è capitata tra le mani l’opera di Philipp Batz (vero nome Philipp Mainländer), la Filosofia della redenzione. Ho scoperto così un poco conosciuto pensatore dell’800 che suggerisce quale soluzione di tutti i problemi il suicidio. Detto così sembra nulla, ma leggete un po’.
Mi sono documentata sulla sua vita ed ho scoperto che, con teutonica coerenza, nella notte fra il 31 marzo e il 1 aprile del 1876 si strinse un cappio al collo e si impiccò.
La sua opera suscitò nell'immediato l'interesse del pubblico, ma poi fu rapidamente dimenticata. Ammiratore di Schopenhauer (lo diventiamo tutti dopo averlo letto) e di Leopardi, architettò un sistema filosofico interessante in cui in un certo senso, concentrò il pessimismo dei suoi due maestri: una filosofia basata sul principio secondo cui "il non essere è preferibile all'essere". Come Schopenhauer, Mainländer pensa che noi non conosciamo la cosa in sé ma solo apparenze, e che perciò il mondo non è che una nostra rappresentazione. Tuttavia, mentre per Schopenhauer la cosa in sé è "Volontà di vita", concepita come forza cieca, universale, superindividuale, Mainländer sostiene invece che essa è "volontà di morte" individuale, presente in tutti gli esseri. In questo lo trovo più credibile e in questo in un certo senso anticipa l'impulso di morte freudiano.
Non so quanto consapevolmente, ma mi pare che attinga anche da Spinoza: l’idea secondo la quale la sostanza divina originaria trapassa dalla sua unità trascendente alla pluralità immanente del mondo è sostanzialmente il Deus sive natura spinoziano. E afferma nietscheanamente che : "Dio è morto e la sua morte fu la vita del mondo". Qui occorre una riflessione. Infatti quando Mainländer si suicidò, Nietzsche no aveva ancora scritto le sue opere principali. Che sia Nietzsche ad aver preso spunto da Mainländer circa l’idea della morte di Dio? Temo di si (mi duole ammetterlo). Pare infatti che Nietzsche, impressionato dalla Filosofia della Redenzione, scrivesse: "Abbiamo letto molto Voltaire, ora tocca a Mainländer".
Questo non ha molta importanza, perché tra i due pensatori vi è una differenza sostanziale: a uccidere Dio per Nietzsche fu l’uomo, per Mainländer non fu l'uomo ma, udite udite, è Dio stesso che si dà la morte seguendo l'impulso in lui connaturato a passare dall'essere al nulla. In verità, Mainländer intende essere fedele all'immanenza, e nega con Kant che si possa conoscere la natura del principio divino trascendente. Professa anzi un "ateismo scientifico" per il quale l'essenza di Dio è inconoscibile. Fin qui tutto bene e niente di nuovo.
La novità sta nel fatto che Mainländer ritiene che noi possiamo pensare l'origine del mondo "come se essa fosse il risultato di un atto di volontà motivato", per così dire l'effetto di un'azione della trascendenza, altrimenti per noi inconoscibile, e precisamente come l'atto mediante il quale la trascendenza, ossia il "superessere" che sta oltre l'essere e precede il mondo, si dissolve nell'immanenza del mondo, quindi nel non essere. La genesi del mondo ha origine dalla volontà divina di passare dal superessere, attraverso l'essere del mondo, fino al nulla. È il suicidio, l'"autocadaverizzazione" di Dio. Pensiero originalissimo sotto il profilo speculativo, trovo.
E non è così banale e inverosimile come può in un primo tempo apparire: è come se Mainländer trasformasse e radicalizzasse il pessimismo schopenhaueriano in una "metafisica dell'entropia", da cui ricava con coerenza tutto il suo pensiero: la sua fisica, la sua filosofia della storia soggetta alla legge universale del dolore, la sua politica, la sua etica, e la sua idea del suicidio quali negazione della volontà. In questa scelta radicale egli vede la possibilità di una "redenzione dall'esistenza", la disingannata speranza di potere alla fine "guardare negli occhi il Nulla assoluto". Speranza che egli si affrettò a esaudire da sé, senza aspettare il naturale decorso di Madre Natura.
Ci fu un epilogo alla sua storia: la sorella Minna, che lo aveva seguito nei suoi studi filosofici, raccolse i saggi lasciati dal fratello e nel 1886 li pubblicò come secondo volume della Filosofia della redenzione. Quindi si suicidò anche lei.
Eduard von Hartmann e Julius Bahnsen, più famosi di Mainländer, tentarono altre teorie del pessimismo estremo, ma secondo me con risultati molto meno interessanti.. Anche Alfred Kubin, Borges e Cioran si sono interessati dell'opera di questo singolare filosofo, oggi praticamente dimenticato. Dimenticato perché? Semplicemente perché le sue idee sono davvero molto difficili da comprendere per chi vive “conforme” alle regole, ma soprattutto dimenticato perché molto meno attuabile del pensiero Heideggeriano della libera morte e molto meno potente e scandaloso di Nietzsche.
Scrive Camus «Esiste per la filosofia un solo vero problema, ed è il problema del suicidio. C'è per la filosofia una sola vera domanda alla quale la filosofia stessa deve cercare di dare una risposta. La domanda è: "La vita vale la pena di essere vissuta oppure è il caso di non viverla?"». Tutta un’altra cosa rispetto al pensiero dei grandi filosofi contemporanei. Dilettantismi letterari per chi ancora cerca lo scopo della vita. Non si tratta più di giudicare se la vita vale o non vale la pena di essere vissuta, non si tratta più di pensare che questa sia ancora la domanda fondamentale della filosofia! La filosofia è andata ben oltre. Il suicidio di Jacopo Ortis come incapacità di misurarsi con il suo tempo è forse ammirevole sotto il profilo letterario, ma nulla di più. Pensiamo anche a tutti coloro che non vedono obiezioni a commettere un suicidio …Seneca, Hume, Montesquieu, Sartre ecc. Tutta robetta. Interessante, suggestiva, patetica robetta.
Non facciamoci nemmeno incantare dal fascino di Cleopatra che si sottrae alla prigionia presso Ottaviano compiendo un suicidio spettacolare! Né facciamoci incantare dalla mitologia nordica dove Wotan accoglie nel Walhalla soltanto coloro che sono morti violentemente, nè dai Maya dove Ixtab, "La Signora della corda" veniva rappresentata appesa ad un capestro, era la dea dei suicidi e questi andavano in un paradiso proprio in quanto questi erano considerati sacri. Tutta robetta.
Per noi il pensiero forte, quello che arriverà parallelo alla civiltà, sarà figlio di Mainländer, di Nietzsche e di Heidegger.
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Salar de Uyuni

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #1 il: Dicembre 23, 2016, 19:18:47 pm »
Auguri di felice natale
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Vicus

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #2 il: Dicembre 23, 2016, 19:27:11 pm »
Salar siamo abituati a queste tue uscite sotto le feste. Comunque "volemose bene", buon Natale!
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline COSMOS1

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #3 il: Dicembre 24, 2016, 10:02:56 am »
chi è l'autore di queste riflessioni? mi sembra una donna
pura accademia
se la soluzione è il suicidio è una soluzione che non si pone: come diceva de Andrè, voi tutti profeti del suicidio andate a suicidarvi lasciando in pace gli altri
se la soluzione è un interrogativo, va bene, affrontiamolo
Leopardi: se la vita è sventura
perchè da noi si dura?
Perchè dare al mondo
perchè mantenere in vita
chi poi di quella consolar convenga?

Sono domande, non risposte. Sono domande che suggeriscono che qualche motivo deve pur esserci. Dire che il motivo è una illusione, non è una risposta. Non c'è dubbio che molti vivono illusioni. Ma la terra esiste anche se c'è gente che credeva che fosse piatta.
L'errore non annulla la realtà.
L'ipotesi poi di un Dio che avvia, chissà perchè, un processo dall'essere al nulla per cui il suicidio asseconderebbe questa volontà divina di auto-annichilimento, poi, è penosa. Qualunque ipotesi è legittima, fintantochè non è una perdita di tempo, non è pura speculazione da salotto.
Chi ha suggerito all'ignota autrice, o a Mainländer, tale ipotesi? Chi ha fatto due chiacchiere con Dio ricevendo tale inaudita rivelazione?
E cosa produce tale ipotesi? Se la realtà è il suicidio, perchè suicidarsi dopo aver pubblicato tale "rivelazione"? Che senso ha lasciare qualcosa di sè in un mondo che è nulla avviato verso il nulla?
E le altre ipotesi, quelle che confliggono con questa intendo, cosa producono? Se tutto è luce, tutto è bene, tutto è pienezza che va verso la pienezza, io guardo ogni cosa e vivo ogni istante con stupore. E cosa produce lo stupore? Intelligenza, creatività, novità, positività, bene per sè e per gli altri. Poi moriranno anche coloro che credono che Dio sia Buono, ma avranno vissuto e avranno fatto vivere agli altri una vita incommensurabilmente migliore!
E dopo la vita avranno una ricompensa spropositatamente più grande!
Perciò, perchè vivere e morire peggio? Per il gusto di dire scemenze? Mainländer non ce lo può dire, ma l'autrice del pezzetto di letteratura rosa riportato si.
Aspettiamo fiduciosi
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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #4 il: Dicembre 24, 2016, 12:13:20 pm »
Gli antifà dicono che Gesù era nero... :w00t:
Le femministe che era donna... :wub:

Ma questa cosa del suicida mi è nuova. :hmm:


BUO* NATAL* A TUTT*!!! :wub: :wub: :w00t: :w00t:

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #5 il: Dicembre 24, 2016, 21:22:50 pm »
Citazione
Dire che il motivo è una illusione
Forse non sono illusioni, ma un sentire profondo, il che è diverso; ed allora, se è un sentire, esso può cambiare col tempo e chi si suicida come minimo perde l'occasione di vivere un sentire migliore.
Oggi anche l'idea di Dio pare essersi relativizzata ed ognuno può fare bene o male a suo piacimento pur essendo credente, tanto se fa del bene ne ha vantaggio e se fa del male sarà perdonato. Il che è, appunto, relativismo religioso.
Mah, vacci a capire.   :wacko:  :lol:

Comunque io sono contrario al suicidio e favorevole alla pentola a pressione, anche se non si vede la cottura.

Buone feste ai (tanti) quemmisti seri e di buona volontà.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline COSMOS1

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #6 il: Dicembre 26, 2016, 11:50:30 am »
non ho capito il sentire profondo ...  :huh:
se intendi che la nostra percezione della realtà non può corrispondere alla realtà, è scontato: la realtà è sempre di più, perciò la nostra percezione può assomigliare ad una illusione perchè è un progresso dall'ignoranza alla conoscenza e senza alcuna possibilità di compimento su questa terra
così anche il fatto che l'idea di Dio si sia relativizzata, assomiglia un po' ad un luogo comune che prescinde dai termini della discussione: Dio chi è. Domanda senza alcuna risposta seria.
Per i semiti: è l'essere. E cosa è l'essere? L'essere è ... -> A - A ...
Per i greci: Dio è il luminoso, la condizione della conoscenza. Anche qui siamo nella procedura, non nel traguardo.
Per i nordici: Dio è il prezioso. Tutto ciò che vale è Dio in quanto vale. Ma ciò che nella nostra esperienza conosciamo come valore è infinitamente meno del Valore assoluto.
Di Dio possiamo elencare tante qualità, se siamo sani di mente qualità positive, altrimenti a ciascuno il proprio male. (cioè: predicare che Dio vuole il suicidio, che ha creato il mondo per condurlo al nulla, è ovviamente folle)
Vedi San Francesco: Onnipotente, Altissimo, (ma soprattutto) Bon Signore
Ora, un Dio buono posso accettare che perdoni anche chi fa il male, ma faccio fatica ad accettare che tratterà allo stesso modo l'assassino e l'ammazzato, il ladro e il derubato, etc ...
Poi, chi sono io per dire a Dio: che fai?
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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #7 il: Dicembre 26, 2016, 16:26:16 pm »
Purtroppo Guccini era ottimista.

Offline Vicus

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #8 il: Dicembre 26, 2016, 16:42:22 pm »
A suicidarsi non è Dio ma gli europei che rinnegano la loro cultura e non sono neppure più in grado di assicurare la continuità della specie.
E' un'implosione pilotata, prima ci sveglieremo da quest'incubo meglio sarà.

Per approfondimenti:

https://www.amazon.it/Il-suicidio-francese-%C3%89ric-Zemmour/dp/8899438021/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1482766453&sr=8-2&keywords=eric+zemmour

Eric Zemmour è un QMista a pieno titolo, ed è anche editorialista del Figaro e conduttore televisivo su una rete nazionale francese (oltralpe i temi della QM hanno più risalto):

https://www.amazon.it/Luomo-maschio-%C3%89ric-Zemmour/dp/8838486670/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1482766453&sr=8-1&keywords=eric+zemmour

https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89ric_Zemmour


Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Alberto1986

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #9 il: Dicembre 26, 2016, 16:53:41 pm »
....
E' un'implosione pilotata, prima ci sveglieremo da quest'incubo meglio sarà.
...

Scusami Vicus, ma c'è il solito errore di fondo in questo modo di ragionare: l'implosione della popolazione bianca europea può essere anche stato studiato a tavolino, ma se funziona ed attecchisce significa che la popolazione su cui è stato pianificato è predisposta a subirlo. Come spiegarsi, altrimenti, il fatto che nei paesi non occidentali certe cose non funzionano. E non parlo di paesi ignoranti da "terzo mondo", ma parlo di paesi come la Russia, il Giappone, ecc.
Poi vabbè: se parliamo di paesi arabi la questione delle perversioni occidentali non si pone proprio http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pilota-afghana-chiede-lasilo-cos-stati-uniti-hanno-perso-1345969.html

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #10 il: Dicembre 26, 2016, 16:54:06 pm »
Il libro di Eric Zemmour (L'uomo maschio), l'ho letto solo in anni recentissimi e per quanto mi riguarda lo trovo interessante, ma non del tutto condivisibile.
In ogni caso, ne parlarono pure su uomini3000, circa dieci anni fa.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=16036976

Questi sono due commenti di Rino Della Vecchia.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=16036976&st=30

Citazione
Caro C. Nemo, è chiaro che non sei uno sprovveduto. Ad es. hai fatto chiarezza sul significato del termine "essenzialista" che da un po' di tempo circola nel mondo femminista. In esso non vi è nulla di misterioso, benché sia stato adottato appositamente per confondere le idee e al tempo stesso trastullarsi con una parola di alto rimando "filosofico". Significa semplicemente "naturale".

Quanto al libro di Zemmour in esso si trovano davvero affermazioni e intuizioni notevoli. La sua uscita e il suo successo (per ora in Francia) indicano che qualcosa sta maturando. Al tempo stesso però vi si trovano elementi regressivi, manifestazione del fatto che l'autore non ha ancora maturato un quadro coerente dello stato delle cose. Si potrebbero definire sbandamenti, ma purtroppo c'è di peggio. E il peggio viene verso la fine.

Egli ad es. fa sua acriticamente la tesi dei minori redditi femminili a parità di
lavoro e quella secondo la quale le donne vengono ammesse a quelle forme e gradi di potere che sono abbandonati dagli uomini perché ormai scatole vuote. I maschi, dandosi di gomito, in una tacita ma universale intesa criminosa, lasciano alle femmine le posizioni di potere apparente. Ma il peggio risiede nel fatto che egli non è in grado di presentare la virilità se non nelle forme precisamente descritte dal femminismo. "...la forza, la violenza, la guerra, la morte, la virilità." E' un refrain.

Si dimostra perciò incapace di individuare nello specifico del maschile la parte luminosa e così rende un formidabile servizio alla campagna di calunnia degli uomini.
Non è il solo.
La saggistica maschile sul maschile è in fase di sommovimento. A ritmo continuo escono trattati e trattatelli sul padre e sul maschio. Molti di essi vengono recensiti come testi capitali in grado di scandalizzare e scuotere "le femministe" i cui attacchi vengono riportati e sottolineati a suggello della novità e dell'originalità del contenuto e del coraggio dell' autore. I titoli, poi, sono spesso lusinghieri.

Così si è portati a credere che si stia aprendo finalmente una nuova stagione, che intellettuali di diversi paesi e orientamenti abbiamo finalmente incominciato a fare il loro mestiere: pensare autonomamente. I critici del femminismo infatti assumono spesso quei lavori come testi di riferimento e si corre allora ad acquistarli per vedere cosa bolle in pentola. Quasi sempre arriva la mazzata.

Valga per tutti il caso di A. Naouri con il suo "Padri e madri, l'ordine dei ruoli in famiglia." Einaudi . Eu. 15,50; di cui parlano bene avversari espliciti, e non sprovveduti, del femminismo.

Ebbene, vogliamo sapere chi e che cosa è il maschio per Naouri?

"Dunque non ha mai smesso di essere questo, questo e nient'altro: un uomo, nient'altro che un uomo, un maschio egoista e chiuso a priori a tutto quanto è estraneo alla sua preoccupazione principale, pronto ad usare senza indugi la forza fisica per ottenere i propri scopi. Un bruto! Un bruto che con il passare del tempo si è certamente evoluto - giusto un pochino! - un bruto che si è un po' - molto poco! - dirozzato, un bruto che indubbiamente ha acquisito strumenti culturali, intellettuali, e le buone maniere, un bruto che ha messo in gioco la propria intelligenza, un bruto che si è senz'altro interessato ad altri campi di attività, ma non per generosità e altruismo, caratteristiche che gli sono sempre state profondamente estranee, no, solo per calcolo - cosa che si suole definire con il bel nome di sublimazione - per eventualmente accrescere il proprio potere di seduzione, moltiplicando così le occasioni per soddisfare i propri bisogni." (pag. 163).

"E' sempre stato così. Tutto muscoli e niente cervello, come del resto si continua a dire, in maniera un po' sbrigativa, non senza un pizzico di impietoso intenerimento. La formula, tuttavia, mi sembra troppo riduttiva. Infatti, la testa di un uomo, quella di tanto tempo fa come quella di oggi, per quanto raffinata e civilizzata sia divenuta, non è vuota come si dice.

Al contrario è piena. Piena fino all'orlo, perfino. Piena di un organo, il più importante ai suoi occhi, che si tratti di un contadino, di un operaio, di un
funzionario d'azienda, di un professore universitario, di uno studioso, di un prete, e via discorrendo: il suo sesso! E quando si è valutato questo, si è praticamente capito tutto della tragedia che vive" (pag. 164).

Questo è Aldo Naouri, uno degli araldi della maschilità rinascente, elaboratore del nuovo pensiero maschile, impietoso antifemminista, maestro delle presenti generazioni maschili. ("Pediatra da 40 anni ha costruito la sua opera intorno alle relazioni familiari. I suoi lavori sono divenuti punti di riferimento in materia...")

Vigiliamo insieme, con mille orecchi e diecimila occhi.
Stiamo attenti ai falsi profeti, essi possono ingannare anche gli eletti.
Riprecipitare nel sonno i Risvegliati.

Rino


Citazione
Caro Sebastiano, (e possiamo senz'altro darci reciprocamente del tu) non è possibile argomentare su tutte le osservazioni che sollevi perché ne hai presentate davvero molte. Ad es. bisogna rimandare ad altro luogo-momento ogni valutazione del contributo che i classici (e quindi anche Aristotele e Platone) ci possono dare nella comprensione di ciò che sta accadendo. E quello che accade oggi non è mai stato congetturato razionalmente né ha mai figurato nei più fantastici sogni/incubi di chicchessia prima che accadesse (ad es. l'inutilità maschile in campo riproduttivo, la clonazione, la partenogenesi come possibilità materiale/reale non erano prevedibili prima che ...diventassero realtà). Per valutare il contributo dei classici nello specifico (la QM) bisogna però mettere in discussione, almeno parzialmente, l'interpretazione/valutazione che noi diamo della filosofia occidentale. Magari prendendo spunto dall'affermazione di Nietzsche laddove disse (tirandosela un po') che prima di lui la psicologia non esisteva. Se questa affermazione fosse vera bisognerebbe chiedersi: "Di cosa si sono dunque occupati i filosofi che lo precedettero?".

Vengo al dunque.

E' vero che sarebbe inammissibile se, nell'enucleare le specificità maschili, individuassimo quelle e solo quelle elencate dal femminismo, per giunta dandone in blocco la medesima valutazione derogatoria/denigratoria senza considerare il carattere ambivalente che possono avere tutte le qualità di chicchessia.
In tal senso finiremmo, simmetricamente, con il celebrare nei maschi quelle qualità che ...non hanno e che dovrebbero prendere in prestito dalle femmine. Che è appunto il programma femminista.

E' dunque necessario analizzare il contenuto dei termini che si associano alla maschilità e quindi al significato complessivo dell'idea stessa di "virilità". Oltre a ciò è cmq necessario tenere presente il significato che essi hanno oggi nella società, perché, errato e deformato che sia, quello è e quello resta e solo sui tempi lunghissimi si può pensare di modificarlo.
Forza, potere, gerarchia, guerra - tra gli altri - sono concetti comunemente riferiti alla polarità maschile e nessuno di essi gode oggi di popolarità, lo prova il fatto che appunto quelli vengono assegnati agli uomini dalla propaganda femminista, con lo scopo che sappiamo.
E' poi vero che gli autori di testi sugli uomini quasi mai si danno la pena di metterne in luce l'ambivalenza, di mostrarne la parte luminosa e positiva neppure agli occhi dei loro lettori. Si lascia che il significato veicolato da quei termini sia semplicemente quello comune oggi, e quindi sempre quello negativo.

Si prenda la problematica della guerra. Essa richiede, esercita e manifesta virtù di polarità maschile (non sto ad elencare quali, per brevità). E' però anche vero che la guerra se non è sempre il massimo dei mali (la schiavitù può essere peggiore) è pur sempre uno dei più grandi. Anzi, con lo sviluppo moderno di armi di distruzione di massa, essa ha cambiato aspetto per diventare una condizione in cui le qualità maschili sono divenute secondarie. O irrilevanti. Ma vi è di più, perché la guerra, quasi sempre, è uno scontro tra chi offende e chi si difende. Tra il predatore e il rapinato. Dunque bisogna essere prudenti nel considerarla in modo avalutativo, come scontro tra due ragioni eguali e due eguali eroismi. Alla generosità di una parte si deve infatti contrapporre la rapacità dell'altra, in una alternanza di ruoli che ha coinvolto da sempre quasi tutti i popoli e gli stati. Questo fatto è così eclatante che, se non inquadrato nel piano generale della vita (delle forme viventi), rende difficile contrastare l'affermazione femminista secondo cui: non vi sarebbe bisogno di generosi eroi maschi che ci difendano se non esistessero vili predatori maschi che ci aggrediscono. Davanti ad ogni patriota che muore per la sua terra/cultura c'è un altro "patriota" che aggredisce terre e culture altrui. Il fatto che individualmente possano essere entrambi valorosi non toglie nulla al carattere maligno della guerra. E se essa è intesa come opera degli uomini allora non si potrà opporre nulla a chi afferma che prima scompare e meglio è. Ma la guerra è opera dei soli uomini? Chi agisce è anche colui che promuove? Il genere femminile è pacifico per natura o è corresponsabile dei conflitti pur non essendo agente?

Analogo rapporto tra apparenza e realtà riguarda il potere. Il potere è cosa maschile. Ma cosa intendiamo per "potere"? La poltrona, il fucile, il denaro? Le strutture gerarchiche? E' tutto qui il potere? E qui la sua parte decisiva? Ad esso poi si associa la sottomissione di altri. E chi può accettare oggi di essere sottomesso? Se la sottomissione fosse cosa accettabile, potremmo semplicemente accettare di essere noi i sottomessi. Con ciò ogni problema sarebbe risolto.
Potere: anche in questo caso la sua attribuzione al maschile torna vantaggiosa nella campagna planetaria di men-pushing.

Bisogna distringuere, analizzare e svelare la realtà dietro l'apparenza. Cosa che però non viene (quasi) mai fatta e così si lascia che il significato di quanto affermato resti quello acritico, immediato, comune, ormai del tutto modellato dalla propaganda femminista.

Al tempo stesso, altri caratteri specifici della maschilità, quali ad es. la frugalità, non vengono mai richiamati. Eppure si vede bene come la valorizzazione sociale di un simile tratto sarebbe giovevole alla società del consumismo, dello spreco (e delle discariche). Utile oggi come mai prima nella storia. Su questo invece, silenzio assoluto.

Chiudo così, non perché il tema sia esaurito (hai voglia!) ma per esplicitare le ragioni delle mie critiche a quasi tutti gli autori di opere sugli uomini che abbia potuto avvicinare. E' vero che io per scelta vado alla immediata ricerca dei limiti e della parte regressiva dei loro scritti. Ma non pretendo che la mia lettura sia asettica e imparziale. E' ogni volta un'autopsia.
E nelle autopsie si va a cercare la causa del decesso. Nel nostro caso quella del mancato risveglio.

Rino

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #11 il: Dicembre 26, 2016, 16:57:51 pm »
Scusami Vicus, ma c'è il solito errore di fondo in questo modo di ragionare: l'implosione della popolazione bianca europea può essere anche stato studiato a tavolino, ma se funziona ed attecchisce significa che la popolazione su cui è stato pianificato è predisposta a subirlo. Come spiegarsi, altrimenti, il fatto che nei paesi non occidentali certe cose non funzionano. E non parlo di paesi ignoranti da "terzo mondo", ma parlo di paesi come la Russia, il Giappone, ecc.
Poi vabbè: se parliamo di paesi arabi la questione delle perversioni occidentali non si pone proprio http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pilota-afghana-chiede-lasilo-cos-stati-uniti-hanno-perso-1345969.html

Senza alcun dubbio.
Concordo al 100%.

Offline Negan_66

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #12 il: Dicembre 26, 2016, 18:09:17 pm »
A suicidarsi non è Dio ma gli europei che rinnegano la loro cultura e non sono neppure più in grado di assicurare la continuità della specie.
E' un'implosione pilotata, prima ci sveglieremo da quest'incubo meglio sarà.
Già!
Ecco quello che secondo me è e rimane il modo migliore per affrontare la cosa.


Offline Vicus

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #13 il: Dicembre 26, 2016, 20:04:04 pm »
Ottima idea, ma... come mai il pavimento è inclinato? Capitan Schettino, faccia qualcosa!


Possiamo permetterci di goderci lo spettacolo se viviamo in zone extraurbane sicure e abbiamo autosufficienza alimentare. Altrimenti la vedo difficile! :lol:
« Ultima modifica: Dicembre 27, 2016, 00:45:48 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Dio non è morto,si è suicidato
« Risposta #14 il: Dicembre 27, 2016, 01:17:31 am »
se funziona ed attecchisce significa che la popolazione su cui è stato pianificato è predisposta a subirlo.
Certo è predisposta, dopo anni di iperconsumismo, ossia educazione al ca**eggio e all'irresponsabilità, totale silenzio sui valori familiari, fatalismo indotto da istituzioni antipopolari e, ultimo ma non meno importante, da un sistema legislativo-giudiziario che più antimaschile non si può.
Molti magari se ne rendono conto, ma poi non sono capaci o non vogliono organizzarsi (e qui ci sarebbe da dire un bel po'), anzi sono scettici verso chi cerca di associarsi (da soli per quanto consapevoli non si risolve niente).

@Frank: Dalla Vecchia ha ragione, però a mio parere Zemmour fa più bene che male per diversi motivi:
Sdogana la QM sui media;
Propone soluzioni invece di inerzie fataliste;
Il "selvaggio" non è la soluzione (ce n'è fin troppi, sotto forma di scimmie col telefonino :lol:), ma certo l'ago della bilancia va spostato nella direzione di valori maschili, così assenti da molti uomini solo di nome che appena si esprimono opinioni da uomini subito c'è chi grida al brutalone, intollerante e via discorrendo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.