mi vado convincendo che l'ultimo cattolico ad avere detto qualcosa di sensato sul matrimonio sia stato Pio IX il quale l'8 dicembre 1864 pubblicò il Sillabo, un elenco di 80 proposizioni condannate dalla chiesa.
Di queste la LXXIV condanna la convinzione che: " Le cause matrimoniali e gli sponsali di loro natura appartengono al foro civile."
Ora, ragioniamo un po' su cosa è divenuto il matrimonio da quando i cattolici considerano superato il Sillabo:
una coppia si sposa in chiesa (quanti ancora?)
quindi il parroco trasmette i dati della celebrazione all'ufficiale di stato civile che lo registra
ma ...
cosa significa di per sè la celebrazione liturgica? è esclusivamente un evento di folclore? serve a fare parata di vestiti e scollature? è un incontro di preghiera?
se la celebrazione non ha una valenza pubblica e non corrisponde all'assunzione di doveri specifici, suppongo che assomigli molto ad una presa in giro
ma quali sono gli impegni pubblici assunti con la celebrazione? quelli derivanti dalla dottrina cattolica?
ma se uno dei due (mica serve che siano d'accordo ambedue) ritiene di non mantenere fede a tali doveri e si rivolge al tribunale civile, l'impegno assunto in tale celebrazione che fine fa? Che senso ha?
cioè di fatto un cattolico sposandosi in chiesa si trova assoggettato ad una legge non-cattolica, senza la minima possibilità di contestazione
ma anche la situazione contraria è istruttiva: nel caso che un cattolico si rivolga (come ogni cattolico fare) al tribunale ecclesiastico per far valere le proprie ragioni (in concreto pare che l'ultima residua funzione del tribunale ecclesiastico sia l'annullamento del vincolo matrimoniale, ma si tratta di una situazione a mio parere aberrante e non vincolante sul piano dei principi) e che la decisione di detto tribunale venga trasmessa al tribunale civile per la delibazione (trascrizione ai fini civili) tale procedura sapete in che contesto si colloca? Nel contesto del riconoscimento di sentenze di stati esteri!!! oibò!!!
Quindi un cattolico scopre di essersi sposato di fronte ad un funzionario di uno stato estero, che la chiesa cattolica è, per lo stato italiano, uno stato estero!!!
davvero istruttivo!
Se ci pensate la situazione è significativa: una coppia si sposa in uno stato estero, il quale trasmette allo stato italiano la documentazione che lo stato italiano trascrive assoggettando alle proprie leggi il "contratto" stipulato.
Conseguenza di questa situazione è ad esempio la tutela del soggetto debole: le sentenze dello stato estero ad esempio non possono essere recepite in Italia se contrarie all'ordine pubblico, e contrario all'ordine pubblico c'è appunto una sentenza che non tuteli adeguatamente il soggetto debole. Ecco che lo stato italiano non riconosce, ad esempio, le sentenze di annullamento se ad esse consegue un azzeramento del mantenimento per il coniuge svantaggiato.
Questo è un esempio, ma la cosa importane è che quando uno si sposa in chiesa deve sapere che di fatto la cerimonia non ha alcun significato, che l'unica cosa che conta è la legge italiana alla quale egli dovrà d'ora in poi rispondere del "contratto" (per lo stato italiano il matrimonio è piuttosto un contratto basato sul mutuo consenso che non un sacramento) che ha stipulato.
L'unica cosa che sarebbe ovviamente da fare, considerando questo stato di cose, dovrebbe essere che chi si vuole sposare secondo le leggi italiane, si sposi in comune, chi secondo le leggi della chiesa cattolica, in chiesa. Ed abolire l'obbligo di trascrizione del matrimonio religioso ai fini civili.
Più ragiono su questo argomento e più mi rendo conto dell'apostasia generale del mondo cattolico. Di fatto i matrimoni sono stati ridotti a folclore, altro che sacramento!