In rilievo > Osservatorio sul Femminismo
Teresa e le altre...
Frank:
Complessate all'attacco.
http://www.lastampa.it/2017/01/06/esteri/teresa-e-le-altre-mila-donne-pronte-a-marciare-contro-trump-dopo-lo-sfogo-su-facebook-BKRJ0Q6wvLLqLiixjZtMrN/pagina.html
--- Citazione ---Teresa e le altre, 160 mila donne pronte a marciare contro Trump dopo lo sfogo su Facebook
La Women March si annuncia come la maggiore manifestazione contro il presidente all’indomani dell’insediamento del presidente eletto
Tutto è nato dallo sfogo di una pensionata su Facebook. Ma ora la Women March del 21 gennaio si prepara a diventare la maggiore manifestazione contro Donald Trump, all’indomani dell’insediamento del presidente eletto. L’idea è stata di Teresa Shook, nonna ed ex avvocato, che si è ritirata alle Hawaii. Quando la vittoria di Trump è apparsa chiara, l’anziana signora ha scritto su Facebook: «Che cosa succederebbe se le donne marciassero in massa a Washington il giorno dell’Inaugurazione?». La Shook ha ricevuto subito 40 adesioni, poi è andata a dormire. Al risveglio le adesioni erano 10mila. E oggi sono 160mila le donne che hanno assicurato su Fb la loro presenza. Sono stati organizzati mille autobus per raggiungere Washington e diverse associazioni - come l’organizzazione per la pianificazione familiare Planned Parenthood e il gruppo pacifista Code Pink - sono registrate come partner.
La “Se non ora quando” degli Usa
Manifestazione femminista per i diritti delle donne, contro un presidente che ha sconfitto la prima donna candidata, usando attacchi personali e misogini, la marcia è diventata un punto di riferimento per chi si oppone a Trump. Un po’ come accadde in Italia nel febbraio 2011 con l’iniziativa «Se non ora quando» contro Berlusconi. «L’elezione di Donald Trump ha spinto molte donne a sentirsi più coinvolte di quanto sarebbero state, il che è ironico dato che molti pensavano che sarebbe stata una presidenza Hillary Clinton a motivare le donne», commenta Dana Brown, direttore del Pennsylvania Center for Women in Politics della Chatham University.
Nel ricordo di “I Have a dream”
«Nel profondo nel mio cuore speravo che accadesse, ma non pensavo che sarebbe diventato virale», ha raccontato la Shook. Travolta dal successo dell’iniziativa, ha chiesto aiuto alle prime donne che si sono registrate. Ma, mentre l’idea si diffondeva, sono sorte alcune polemiche sul fatto che il nucleo originale era composto da donne bianche. Sotto pressione per un evento ormai troppo grande, la Shook e le sue amiche hanno passato la mano ad alcune femministe di New York: l’afroamericana Tamika Mallory, attivista per il controllo delle armi, la leader dell’Associazione arabo americana Linda Sarsour, Carmen Perez di Gathering for Justice, un gruppo per la riforma della giustizia penale. A loro si è aggiunto anche l’imprenditore della moda Bob Bland. Insieme hanno battezzato la manifestazione «The Women’s march on Washington», con un riferimento alla marcia del 1963 in cui Martin Luther King pronunciò la famosa frase «I Have a dream». La polemica razziale è stata superata: non solo è arrivato l’appoggio della figlia minore di King, Bernice, ma è stato anche un ex collaboratore dell’attivista nero per i diritti civili Al Sharpton, Janaye Ingram, a occuparsi dei permessi per la marcia.
--- Termina citazione ---
Sardus_Pater:
--- Citazione ---Insieme hanno battezzato la manifestazione «The Women’s march on Washington», con un riferimento alla marcia del 1963 in cui Martin Luther King pronunciò la famosa frase «I Have a dream».
--- Termina citazione ---
Sì, tutto uguale uguale :doh: .
Alberto1986:
Chiedo ufficialmente che ci sia, una volta per tutte, la parità sessuale nella gestione dell'ordine pubblico: più manganellate, più taserate, più spruzzate di peperoncino e più galera per le donne! :feminist:
D'altronde lì con la polizia non si scherza... :cool:
Massimo:
ho notato che più si avvicina la data del 20 Gennaio, giorno dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca, più si moltiplicano le iniziative e
manifestazioni "spontanee" APPARENTEMENTE sorte dal basso per contestare la sua elezione e per delegittimarlo come Presidente degli
States. Non era mai successo prima, per esempio, che un Presidente cacciasse diplomatici stranieri solo tre settimane prima del congedo
lasciando al successore una grossa gatta da pelare durante il periodo di transizione in cui è buona regola stare zitti e buoni, essendo,
come si viene definiti, "anatre zoppe". Invece, stanno facendo l'impossibile per creare grane a Trump. Secondo me, qui "gatta ci cova".
Sebastiano:
Stanno cercando di mettergli i bastoni tra le ruote ma non ce la faranno..
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