ecco come rovinare un buon articolo con autogol clamorosi.
l' URSS rimpianta ?
Forse da chi non ci ha mai vissuto
Neoliberismo in Italia e in EU ?
Ma se assomigliamo sempre di più alla compianta Unione Sovietica, tant'è che c'è chi parla di UERSS.
Dirigismo, burocrazia, odio per la libertà, ecco cosa è la UE e l' Italia
ilmarmocchio, leggi qua...
http://www.swissinfo.ch/ita/la-bielorussia-multa-i--parassiti---anche-le-casalinghe/41363474La Bielorussia multa i "parassiti", anche le casalinghe
Politica
04 aprile 2015 - 17:57
Il presidente bielorusso ha firmato un decreto che introduce una multa per quanti non lavorano e quindi non pagano le tasse. Tra i parassiti figurano anche le casalinghe.
Alle prese con una disoccupazione galoppante, negata dai dati ufficiali, Aleksandr Lukashenko, l'ultimo dittatore d'Europa secondo l'amministrazione Usa, lancia la sua campagna contro il parassitismo, che in epoca sovietica era punito con il carcere.
Dovranno pagare 20 mensilità di minimo sindacale, equivalente a 3,6 milioni di rubli bielorussi (223 euro). Gli evasori rischiano una multa salata e perfino l'arresto con l'obbligo di svolgere lavori socialmente utili. Il decreto presidenziale riguarda non solo i cittadini bielorussi, ma anche gli stranieri con la residenza permanente in Bielorussia e gli apolidi.
Sono esonerati dal pagamento i pensionati, i disabili, i minori, i lavoratori stagionali (che lavorano meno di 183 giorni l'anno) e anche chi esercita un'attivita ufficiale riconosciuta, che però versano già contributi onerosi.
La decisione, ventilata da tempo, è stata presa in un momento in cui alcune delle maggiori società e fabbriche bielorusse stanno tagliando il personale.
Lo scorso ottobre Lukashenko aveva ammonito che "bisogna costringere tutti a lavorare", mentre in gennaio aveva dichiarato che 500mila abitanti in grado di lavorare (su una popolazione di 9,5 milioni di persone) erano senza occupazione e non pagavano le tasse, pur godendo dei benefici sociali assicurati dallo Stato. Il controverso leader bielorusso si era detto anche favorevole alla reintroduzione nel codice penale del reato di parassitismo.
Leggi anche questo vecchio articolo risalente alla fine degli anni Ottanta.
ROMANIA
Proibito piangere
di Rossella Simone
Grazie a Elena Ceausescu, moglie del conducator Nicolae, in Romania soffia un
ponentino a favore dell'emancipazione della donna. Donne ai vertici delle industrie,
capo-fabbrica, docenti all'Università, in carriera politica. In effetti Elena Ceausescu,
69 anni, laureata in chimica nel 1976, quando era già first lady, si fregia di ben 26
titoli accademici acquisiti a tempo record.
Nella vita lavorativa la donna rumena è equiparata in tutto all'uomo. L'orario di lavoro è di quarantasei ore e gli operai e operaie sono portate sui posti di lavoro in fabbrica o nei campi con un camioncino malandato che li va a riprendere anche dopo quattro o cinque giorni. I giorni di festa e le domeniche sul calendario non sono segnati in rosso. Alla sera, quando è possibile, marito e moglie si ritrovano nella penombra - è consentita solo una lampadina da 45 watt per casa - e preparano insieme la cena. Cavoli e pomodori. Non c'è gas per bollire un uovo e poi nelle città un uovo non lo si trova nemmeno. I termosifoni non raggiungono i dieci gradi e l'energia viene erogata casualmente per poche ore al giorno. In una notte di meno dieci gradi nell'inverno del 1985, la professoressa di statistica Gabriela Cressi e suo marito Grigore Hagiu, popolare poeta, si sono addormentati vicino al fuoco. Durante il sonno il gas è mancato e poi ha ripreso a uscire. Non si sono più svegliati. Molti sono i divorzi causati dai disagi del vivere quotidiano e poi non si riesce a mettere qualcosa sotto i denti nemmeno con due stipendi. I più fortunati hanno i genitori oppure i suoceri che verso le tre di notte, escono di casa con la loro inseparabile bisaccia, per trovare qualcosa da mangiare. La politica economica di Ceausescu ha infatti ridotto il paese alla fame. Tutta la produzione economica della Romania, che è una immensa distesa di campi coltivati e di pascoli, sparisce per l'esportazione o per le tavole della nomenklatura - più di centoventi sono i parenti della famiglia del conducator nei posti di potere - oppure viene venduta a prezzi esorbitanti al mercato nero. Le donne più anziane con i bambini più piccoli rimangono in coda per ore, pazienti, lavorando all'uncinetto. Le più giovani con discrezione si avvicinano ai turisti per pagare con i loro leva, la moneta rumena, caffè, scatolette di carne, qualcosa da mangiare per i loro figli. In silenzio perché parlare con uno straniero è vietato e la securitate, la polizia politica di stato, sorveglia su tutto. Ma, Se è proibito piangere, come dice il titolo di un libro della rumena Maria Mailat da due anni esule in Francia, le donne non perdono la speranza e la voglia di lottare. Molte tentano di scappare verso il campo di Debrecen in Ungheria attraverso interminabili paludi, altre verso la Iugoslavia a nuoto sul Danubio. Molte ce la fanno, altre come Vasilica Bruta e Emilia Popescu vengono catturate dalle guardie di frontiera, picchiate e spedite per almeno un anno e mezzo nella prigione di Oradea. Nel campo di Padinska Skela, vicino a Belgrado, è arrivato in agosto un rumeno disperato. La moglie era stata uccisa di notte mentre a nuoto cercavano di raggiungere la riva iugoslava di Kladovo. La Militia spara a tutto quello che si muove. Molte donne invece combattono in patria per i loro diritti ma Ceausescu non ama le critiche. La moglie di Dimitru Mircescu che insieme al marito chiedeva il rispetto dei diritti dell'uomo, è morta lanciata da una finestra di casa sua dalla polizia, nell'ottobre del 1986. Dimitru è internato da due anni in un ospedale psichiatrico e di lui non si sa più nulla. Doina Cornea, insegnante di francese all'Università di Cluj, è diventata nel 1982 la figura emblematica dell'opposizione al regime. Nell'agosto 1988 ha indirizzato una lettera aperta, firmata da altre 28 persone tra cui nove donne, a Ceausescu, per protestare contro la "sistematizzazione territoriale" varata all'inizio dell'anno. Tale piano prevede la distruzione di più di metà dei 13mila villaggi rumeni e il trasporto forzato dei loro abitanti in 558 "centri agroindustriali", casermoni fatiscenti di cemento, addossati alle città, con la cucina in comune e il cesso in cortile.
Tutto questo sradicamento per recuperare il tre per cento di terreno agricolo, per alzare l'indice di urbanizzazione e soprattutto per assimilare le minoranze magiare, tedesche, slave e zingare "all'uomo nuovo rumeno con una unica nazionalità". Da allora Dorina Cornea ha perso il lavoro, è agli arresti domiciliari, il suo telefono è isolato, la corrispondenza intercettata, non può ricevere visite. Sotto la sua casa stazionano agenti della securitate. Ma, con ostentato orgoglio la rivista ufficiale Femeia - la donna - continua a mostrare donne e bambini che appaudono Ceausescu, "artefice della grandiosa epoca in cui viviamo".