Autore Topic: Informazione in rete e censura: sfide e opportunità del futuro  (Letto 974 volte)

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Informazione in rete e censura: sfide e opportunità del futuro
« il: Gennaio 19, 2017, 01:04:59 am »
Evidenzio in grassetto i passagi che indicano le tendenze del futuro: dalla fine dei monopoli dela conoscenza alla decentralizzazione e democratizzazione dell'informazione.

Fonte: NEO

La capacità di cui dispone la tecnologia di poter letteralmente trasformare l’economia globale e la geopolitica è spesso sottovalutata. Tuttavia, a partire dalle conquiste tecnologiche che hanno dato la padronanza all’impero britannico sui mari, fino alla rivoluzione industriale che mandò in frantumi e svelò l’impero dell’attentamente costruito sistema globale del mercantilismo, la marcia del progresso tecnologico ha letteralmente regolato e determinato l’ascesa o la caduta di centri globali di potere e degli imperi costruiti intorno al suo sviluppo.

La dirompente tecnologia dell’informazione

Con l’avvento della tecnologia dell’informazione (IT), ciò che una volta richiedeva enormi capitali ed una considerevole forza lavoro per la diffusione di informazioni attraverso grandi segmenti della popolazione, ora può ora essere eseguito da un singolo individuo praticamente senza alcun costo. Non è più necessaria la sola “quantità” di risorse a disposizione, ma piuttosto la “potenza” delle idee e delle parole, le quali determinano l’efficacia del messaggio e l’impatto che avranno sulla società.

L’IT ha livellato il campo di battaglia. Per decenni, Stati Uniti ed Europa hanno monopolizzato il flusso delle informazioni per mezzo di varie forme di mezzi propagandistici. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati misero facilmente nel sacco, con l’astuzia mediatica, le potenze dell’Asse e i loro meno sofisticati e più maldestri sforzi mediatici. Tra la seconda guerra mondiale e la guerra fredda, gli Stati Uniti e i circoli dominanti britannici non solo ebbero un’influenza incontrastata sulle proprie popolazioni, ma attraverso Voice of America e la BBC furono in grado di proiettare tale influenza anche all’estero.

Il costo di apertura di una stazione radio, di uno studio televisivo, o di un’area per la produzione dei giornali era proibitivo per la stragrande maggioranza di tutti quei soggetti che si trovavano in disaccordo con il “consenso” creato da chi disponeva di risorse quasi illimitate per la produzione di un apparato di Stato massmediatico. Al giorno d’oggi però l’IT non solo permette a quegli Stati presi di mira dalla propaganda occidentale di proteggere al meglio la loro stabilità politica ed economica all’interno dei loro confini, ma permette loro di produrre una versione dei fatti totalmente scevra dall’influsso occidentale. Inoltre gli attivisti, giornalisti e analisti indipendenti possono ora scrivere e parlare davanti ad un pubblico di milioni di persone, contestando i racconti “mainstream” promossi da circoli di potere politico ed economico in tutto il mondo.

Ricentralizzare il controllo… per riaffermarlo

Le conseguenze di quanto sopra sono evidenti ovunque si giri lo sguardo. I “media alternativi” hanno già notevolmente spezzato “consensi” che erano stati costruiti attraverso un’ampia varietà di interessi, che andavano dalle agricolture di massa alla big-farmaceutica fino a quelle agende che alimentavano conflitti geopolitici ovunque nel mondo, dall’Ucraina alla Siria. Sono fiorite su internet notizie indipendenti, analisi e reti di attivisti, soprattutto attraverso blogs, siti web e canali video. Tuttavia, interessi che definirei “speciali” hanno investito molto per riaffermare il loro controllo sulla narrativa e sulle informazioni in generale provenienti da piattaforme di mezzi di comunicazione.

Questo, in particolare, è stato fatto con il fenomeno social media, specialmente attraverso Facebook. Facebook vanta quasi 1,8 miliardi di utenti. Potenzialmente ogni persona che passa per la strada con il suo dispositivo mobile sta utilizzando Facebook per connettersi con i suoi amici e per accedere a notizie e informazioni. La popolarità di Facebook ha pressoché centralizzato la maggior parte delle attività online degli utenti, e pertanto la riaffermazione del controllo sull’informazione comincia da qui.

Facebook ha impiegato diversi pretesti per implementare il suo sistema di controllo. Nel 2014 ha sostenuto che stesse cambiando il modo in cui visualizzava i messaggi degli utenti, in quanto:

Invece di mostrare alla gente tutti i possibili contenuti, News Feed era stato progettato per mostrare ad ogni persona presente su Facebook il contenuto più rilevante per ognuno di essi. Delle 1.500 e più attività di una specifica persona che si potrebbero vedere ogni volta che si accede a Facebook, News Feed ne mostra circa 300. Per scegliere quali storie mostrare, News Feed colloca ogni possibile storia (dalla più importante a quella meno rilevante) osservando migliaia di elementi relativi ad ogni utente. Ovviamente però non è l’utente che determina ciò che è più rilevante per lui, ma più propriamente un algoritmo creato da Facebook. Fattivamente ciò significa che coloro che diffondono informazioni attraverso Facebook per poter autonomamente raggiungere un gran numero di persone, si sono improvvisamente ritrovati ad avere un impatto significativamente molto più ridotto. Oggi, per raggiungere quelle persone che hanno già consapevolmente deciso di seguire determinati utenti, è necessario pagare soldi a Facebook per “promuovere” i propri messaggi.

Nel 2016 Facebook ha dato un ulteriore giro di vite — questa volta sotto il pretesto di combattere le “notizie false”. Nel mentre l’isteria viene creata a tavolino collegando presunte “notizie false” con la “propaganda russa” e i “nazionalisti bianchi”, nella realtà le misure messe in atto per la “verifica dei fatti” e, successivamente, per la censura delle informazioni ritenute “false” prenderanno di mira tutto ciò che contraddice la narrativa promossa dagli Stati Uniti e da particolari interessi europei — dal promuovere guerre ad ampliare il big-business.

Tempo per un’ulteriore disintegrazione

In ogni battaglia è necessario riuscire ad adattarsi. Con Facebook, Twitter e altre piattaforme di social media che aderiscono alla cosiddetta guerra contro le “notizie false”, coloro che cercano di mantenere la vitalità dei media alternativi (e un equilibrio di potere che passi attraverso le informazioni) devono riuscire ad individuare gli interessi particolari che guidano questo programma, così come i vari mezzi per indebolirlo e superarlo.

La Russia, per esempio, ha VKontakte (VK), che compete con Facebook ed è molto popolare in tutta la nazione. Diminuisce il monopolio di Facebook sui social media e dà a Mosca la possibilità di controllare l’universo social all’interno dei suoi confini. VK è oltretutto un’azienda florida e redditizia. Al tempo stesso anche la Cina dispone dei suoi giganti tecnologici nazionali, che le permettono di controllare i media all’interno dei suoi confini e tra la sua popolazione.

Questo crea certamente un equilibrio di potere tra le nazioni nello spazio delle informazioni, ma per crearne uno all’interno delle nazioni ci sono altre alternative.

Proprio come le criptomonete stanno disgregando le istituzioni finanziarie tradizionali e il controllo che esercitano sui sistemi monetari globali, le piattaforme di social media ‘peer-to-peer’ (P2P) (letteralmente da punto a punto, sistema di condivisione decentralizzata su internet) possono aiutare a risolvere il problema di monopoli come quelli di Facebook, che esercitano il controllo sulle informazioni che riceviamo – o non riceviamo.

Alternative come FreeNet non vengono controllate “centralmente”. Gli utenti scaricano un programma gratuito sul proprio computer che li collega direttamente con altri utenti, utilizzando FreeNet in tutto il mondo. Non vi è nessun amministratore centralizzato. Più che un hub, come Facebook, a cui tutti gli utenti si connettono, le reti P2P assomigliano ad una maglia in cui tutti fungono da nodo. Gli utenti, se lo desiderano, restano anonimi, e i contenuti non possono essere controllati o censurati, né può essere ridotto l’accesso alle informazioni come fanno i nuovi algoritmi di Facebook. Nazioni intraprendenti o privati che si dedicano a stabilire un equilibrio di potere attraverso lo spazio informativo potrebbero realizzare e promuovere le proprie piattaforme di social media P2P. Anche se ovviamente questi mezzi non possono competere con Facebook da una parte, o VK e le “centralizzate” della Cina dall’altra, ciononostante aiutano ad indebolire l’influenza straniera, e nel lungo termine aiuteranno gli Stati ad adattarsi al decentramento tecnologico, che inevitabilmente, pian piano, in ogni caso si realizzerà.

Se i fondatori di Facebook traggono profitto dal loro controllo sui mezzi di comunicazione sociale, ne conseguirà un’altra forma di profitto per tutti gli individui o Stati che creeranno una tale piattaforma. Geopoliticamente, una piattaforma di social network di successo dirompente come quella P2P, già ampiamente utilizzata, che mina o incrina il controllo di Facebook su social media, dona un equilibrio nel campo di gioco e consente alle persone ed agli Sati di produrre pubblicamente la loro versione dei fatti e presentarla al pubblico al pari dei “controllori” intenti a perseguire le “notizie false” da Facebook, Twitter, e da tutte le altre piattaforme centralizzate dominate dai giganti della tecnologia occidentale.

Il P2P certo non procurerà miliardi di profitti ai suoi creatori, ma potrebbe contribuire ad evitare una guerra, interrompere il monopolio straniero dal minare e distruggere l’economia di una nazione, o consentire a un socio-economica alternativa di attecchire e prosperare — ostacolata come sarebbe dai continui tentativi dell’Occidente per riaffermare il controllo sullo spazio d’informazione e per eliminare la concorrenza sia politicamente che economicamente.

Quando pensiamo a cose tipo i social media, non riusciamo immediatamente a collegarle al profondo impatto che questi strumenti hanno sulla geopolitica, sull’economia, sull’ascesa e la caduta stessa degli Stati nazionali del mondo. Ma basti osservare il ruolo giocato da Facebook, nel 2011, in merito alla ingegnerizzazione americana della “primavera araba”… per capire come questo genere di cose possano verificarsi in qualsiasi tipo di situazione od ambito, fino a prendere piena coscienza che il dominio incontrastato nello spazio informativo può letteralmente distruggere non solo un’intera nazione, ma anche un’intera regione del pianeta.

La creazione di valide alternative a Facebook, pertanto, è essenziale per uno Stato o per la sicurezza dell’individuo, al pari stesso di qualsiasi mezzo recante un’arma tradizionale. Affrontare il prossimo futuro senza dotarsi di queste alternative sarebbe come scendere in battaglia senza disporre di armi, senza difesa e del tutto impreparati.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.