Autore Topic: La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?  (Letto 2840 volte)

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Online Massimo

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La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« il: Gennaio 20, 2017, 13:34:42 pm »
Oggi si insedia Donald Trump. Molti di noi qui non osavano neppure pensare (e sperare) in un evento del genere. Certo, la Clinton aveva dalla sua tutta la stampa, gli opinionisti, la stessa Casa Bianca (con Obama in testa), il potere mediatico, la finanza, Wall Street, le stars,
ciò che va sotto il nome di establishment, insomma. Eppure Trump ha vinto contro tutto e contro tutti. Evidentemente la vera America non
è Wall Street, non è la Casa Bianca, non è la Silicon Valley, non è il New York Times, ma è la provincia profonda del Midwest, dell'Ohio, della Pennsylvania e del Far West, stufa di essere impoverita, sbeffeggiata e derisa appunto dell'establishment e stufa di pagare il costo
della delocalizzazione e della globalizzazione. Trump questo lo ha capito, lo ha sfruttato elettoralmente e ha vinto. C'è chi però non vuole
rassegnarsi: il femminismo americano, legato e foraggiato appunto dalla finanza internazionale, la grande sconfitta a farci capire che per
tali soggetti (femminismo e finanza) la democrazia vale solo quando si vota per i candidati ad essi graditi. Quando il "popolo bue" vota
per i candidati sgraditi la democrazia non vale e non deve valere più. In fondo, la democrazia non è un'"invenzione maschile"? Allora va
piegata ai legittimi "desiderata" femminili. Oppure buttata nel cesso quando non è ad essi più funzionale. E questo è appunto il caso.

Alberto1986

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Online Massimo

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #2 il: Gennaio 21, 2017, 21:58:00 pm »
Il "giornale" Repubblica annuncia "trionfante" che a Washington sono arrivate ben 500.000 donne per protestare contro Trump che è
stato legittimamente eletto alla faccia loro. Come volevasi dimostrare. La democrazia alle nostre femminucce va bene solo quando essa
le favorisce. Altrimenti, va buttata nel cesso. Come il "patriarcato" e tutto quello che il genere maschile ha creato, pensato e realizzato.
 
P.S.: Si è rifatta viva anche la Clinton twittando: "State difendendo i nostri valori". Che non sono evidentemente la democrazia, visto che
Trump è stato democraticamente eletto. Ma quando si eleggono le persone sbagliate e non gradite alle elites, ai poteri forti, alla finanza
e al femminismo a libro paga della finanza, le proteste, i complotti e i colpi di Stato sono legittimi e necessari. Gli algerini e gli egiziani che
hanno votato le forze politiche sbagliate ne sanno qualcosa.

Offline freethinker

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #3 il: Gennaio 22, 2017, 07:45:29 am »
C'è anche un altro aspetto della democrazia, che queste cerebrolese non riescono a capire.

Se io vado a votare e voto per il candidato A piuttosto che per il candidato B, evidentemente mi aspetto che il candidato A cambi strada rispetto al candidato B, altrimenti votare non servirebbe a nulla. Anche in questo sta la democrazia.

Se la Clinton fosse diventata presidenta, la sua politica sarebbe stata la stessa di prima, quella che ha creato problemi a mezzo mondo e che ha attirato sugli Usa l'odio di tanta parte del mondo: l'unica differenza sarebbe stata l'appagamento dell'ego smisurato della femminista.

Trump porterà avanti la propria politica, ma certamente non metterà in cima alla lista delle priorità il soddisfacimento dei vaneggiamenti femministi. Esiste, anche negli Usa, la gente che vuole citare liberamente i passi della Bibbia senza dover essere mandata sotto processo; anche questa è democrazia...
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
Benjamin Franklin, Historical Review of Pennsylvania, 1759

Alberto1986

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #4 il: Gennaio 24, 2017, 20:23:33 pm »
L'effetto Trump fa uscire fuori un pò di razionalità anche a qualche giornalista:


Citazione
Donne contro Donald ma mai contro il burqa
Denunciano la sua (presunta) misoginia ma restano zitte sui Paesi dove vige la lapidazione

di Laura Zambelli Del Rocino 

È la Botteri tra le prime a gongolare al tiggì per la nuova geniale trovata del genere «inquantodonna», stavolta di portata mondiale: scendono in piazza in ben 600 città (così dicono ma i numeri in questi casi sono tutt'altro che matematici) per far sentire la loro voce contro la misoginia, il razzismo e l'omofobia di Trump.
Non solo. Data la naturale propensione femminile all'altruismo, all'istinto da crocerossina e a tutte quelle nobili qualità appioppatele da chissà quale studio pseudoscientifico, ecco che l'oggetto della contestazione si allarga includendo tutto in un circo multiculti, multigender e multiuso: a Washington e in altre città con le donne hanno sfilato famiglie, migranti, neri, ispanici, ambientalisti, anti-razzisti, omosessuali, transgender, sindacati, associazioni che si battono per la riforma giudiziaria, contro la povertà, per l'istruzione pubblica, per la libertà di stampa e molto altro. Mancava solo l'associazione del Punto croce contro le multinazionali che producono aghi da cucito pericolosi per l'integrità del pollice, ma chissà, forse c'era anche quella.
Ora potremmo sparare sulla croce rossa ricordando alle modelle femministe da sfilata umanitaria che le prime vittime femminili, ma anche maschili, infantili, gay, per cui protestare globalmente risiedono in Paesi che è ancora troppo corretto definire Terzo Mondo, posti in cui la lapidazione per adulterio, l'impiccagione per omosessualità, la tortura, i divieti di libertà, ne fanno Paesi del Quinto o Sesto mondo anche se hanno un Pil pro capite come il Qatar, primo davanti a Lussemburgo e Norvegia.
Ma concentriamoci su Trump, l'ingrediente velenoso del cocktail, perché se vinceva Hillary il mondo sarebbe stato un posto migliore, dicono le donne, e chi se ne importa della politica internazionale assassina attuata. Trump è razzista, però Melania è slovena e se l'è pure sposata, o forse non è abbastanza nera o abbastanza cozza per essere degna della considerazione delle donne, sempre così solidali tra loro? Quanto all'omofobia, erano tutte e tutti lì a marciare liberamente e senza bavagli per i diritti già ottenuti dei gay, anche se ogni tanto vengono appesi per i piedi alla pubblica gogna già nel giorno dell'insediamento di Trump, così come avviene nelle piazze di Bagdad. Resta la misoginia, e qui qualche dubbio francamente lo nutriamo: Melania indossava lunghi guanti azzurri, si inizia sempre dai guanti per arrivare al burqa, mentre Michelle esibiva mani e bracciotte da libera e ruspante zappatrice d'orti. Inoltre Melania si è mostrata rigida e impacciata nel ballo, ulteriore segno di costrizione della donna tra le mura domestiche, campanello d'allarme e primo passo verso il femminicidio. Quanto alle denunce per molestie sessuali occorse decenni fa, moltiplicatesi per magia in campagna elettorale e mai sfociate in condanne, ecco il cavallo di Troia vuoto tirato per la criniera dalle paladine della giustizia globalizzata, donne che pretendono di passare inosservate quand'anche esibissero la giarrettiera in ufficio o di dimostrare di avere un cervello inversamente proporzionale alla mise da nonna Papera.
Dai villoni hollywoodiani sono scese in piazza Scarlett Johansson, Charlize Theron, Madonna (censurata dai media per volgarità, novità neppure più quella), il regista Michael Moore e compagnia cantante e recitante. Hillary Clinton, la benefattrice di quell'umanità sopravvissuta ai suoi attacchi militari, ringrazia via twitter la @womensmarch dei pussy hat, il cappuccio rosa ispirato all'utero femminile. Che gran bello spettacolo. Magari fatto confezionare in un Terzomondistan di turno, esente da sindacati e sfruttatore di bambini, che però è così bello aiutare.
Il Sole 24 Ore è lapidario: «Non ci sarebbero state le 500mila persone in piazza se Trump non avesse pronunciato quel discorso di insediamento aggressivo e divisivo», come se la folla mondiale si fosse organizzata nei 5 minuti successivi; il Fatto Quotidiano scrive che «siamo all'inizio di 4 anni tra i più duri e combattivi della storia americana». Sempre il Sole: «Abbiamo visto il Presidente chiuso alla Casa Bianca a meditare la linea d'azione politica», manca che sappiano quanti rotoli di morbidezza usi ad ogni seduta «di gabinetto».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/donne-contro-donald-mai-contro-burqa-1354996.html

Online Frank

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #5 il: Gennaio 24, 2017, 20:32:12 pm »
Citazione
Donne contro Donald ma mai contro il burqa
Denunciano la sua (presunta) misoginia ma restano zitte sui Paesi dove vige la lapidazione


Ovvio, perché attaccare "lo sporco maschio bianco occidentale" non è certamente pericoloso quanto attaccare il tot musulmano del tot paese musulmano.
Le tizie in questione sanno bene che, nonostante i loro strepiti e insulti, non gli accadrà mai nulla di grave; mentre in uno di quei paesi rischierebbero come minimo di essere prese a mazzate.*
Definirle delle vigliacchette di merda è poco.

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ps: del resto anche le femen si son sempre guardate bene dal profanare una moschea...


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http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/03_Marzo/08/turchia.shtml
Citazione
Aperta un'inchiesta
Turchia, manganelli sulla marcia delle donne                                     
La polizia carica la manifestazione per i diritti. Protesta l’Unione Europea, imbarazzo del governo di Ankara


ISTANBUL (TURCHIA) - «Almeno questa volta non ci hanno aizzato contro i cani, se li sono tenuti al guinzaglio. Ma per il resto la violenza della polizia è stata terribile: gas urticanti sparati in faccia, manganellate, botte e calci in bocca. E tutto contro una manifestazione pacifica per la Festa della donna» racconta al Corriere Lerzan Tascier, capo dell’associazione turca per i diritti umani Ihd, testimone di quanto è successo domenica a mezzogiorno in pieno centro di Istanbul. Immagini di violenza e di sangue che le tv nazionali hanno trasmesso e i giornali locali pubblicato. E che hanno suscitato lo «choc» forse non tanto dei turchi (la repressione violenta di manifestazioni non è una novità), ma certamente della «troika» europea: gli alti rappresentanti di Bruxelles guidati dal commissario per l’allargamento Olli Rehn, che proprio ieri erano arrivati ad Ankara per valutare i progressi del governo in vista dell’avvio dei negoziati per l’adesione, il 3 ottobre.
«La manifestazione era stata organizzata da una ventina di associazioni di donne della sinistra, l’unico scopo era leggere pubblicamente un documento sul significato dell’8 marzo, tutto legale» spiega Lerzan, 43 anni, co-autrice di un libro sull’ex deputata curda Leila Zana incarcerata per anni ad Ankara. Altre iniziative di piazza per la Festa della donna s’erano già tenute sabato, dice, una la domenica stessa nei quartieri asiatici della città. E senza repressione. «Questa invece, che ha riunito inizialmente circa 2 mila persone, era nella parte europea: è partita vicino agli uffici del sindaco a Sarachane, ha tentato di arrivare fino a Beyazit dove doveva esserci il comizio. Ma la polizia ha attaccato dall’inizio alla fine: donne, uomini, perfino i giornalisti per impedire loro di lavorare». Con un totale di 63 arrestati, di cui sette ancora ieri in carcere, molti feriti e ricoverati per le botte e i gas. «E’ ancora uno Stato di polizia questo - conclude Lerzan - che negli ultimi mesi è tornato ai vecchi metodi».
Solo qualche settimana fa erano state le donne dell’Associazione per i diritti dei detenuti politici (di cui è iniziata negli ultimi tempi una prudente scarcerazione) a venir attaccate davanti al Palazzo di giustizia di Istanbul. Prima di quell’episodio, per qualche mese, c’era stata una relativa calma, in linea con il difficile e lento movimento di riforme in corso nel Paese che vuole entrare nell’Ue. Ma andando indietro nelle cronache emergono tantissimi episodi di repressione violenta contro studenti, operai, intellettuali, altre componenti della società civile. Senza risparmiare le donne, naturalmente, dalle curde alle femministe (le uniche che sfilano senza uomini), dalle comuniste alle islamiche, che protestano in difesa del «diritto al velo» con il quale non possono entrare nelle università. Spesso gli scontri erano stati proprio in occasione dell’8 marzo, una festa che ogni anno viene repressa e ogni anno risorge. Altre volte gli attacchi della polizia avevano assunto una cadenza regolare. Come nel caso delle famose «madri del Sabato», mamme e nonne dei «desaparecidos» curdi e non, che per anni hanno protestato ogni fine settimana nella Piazza di Galata Sarai a Istanbul e per anni sono state regolarmente arrestate e picchiate. Fino alla dissoluzione dell’associazione, tre anni fa, e al tacere delle proteste. «I diritti delle donne sono una parte importante nei dossier in discussione con il governo turco - hanno dichiarato ieri i tre rappresentati dell’Unione Europea -, siamo preoccupati nel vedere l’uso di una forza tanto sproporzionata, proprio alla vigilia della nostra visita».
E proteste ancora più dure sono arrivate da Strasburgo: il presidente dell’Europarlamento Josef Borrell ha condannato «nella maniera più forte la repressione di cui sono state vittime le donne in Turchia» ricordando ad Ankara «gli impegni presi» e chiedendo «sanzioni contro gli autori di questi atti inqualificabili e incompatibili con le ambizioni della Turchia di far parte un giorno dell'Ue». Una reazione a cui il governo turco ha risposto con toni più arrendevoli del solito: consapevole dell’autogol, il ministro degli Esteri Abdullah Gul ha detto ieri di provare «rincrescimento» per l’evento e promesso l’apertura di un’inchiesta sull’operato delle forze dell’ordine. «Tutti devono rispettare la legge e se la gente non lo fa la polizia deve stare attenta a come reagisce» ha però aggiunto. Una frase che, secondo Lerzan e le sue compagne che hanno partecipato alla manifestazione, significa che il principale torto, per il governo, resta dalla parte delle donne che hanno protestato «illegalmente». «Ma non ci fermiamo - dice - abbiamo già organizzato una conferenza stampa sulle violenze della polizia». L’appuntamento, aggiunge, è per oggi. A Istanbul.
Cecilia Zecchinelli
08 marzo 2005

Alberto1986

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #6 il: Gennaio 24, 2017, 20:39:46 pm »
Ovvio, perché attaccare "lo sporco maschio bianco occidentale" non è certamente pericoloso quanto attaccare il tot musulmano del tot paese musulmano.
Le tizie in questione sanno bene che, nonostante i loro strepiti e insulti, non gli accadrà mai nulla di grave; mentre in uno di quei paesi rischierebbero come minimo di essere prese a mazzate.
Definirle delle vigliacchette di merda è poco.

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ps: del resto anche le femen si son sempre guardate bene dal profanare una moschea...

Già. Ma la psicologia femminile funziona così: più ti dimostri debole, accondiscendente e succube più le femminucce ne approfittano cercando di affossarti e scavalcarti. Al contrario più ti dimostri duro, forte, intransigente ed inflessibile con loro, più avrai rispetto. D'altronde verso i musulmani non solo non si permettono neanche di dire mezza parola, ma sono diventate a loro volta fautrici e sostenitrici dell'islam.

Online Frank

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #7 il: Gennaio 24, 2017, 20:41:25 pm »
Già. Ma la psicologia femminile funziona così: più ti dimostri debole, accondiscendente e succube più le femminucce ne approfittano cercando di affossarti e scavalcarti. Al contrario più ti dimostri duro, forte, intransigente ed inflessibile con loro, più avrai rispetto. D'altronde verso i musulmani non solo non si permettono neanche di dire mezza parola, ma sono diventate a loro volta fautrici e sostenitrici dell'islam.

Certo.
E non a caso ho scritto più volte che quelli tra i due sessi sono anzitutto rapporti di potere e non d'amore.

Offline CLUBBER

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #8 il: Gennaio 24, 2017, 21:20:31 pm »
Già. Ma la psicologia femminile funziona così: più ti dimostri debole, accondiscendente e succube più le femminucce ne approfittano cercando di affossarti e scavalcarti. Al contrario più ti dimostri duro, forte, intransigente ed inflessibile con loro, più avrai rispetto. D'altronde verso i musulmani non solo non si permettono neanche di dire mezza parola, ma sono diventate a loro volta fautrici e sostenitrici dell'islam.
Verissimo!
La stragrande maggioranza delle donne è così.
Vivo da solo
Mi alleno da solo
E vincero' il titolo da solo

Offline Volpe argentata

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Re:La"marcia delle donne"contro Trump. Poteva forse mancare?
« Risposta #9 il: Gennaio 25, 2017, 06:19:40 am »
L'effetto Trump fa uscire fuori un pò di razionalità anche a qualche giornalista:


http://www.ilgiornale.it/news/politica/donne-contro-donald-mai-contro-burqa-1354996.html

Le femministe tacciono sul burqa perche' sotto sotto...