In rilievo > Osservatorio sul Femminismo

L'immane figura di merda delle femministe dopo l'elezione di Trump

<< < (3/4) > >>

Massimo:
E' purtroppo la conferma di quello che penso da tempo: che bisogno hanno le donne di fare i loro interessi? Ci pensano già molti maschi a farli al posto loro: ora questi sognano persino la riduzione in schiavitù della popolazione maschile: più ne finiscono in cantiere meglio è.
Ovviamente sperano che per loro le donne facciano un' eccezione. Speranza vana: al massimo, quando saranno politicamente inutili ciò a
cui saranno adibiti e quello che le donne faranno loro fare sarà il Sonder Kommando:  incaricati  di eliminare i cadaveri degli uomini morti
nelle miniere, nelle cave, nei cantieri, nei viadotti autostradali e negli infortuni di lavoro in genere, per poi essere eliminati anche loro una
volta divenutili inutili ed inservibili anche a fare questo.

Angelo:

--- Citazione da: Massimo - Gennaio 23, 2017, 01:09:04 am ---E' purtroppo la conferma di quello che penso da tempo: che bisogno hanno le donne di fare i loro interessi? Ci pensano già molti maschi a farli al posto loro: ora questi sognano persino la riduzione in schiavitù della popolazione maschile: più ne finiscono in cantiere meglio è.
Ovviamente sperano che per loro le donne facciano un' eccezione. Speranza vana: al massimo, quando saranno politicamente inutili ciò a
cui saranno adibiti e quello che le donne faranno loro fare sarà il Sonder Kommando:  incaricati  di eliminare i cadaveri degli uomini morti
nelle miniere, nelle cave, nei cantieri, nei viadotti autostradali e negli infortuni di lavoro in genere, per poi essere eliminati anche loro una
volta divenutili inutili ed inservibili anche a fare questo.

--- Termina citazione ---

Proprio dopo questo commento è bene ricordare un altro lecchino femminista, tale Dario Accolla. Tale "fine pensatore", tale "luminare dei diritti LGBTQIA" ne ha cacata un'altra delle sue. E' bene ricordare il suo tenero volto da paladino (o da paladina?  :shifty: ) delle cause gaie.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/22/liguria-lo-sportello-anti-gender-a-scuola-bocciato/3331597/

La crociata anti-gender fa discutere ancora e investe la Liguria. Già a novembre scorso il consiglio regionale aveva approvato una mozione per l’istituzione di uno sportello di ascolto “pro famiglia” per la difesa della “libertà educativa” e per “arginare quei fenomeni di indottrinamento ideologico, noti come ‘ideologia gender'”. Le associazioni Lgbt e non, riunite nel Coordinamento Liguria Rainbow, hanno quindi reagito lanciando una petizione on line che nel giro di pochi giorni ha raccolto più di dodicimila firme.

“Abbiamo deciso di opporci a uno sportello che nasce da una esperienza già fallimentare, come quella della regione Lombardia” dichiara Simone Castagno, del coordinamento ligure. “Accostare problemi gravi quali bullismo, violenza di genere, dipendenze, a teorie antiscientifiche è una manipolazione per nascondere omofobia e discriminazione“. Il servizio in questione, infatti, si propone non solo di raccogliere segnalazioni contro i presunti docenti “pro-gender”, ma anche di fornire altri servizi già esistenti. “Scuola, consultori, centri antiviolenza e Sert hanno mezzi e buone pratiche per affrontare questi problemi; togliere risorse per creare un ulteriore sportello rappresenta uno spreco di fondi pubblici” afferma Castagno, che auspica invece che le risorse siano destinate alle realtà “già esistenti e competenti sul territorio, in modo da aiutare davvero e concretamente le famiglie”.

La protesta contro l’iniziativa è stata accolta dalla società civile, come nel caso di Lisa Dell’Utri, insegnante alla Don Milani dove è responsabile di un percorso contro bullismo omofobico, pregiudizi sulla diversità e stereotipi di genere. “La scuola è luogo dell’inclusione, in cui tutti devono poter esprimere la loro personalità. Ciò vale per i migranti, le persone di altre religioni e anche per gli allievi omosessuali”. La differenza tra queste categorie, secondo la docente, sta nel fatto che nel primo caso i ragazzi che appartengono a una comunità di minoranza ritornando a casa vengono protetti e accolti da quella stessa. Per gli studenti Lgbt non è la stessa cosa, perché possono non avere un adeguato supporto in famiglia e “per questo motivo hanno bisogno di nominarsi a scuola come tali”.

E sulle accuse di indrottinamento? “Noi facciamo un lavoro di inclusione. Lo sportello anti- gender invece si occupa di segnalare quegli insegnanti che perseguono una fantomatica ideologia. Un’assurdità, il ‘gender’ non esiste. Includere le differenze non corrisponde, come qualcuno teme, alla ‘promozione dell’omosessualità‘. Il ruolo di un insegnante è quello di conoscere le differenze e insegnare a riconoscerle. Per capire che sono una ricchezza. A questo puntiamo: a comprendere la ricchezza della differenza. Perché attraverso le diversità degli altri riusciamo a cogliere anche le nostre. Certo, qualcuno può pensarla diversamente, ma la scuola ha un altro ruolo”.

Bocciatura senza appello pure dal mondo accademico. Isabel Fanlo Cortés – sociologa del diritto all’ateneo di Genova, presidente del Centro Pari Opportunità dell’università e una delle voci di About Gender, rivista scientifica sugli Studi di genere – dichiara che “i toni della mozione sono preoccupanti, sia sul fronte della libertà di insegnamento, sia sul fronte della discriminazione”.

La scuola, infatti, sta già sensibilizzando sul contrasto al bullismo, ad esempio, e “il clima generato da queste iniziative mette questo lavoro in seria difficoltà, anche perché legittima interferenze che possono essere pericolose e renderà più arduo affrontare questi argomenti”. La sociologa ci ricorda che la “realtà sociale ci restituisce un quadro più composito, ci sono più modelli di famiglia” rispetto all’unico tipo caro ai movimenti anti-gender. Per altro, il concetto stesso “di ‘ideologia gender’ è oggetto di difficile definizione: cosa intendiamo con essa? A me pare che ci si serva di questa dicitura per screditare il più ampio campo degli Studi di genere”.

Intanto il Coordinamento non resta inerte: è stata confermata un’importante iniziativa per il 4 febbraio alla Don Milani, in cui si terrà un incontro per una scuola libera dai pregiudizi, uno spazio di riflessione e confronto legato all’educazione all’affettività, alla lotta contro discriminazioni e violenza di genere in un’ottica costruttiva. “Vogliamo cogliere l’opportunità, partendo da questo evento, per rilanciare certi temi”, puntualizza Fanlo Cortés. Perché una cosa è agitare fantasmi, un’altra è intervenire sui problemi reali che possono rendere difficile la vita di bambini e adolescenti. A Genova, in altre parole, si prova a fare del bene. E a qualcuno, evidentemente, tutto questo non piace.

Sardus_Pater:
Stiamo finendo OT. Qui si parla del pianto e stridore di denti delle dddonne "superpiù" (così pensano loro) di fronte all'elezione di Trump.
Ora spero che il neopresidente metta alle corde gente come Soros, faccia aprire indagini sulla natura fiscale delle sue emanazioni "aperte" e su come operano in patria e nel resto del mondo, e faccia finire qualche paladino delle cause femministe e LGTQ o-come-si-scrive al gabbio a Guantanamo per crimini contro l'umanità.

Angelo:
Ancora un'altra femminista de "IlFattoquotidiano" che si lamenta di Trump ---->

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/24/sessismo-in-rete-e-non-solo-la-guerra-fatta-con-le-parole/3337275/

Le parole sono i chiodi dove si attaccano le idee. Se l’assunto della frase è vero, quali sono le idee e gli orizzonti ideali delle migliaia di uomini che partecipano ai gruppi misogini e violenti su Facebook di cui si è parlato nei giorni scorsi?

Le frasi di insulto (quasi sempre sessista) rese pubbliche prima dalla Presidente della Camera e poi da altre attiviste hanno riattivato attenzione su una realtà da molti anni sotto gli occhi di chiunque, ma che difficilmente assume importanza cruciale nel discorso pubblico: al prossimo episodio, (magari tragico come quello di Tiziana Cantone), si dedicherà al tema della violenza sessista dilagante in rete qualche articolo o servizio tv, forse condito con le agghiaccianti, ma lontane, storie di bambine comprate, (ne parla Cristina Obber).

Ma poi tutto come prima. Del resto gli inviti tipo ‘fatti una risata’,‘non essere pesante’, ‘sono solo frasi divertenti’ assurgono a sottotraccia della modernità nel mondo degli odiatori social: se ‘troia’ e ‘frocio’ sono le parole più diffuse nelle scuole quando si insulta (sin dalla quinta elementare) è banalmente automatico che sia normale considerare eccesso di vigore l’assalto di due bambini verso una loro compagna (sempre alle elementari), e parliamo di adulti che dovrebbero educare.

Dalle parole ai fatti sembra non esserci più un grande spazio nel mezzo: la lingua che parliamo, che scegliamo di parlare, è il primo ingrediente delle azioni che metteremo in atto.

Che la lingua del fraseggio quotidiano e le immagini veicolate dalla tv, fossero precipitate in Italia in un dirupo di violenza senza fondo né argine e, peggio, nell’indifferenza e nella minimizzazione verso la cultura dell’offesa e dell’umiliazione, lo segnalò per prima Lorella Zanardo ne Il corpo delle donne: poi, dopo anni di invisibile lavoro di allarme (per la stampa e la tv generalista) fatto da colleghe, attiviste, studiose femministe, ecco che emerge la banalità del male, incarnata dai normali mariti, fidanzati, amici, bravi ragazzi con la faccia un po’ così, di ogni età. Sono quelli dei gruppi chiusi sui social dove si dettaglia minuziosamente l’attitudine a sottomettere le donne, oppure quelli della gnocca che si scambiano recensioni sui migliori bordelli, (da leggere il lavoro della blogger “ricciocorno schiattoso”), o quelli dei cosiddetti “gruppi divertenti” dove si classificano le ragazze per forme e dimensioni.

Mondi popolati da uomini che ci sono vicini, alla luce del sole e per nulla inoffensivi: gran parte di loro si sente parte di una lobby potente, e a ragione. Valutano pubblicamente di organizzarsi, progettano azioni, (non in un film di fantascienza, ma qui e ora), se si sentono minacciati nei propri diritti di consumatori nel libero mercato. Sono clienti paganti nel mondo dove tutto ha un prezzo, anche nelle relazioni intime, anche nelle loro coppie.

Sono uomini in guerra. Fanno la guerra con parole offensive e sprezzanti contro le donne: quelle che non stanno al loro posto, quelle che reclamano diritti e rispetto, le moraliste che obiettano la ‘libera’ scelta di vendere e comprare servizi sessuali, le madri tutte ugualmente stronze nelle cause di affidamento. E si potrebbe continuare.

Il linguaggio sessista che adoperano è quello del nonnismo, di chi bullizza le reclute nelle caserme, ormai tracimato fuori dai confini militari: lo si può ascoltare in ufficio, al bar, a scuola, in famiglia. Per umiliare devi inferiorizzare la vittima. Niente di più efficace, da che mondo è mondo, della femmina e del femminile come bersaglio unificante.La buona notizia: la reazione di massa e pacifica, partita dagli Usa contro l’abusante Trump e il suo linguaggio (si vantò in campagna elettorale di ‘poter afferrare le donne per i genitali’) ha confortato sulla capacità di donne e uomini di tutte le età di riconoscere nel sessismo un problema grave per la democrazia. Ma qui, vicino, vicinissimo, dai luoghi virtuali a quelli reali della socialità, dobbiamo aprire gli occhi e affrontare la guerra che divampa nelle parole che abbiamo letto in quei commenti: è una guerra contro le donne, che le ferisce e mortifica tutte, e contro gli uomini che provano a cambiare.

Angelo:

--- Citazione da: Angelo - Gennaio 25, 2017, 00:55:12 am ---Ancora un'altra femminista de "IlFattoquotidiano" che si lamenta di Trump ---->

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/24/sessismo-in-rete-e-non-solo-la-guerra-fatta-con-le-parole/3337275/

Le parole sono i chiodi dove si attaccano le idee. Se l’assunto della frase è vero, quali sono le idee e gli orizzonti ideali delle migliaia di uomini che partecipano ai gruppi misogini e violenti su Facebook di cui si è parlato nei giorni scorsi?

Le frasi di insulto (quasi sempre sessista) rese pubbliche prima dalla Presidente della Camera e poi da altre attiviste hanno riattivato attenzione su una realtà da molti anni sotto gli occhi di chiunque, ma che difficilmente assume importanza cruciale nel discorso pubblico: al prossimo episodio, (magari tragico come quello di Tiziana Cantone), si dedicherà al tema della violenza sessista dilagante in rete qualche articolo o servizio tv, forse condito con le agghiaccianti, ma lontane, storie di bambine comprate, (ne parla Cristina Obber).

Ma poi tutto come prima. Del resto gli inviti tipo ‘fatti una risata’,‘non essere pesante’, ‘sono solo frasi divertenti’ assurgono a sottotraccia della modernità nel mondo degli odiatori social: se ‘troia’ e ‘frocio’ sono le parole più diffuse nelle scuole quando si insulta (sin dalla quinta elementare) è banalmente automatico che sia normale considerare eccesso di vigore l’assalto di due bambini verso una loro compagna (sempre alle elementari), e parliamo di adulti che dovrebbero educare.

Dalle parole ai fatti sembra non esserci più un grande spazio nel mezzo: la lingua che parliamo, che scegliamo di parlare, è il primo ingrediente delle azioni che metteremo in atto.

Che la lingua del fraseggio quotidiano e le immagini veicolate dalla tv, fossero precipitate in Italia in un dirupo di violenza senza fondo né argine e, peggio, nell’indifferenza e nella minimizzazione verso la cultura dell’offesa e dell’umiliazione, lo segnalò per prima Lorella Zanardo ne Il corpo delle donne: poi, dopo anni di invisibile lavoro di allarme (per la stampa e la tv generalista) fatto da colleghe, attiviste, studiose femministe, ecco che emerge la banalità del male, incarnata dai normali mariti, fidanzati, amici, bravi ragazzi con la faccia un po’ così, di ogni età. Sono quelli dei gruppi chiusi sui social dove si dettaglia minuziosamente l’attitudine a sottomettere le donne, oppure quelli della gnocca che si scambiano recensioni sui migliori bordelli, (da leggere il lavoro della blogger “ricciocorno schiattoso”), o quelli dei cosiddetti “gruppi divertenti” dove si classificano le ragazze per forme e dimensioni.

Mondi popolati da uomini che ci sono vicini, alla luce del sole e per nulla inoffensivi: gran parte di loro si sente parte di una lobby potente, e a ragione. Valutano pubblicamente di organizzarsi, progettano azioni, (non in un film di fantascienza, ma qui e ora), se si sentono minacciati nei propri diritti di consumatori nel libero mercato. Sono clienti paganti nel mondo dove tutto ha un prezzo, anche nelle relazioni intime, anche nelle loro coppie.

Sono uomini in guerra. Fanno la guerra con parole offensive e sprezzanti contro le donne: quelle che non stanno al loro posto, quelle che reclamano diritti e rispetto, le moraliste che obiettano la ‘libera’ scelta di vendere e comprare servizi sessuali, le madri tutte ugualmente stronze nelle cause di affidamento. E si potrebbe continuare.

Il linguaggio sessista che adoperano è quello del nonnismo, di chi bullizza le reclute nelle caserme, ormai tracimato fuori dai confini militari: lo si può ascoltare in ufficio, al bar, a scuola, in famiglia. Per umiliare devi inferiorizzare la vittima. Niente di più efficace, da che mondo è mondo, della femmina e del femminile come bersaglio unificante.La buona notizia: la reazione di massa e pacifica, partita dagli Usa contro l’abusante Trump e il suo linguaggio (si vantò in campagna elettorale di ‘poter afferrare le donne per i genitali’) ha confortato sulla capacità di donne e uomini di tutte le età di riconoscere nel sessismo un problema grave per la democrazia. Ma qui, vicino, vicinissimo, dai luoghi virtuali a quelli reali della socialità, dobbiamo aprire gli occhi e affrontare la guerra che divampa nelle parole che abbiamo letto in quei commenti: è una guerra contro le donne, che le ferisce e mortifica tutte, e contro gli uomini che provano a cambiare.

--- Termina citazione ---

L'elemento in questione è tale Monica Lanfranco,  femminista dichiarata, che campa di femminismo come lei stessa ammette qui --->

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mlanfranco/

Monica Lanfranco
Giornalista femminista, formatrice sui temi della differenza di genere
Sono giornalista, formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto e portavoce del Coordinamento Nazionale delle Consulte per la laicità delle Istituzioni. Sono femminista, i miei siti sono www.monicalanfranco.it, www.radiodelledonne.org, www.mareaonline.it, www.altradimora.it e manutenzionilapiece.
Ultimo libro: Uomini che (odiano) amano le donne-virilità, sesso violenza: la parola ai maschi (Marea Edizioni).
Da 17 anni dirigo il trimestrale femminista Marea.

Navigazione

[0] Indice dei post

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente

Vai alla versione completa