DALL'IERI ALL'OGGI : (Da sessuofobici a lbertini ma non liberi)
Come avevo annunciato all'atto delle presentazione sul forum, espongo alcune riflessioni sulla società italiana ove mi son trovato a nascere, qualche decade fa , e il clima ,in ambito sessuale che pochi, qui, han respirato.
Sull'argomento non mi pare sia stato scritto recentemente nulla sul forum, in caso contrario chiedo venia, e bloccatemi senza indugio.
Ragazzo negli anni sessanta, ho toccato con mano la sessuofobia di allora: il substrato cattolico ancora molto forte, ed ad una civiltà materialmente povera ancor in gran parte contadina impedivano qualunque discussione riguardo al tema.Ovviamente,neanche a dirlo, il tutto nell'ambito dei rapporti eterosessuali, gli unici ad essere definiti normale.Aggiungiamo una ampia dose di machismo,erede di una dittatura terminata da una manciata di anni.Per chi voleva mettere in discussione la realtà consolidata v'erano le reprimende sociali sino ad articoli del codice penale.La sessualità era esercitata ,in Italia, ad arbitrio quasi esclusivo degli uomini: le donne(le donnacce) potevano avere un ruolo da protagoniste con il solo meretricio (legge sino alla legge Merlin), poi relegato nelle squallide periferie industriali ( tollerata).
E allora?
Non si faceva sesso?
Certo che si faceva, non con lo spirito sportivo, ginnico, di oggi, ma non si diceva , se non nelle vanterie da bar.Comunque un sesso con poche varianti,diciamo di tipo tradzionale, con alta esposizione al rishio di gravidanza.
In realtà un poco di sesso lo facevan quasi tutti, o pagando danari o pagando un tributo ai canoni estetici: ci si accontentava , in altre parole, sia uomini che donne.Non solo : una volta sposati, si sopportavan molto le inevitabili piccinerie di lui o di lei. E si accettava come ineluttabile il declino anagrafico, molto precoce.Eran veramente pochi i "vergini".
In altre parole, in campo maschile, scopavano meno, ma lo facevano anche i bruttarelli, i non abbienti,,(ridotta ai pochi "galli"la ipersessualià), possibili confronti sgradevoli pressochè inesistenti ( una sorta di "comunismo" del piacere ) .,Le donne la davano via in maniera molto calcolata, con miraggi di carriera comunque scarsi.La ipersessualità femminile riguardava ,ingenere,le artiste e poche intellettuali.
Di contro si aveva una società povera, che si divertiva con poco, con ruoli sociali ben definiti : a scuola come nel lavoro.
L'ansia da prestazione lavorativa era bassissima, e in campo sessuale pressochè inesistente.
I percorsi sociali ( scuola, militare, lavoro,matrimonio,figli) eran da una parte imposti, dall'altra di una sicurezza evangelica( non si mettevano in dubbio).
Il femminismo era rappresentato, nell'immaginario collettivo, dalle suffragette, viste come portrici di oneste e giustissime rivendicazioni.
Anticoncezionali,aborto,divorzio,si sono saldate con il femminismo alla metà dei settanta ; nei primi ottanta il trionfo del consumismo si inseriva sulla esplosione delle tv commerciali in un trionfo di edonismo: in quindici anni si era passati dalla tuta integrale delle gemelle Kessler alle tette esibite di Carmen Russo.Si svuotavano sedi di partitoe oratori , si riempivan palestre e discoteche.
Il gioco era fatto.
La sessuofobia andava in trincea, l'Italia aumentava il suo innato libertinaggio, ma non sarebbe divenuta libera.